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da Johnpilger.com - www.johnpilger.com/page.asp?partid=478

L'Impero sconosciuto dell’Australia

John Pilger
05/03/2008

Nel suo ultimo articolo per il New Statesman, John Pilger fa un reportage, dalla sua terra natia, sull'impero sconosciuto dell’Australia – una 'sfera d'influenza' che si estende dai bassifondi aborigeni di Sydney a Timor Est e all'Afghanistan. L'avvento di un nuovo primo ministro, Kevin Rudd, mostra una rilevante continuità.

Quando il mondo esterno immagina l'Australia, generalmente pensa a vecchi ingenui cliché: cricket, canguri saltellanti, sconfinati tramonti, niente preoccupazioni. I governi australiani incoraggiano attivamente questo. Lo testimonia la recente campagna “G'Day USA”, nella quale Kylie Minogue e Nicole Kidman hanno cercato di persuadere gli americani che- diversamente dagli avamposti problematici dell'impero- nel mondo del Basso in Alto li attendeva un’incondizionata gratitudine. Dopo tutto, George W. Bush aveva nominato il precedente Primo Ministro australiano, John Howard, “sceriffo dell'Asia.”

Che l’Australia domini un suo proprio impero è qualcosa da tacere; eppure si estende dai bassifondi aborigeni di Sydney alle ataviche periferie del continente e oltre il Mare Arafura ed il Sud Pacifico. Il nuovo Primo Ministro, Kevin Rudd, quando il 13 febbraio si è scusato con la popolazione aborigena, lo ha ammesso. Intanto queste sue scuse venivano accuratamente descritte dal Sydney Morning Herald come un “relitto politico vagante che il governo di Rudd si è mosso rapidamente a togliere di mezzo... in modo da rispondere alle necessità emotive di alcuni dei propri sostenitori, ma senza che nulla cambi. È una manovra accorta.”

Come la conquista dei nativi americani, la decimazione degli aborigeni australiani ha posto le fondamenta per l'impero dell'Australia. La terra fu presa e molti dei suoi abitanti furono trasferiti e resi poveri o cacciati via. Per i loro discendenti- non toccati dallo tsunami di sentimentalismo che ha accompagnato le scuse di Rudd- poco è cambiato. Nella grande distesa del Territorio Settentrionale nota come Utopia, la popolazione vive senza misure igieniche, acqua corrente, raccolta di spazzatura, senza un’edilizia ed una sanità decenti. Questo è tipico. Nella comunità di Mulga Bore, i serbatoi dell’acqua nella scuola aborigena sono a secco e l'unica acqua rimasta è contaminata.

In tutta l'Australia aborigena le epidemie di gastroenterite e la febbre reumatica sono diffuse tanto quanto lo erano nel XIX secolo nei bassifondi in Inghilterra. La Sanità aborigena, dice l’Organizzazione Mondiale della Salute, è rimasta indietro almeno cento anni rispetto a quella dell'Australia bianca. Questa è l’unica nazione sviluppata nella “lista della vergogna” delle Nazioni Unite, tra i paesi che non hanno sradicato il tracoma, una malattia del tutto prevenibile che porta alla cecità i bambini aborigeni. Lo Sri Lanka è colpito dalla malattia, ma non l’Australia ricca. Il 25 febbraio l'indagine di un coroner sulla morte in città dell’outback (aree remote australiane, ndr) di 22 persone aborigene, alcune delle quali incatenate tra loro, scoprì che stavano cercando di scappare dalle loro “vite terrificanti”.

La maggior parte degli australiani bianchi raramente viene a contatto con questo terzo mondo nel loro stesso paese. Quelli che loro qui chiamano gli “intellettuali pubblici” preferiscono discutere di quello che accadde in passato e biasimare i suoi orrori piuttosto che delle vittime attuali. Il loro mantra- che le infrastrutture aborigene e la spesa del welfare producono “un buco nero per l’erario pubblico”- è razzista, falso e vile. Le centinaia di milioni di dollari che i governi australiani proclamano di spendere non sono mai stati spesi, o finiscono in progetti per la popolazione bianca. È stato valutato che l'azione legale intentata da interessi bianchi, inclusi i governi federali e statali, che contesta il titolo natio degli aborigeni, richieda da sola una copertura di molti miliardi di dollari.

La calunnia è comunemente usata per disinformare. Nel 2006, l’Australian Broadcasting Corporation, che conduceva un programma di attualità, Lateline, trasmise torbide dichiarazioni di “schiavitù di sesso” fra gli aborigeni Mutitjulu. La fonte, descritta come un “anonimo giovane lavoratore”, fu smascherato essere un ufficiale del governo federale, la cui “prova” fu screditata dal primo ministro del Territorio Settentrionale e dalla polizia. Lateline non ha mai ritrattato le proprie dichiarazioni. Nel corso dell’anno il Primo Ministro John Howard dichiarò l’“emergenza nazionale” e spedì l'esercito, la polizia e “manager di affari” nelle comunità aborigene del Territorio Settentrionale. Un studio autorizzato sui bambini aborigeni ebbe una menzione; e “proteggere i bambini” divenne il peana dei media- proprio come si faceva più di mezzo secolo fa, quando i bambini venivano rapiti dalle autorità del welfare bianche. Uno degli autori dello studio, Pat Anderson, ha protestato: “Non c'è relazione tra il governo dell'emergenza e quello che c’è nel nostro rapporto.” La sua ricerca si era concentrata sugli effetti della vita nei bassifondi sui bambini. Per ora pochi lo hanno ascoltato. Kevin Rudd, come leader di opposizione, sostenne “l'intervento” e ha mantenuto la posizione come primo ministro. I sussidi di assistenza sono “messi in quarantena”, la popolazione è controllata e ‘patrocinata’, in modo coloniale. Per giustificare ciò, la stampa cittadina- per lo più posseduta da Murdoch- ha pubblicato un implacabile ritratto unidimensionale del degrado aborigeno. Nessuno nega che l’alcolismo e l'abuso di minori esistano, così come avviene nell’Australia bianca, dove invece non opera alcuna messa in quarantena.

Il Territorio Settentrionale è il luogo in cui la popolazione aborigena ha avuto diritti alla terra più ampi che altrove, accordati quasi per caso 30 anni fa. La compagine del governo Howard ha cercato di revocarli. L’area del territorio aborigeno contiene una straordinaria ricchezza mineraria, con ingenti depositi di uranio. Il numero di società autorizzate ad esplorazioni per l’uranio è salito a 80, raddoppiando. La Kellogg Brown & Radice, una sussidiaria del gigante americano Halliburton, ha costruito la ferrovia da Adelaide a Darwin che corre lungo l’Olimpic Dam, la più grande miniera di uranio a bassa-intensità del mondo. L'anno scorso, il governo di Howard si appropriò della terra aborigena vicino a Tennant Creek, dove intendeva immagazzinare le scorie radioattive. La scienziata australiana internazionalmente acclamata ed attivista Helen Caldicott ha affermato “L’usurpazione di aree del territorio tribale aborigeno non ha niente a che fare con l'abuso sessuale sui bambini ma molto a che fare con l’apertura di estese escavazioni di uranio e con la conversione del Territorio Settentrionale in una discarica nucleare globale.”

Così pure nel “Top End” dei confini dell’Australia sui mari di Arafura e di Timor, di fronte all'arcipelago indonesiano (uno dei maggiori depositi sottomarini di petrolio e di gas del mondo giace al largo di Timor Est). Nel 1975, Richard Woolcott, futuro ambasciatore dell’Australia a Jakarta, che era stato messo al corrente sull’imminente invasione indonesiana dell’allora portoghese Timor Est, raccomandò segretamente a Canberra che l’Australia chiudesse un occhio su ciò, notando che la ricchezza del fondo marino “avrebbe potuto essere negoziata molto più facilmente con l'Indonesia. . . che con [un indipendente] Timor.” Gareth Evans, poi Ministro degli Esteri, ne indicò il prezzo nel valore di ‘fantastilioni’ di dollari. E assicurò che l’Australia si distinguesse come uno dei pochi paesi che si affrettò a riconoscere l'occupazione sanguinaria del Generale Suharto, nella quale persero la vita 200.000 est-timoresi.

Quando nel 1999 Timor Est finalmente conquistò la sua indipendenza, il governo Howard decise di manovrare affinché Timor Est fosse esclusa della sua legittima quota di proventi dal petrolio e dal gas, cambiando unilateralmente il confine marittimo e chiamandosi fuori dalla giurisdizione del Tribunale Mondiale nelle controversie marittime. Ciò avrebbe privato di un reddito disperatamente necessitato il nuovo paese, stremato da anni di brutale occupazione. Comunque, il primo ministro di Timor Est, Mari Alkatiri, leader del partito di maggioranza Fretilin, mise alla prova più di una volta Canberra e specialmente il suo prepotente ministro degli esteri, Alexander Downer.

Alkatiri dimostrò di essere un cittadino che credeva che la ricchezza di risorse di Timor Est dovesse essere proprietà dello stato, in modo che la nazione non precipitasse nel debito verso la Banca Mondiale. Credeva anche che le donne dovessero avere pari opportunità e che l'assistenza sanitaria e l’istruzione dovessero essere universali. “Sono contro gli uomini ricchi che banchettano dietro porte chiuse” diceva. Per questo di lui fu fatta una caricatura di comunista dai suoi oppositori, specialmente dal presidente Xanana Gusmão e dal futuro ministro degli esteri, José Ramos-Horta, entrambi vicini all’establishment politico australiano. Quando nel 2006 un gruppo di soldati scontenti si ribellò contro il governo di Alkatiri, l’Australia accettò prontamente un “invito” a spedire truppe a Timor Est. Paul Kelly scrisse su l’Australian di Murdoch: “L'Australia sta operando come una potenza regionale o una potenziale egemonia, capace di determinare sicurezza e risultati politici. Questo linguaggio è sgradevole per molti. Ma è la realtà. È il terreno nuovo, sperimentale per l'Australia.”

I media australiani montarono contro il “corrotto” Alkatiri una campagna mendace- a somiglianza del colpo di stato mediatico che ha fatto barcollare brevemente Hugo Chávez in Venezuela. Come i soldati degli Stati Uniti che ignorano i predatori sulle strade di Bagdad, così i soldati australiani restarono immobili mentre i ribelli armati terrorizzavano la popolazione, incendiavano le case ed attaccavano le chiese. Il leader ribelle Alfredo Reinado, un criminale assassino addestrato in Australia, fu elevato ad eroe del popolo. Sotto questa pressione, Alkatiri, democraticamente eletto, fu rimosso dall’incarico e Timor Est fu dichiarato uno “stato fallimentare” dallo stuolo di accademici della sicurezza e dai pennivendoli dell’Australia, concentrati sull’“arco dell'instabilità” al nord (un'instabilità che essi sostennero finché il genocida Suharto fu in carica).

Paradossalmente l’11 febbraio, Ramos-Horta e Gusmão finirono male quando tentarono di fare un accordo con Reinado, per domarlo. I suoi ribelli si rivoltarono contro entrambi loro, lasciando Ramos-Horta gravemente ferito e Reinado stesso morto. Da Canberra, il Primo Ministro Rudd annunciò l’invio di altri “peacemakers” australiani. Nella stessa settimana, il World Food Programme rivelò che nella ricca di risorse isola di Timor Est i bambini stavano lentamente morendo di fame, con più del 42% di quelli inferiori ai cinque anni seriamente sottopeso- una statistica che corrisponde a quella dei bambini delle comunità aborigene abbandonate, che pure occupano territori con risorse naturali abbondanti.

L’Australia è impegnata nelle Isole Salomone e a Papua Nuova Guinea, dove le sue truppe e la polizia federale hanno agito contro il “malfunzionamento di legge ed ordine, che ha privato l’Australia di opportunità di affari e di investimenti.” Un anziano ex ufficiale dell’intelligence australiano definisce queste “società selvagge, nelle quali l’intervento rappresenta uno strumento brutale ma necessario.” L’Australia è anche intruppata in Afghanistan e in Iraq. La promessa elettorale di Rudd, di ritiro dalla “coalizione dei volonterosi”, non comprende nemmeno la metà delle truppe dell'Australia in Iraq.

Alla conferenza dello scorso anno del Dialogo delle Leadership Americane/Australiane- un evento annuale designato ad unire le politiche estere dei due paesi, ma in realtà un'opportunità per l'élite australiana di esprimere il proprio storico servilismo verso la grande potenza- Rudd era in un’insolita vena oratoria: “È ora che noi le cantiamo dal tetto più alto del mondo” disse, “….nonostante l'Iraq, l’America è un’enorme forza per il bene nel mondo.... io prevedo di lavorare di più con la grande democrazia americana, l'arsenale della libertà, nel provocare cambiamenti di lungo termine nel pianeta.”

…..così ha parlato il nuovo “sceriffo dell'Asia”.

Traduzione dall’inglese per www.resistenze.org di Bf