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Bèrghem
L'intervista. Il professor Luca Antonini
«Nonostante la Calabria fra due mesi avremo la spesa storica regionale»
L’esperto che deve far decollare il federalismo: «Così ho scoperto i trucchi del Sud. E Vendola rema contro»
Il professor Luca Antonini, docente di Diritto Costituzionale all’Università di Padova e Presidente della Commissione tecnica paritaria sul Federalismo fiscale.
«Nonostante la Calabria fra due mesi avremo la spesa storica regionale» - Corriere del Veneto
PADOVA —
«Il Federalismo demaniale diventerà decreto legislativo alla metà di maggio». Parola di Luca Antonini, Presidente della Commissione tecnica paritetica sul Federalismo, l’uomo che per conto del ministro leghista Roberto Calderoli sta delineando la riforma in senso federalista dello Stato. Da quel giorno, ne dovranno trascorrere altri 240 (in pratica otto mesi) per il passaggio dei beni demaniali agli enti locali.
E’ così professor Antonini?
«L’iter che abbiamo tracciato è questo. In Commissione bicamerale abbiamo iniziato l’esame delle osservazioni e finora posso dire che abbiamo ricevuto un sostanziale apprezzamento da entrambi gli schieramenti».
Parliamo delle spiagge, un argomento che al Veneto interessa molto. A chi andranno?
«Alle Regioni, ma rimarranno in regime demaniale, ovvero saranno soggette al vincolo di inalienabilità».
E chi incasserà i canoni demaniali?
«Al momento posso dire le Regioni. Ma stiamo valutando anche ipotesi diverse».
Del tipo?
«Nel decreto attuativo si è pensato anche a una compartecipazione tra Regione e Comuni. L’importante è specificare che il canone va escusso nel rispetto delle concessioni vigenti (nel Veneto sono congelate fino al 2015, ndr)».
C’è qualche «bene» che invece andrà direttamente ai Comuni?
«Le caserme».
Ma non sono del ministero della Difesa?
«Sì, ma c’è una volonta di dismetterle».
E quale sarà il guadagno per i Comuni?
«Per le caserme i Comuni potranno studiare varianti urbanistiche. Ciò significa che il valore dell’area su cui sorgono queste strutture lieviterà in maniera esponenziale».
Si era parlato anche del demanio idrico...
«Certo, è un altro argomento importante. La Provincia autonoma di Trento, ad esempio, è già proprietaria dell’Adige e del Garda sul territorio di sua competenza».
Che vantaggi si possono avere?
«La gestione dell’acqua e delle centrali che producono energia elettrica».
Professore veniamo ai trasferimenti statali. Sieti riusciti a rintracciarli tutti o questo rappresenta ancora il vero nodo da sciogliere?
«E’ uno dei nodi e ammetto che c’è stato bisogno, e ce n’è ancora, per quantificare questi dati. Posso dire che si sta facendo un’operazione di importanti dimensioni che mira a stabilire criteri certi, smettendola con i trasferimenti per virare sull’autonomia impositiva».
Traducendo....
«Si sa chi fa che cosa e si chiedono i soldi per quel motivo. Il meccanismo che portiamo avanti è quello di limitare i costi».
In pratica... bacchettate a chi sfora...
«No, nessuna bacchettata. Ma con questa impostazione, basata sulla pubblica acquisizione di responsabilità, chi sfora dovrà chiedere conto direttamente ai suoi elettori e non a tutti gli italiani, com’è successo finora».
Perché succedeva questo?
«Vuole che le dica una cosa?».
Prego professor Antonini...
«Uno dei difetti maggiori è stato provocato dalla riforma del 2001 del governo di centrosinistra. Si tratta di quello che io definisco "federalismo contabile", che ha spinto ognuno ad andare per conto proprio. I problemi li abbiamo riscontrati adesso, quando ci siamo accorti che non c’era uniformità tra Regione e Regione nella classificazione della spesa storica».
Faccia qualche esempio...
«La Calabria era inattendibile. L’advisor KPMG, non certo l’ultimo arrivato, non è riuscita a decifrare i conti della Regione calabrese sulla sanità. Alla fine ci siamo riusciti grazie alle dichiarazioni verbali dei dg delle Usl. E abbiamo anche saputo che c’erano 1.200 decreti ingiuntivi... in cantina».
Una situazione drammatica...
«Mancavano gli elementi fondamentali di un bilancio. Nella ricostruzione della spesa storica siamo volutamente andati a scoperchiare una pentola. Quello che c’è dentro è un disastro ».
Ma questa sua affermazione vale per tutta Italia o solo per alcune Regioni?
«Non si può generalizzare, ma
soprattutto nel Meridione abbiamo riscontrato mancanza di trasparenza e inefficenza. Questi enti si devono riorganizzare, perché lo Stato, a riforma avvenuta, non ripianerà più».
Ma c’è qualcuno che, a livello politico, rema contro il Federalismo fiscale?
«Non si può fare un discorso discriminatorio nei confronti dell’Italia del Sud. Certo, ci sono politici come Vendola che cercano di mettere i bastoni tra le ruote. E c’è chi alimenta voci allarmistiche e false».
Cioè?
«Che il Federalismo fiscale aumenterà i costi. Non è vero. Anzi, li diminuirà. Perché al Sud non si potranno più fare parti cesarei a gogò in quanto fonti di maggior guadagno e se si vorrà pagare una garza dieci volte di più di quanto realmente costa... chi lo farà chiederà conto solo ai suoi elettori. Intendo dire che Bassolino non potrà più essere eletto con percentuali bulgare perché bravo a farsi dare i soldi dallo Stato.
Lo Stato, in più, non darà un euro. E, soprattutto, le regioni del Nord non daranno più un euro».
Ma quando si arriverà alla determinazione della spesa standard?
«In tempi ragionevolmente brevi, direi a fine giugno, avremo quella per le Regioni».
E Comuni e Province?
«Novembre o dicembre, non oltre».
L’approvazione della riforma?
«Maggio 2011. Poi ci sarà un periodo transitorio di 5 anni durante il quale ogni ente locale dovra passare dalla spesa storica a quella standard al ritmo di un 20% l’anno».
Antonio Spadaccino
03 maggio 2010