On.le Presidente,
l'essenza stessa della libertà civile certamente consiste nel diritto di ogni singolo individuo di rivendicare la protezione delle leggi ogniqualvolta ne subisca torto. Ebbene, se un Senatore di questo parlamento ha presentato un progetto di legge che costituisce il recepimento di una indicazione votata da un ramo del parlamento, alla sua aula, perchè fosse approvato, allora nel farlo, questo Senatore, ha esercitato un suo diritto.
Impedire l'approvazione di tale provvedimento violando le regole appena richiamate dalla Corte, è un atto che non va considerato garantito dalla legge, bensì una violazione della stessa. Questo solleva una domanda a cui spetta a voi dare una risposta: se questo Senatore ha un diritto e questo diritto è stato violato, le leggi della sua comunità gli offrono un rimedio?
Se il responsabile di questa violazione viene individuato, questo Senatore non ha forse un diritto a che egli sia punito, ai sensi degli articoli della Costituzione che prevedono la rimozione di chi viola il diritto dagli incarichi? Io affermo di sì. Io rivendico questo diritto, e questo è, per lo meno, ciò che affermano le leggi.
Tuttavia, il Vicepresidente Centrale pretende di vanificare questa protezione offerta dall'ordinamento facendo entrare nel presente giudizio fatti inverificabili ma secondo egli bastevoli a scriminarlo, a rendere lui e il suo complice uccel di bosco, mentre un Senato continua ad agonizzare dopo decine di loro provvedimenti illegittimi.
A questo punto io non posso più sopportare che nel giudicare del rispetto della legge si ignori la legge. Poichè l'intera difesa di questa coppia di bravuomini dediti alla violenza politica si fonda sull'affermazione inverificabile che i loro senatori avrebbero scritto o detto in privato che si assentavano "per scelta consapevole e politica" prima del voto stesso, io devo essere molto chiaro con voi signori giudici, nel chiedere che rigettiate questa istanza.
Io invoco dunque in questo momento a tutela del mio buon diritto l'articolo 2 della vigente Costituzione, primo comma.
<<nessunpost pubblico, atto o procedimento giurisdizionale potrà contenere riferimenti a conversazioni o comunicazioni non liberamente consultabili per la comunità al momento in cui si sono tenute.>>
E per l'effetto chiedo la dichiarazione di inutilizzabilità in questo giudizio dei post del vicepresidente centrale, l'inibizione della Corte dal motivare alcuna sentenza argomentando che sussisterebbero le presenze dei senatori sulla base di quel post menzognero e inverificabile e la condanna alla stessa pena della rimozione del Vicepresidente Centrale per complicità e favoreggiamento nei confronti del Senatore Lenin, commessa, per di più di fronte a questa corte con quei post illegali.
Ho concluso.