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    Predefinito la sfida degli intellettuali turchi

    La sfida degli intellettuali turchi


    Il testo non parla di genocidio né di massacro
    e per questo ha spiazzato anche i più conservatori

    Antonio Ferrari

    Un appello personale, intimo, nel quale si può specchiare la coscienza di ciascuno, è più efficace e penetrante di grida scomposte, sommari giudizi e drastiche condanne.
    E' quanto hanno pensato gli oltre trecento intellettuali turchi decidendo di preparare, firmare e diffondere una lettera di scuse per la «Grande catastrofe » del 1915, quando centinaia di migliaia di armeni ottomani furono deportati in una delle più terribili pulizie etniche del secolo scorso. «La mia coscienza — si legge nell'appello — non accetta il diniego della Grande catastrofe. Respingo questa ingiustizia e simpatizzo con i sentimenti e la pena dei miei fratelli armeni. Mi scuso con loro».
    Una domanda di perdono che prende forza proprio dall' understatement con cui è stato compilato il testo. Il professore di scienze politiche Baskin Oran, uno degli autori del breve documento, invitando i suoi connazionali a firmarlo, ha commentato: «La nostra preoccupazione è di essere capaci, la mattina, di guardarci allo specchio ». La lettera non è stata consegnata ai giornali, ma per la sua diffusione si è scelta l'autostrada senza barriere di Internet.
    La via dell'informazione democratica globale. Sul sito (www.ozurdiliyoruz.com) in meno di ventiquattr'ore sono già arrivate duemilacinquecento adesioni.
    L'appello, per il suo carattere personale, ha spiazzato anche i più conservatori, contrari all'iniziativa. Non si parla infatti né del genocidio né del massacro di massa degli armeni, di cui Erevan chiede da tempo il riconoscimento, più che una chiara ammissione di responsabilità. Certo vi è stata da subito la brusca reazione degli ultranazionalisti, legati a quello «Stato profondo» che condiziona la vita della Turchia. Più d'uno ha cercato di sabotare l'iniziativa, inviando email con nomi di estremisti di destra e di defunti ultraconservatori, giusto per confondere le idee.
    Il silenzio del governo islamico- moderato di Recep Tayyip Erdogan e dello stesso presidente della repubblica Abdullah Gul pare una tacita conferma dell'interesse (se non proprio della simpatia) per l'appello che sembra coniugarsi con i timidi passi che stanno riavvicinando Turchia e Armenia. Le relazioni diplomatiche tra i due Paesi, dopo decenni di ostilità, erano state interrotte nel 1993, ai tempi della guerra per l'enclave del Nagorny-Karabach. Ma nel settembre scorso una partita di calcio tra le due nazionali, che si giocano la qualificazione per i mondiali del 2010 in Sudafrica, ha compiuto quasi un miracolo. Quando Gul si è presentato allo stadio, in tribuna d'onore, a fianco del suo omologo armeno.
    Incurante dei fischi e delle proteste, il presidente turco ha aperto la strada, che ora i diplomatici stanno faticosamente asfaltando.
    Ecco perché l'appello che chiede il consenso del popolo turco, puntando non sulla denuncia ma sulla semplicità di un gesto umano compiuto per rispondere alla propria coscienza, potrebbe contribuire, con il tempo, a chiudere un capitolo doloroso, che riguarda la storia del Paese e non certo la Turchia di oggi. Non sarà facile, ma onore a chi ci sta provando, mettendoci il proprio volto e il proprio nome.

    Corriere della Sera, 16 dicembre 2008

  2. #2
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    Ankara, 17 dic. (Ap-Nuova Europa) - Il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan ha ribadito la sua posizione nei confronti del genocidio armeno sottolineando che il Paese della Mezzalina non deve chiedere scusa per un problema che non la riguarda. Il premier ha spiegato la sua posizione sottolineando di non voler aderire al gruppo di intellettuali turchi che ha presentato le proprie scuse su internet per il genocidio del 1915 della popolazione armena in Turchia.
    "Se esiste un crimine, allora coloro che l'hanno commesso devono chiedere scusa. La mia nazione, il mio Paese non ha questo problema", ha dichiarato Erdogan sottolineando che le scuse inviate lunedì potrebbero danneggiare le relazioni tra Ankara e Yerevan, ultimamente in fase di miglioramento e non saranno giudicate vincolanti per la Turchia. "Non farò parte di questa cosa", ha spiegato il premier facendo riferimento all'iniziativa lanciata sul web dal gruppo di intellettuali turchi.
    La Turchia ha aperto un corridoio aereo verso l'Armenia, ristrutturato un'antica chiesa armena sul territorio turco e aperto i propri archivi storici ai ricercatori per indagare sul periodo in cui, secondo gli armeni, è stato commesso il genocidio di 1,5 milioni di armeni. Il fatto non è riconosciuto storicamente da Ankara e la questione ha prodotto anche l'interruzione delle relazioni diplomatica tra i due Paesi.

  3. #3
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    Il genocidio del popolo armeno (la cui semplice menzione oggi in Turchia può portare fino a tre anni di reclusione come atto antipatriottico) inizia il 24 luglio del 1915 e viene attuato dai Giovani Turchi, un movimento politico che dal 1908 era di fatto alla guida del paese. Le cifre dello sterminio sono ancora oggetto di controversia, ma una cifra attendibile sembra aggirarsi intorno al milione e mezzo di assassinati tra uomini, donne e bambini.
    La masseria delle allodole dei fratelli Taviani, tratto dall'omonimo romanzo di Antonia Arslan, è il primo film che affronti direttamente e a viso aperto il genocidio. Ararat, di Atom Egoyan, che pure aveva richiami evidenti alla vicenda storica faceva un operazione molto raffinata, parlando dell'instabilità dei concetti di memoria storica e di passato, di vero e falso. Nella masseria abbiamo invece un approccio diretto, in cui vengono mostrate le fasi dell'eccidio ed il suo impatto sulla popolazione armena e turca. Non tutti i turchi sono presentati come perpetratori dello sterminio, ed anzi possiamo vedere diverse sfumature: il fanatico, il collaborazionista entusiasta, l'ufficiale che deve seguire gli ordini ed il dubbioso, incredulo di fronte a tanta violenza. La responsabilità del resto viene attribuita unicamente ai Giovani Turchi.

  4. #4
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    --suggerisco a chi ama conoscere la storia degli Armeni due bellissimi libri,uno scritto da una scrittrice armena discendente di una famiglia falcidiata dalla crudeltà e l'altro scritto da uno storico qualificato:
    "La Masseria delle Allodole" di Antonia Arslan della BUR, e
    "Gli Armeni"-dal 1915 al 1916,il genocidio dimenticato ,di Yves Ternon,accademico di Francia, edit.BUR.

 

 

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