Originariamente Scritto da
zaffo
Con il 1968 crolla tutto: l'autorità dei Genitori, dei Professori, dei Parroci viene a cadere, sotto i colpi della contestazione (che giunge a punte drammatiche: c'è chi scrive sui muri "voglio essere orfano").
Il mondo tradizionale tutto ad un tratto scompare; aumenta il fenomeno della secolarizzazione (non si va più a Messa, i riti religiosi decadono, preghiere e rosari diventano desueti, il clero invecchia senza essere sostituito da forze più fresche), si espande l'uso di droghe, di sostanze allucinogene e stimolanti.
Il sesso diventa libero (almeno fino all'arrivo dell'AIDS, poi torna un pò di attenzione in più).
Autorità e gerarchia sembrano svanire, o almeno liquefarsi. La Rivoluzione sessantottina, intrisa di un sentimento antiautoritario, egalitario, livellatore, progressista, scuote prima e pervade poi l'Occidente, e si manifesta con occupazioni studentesche, rivolte giovanili, manifestazioni oceaniche. Woodstock è il simbolo di questa frenesia, di questa libertà negativa (libertà di drogarsi, di spogliarsi, di accoppiarsi in pubblico come bestie, di urlare).
Capelloni e fricchettoni invadono i paesi del benessere.
E' una "moda", certo, ma anche qualcosa di più.
Il '68 entra nelle scuole, nelle università, diventa una stile di vita, una concezione particolare. Arrivano il 6 (o il 18) politico; i Professori, spaventati ed intimoriti, si ritraggono; le famiglie si disfano, i genitori non vengono onorati ma contestati ed insultati.
E' la fine di un'epoca, del rispetto dei ruoli, della responsabilità, del merito.
Tutti si aspettano di ricevere qualcosa anche se questa non è dovuta.
Oggi il '68 è ancora vivo, od è sulla strada del declino?
Ci sono segnali positivi a questo proposito; vedo infatti ristabilirsi una certa severità, accompagnata da una maggiore attenzione verso il merito.
Ma si tratta di tracce deboli, ancora inserite in un contesto di sostanziale permissivismo ed indulgenza, di buonismo imperante.