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Discussione: Swiss Space Systems

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    Predefinito Swiss Space Systems

    La futura navetta svizzera comincia a prendere forma
    Un anno dopo il suo lancio ufficiale, Swiss Space Systems (S3) ha ormai il suo piano di volo. La futura navetta suborbitale, in grado di mettere in orbita piccoli satelliti, ha trovato dei motori e una rete di partner commerciali sempre più grande, dalla Russia agli Stati Uniti.
    10 aprile 2014



    Costruire una navetta spaziale a Payerne? Quando S3 ha svelato il suo progetto il 13 marzo 2013, la sfida è sembrata un po' folle. Un anno dopo, l'azienda impiega già 65 persone nella piccola città del canton Vaud e quasi 200 altri nel mondo, presso le sue antenne americane e spagnole e una ventina di partner, tra cui Dassault Aviation, Breitling, JSC Kuznetsov o l’Agenzia spaziale europea. Inoltre, può contare su un budget di 250 milioni di franchi, garantito fino al 2018.
    Il progetto S3 è stato tenuto a lungo un segreto, ma non è nato ieri. Appassionato di aviazione e di imprese spaziali, da quando ha letto i fumetti di “Tintin”, il suo ideatore Pascal Jaussi vi lavora già dal 2005. Pilota e ingegnere formato a Zurigo, Losanna e Tolosa, Jaussi ha ottenuto da Dassault il diritto di riprendere il progetto K1000 – per la messa a punto di una navetta spaziale europea – mentre lavorava presso lo Space Center del Politecnico federale di Losanna, accanto all’astronauta Claude Nicollier.
    “È stato necessario un sacco di lavoro e, soprattutto, dimostrare di essere credibili”, spiega il giovane imprenditore di 36 anni, contento di aver potuto attirare per il suo progetto “i migliori ingegneri ei migliori partner che si possono trovare".

    Ai limiti dello spazio

    Ribattezzata SOAR (Sub Orbital Aircraft Reusable, ossia aereo suborbitale riutilizzabile), la piccola navetta nera non andrà oltre la porta di accesso allo spazio. Per mettere i suoi satelliti in orbita, S3 reinventa il razzo a tre stadi. Il primo è un Airbus A300, che salirà fino a quota 10’000 metri, con la navetta sulle spalle. Il secondo è SOAR, che raggiungerà una distanza di 80 km dalla Terra, per poi ridiscendervi e atterrare senza pilota. Infine, il terzo stadio è assicurato da un piccolo razzo, che immetterà il satellite o i satelliti in un’orbita terrestre bassa (fino a 700 km).
    A 80 km di distanza dalla Terra, il cielo è già buio, ma mancano ancora 20 km fino alla linea di Karman, riconosciuta per convenzione come il limite dello spazio. “Raggiungere lo spazio non è un problema di altitudine, ma di velocità”, indica Pascal Jaussi. Voleremo ad una velocità di 10 Mach (circa 12’000 km/h), due volte inferiore a quella dello Space Shuttle americano. "Per entrare nell’orbita spaziale, SOAR avrebbe bisogno di motori molto più potenti, ma anche di un vero scudo termico per resistere all’attrito dell'aria durante la discesa. Qui basterà invece una vernice speciale”.
    In ogni caso, inviare SOAR nello spazio non rientra nel progetto S3. Come fa notare il giovane imprenditore, l'azienda svizzera può essere paragonata a SpaceX, che fabbrica razzi e lancia satelliti per la NASA, e non tanto a Virgin Galactic, che vende breve escursioni ai futuri turisti spaziali. "Nel lungo termine, la nostra visione è anche il volo suborbitale, super-veloce, da un continente all'altro. Ma nel frattempo vogliamo progredire passo dopo passo”, sottolinea Pascal Jaussi.

    Motori russi e base spagnola

    S3 ha già compiuto due passi significativi durante le recenti Olimpiadi Invernali in Russia. A Sochi, negli stand della "Casa svizzera", Pascal Jaussi ha infatti firmato degli accordi con JSC Kuznetsov e RKK Energia, incaricati rispettivamente dei motori dello shuttle e del terzo stadio.
    La storia di questi due nuovi partner riassume, quasi da sola, quella della conquista russa dello spazio, dal primo Sputnik all’ultimo Soyuz. Kuznetsov fornisce già il primo stadio del razzo statunitense Antares, che approvvigiona la Stazione spaziale internazionale, ma S3 è la prima azienda europea ad aver potuto concordare un partenariato di questo tipo in Russia.
    "I loro motori sono tra i migliori al mondo e hanno il vantaggio di essere ben collaudati", rileva Pascal Jaussi. "Comunque, non abbiamo né l'intenzione né i mezzi per sviluppare un motore speciale per il nostro progetto".
    I pezzi del puzzle si collocano così rapidamente. L'assemblaggio della navetta inizierà dal prossimo anno, in una hall che verrà costruita sull’aerodromo di Payerne. Dopo una prima fase di test, i primi voli sono previsti per il 2018. Gli Airbus con la navetta partiranno in missione da qui, mentre i decolli per lo spazio, e soprattutto il ritorno al suolo di SOAR, avranno luogo alle Isole Canarie, in attesa di disporre di ulteriori basi di lancio in tutto il mondo.

    Antenne americane

    Dallo scorso autunno, S3 è pure presente negli Stati Uniti. Basata a Washington, la sua filiale americana è diretta da Robert Feierbach, ex dirigente commerciale di SpaceX. Il 14 marzo è stato firmato un accordo in Florida per l’utilizzo futuro dell’ex pista di atterraggio delle navette spaziali americane, che potrebbe diventare la seconda base di SOAR.
    S3 dispone inoltre di un’antenna di ricerca e sviluppo sull’aeroporto Front Range a Denver, che dovrebbe essere riconvertito tra alcuni anni in uno "spazioporto", impiegato per i voli spaziali suborbitali e il turismo spaziale.
    Ken Lawson, direttore di Front Range, sta già pensando a voli in aerei-razzi, che potrebbero collegare in due ore Denver alla Nuova Zelanda. Nel frattempo, mette in risalto i vantaggi dello Stato del Colorado, l'eccellenza delle sue università ei suoi fabbricanti di satelliti, come pure il fatto che in questa regione è concentrata la metà del settore aerospaziale statunitense. La sua scelta s’imponeva quindi, anche perché vi si trovano già tutti i partner di S3.

    Creare il proprio mercato

    Entro il 2018, l'azienda di Pascal Jaussi intende lanciare in orbita bassa dei satelliti di un peso fino a 250 chilogrammi, per un prezzo tra otto e dieci milioni di franchi, ossia quattro volte meno del prezzo dei razzi disponibili attualmente.
    Sapendo però che i mastodonti utilizzati attualmente dalle agenzie spaziali pesano diverse tonnellate, chi è interessato a lanciare satelliti di un peso inferiore a 250 kg? Non ancora molte persone. E questa è un'altra sfida per S3: creare un nuovo mercato.
    "Questo è il senso del nostro slogan, ‘lo spazio per tutti’”, spiega Pascal Jaussi. “Per ora, non vi sono ‘lanciatori” e quindi poco mercato. Ma la domanda è alta, proviene da aziende, paesi in via di sviluppo, università e istituti di ricerca". Riguarda soprattutto satelliti di monitoraggio ambientale, per osservare lo scioglimento dei ghiacci, l'avanzata di un deserto, una zona inquinata, una zona di pesca.
    Nel frattempo, S3 ha già un cliente per il suo primo lancio: CleanSpaceOne, “il bidello dello spazio” messo a punto dal Politecnico federale di Losanna, che nel 2018 dovrebbe andare a recuperare e distruggere il micro satellite SwissCube, lanciato dalla stessa scuola su un razzo indiano nel 2009.
    Un'altra nicchia per il sistema S3, saranno i piccoli satelliti di sperimentazione medica in microgravità. La società di Payerne ha firmato nell’autunno scorso un contratto per 28 lanci con Spacepharma , una start-up svizzera, che punta a diventare leader mondiale in questo settore in piena crescita.
    Una sfida un po' pazza sta diventando quindi qualcosa di molto concreto. “La questione non è più se andiamo nello spazio, ma quando”, ha dichiarato Pascal Jaussi a Sochi, firmando contratti con i russi. Oggi, il proprietario di S3 è più fiducioso che mai: "Abbiamo investitori e grandi partner. Non sono venuti da noi per scopi umanitari. Se mettono dei soldi nella nostra società è perché pensano che potranno fruttare molto denaro”.

    Volo zeroG

    In attesa di prove di volo della navetta Soar e del lanciatore satellitare, S3 sperimenterà l’anno prossimo quello che sarà il primo stadio del suo sistema di lancio, un Airbus A300 certificato zeroG.
    Si tratta di un aereo in grado di compiere parabole (salite e discese veloci), durante i quali i passeggeri si trovano in stato di assenza di gravità per 20 a 25 secondi.
    Tra gennaio e settembre 2015, il velivolo S3 si esibirà in tutto il mondo, dal Giappone alla California, con 24 tappe in Asia, Medio Oriente, Europa e nelle Americhe, proponendo ogni volta voli zeroG al pubblico.
    Come un aereo di linea, il velivolo è diviso in tre classi, con diversi livelli di confort e servizi. Questi voli dovrebbero soprattutto far entrare dei soldi nelle casse di S3, che ha deciso di "tagliare i prezzi", offrendo biglietti per 2000 euro.
    La futura navetta svizzera comincia a prendere forma - SWI swissinfo.ch

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    Predefinito Re: Swiss Space Systems

    Una Start-Up di Payerne si offre un Airbus A340
    La società Swiss Space Systems (S3) ha comprato il vettore che gli permetterà di mettere in atto i voli "Zero G", senza gravità terrestre, entro la fine del 2016

    « È fatta, l'aereo è acquistato » pascal Jaussi, CEO della Swiss Space Systems (S3) di Payerne, può essere fiero: non è cosa da tutti i giorni offrirsi un Airbus A340. Questo genere di apparecchio, capace di trasportare 300 passeggeri, si negozia nuovo tra i 120 e i 130 milioni di Euro.

    Il vettore quadrireattore che la sua società ha acquistato è d'occasione. Da qui alla fine dell'anno, sarà ridipinto esternamente e interamente trasformato all'interno. I sedili saranno tolti per permettere l'arredarmento completo della cabina per effettuare i voli "zero gravità". Durante questi voli di novanta minuti l'aereo prende quota per poi scendere in picchiata, creando un assenza di peso che dura dai 20 ai 30 secondi, dando ad una settantina di passeggeri la sensazione di galleggiare nello spazio.

    Queste parabole sono ripetute decine di volte durante il volo e sono normalmente realizzate per degli esperimenti scientifici. La Start-Up di Payerne S3 vuole farne un'attività « per il grande pubblico a prezzi abbordabili ». Compresi tra i 2'000 e i 5'000 franchi al posto. « Da qui all'inizio del 2017, l'aereo organizzerà un vero giro del mondo per effettuare i suoi voli », spiega Pascal Jaussi, « È una prima mondiale. I comunicati inviati ai media sono tradotti in 12 lingue ».

    Voli già completi

    Gli otto voli previsti in Svizzera (le cui partenze potranno essere effettuate alla base di Payerne) sono già completi, annuncia il patron di S3. Per questo progetto, S3 beneficia del sostegno di Hi Fly, una compagnia aerea europea basata in Portogallo. « Questa collaborazione facilita notevolmente le questioni della regolamentazione aeronautica », si rallegra Pascal Jaussi.

    Per Swiss Space Systems, questo Airbus si inserisce nel suo programma di sviluppo spaziale. La Start-Up conta in effetti di inviare nello spazio delle navette lancia-satelliti civili, che funzioneranno come dei droni. E saranno lanciate nello spazio fissate sul dorso del famoso Airbus. « Ora che abbiamo l'apparecchio, noi potremo cominciare ad equipaggiarlo specificatamente per le nostre necessità ed allenare i nostri piloti ». La prima navetta sarà operativa nel 2018 o nel 2019.
    Broye: Une start-up de Payerne s?offre un Airbus A 340 - News Vaud & Régions: Nord vaudois-Broye - 24heures.ch
    (originale in francese, traduzione mia)

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    Predefinito Re: Swiss Space Systems

    Strangolato il CEO di Swiss Space Systems
    Selvaggia aggressione ai danni di Pascal Jaussi, minacciato per questioni di strategia industriale

    Ospedalizzato in stato critico, persino con gravi ustioni, dopo essere stato vittima di un'aggressione selvaggia nel canton Friburgo. La vittima è Pascal Jaussi, fondatore e CEO dell'azienda Swiss Space Systems di Payerne.
    A riportare la notizia dell'aggressione risalente al 26 agosto, è stato il quotidiano losannese 24 Heures, che ha precisato che il patron della start-up attiva nel settore del lancio nello spazio di satelliti si sentiva da tempo minacciato per l'attività strategica della sua azienda. Timori che aveva confidato al suo team e anche alla polizia.

    L'uomo è stato ritrovato nella foresta di Aumont (FR), vittima di un'aggressione oltremodo violenta: picchiato, strangolato e cosparso di un prodotto infiammabile, il suo corpo presentava bruciature sul 25% della superficie. La sua vita non sarebbe in pericolo, ma il suo stato è giudicato critico.

    Stando a fonti del giornale romando, il 40enne avrebbe incontrato i suoi aggressori quello stesso giorno, prima di essere condotta nella foresta teatro della raccapricciante aggressione. Sarebbero stati due gli uomini all'origine del gesto, sfociato nell'incendio alla vettura, con Jaussi dentro, semi incosciente. L'imprenditore è però riuscito a liberarsi dall'auto in fiamme, chiamando giusto in tempo i soccorsi, che lo hanno salvato per poco.
    Strangolato il CEO di Swiss Space Systems - Ticinonews
    Sono stati i cinesi?
    Emergono nuovi dettagli sul violento attacco all'imprenditore aerospaziale Pascal Jaussi

    Alto tradimento. Dalla Romandia rimbalza una possibile pista per spiegare la violenta aggressione subita da Pascal Jaussi, il fondatore della start-up Swiss Space System (vedi articolo suggerito) che ha sfiorato la morte lo scorso 26 agosto, quando è stato strangolato e poi lasciato in una vettura in fiamme in un bosco del Canton Friburgo.

    Secondo quanto scrive il quotidiano Le Matin questa mattina, l'imprenditore elvetico avrebbe pagato a caro prezzo la sua intenzione di dare avvio a un'azione legale contro un gruppo cinese. La Recon, questo il nome della compagnia, avrebbe siglato un accordo di collaborazione di intenti con l'azienda elvetica per quanto riguardava gli aspetti finanziari e lo sviluppo di una nuova tecnologia. Nel patto era escluso qualsiasi sviluppo militare, come impedito dalle normative elvetiche.

    I cinesi avrebbero però violato i termini dell'accordo, pubblicando un comunicato stampa in cui veniva citata l'azienda elvetica e le prospettive di applicazione militare di quanto sviluppato. Una presa di posizione che ha mandato su tutte le furie Pascal Jaussi, preoccupato per le conseguenze internazionali della diffusione di questa notizia, con possibili effetti negativi per le relazioni industriali della Swiss Space System nel resto del mondo.

    Il CEO di Payerne ha stimato nell'ordine di decine di milioni di franchi il danno di questa operazione, addebitando le responsabilità all'atteggiamento di Recon. A essa, Jaussi ha comunicato l'intenzione di avviare una procedura per richiedere danni e interessi. Documenti e lettere che, secondo quanto riporta il quotidiano romando, il friburghese il 5 agosto ha trasmesso in copia niente meno che al consigliere federale Didier Burkhalter e al suo omologo cinese Wang Yi, oltre che agli ambasciatori dei due paesi.

    Ad aggiungere mistero alla vicenda, vi sarebbe però un ulteriore elemento, che porta a Singapore. Lo scorso 30 marzo infatti, la società sorella S3 Solutions SA, aumentò il suo capitale in azioni da 100mila a 29 milioni di franchi in un solo giorno, grazie a una garanzia bancaria della Axios Credit Bank di Singapore. Chi il titolare delle azioni? L'arrivo di questo apporto finanziario e la collaborazione col gruppo Recon secondo Le Matin avrebbero un legame...
    Sono stati i cinesi? - Ticinonews


 

 

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