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Discussione: Radicali

  1. #11
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    Giovanni Guido Elsner meglio noto come Gianni Elsner (Merano, 27 settembre 1940) è un attore e conduttore radiofonico italiano di origine altoatesina.
    Diplomatosi odontotecnico, decide di non seguire le orme del padre adottivo che lavorava in officina e si trasferisce a Roma nel 1965, dove frequenta l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”, da cui viene estromesso dopo circa un anno per aver partecipato ad uno spettacolo senza autorizzazione della direzione dell'Accademia. Nel 1968 partecipa al telefilm Maigret - La chiusa con Gino Cervi. Ottiene ruoli minori in alcuni film fra i quali Decameron n. 3, 1971; Paura in città (1976) di Giuseppe Rosati; il ... Belpaese di Luciano Salce, 1977.
    Il 1976 è l’anno dei suoi inizi radiofonici. L’emittente privata romana Radio Luna lo chiama alla conduzione di un “talk show”. L’impegno, che doveva essere temporaneo, si è invece protratto per oltre trent’anni e dura a tutt’oggi. Attualmente trasmette dai microfoni di “Radio 6” (98.1 MHz) a Roma dalle 10 alle 14, dal lunedì al sabato la trasmissione “Te lo faccio vedere chi sono io” che prende il nome da una canzone di Piero Ciampi. L’idea di usarla come sigla fu proposta dal giocatore della Lazio Luciano Re Cecconi.
    Nel 1992 viene eletto alla Camera dei deputati nella lista “Marco Pannella”. Il deputato Gianni Elsner si iscrive al gruppo misto quasi subito per divergenze sull'utilizzo del rimborso elettorale.

  2. #12
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    Adele Faccio (Pontebba, 13 novembre 1920Roma, 8 febbraio 2007) è stata una politica italiana. È stata un'esponente del Partito Radicale divenuta nota negli anni settanta per le sue lotte a favore della legge sulla legalizzazione dell'aborto in Italia. Fu, infatti, tra le fondatrici del C.I.S.A. (Centro d'Informazione sulla Sterilizzazione e sull'Aborto)..

    Biografia [modifica]

    Nipote della scrittrice Sibilla Aleramo, studia lingue all'Università di Genova prima di militare nelle file della resistenza nella lotta per la liberazione dal nazifascismo come staffetta partigiana. Terminata la guerra insegna lingue per quindici anni - dapprima a Genova e poi a Barcellona - per poi passare a lavorare per la Mondadori.
    Il suo impegno politico per i diritti civili risale ai primi anni 70. Il 26 gennaio 1975, ad una manifestazione politica tenuta al Teatro Adriano a Roma, Adele Faccio - all'epoca presidente del Partito Radicale - dichiarò pubblicamente di aver interrotto volontariamente una gravidanza. Fu immediatamente arrestata dalla polizia, in quanto l'aborto volontario era in quel momento ancora un reato (una legge a riguardo verrà approvata nel 1978). Marco Pannella digiunò per la sua scarcerazione. L'aborto fu dichiarato parzialmente non incostituzionale dalla Corte l'anno dopo.
    Nella seconda metà degli anni Settanta, Adele Faccio è stata anche deputato alla Camera durante la VII, l'VIII e la X legislatura, nelle file del Partito Radicale. Nel 1989 è stata una dei fondatori dei Verdi Arcobaleno.

  3. #13
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    Maria Antonietta Macciocchi

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    Maria Antonietta Macciocchi (Isola del Liri, 23 luglio 1922Roma, 15 aprile 2007) è stata una scrittrice, giornalista e politico italiano, esponente del Partito Radicale e membro del parlamento italiano ed europeo.
    Il periodo comunista [modifica]

    Maria Antonietta Macciocchi ha appena vent'anni quando, nel 1942 aderisce al Partito Comunista, allora operante in clandestinità durante la guerra e la successiva occupazione nazista, e partecipa ad azioni di propaganda durante la resistenza. Nel 1950 si laurea in Storia dell'Arte all'Università "La Sapienza" di Roma.
    Dal 1956 al 1961 dirige il settimanale Noi Donne, organo ufficiale dell'UDI. Nel 1961 assume la direzione del settimanale del Partito Comunista Vie Nuove dove imprimerà una svolta allo stile del periodico trasformandolo da organo di partito in una interessante pubblicazione dove trovano posto articoli di autori non sempre in linea con le direttive di partito (quali Pier Paolo Pasolini) o addirittura di scrittori "non allineati" come Curzio Malaparte al quale la Macciocchi commissionerà uno dei primi reportages sulla Cina.
    Nel 1968 lascia la direzione di Vie Nuove per divenire corrispondente de l'Unità dove pubblicherà articoli da Algeri, Bruxelles e Parigi, oltre a storiche interviste con molti leader del mondo comunista e di Paesi non allineati, quali Tito, Ahmed Ben Bella, Indira Gandhi e Nikita Khrushchev. Nello stesso anno viene candidata dal PCI alle elezioni per la Camera dei Deputati nel collegio di Napoli, conquistando un seggio in Parlamento.
    Il suo atteggiamento critico nei confronti del partito, espresso nelle sue Lettere dall'interno del PCI inviate al filosofo francese Louis Althusser e quindi pubblicate in un libro, e l'opinione dichiaratamente entusiasta nei confronti del comunismo cinese, verso il quale il PCI ha invece un atteggiamento di distacco, quando non di disapprovazione, la mettono in contrasto con il comitato centrale.

    Il periodo "cinese" e l'esilio a Parigi [modifica]

    Nel 1971, di ritorno da un viaggio in Cina, Maria Antonietta Macciocchi aveva pubblicato un libro di 560 pagine intitolato Dalla Cina in cui elogiava in maniera sperticata il "paradiso socialista" nell'ex Celeste Impero. Per questa sua presa di posizione si attirò molte critiche da parte di altri scrittori ed esponenti del suo partito, alle quali rispose con la pubblicazione di Polemiche sulla Cina. Questo contrasto con la linea ufficiale del partito provoca la decisione di non ripresentarla tra i suoi candidati nelle successive elezioni politiche del 1972. Maria Antonietta decide allora di lasciare l'Italia e trasferirsi nella capitale francese, dove i suoi libri hanno riscosso molto successo. Dal 1974 al 1975 sarà docente di Sociologia politica all'Università "Paris VIII-Vincennes", e nel 1977 conseguirà il Dottorato di ricerca in Scienze Politiche presso l'Università della Sorbona.

    La rottura col PCI e l'elezione al Parlamento Europeo [modifica]

    Nel 1977 Maria Antonietta Macciocchi è un personaggio di primo piano del mondo culturale parigino, ed in particolare del gruppo di "Maoisti" di cui fanno parte filosofi, scrittori, poeti, professori universitari e giornalisti del calibro di Sartre, di Sollers, di Althusser, di Lacan, e di un pezzo del movimento degli studenti che sta virando decisamente a sinistra senza conoscere, per sua fortuna, gli episodi di violenza e di terrorismo che si succedono in Italia. Quando il movimento degli Autonomi scatena una serie di episodi di violenza a Bologna, suscitando l'intervento delle forze dell'ordine, Maria Antonietta prende un granchio colossale convincendosi, e convincendo altri membri della intelligentsia francese, che in Italia sia in atto una violenta repressione contro il movimento giovanile ad opera dello Stato borghese e del Pci. Organizza pertanto, in segno di protesta, una trasferta degli intellettuali francesi nel capoluogo emiliano. Questa manifestazione per il PCI è la goccia che fa traboccare il vaso, e nell'ottobre di quell'anno la Macciocchi viene clamorosamente espulsa dal partito al termine di un "processo disciplinare" tenutosi nella sezione del Rione Trevi. Dal canto suo lei si vendicherà dando alle stampe il libro "Dopo Marx, aprile".
    La sua vena polemica attira l'attenzione del leader del Partito Radicale, Marco Pannella, che le propone la candidatura alle prime elezioni per il Parlamento Europeo. Nel 1979 Maria Antonietta Macciocchi viene quindi eletta al Parlamento di Strasburgo e come componente della Commissione Giustizia si batterà per l'abolizione della pena di morte in Francia. Aderisce al gruppo parlamentare "Gruppo di coordinamento tecnico e di difesa dei gruppi e dei deputati indipendenti" di cui farà parte fino al febbraio 1982; successivamente, abbandonando la linea radicale, aderisce al "Gruppo Socialista". Nel corso del suo mandato la Macciocchi farà anche parte della Commissione per la verifica dei poteri e della Commissione di inchiesta sulla situazione della donna in Europa.

    Corrispondente dal mondo [modifica]

    Maria Antonietta Macciocchi alterna il lavoro di parlamentare europeo a quello di giornalista, scrivendo per grandi quotidiani quali il Corriere della Sera, Le Monde ed El Pais articoli dalle più diverse parti del mondo, dalla Cambogia all'Iran e a Gerusalemme. Nel 1992 il Presidente francese François Mitterrand le conferisce la Legion d'Onore. Nello stesso anno incontra Papa Wojtyla e rimane affascinata dalla personalità del Pontefice. A lui dedicherà il libro "Le donne secondo Wojtyla" che susciterà ulteriori polemiche per la sua "conversione" da apologeta di Mao ad ammiratrice del Papa.

    Le ultime attività [modifica]

    Negli anni '90 Maria Antonietta Macciocchi dirada l'attività giornalistica per concentrarsi sulla scrittura. Pubblica alcuni lavori dedicati alla storia di Napoli sul finire del '700 ed alle vicende della Repubblica Napoletana. Nel 1993 pubblica Cara Eleonora dedicato ad Eleonora Fonseca Pimentel, e nel 1998 esce L'amante della rivoluzione, sulla figura di Luisa Sanfelice. Alle elezioni europee del 1994 la Macciocchi si candida al Parlamento nelle liste del Patto Segni, senza tuttavia risultare eletta.
    Nel febbraio del 1999 suscita nuove polemiche un suo articolo pubblicato sul Corriere della Sera in cui descrive un "episodio storico" rimasto sconosciuto riguardante lo stupro collettivo ed il massacro di quaranta religiose dell'ordine delle Suore Orsoline avvenuto nella città di Altamura ad opera delle bande sanfediste capeggiate dal Cardinale Ruffo dopo l'assedio della città nel maggio del 1799. L'articolo provocherà la reazione di eminenti storici che dimostreranno, carte alla mano, che in quel tempo ad Altamura non vi era nessun convento di suore Orsoline, e che le vittime del saccheggio tra la popolazione risultarono in tutto trentasette. Non si trattava quindi di un "episodio" ma piuttosto di un falso storico. Nel 2000 dà una veste definitiva alla propria autobiografia con una nuova edizione, ampliata, di Duemila anni di felicità, che già era stata data alle stampe nel 1983.

  4. #14
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    Mauro Mellini

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    Mauro Mellini (Civitavecchia, 10 febbraio 1927) è un avvocato ed un uomo politico italiano. È stato parlamentare del Partito radicale, di cui fu tra i fondatori.
    Eletto deputato alle elezioni politiche del 1976, ha combattuto le più note battaglie radicali per poi allontanarsi dal partito alla fine degli anni Ottanta in concomitanza con la scelta del Partito Radicale di trasformarsi in soggetto transnazionale e di non partecipare più a competizioni elettorali italiane.
    Successivamente ha ricoperto il ruolo di componente del Consiglio Superiore della Magistratura. Editorialista e saggista, è autore di numerosi scritti, in cui con vena polemica indaga sulle storture della legge. Il suo testo più noto è Così annulla la Sacra Rota (Samonà & Savelli), che contribuì fortemente all'approvazione della legge sul divorzio.
    Nel 2006 ha fondato insieme ad Alessio Di Carlo il sito internet www.giustiziagiusta.info, dedicato ai temi della giustizia in chiave garantista.
    È stato uno dei primi e più strenui difensori del garantismo, a partire dal celebre caso Tortora. Tra i suoi scritti:
    • Onorevole la pentita ha parlato
    • Le sante nullità
    • Il partito che non c'era
    • Operazione aborto
    • Gli sciacalli dell'Antimafia
    • La fabbrica degli errori
    • Bancarotta Giustizia

  5. #15
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    Pietro Milio (Capo d'Orlando, 28 febbraio 1944) è un politico italiano.
    Laureato in giurisprudenza, è avvocato penalista.
    Aderente al Partito Liberale Italiano ed al Partito Radicale, viene eletto alla Camera dei Deputati nel 1994 nelle liste del Patto per l'Italia. Alle elezioni del 1996 diventa Senatore della XIII Legislatura, unico esponente della Lista Pannella.
    Nel 2005, non condividendo il progetto della Rosa nel Pugno, partecipa alla costituzione del movimento dei Riformatori Liberali.

  6. #16
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    Domenico Modugno (Polignano a Mare, 9 gennaio 1928Lampedusa, 6 agosto 1994) è stato un cantautore, compositore, chitarrista, attore e regista italiano.
    Parlamento Italiano
    Camera dei deputatiOn. Domenico Modugno[[Immagine200px]] Luogo nascitaPolignano a Mare, ItaliaData nascita9 gennaio 1928Luogo morteLampedusaData morte6 agosto 1994Titolo di studioProfessioneArtistaPartitoPartito RadicaleLegislaturaX LegislaturaGruppoFederalista EuropeoCoalizioneCircoscrizioneTorinoRegionePiemonteCollegio{{{collegio}}}{{{mandato}}}Elezione{{{elezione}}}Senatore a vitaNominaData nominaIncarichi parlamentariComponente della X COMMISSIONE (Attività produttive) dal 12 febbraio 1990 al 18 aprile 1990
    Componente della XII COMMISSIONE (Affari sociali) dal 4 agosto 1987 al 12 febbraio 1990
    [ Pagina istituzionale]
    È considerato il padre dei Cantautori Italiani e uno dei più prolifici artisti in generale, avendo scritto e inciso circa 230 canzoni, interpretato 38 film per il cinema e 7 per la televisione, recitato in 13 spettacoli teatrali, condotto alcuni programmi televisivi, ed essendo apparso numerose volte, sia in televisione che dal vivo, davanti alle platee. È molto noto al grande pubblico per le sue quattro vittorie al Festival di Sanremo, in particolar modo per quella del 1958 con la canzone Nel blu dipinto di blu, scritta con Franco Migliacci e universalmente nota come Volare, destinata a diventare una delle più conosciute canzoni italiane nel mondo.
    E così un trentenne pugliese, che fino ad allora aveva avuto un modesto successo in Italia come cantante ed attore, diventa, con la vittoria al Festival di Sanremo, il più noto cantante italiano nel mondo, e la sua Nel blu dipinto di blu diventa la canzone italiana più conosciuta dopo 'O sole mio, unico disco nella storia della musica italiana ad arrivare al primo posto (ed a restarci per ben tredici settimane) nell'hit parade americana, record tuttora ineguagliato per una canzone italiana[1], tanto che L'espresso nell'agosto del 1958 può così scrivere nei titoli in copertina: Modugno ha conquistato l'America, ed a fine anno i dati di vendita sono esaltanti, battendo ogni record per un disco italiano fino a quel momento: ben 800.000 copie in Italia e oltre 22 milioni nel mondo[2]. Secondo i dati riportati dalla Siae[3]Nel blu dipinto di blu è stata la canzone italiana più eseguita al mondo dal 1958 ad oggi, ed ha avuto innumerevoli versioni in moltissime lingue[4]
    Oggi come allora è considerato uno dei padri dei cantautori italiani (è stato il primo che si è affermato nel dopoguerra, essendo Odoardo Spadaro e Armando Gill di epoca precedente), e come autore e interprete è tra i più grandi d'Europa, uno dei pochi europei a vincere nello stesso anno (il 1958) tre Premi Grammy (fu inoltre per molti anni l'unico italiano ad aver vinto): uno come disco dell'anno, uno come canzone dell'anno ed uno come miglior interprete del 1958.
    La fine della carriera artistica e la politica [modifica]

    Domenico Modugno fu colpito da un ictus nel marzo del 1984 durante le prove della trasmissione di Canale 5 La Luna del Pozzo, che veniva registrata a Roma negli studi televisivi De Paolis sulla via Tiburtina. Il medico di servizio non si accorse della gravità delle sue condizioni, e gli disse di prendere un'aspirina e tornare a casa. Nella notte le sue condizioni si aggravarono e venne ricoverato d'urgenza in ospedale, dove nonostante le cure a cui fu sottoposto rimase con un lato del corpo paralizzato e con difficoltà ad articolare la parola, cosa che lo costrinse a lasciare l'attività artistica, e solo attorno al settembre di quello stesso anno riuscì a riprendere, solo in parte, l'attività motoria.[35]
    A seguito di questo episodio Modugno citò in giudizio la Mediaset, ma scoraggiato dai tempi lunghi con cui si svolgeva la causa in tribunale accettò di concludere un accordo extragiudiziale in cui riceveva 500 milioni di lire a titolo di risarcimento danni in cambio del ritiro della querela.
    Già molto tempo prima di questo incidente Domenico Modugno aveva dato prova del suo impegno sociale, simpatizzando apertamente per le campagne progressiste del Partito Socialista Italiano, al quale aveva donato i diritti d'autore della canzone L'anniversario, composta nel 1973 in occasione della campagna per il referendum sull'abrogazione della legge Fortuna - Baslini che nel 1971 aveva introdotto il divorzio nella legislazione italiana.
    Nel 1986, impressionato dall'attività a favore dei disabili del Fronte Radicale Invalidi iniziò ad interessarsi alle iniziative del Partito Radicale, per il quale fu candidato alle elezioni politiche del 1987, venendo eletto alla Camera tra i deputati della X legislatura, dalla quale si dimise il 18 aprile del 1990 in ossequio allo statuto del partito. In seguito alle dimissioni dal Senato di Gianfranco Spadaccia gli subentra nel suo seggio a Palazzo Madama, dove siederà fino al termine della legislatura. Durante la sua permanenza in Parlamento, Modugno si impegnò a fondo sui temi dei diritti delle persone disabili e sulle norme a tutela degli artisti.
    Domenico Modugno fece poi una vera e propria battaglia per l'ospedale psichiatrico di Agrigento, in cui i malati vivevano in condizioni disumane, riuscendo nel 1988 a far chiudere l'ospedale, e dedicando ai ricoverati un concerto che fu il primo tenuto dopo la malattia.
    Ed è stato più volte ospite del Centro Culturale Pier Paolo Pasolini, accolto con grande simpatia ed affetto, e che ha lasciato un ricordo indimenticabile di grande stima per il Centro Culturale.
    Nel 1990 fu eletto, sempre ad Agrigento, consigliere comunale.

  7. #17
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    Giovanni Negri (Torino, 16 maggio 1957) è un politico e imprenditore italiano. É stato, negli anni '90, segretario del Partito Radicale e successivamente parlamentare europeo..
    È subentrato al Parlamento europeo nell'aprile 1988, dopo essere stato candidato alle elezioni del 1984 per la lista del PR. È stato membro della Commissione per la protezione dell'ambiente, la sanità pubblica e la tutela dei consumatori e della Delegazione per le relazioni con la Jugoslavia.
    Nel 1995 si candida in un'elezione suppletiva alla Camera nel collegio di Padova - Selvazzano Dentro: sostenuto dal centrodestra, ottiene il 42,9% e viene sconfitto dal rappresentante del centrosinistra Giovanni Saonara.

  8. #18
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    Antonio Negri (detto Toni Negri; Padova, 1 agosto 1933) è un politico e filosofo italiano.
    L'Università [modifica]

    Fu uno studente brillante, dopo la maturità si iscrisse al corso di laurea in filosofia dell'Università di Padova e si inserì negli ambienti della goliardia; diresse fra l'altro il giornale universitario , dal nome del palazzo dell'ateneo. Nel 1955 discusse con Umberto Padovani, docente di filosofia morale la sua tesi di laurea su "Lo storicismo tedesco da Dilthey a Weber". Nel 1956 vinse una borsa di studio dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici e fu presentato dallo storico delle religioni Raffaele Pettazzoni. Successivamente il rettore di facoltà lo nominò suo assistente, sembra sostenuto [senza fonte] anche dal filosofo socialista Norberto Bobbio.
    Nel 1967 ottenne la cattedra di dottrina dello Stato sempre presso l'Università di Padova.

    Cattolico [modifica]

    Da ragazzo, grazie ad Antonio Sartorato, entrò nella Gioventù Italiana Azione Cattolica (GIAC) e ne divenne un dirigente nazionale dove conobbe tra gli altri : Mariano Rumor, Vincenzo Scotti e Gianni Vattimo. Dopo essere stato escluso dalla GIAC, si trasferì in Sicilia a lavorare con il sociologo Danilo Dolci e successivamente tornò a Padova per laurearsi.

    Socialista [modifica]

    Nel 1958 entrò nel Partito Socialista Italiano, per il quale il 6 novembre 1960 fu eletto consigliere comunale. In questo periodo Negri maturò una sistematica critica alla politica del Partito Comunista Italiano. Iniziò a lavorare con Raniero Panzieri, uno degli uomini più influenti del PSI, sulla rivista marxista Quaderni Rossi; in seguito scrisse sul quindicinale socialista Progresso Veneto e diventò collaboratore della Marsilio Editore, il cui proprietario era Cesare De Michelis, italianista, fratello del politico Gianni, amico di Paola Meo (che divenne la sua prima moglie ); strinse amicizia con Marco Pannella, all'epoca giornalista de Il Giorno.
    Nel 1964 si impegnò maggiormente in campo universitario, scrivendo saggi come Stato e diritto nel giovane Hegel e Dell'analisi dello Stato francese nel Cinquecento, e sviluppò dibattiti con Tronti, Arquati e l'allora ventenne Massimo Cacciari.

    "Autonomo" [modifica]

    Nel 1966 fondò anche un giornale con Mario Tronti, dopo la parentesi dei Quaderni Rossi di Panzieri: Classe Operaia.
    Con l'esplodere delle lotte operaie e studentesche si dedicò alla politica. Con Massimo Cacciari e Alberto Asor Rosa Negri fondò il gruppo Contropiano, che tuttavia si sfaldò dopo poco. Successivamente incontrò il gruppo di studenti (tra cui Oreste Scalzone e Franco Piperno) con i quali diede vita all'organizzazione Potere Operaio, di cui fu il teorico e lo stratega.
    Nel 1971 fu tra gli 800 firmatari del documento pubblicato sul settimanale L'Espresso contro il commissario Luigi Calabresi.
    Nel 1975 il gruppo di Potere Operaio si sciolse in gran parte nell'area dell'Autonomia Operaia.
    Verso il 1977 Negri scrisse il saggio Proletari e Stato, ma più importante fu Il dominio e il sabotaggio, elaborato proprio per il movimento del '77 e l'Autonomia, contenente tesi sullo spontaneismo della rivolta e della violenza operaia.

    Il processo 7 aprile [modifica]

    Il 7 aprile 1979 fu arrestato con varie accuse, tra le quali quella di essere l'ideologo delle Brigate Rosse e mandante morale dell'omicidio di Aldo Moro. Quasi tutte le accuse, inclusa quelle relative a 17 omicidi, vennero a cadere (per accuse infondate) durante i mesi dell'arresto.
    In Italia fu processato per i reati di "associazione sovversiva" e "insurrezione armata contro i poteri dello Stato" : nel 1984 venne condannato a 30 anni di carcere. Nel 1986 gli vennero attribuite pene supplementari per responsabilità morale in atti di violenza fra attivisti e polizia negli anni Sessanta e Settanta. Il processo, che coinvolse lui ed altri inquisiti del 7 aprile sulla base del cosiddetto Teorema Calogero (dal nome del sostituto procuratore di Padova Pietro Calogero) attirò l'attenzione anche di Amnesty International, che accusò le autorità italiane di aver commesso numerose irregolarità nel procedimento contro Negri e di aver manipolato la vicenda. [1]
    Successivamente la pena fu ridotta, in appello, a 17 anni di reclusione.

    Deputato Radicale [modifica]

    Fu eletto deputato dal Partito Radicale; fuggì in Francia e insegnò all'Università di Paris VIII e al Collegio Internazionale di Filosofia, ove erano tra gli altri docenti Jacques Derrida, Michel Foucault e Gilles Deleuze.
    Nel 1983, durante il periodo di carcerazione preventiva, accettò la proposta di Marco Pannella di candidarsi alla Camera (nelle circoscrizioni di Roma, Milano e Napoli, per il Partito Radicale. Pannella desiderava una candidatura critica, e sostenne che Negri fosse vittima di leggi repressive imposte dai vertici del PCI. D'altro canto Negri promise di lottare per la liberazione dei detenuti arrestati a causa delle "leggi speciali". La allora moglie di Negri, Paola, si era fra l'altro iscritta al PR.
    Assunta la carica di deputato fu scarcerato, ma il 27 settembre il Parlamento concesse l'autorizzazione all'arresto: l'astensione dei radicali, contrari per principio alle votazioni, ebbe un peso determinante nell'esito della votazione; dietro proposta del PCI, si votò anche sulla sospensiva, che fu respinta per pochi voti.

    La fuga in Francia [modifica]

    Nel frattempo però Negri fuggì in Francia grazie all'aiuto di Donatella Ratti (da cui ebbe una figlia, Nina) e di Nanni Balestrini, con l'impegno di rientrare in Italia dopo un giro di conferenze nelle capitali europee, affrontando un processo di estradizione a Parigi per rientrare per farsi arrestare e suscitare così un "caso"; si sarebbe candidato di nuovo con il PR alle elezioni europee.
    Una volta a Parigi però Negri cambiò idea, suscitando le ire di Pannella che, dopo aver atteso per settimane il suo rientro in Italia, gli scrisse una lettera aperta su Il Corriere della Sera in cui lo accusò di aver disatteso il proposito di lottare per la liberazione dei "compagni" ancora in carcere.[senza fonte]
    In Francia Negri rimase per ben 14 anni, come scrittore e docente universitario, avvalendosi della cosidetta Dottrina Mitterrand che non consentiva le estradizioni per reati politici e d'opinione.

    Periodo francese [modifica]

    Insegnò all'Università di Parigi (Saint Denis) ed al Collegio Internazionale di Filosofia, fondato da Jacques Derrida. Nel 1990 fondò con Jean-Marie Vincent e Denis Berger la rivista Futur Antérieur, che cessò le pubblicazioni nel 1998. Anche se non poté impegnarsi in attività politiche per via dello specifico divieto che la legislazione francese impone agli esiliati politici, durante la permanenza francese Negri scrisse numerosi testi politici; grazie alla sua produzione filosofica, nel 2005, Le Nouvel Observateur lo inserì tra i venticinque "grandi pensatori del mondo intero", unico italiano assieme a Giorgio Agamben. [2]

    Ultimo periodo [modifica]

    Nel 1997 rientrò volontariamente in Italia per finire di scontare la sua pena.
    Finì di scontare la pena (sotto forma di reclusione, e, in seguito, di semi-libertà tra Rebibbia e la sua casa di Trastevere) nella primavera del 2003. Sto riprendendo il mio lavoro politico - disse, e - con il mio ritorno, vorrei dare una spinta alla generazione che è stata emarginata dalle leggi anti-terrorismo degli anni Settanta in modo che ancora partecipi alla vita pubblica e democratica. Oggi vive con l'attuale compagna, la filosofa francese Judith Revel, tra Venezia e Parigi.
    A proposito delle indagini sulla sua persona, nel 2003, durante una trasmissione di LA7 L'infedele riferì che quando era a Parigi l'allora Presidente del Consiglio e segretario del PSI Bettino Craxi gli fece sapere che i servizi stavano architettando qualcosa su di me, consigliandomi di essere cauto. Per questo ancora gli sono grato. Nella stessa trasmissione solidarizzò con l'"avversario politico", accusando la magistratura italiana di aver ordito un "complotto" contro il PSI, allo stesso modo in cui lo avrebbe fatto negli anni Settanta con l'Autonomia Operaia.
    Nel 2005 espresse il suo assenso nei confronti della Costituzione Europea, posta in quel momento al vaglio dell'elettorato francese. Questo scatenò un'accesa polemica, nella quale Negri venne accusato di un cedimento rispetto alle sue aspirazioni rivoluzionarie e di essere diventato "liberal-realista". Negri replicò autodefinendosi un "rivoluzionario-realista".
    Il suo ultimo libro, intitolato Goodbye Mr Socialism (2006), partendo dal 1989 analizza lo stato di salute e il destino delle sinistre oggi.
    È tra gli ispiratori delle riforme costituzionali del presidente venezuelano Hugo Chávez. Il 15 agosto 2007 Toni Negri era presente nel parlamento venezuelano, mentre il presidente Chàvez illustrava i cambiamenti della Costituzione.

    Recensione di Impero e di Moltitudine [modifica]

    Noto in Italia per la sua attività politica, Negri ha acquisito notorietà internazionale nei primi anni 2000 grazie al libro Impero, scritto con l'ex allievo Michael Hardt, divenuto uno dei manifesti del cosidetto "movimento no global".
    Nel dicembre del 2001 - a pochi mesi dagli attentati al WTC di New York e all'inizio della cosiddetta "Guerra al terrorismo" - il settimanale Time inserì Antonio Negri tra "le sette personalità che stanno sviluppando idee innovative in diversi campi della vita moderna". [3] [4]
    La motivazione di questa scelta risiedeva nell'enorme successo mondiale del saggio di Negri Impero - scritto con Michael Hardt e uscito negli USA nel 2000 - e dalle recensioni di molte testate giornalistiche mondiali che segnalarono il libro come un un testo fondamentale nell'analisi della globalizzazione e della storia economica e sociale contemporanea. [5]
    Definito da alcuni il nuovo "libretto rosso" di diversi movimenti no-global, no-war o altermondialisti nati a partire dalla rivolta di Seattle del 1999, questo testo ha suscitato un grande dibattito teorico: Fredric Jameson, docente emerito di letteratura comparata alla Duke University, citato da Le Monde definì Impero "la prima grande sintesi teoretica del nuovo millennio". [6]
    A "Impero" fece seguito nel 2004 la pubblicazione di Moltitudine dove, dopo lo studio delle dinamiche globali affrontate in Impero si passa all'analisi dei soggetti sociali in grado di costruire una "democrazia gobale" in alternativa alla catastrofe, anche ecologica, causata dal dominio economico e bellico dell'Impero. Infine nel 2006 lo studio di tali dinamiche venne integrato da un nuovo saggio, Movimenti nell'impero. Paesaggi di passaggio.
    In questi studi gli autori delineano lo svilupparsi di nuova forma di sovranità globale, derivante dalla crisi degli stati-nazione moderni, e che chiamano, appunto, Impero, sottolineandone la differenza con l'imperialismo visto come una delle fasi storiche dello sviluppo e del passaggio della sovranità degli stati-nazione al "nuovo ordine globale". L'Impero è l'entità sovranazionale caratterizzata e fondata su uno stato di perenne crisi, in cui i conflitti interni - tra gli stessi soggetti multinazionali capitalistici - sono regolati dalla guerra che è anche meccanismo produttivo e normativo.
    L'Impero serve a garantire la sopravvivenza dell'economia neoliberista, fondata sulla sussunzione delle risorse umane e materiali del pianeta e sulla espropriazione della ricchezza socialmente prodotta, produzione di tipo postfordista in cui l'egemonia produttiva è delle forze lavoro intellettuali e immateriali, a differenza del ciclo fordista precedente in cui erano predominanti quelle materiali. In questo contesto la categoria marxista di proletariato non coincide più con la sola classe operaia, ma si estende a tutte le fasce sociali soggette alle forze dominanti dell'Impero e della nuova "produzione bio-politica". Solo la "moltitudine" - termine con cui gli autori definiscono la miriade di soggetti sociali sottoposti alle forze dominanti -, in quanto "globale" al pari delle forze agenti nell'Impero, sarebbe in grado di abbatterlo sostituendo una reale democrazia globale alle sue forme di governo, sì globali ma organizzate in una forma costituzionale piramidale, formata da matrici e strati di cui fanno parte gli stati-nazione riuniti nel G8, la WTO, la Banca Mondiale, i club di Parigi, Davos, Londra, le multinazionali, ma anche altri stati-nazione e molte ONG.
    In questo scenario la guerra stessa si trasforma: non più conflitto dichiarato tra differenti stati-nazione e strumento per la salvaguardia e l'estensione di interessi imperialistici di una sola nazione, ma guerra globale permanente, caratterizzata dall'ossimoro dell'emergenza come norma necessaria a gestire globalmente i flussi di materie prime, delle merci, dei capitali e, ovviamente, delle persone. Quindi gestione policentrica di conflitti regionali, guerra asimmetrica, attività di repressione poliziesca, controllo delle frontiere, guerra al terrorismo: tutte attività considerate specificazioni del medesimo conflitto globale permanente.

    Critiche [modifica]

    Vi sono voci di critica a Negri "da sinistra", attaccando in particolare la sua tesi che trova inadeguata per il presente la classica categoria marxista-leninista dell'imperialismo, quello statunitense in particolare. Vi sono anche critiche di parte neoliberale, come dimostrato da una lunga recensione di Francis Fukuyama a "Moltitudine" apparsa sul New York Times in cui l'economista e filosofo americano della cosiddetta "fine della storia", pur criticando l'approccio marxista ed egualitario di Negri e Hardt, ammette tuttavia la loro problematizzazione della "governance globale" è indubbiamente reale. [7]
    Un curioso giudizio su "Impero" è stato espresso dal senatore a vita Francesco Cossiga, vecchio amico di Negri dai tempi dell' Azione Cattolica, che ha ricevuto dall'autore una copia del libro: Hanno scritto che è la teoria degli antiglobal, ma non è vero. Intanto Negri riconosce alla globalizzazione dei meriti, soprattutto quello di aver portato al superamento degli Stati nazionali. E poi, a differenza degli antiglobal, Negri non crede che gli Stati Uniti siano il centro dell´impero, e nel suo testo non c´è traccia di pauperismo.

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    Giacinto Pannella detto Marco (Teramo, 2 maggio 1930) è un politico italiano, che si definisce radicale, socialista, liberale, federalista europeo, anticlericale, antiproibizionista, nonviolento, e gandhiano. Membro della Gioventù liberale e poi leader dell' Unione goliardica italiana negli anni dell'università, Marco Pannella è tra i fondatori nel 1955 del Partito radicale dei democratici e dei liberali, la formazione politica promossa dalla sinistra liberale fuoriuscita dal Partito liberale italiano, e raccolto intorno al settimanale diretto da Mario Pannunzio "Il Mondo". Il nuovo Partito Radicale riprende il nome della storica formazione della Estrema Sinistra nel Parlamento post-unitario ma in più occasioni, nel corso della propria lunga carriera politica, il carismatico leader di gran parte del radicalismo italiano lascerà intendere pubblicamente di guardare anche ai valori della Destra storica del paese.[2][3] Tra i suoi riferimenti ideologici, vanno inoltre annoverati l'ambientalismo ecologista, il cattolicesimo liberale di Romolo Murri, e il socialismo. Marco Pannella rivendica a sé l'eredità politica del defunto premier Bettino Craxi.[4] L'ampiezza dello spettro politico e ideologico al quale negli anni il politico italiano ha fatto riferimento, porta i suoi estimatori a vedere in lui un uomo che cerca di porsi al di là delle ideologie, mentre i suoi oppositori leggono nel suo operato una dose di ambiguità, e lo accusano spesso di inaffidabilità.
    Tra i più longevi personaggi della scena politica (è deputato fin dal 1976), Marco Pannella è stato uno dei protagonisti delle battaglie civili degli anni '70 e della fase di transizione tra la prima e la seconda Repubblica. La sua azione politica lo ha portato ad essere noto, come leader politico italiano, per aver costantemente ricorso ai metodi della lotta politica nonviolenta (quali scioperi della fame, disobbedienze civili, sit-in, satyagraha, ecc.) resi popolari dal Mahatma Gandhi e dal reverendo Martin Luther King. In quest'ottica, ha praticato decine di scioperi della sete e della fame con l'intenzione di affermare la legalità o, secondo le sue parole, il "diritto alla vita e la vita del diritto". Ha altresì operato attivamente nella vita politica italiana attraverso l'intensa applicazione dello strumento referendario, promuovendo, nel corso di tre decenni, la raccolta di quasi cinquanta milioni di firme necessarie alla promozione delle varie campagne referendarie. Nel 1977 fu tra i fondatori di Radio Radicale.

  10. #20
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    Paolo Pietrosanti (Roma, 27 giugno 1960) è un politico italiano.
    Giornalista, scrittore, attivista nonviolento ed esponente del Partito Radicale prima, e poi del Partito Radicale Transnazionale, oggi noto come "Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito", egli è stato membro del Consiglio Federale del Partito Radicale, e dal 1993 egli ha fatto parte della Segreteria politica di quell'organizzazione. Paolo Pietrosanti fu uno dei capilista radicali alle elezioni europee del 1999 ed a quelle politiche 2001.
    I principali campi di attività che hanno visto impegnato Paolo Pietrosanti nell'arena politica per l'area radicale, sono stati la lotta alla pena di morte, l'iniziativa nonviolenta a favore dell'antimilitarismo, l'azione per la democrazia nei paesi comunisti dell'Europa Orientale e Centrale, e l'avanzamento dei diritti del popolo Roma.
    A partire dal 2000 Pietrosanti ha iniziato ad occuparsi del problema della trasmissione della cultura e della non disponibilità di testi in formato digitale per non vedenti ed ipovedenti, alla luce delle vigenti norme sul diritto d'autore che egli considera non adeguate alle nuove possibilità offerte dalle tecnologie moderne[1]. Ciò anche alla luce delle proprie e esperienze personali di non vedente (dal 1993 la sua vista fu irrimediabilmente compromessa).
    Negli ultimi tempi si è un po' allontanato dalla vita politica dei Radicali Italiani, lamentando l'esclusione dalle liste e dalle attività del movimento,[2] per dedicarsi al Partito Radicale Transnazionale e ad altre iniziative. Nel 2008 è stato invece candidato al consiglio comunale di Roma per la Lista Bonino-Radicali.

 

 
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