Usiamo questo 3d per cercare di arrivare a un testo condiviso sul tema della cittadinanza in discussione al senato
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per chi si vanta che in Francia ci sia molta liberalità: un bambino che nasce in Francia figlio di genitori stranieri HA LA NAZIONALITA' DEI GENITORI, il diritto del suolo è stato abolito nel 1976
Se quella persona vorrà diventare cittadino francese dovrà attendere i 18 anni oppure che i genitori prendano la cittadinanza francese
Per avere la cittadinanza francese un cittadino della UE in genere la puo' ottenere in 5 anni, ma nessuno lo fa perchè non serve a nulla e perchè è doloroso perdere la nazionalità del proprio paese natale, e poi perchè si hanno gli identici diritti dei francesi, gli extracomunitari dipende ma da cio' che ho sentito in giro si puo' attendere anche 10 anni, tranne i casi di ricongiungimento con famiglie col passaporto francese, in quel caso la procedura è piu' rapida
Invito tutti coloro che smaniano di fare dell'Italia un paese colabrodo dove c'è posto per tutti di andarsi a vedere cio' che accade nei nostri paesei vicini, in ogni caso nessun diritto di nazionalità perchè si è nati in un dato paese, nascere in una nazione anzichè un'altra puo' essere un caso, cio' che conta è la nazionalità dei genitori ed eventualmente a 18 anni si sceglie la nazionalità desiderata
Ultima modifica di FrancoAntonio; 21-05-10 alle 10:17
per una buona discussione sulla cittadinanza non può mancare il collegamento con il permesso di soggiorno
Ecco quanto arriverà tra non molto in consiglio dei ministri da parte del governo. Secondo me è il modello da seguire
Per una conoscenza elementare della lingua italiana parlata: più dieci punti. Per la frequenza di un intero anno scolastico con profitto: più trenta punti. Per la scelta del medico di base: più quattro punti. Attenzione però si torna indietro se si commettono reati. Per una condanna anche non definitiva a una pena di reclusione non inferiore a tre anni: meno 25 punti. Per aver commesso un illecito che prevede una multa non inferiore a diecimila euro: meno due punti.
Sono i punteggi dei crediti, da attribuire o decurtare allo straniero che chiede il permesso di soggiorno, previsti dall’Accordo di integrazione. Regolamento messo a punto dal ministero del Welfare e dal Viminale che domani dovrebbe essere discusso dal consiglio dei ministri.
Si tratta di una bozza, passibile di modificazioni, che una volta licenziata dal governo dovrà ottenere i pareri della Conferenza Unificata e del Consiglio di Stato per poi tornare al governo prima della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Sia il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, sia il titolare del Viminale, Roberto Maroni, appaiono però determinati a varare il regolamento al più presto perché lo considerano uno strumento indispensabile per promuovere l’integrazione piena di chi arriva nel nostro Paese.
Come funziona? Qualsiasi straniero che entri in Italia e abbia dai 16 ai 65 anni, nel momento in cui chiede il permesso di soggiorno allo sportello unico per l’immigrazione o alla questura, dovrà contestualmente firmare l’accordo con il quale si impegnerà a compiere un percorso di integrazione che passa attraverso vari gradi di conoscenza.
L’accordo richiede ad esempio un sufficiente livello di conoscenza della lingua italiana e pure dei principi fondamentali della nostra Costituzione e del funzionamento delle istituzioni pubbliche. Richiede pure che si apprendano i meccanismi fondamentali della nostra vita civile come ad esempio rispettare l’obbligo scolastico mandando i propri figli a scuola.
Anche lo Stato però si assume degli impegni nei confronti dell’immigrato che firma l’accordo. Prima di tutto deve assicurargli un corso di formazione civica di almeno cinque ore la cui frequenza è obbligatoria. Lo Stato si impegna pure a sostenere il processo di integrazione in collaborazione con gli enti locali.
L’accordo prevede una durata di due anni con possibilità di proroghe. In questo biennio lo straniero acquisirà crediti imparando l’italiano, frequentando scuole, corsi di studio e di formazione professionale. E ancora con attività di volontariato o frequentando corsi di integrazione linguistica e sociale. Ma non solo. Anche le attività lavorative e imprenditoriali faranno guadagnare punti. Li perderà invece se delinque.
Al termine del biennio sarà sempre lo sportello unico a procedere alla verifica. L’accordo potrà essere considerato soddisfatto se l’immigrato avrà raggiunto almeno trenta crediti. A quel punto verrà rilasciato l’attestato e lo straniero potrà avere accesso alla carta di soggiorno. Ovvio che il conseguimento dell’attestato nel periodo previsto e un buon numero di crediti rappresenteranno un buon viatico per ottenere eventualmente la cittadinanza.
L’accordo si considererà comunque non adempiuto se lo straniero non avrà frequentato il corso di formazione civica previsto e soprattutto se non avrà mandato i figli minori a scuola. Se lo straniero invece non avesse raggiunto almeno i trenta punti o non sapesse ancora abbastanza bene l’italiano l’accordo potrà comunque essere prorogato di un anno. Se invece avesse racimolato zero crediti scatterà l’espulsione. Si terrà conto ovviamente dei casi particolari. Ad esempio se lo straniero in questione fosse affetto da gravi patologie o non fosse autosufficiente, o avesse deficit di apprendimento basterà la certificazione di un medico Asl che ne attesti l’impossibilità ad assolvere l’accordo.
L’immigrato “secchione” che invece avesse accumulato quaranta o più punti usufruirà di agevolazioni per frequentare attività culturali e formative.
La bozza infine prevede pure l’istituzione di una Anagrafe nazionale di tutti coloro che arrivano in Italia e stipulano l’accordo che non avrà valore retroattivo.
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Avanzo alcuni punti:
- Cittadinanza agli immigrati di II generazione.
- Accordi enti locali-associazionismo per lezioni d'italiano, storia e geografia per i nuovi arrivati.
- diritto di voto nei comuni agli immigrati regolari.
- Creare occasioni di ritrovo, d'incontro per aumentare il senso di "comunità"
- Maggiore celerità nella consegna del permesso di soggiorno dopo la richiesta.
- Diritto alle cure per i clandestini
- Favorire i ricongiungimenti
- I clandestini arrestati dovranno scontare la pena nel paese di origine senza possibilità di rientrare.
- Accoglienza per i clandestini con le dovute assistenze e poi respinti.
- Più vigilanza nei confini del nordest.
Antifascista, cattolico-democratico, contrario al principio "destro" di "limite e conservazione" e sostenitore del principio di "non appagamento", dunque, di centrosinistra!
a me interessa che non venga data la cittadinanza italiana a un neonato per il solo fatto di essere nato in Italia (diritto del suolo), è un fatto che non esiste in Europa dal 1976 e noi vogliamo introdurlo
Per me è la base invece. Se i genitori sono regolari non vedo perchè non possa ottenerla; il bambino crescerà insieme ai nostri bambini avendo un'educazione pari alla loro, che è ben diverso dai genitori, che invece dovranno inserirsi ed adeguarsi senza una formazione che vada dalla culla alla tomba. Il caso eclatante lo abbiamo sentito in questi giorni: genitori che picchiano la figlia perchè va a giro con italiani, perchè ha assorbito i nostri costumi, perchè si sente italiana.
Ultima modifica di Popolare; 21-05-10 alle 10:26
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ma è anche un modo per creare diparità nel nucleo famigliare: un fratello e i genitori nati in un altro paese non hanno la stessa nazionalità di un fratello nato nel paese stesso.
Tanto con il permesso di soggiorno dei genitori il bambino potrà vivere tranquillamente nel paese d'adozione e scegliere la sua nazionalità ( la sua o quella dei genitori) alla maggiore età, ma perchè non dargli possibilità di scelta?
Io parlo a titolo personale, vivendo all'estero, mio figlio ha il mio passaporto italiano, quando sarà maggiorenne sceglierà, ma avendogli inculcato l'amore per l'Italia, credo che sceglierà per quest'ultima
Lasciamo perdere la propoaganda, guardiamo ai drammi all'interno delle famiglie con membri con nazionalità diverse, i mostri di cui parli sono un'infima minoranza e li' il problema è diverso
Ultima modifica di FrancoAntonio; 21-05-10 alle 10:30
crescere accanto a bambini italiani e ricevere la stessa formazione ti pare propaganda? questo è il regolare corso educativo di un bambino, che sia italiano, immigrato o chicchessia. Lo so che i mostri sono una minoranza, era un esempio per dire che i figli, per natura di cose, sono quelli che si integrano meglio; perchè dunque negare loro la cittadinanza immediata? Secondo me è una disparità giusta, non sono mai stato egualitarista, per me è diverso nascere e crescere in un altro paese, dall'andarci in cerca di fortuna. Quando uno è gia grande si integra più difficilmente, deve compiere un percorso, un percorso che lo Stato deve rendere il più agevole possibile coerentemente al comportamento di queste persone.
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ma lo stato non deve legiferare a sproposito su questioni famigliari, ti posso garantire che ci sono tanti bambini, ragazzini che vivono all'estero e che sono fieri di avere la stessa nazionalità dei genitori che mai cambierebbero, perchè dovergli imporre per legge il diritto del suolo che loro non hanno chiesto? Almeno il beneficio della scelta a un'età adulta glie la vogliamo lasciare?
Io ho l'impressione che su questi argomenti ci si basi molto sul"sentito dire" e sugli interessi delle varie segreterie politiche e poco senso del rispetto della libertà altrui...
Se un bimbo polacco nato in Italia da genitori polacchi vuole mantenere la nazionlità dei genitori, per tradizione famigliare, patriottismo o altro quale stato gli puo' imporre di cambiare nazionalità? Dobbiamo sradicarlo per legge?
Iniziamo allora a parlare di "facoltà" di prendere la cittadinanza e non l'obbligo e questo naturalmente in età in cui il ragazzino è in grado di capire e scegliere, nel frattempo fino a 18 anni nessuno gli impedirà di andare a scuola come tutti gli altri bambini e di godere di tutti gli identici diritti di tutti gli altri, perchè cio' che conterà sarà la residenza e non la nazionalità
Ultima modifica di FrancoAntonio; 21-05-10 alle 11:31
il tuo ragionamento non cozza col mio. Infatti se concediamo la cittadinanza italiano a un figlio di immigrati, niente vieta che abbia anche quella del paese d'origine. Se un bambino nasce qui, a me pare palese che debba avere il diritto della cittadinanza italiana e di godere di diritti pari agli altri.
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