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  1. #31
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    ESORTAZIONE
    Posa dal lungo origliare e scrutare,
    o mia profonda vita!
    Presaga avverti il murmure del vento,
    prima che i pioppi tremino!

    Se il silenzio per te le labbra ha schiuso,
    lascia annegarvi i sensi.

    Abbandonati, vinta, ad ogni brezza;
    ti prenderà, cullandoti.

    L'empito tuo diffondi, anima mia,
    per l'universa vita:
    e come un sacro paramento stenditi
    su le cose che pensano.

  2. #32
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    I CANTI DELL'ANGELO CUSTODE

    1 Da che l'Angelo mio più non mi veglia,
    può libere spiegar, volando, l'ali;
    e fendere il silenzio delle stelle.

    Ché le trepide mani egli levare
    non deve più su le mie notti sole,
    da che l'Angelo mio più non mi veglia.


    2
    Da che l'Angelo mio più non mi veglia,
    da che lo espulse, dopo l'alba, il giorno,
    il nostalgico volto ci spesso inclina
    verso la terra; e più non ama il cielo.

    Da questa grama realtà vorrebbe
    le mie pallide preci ancora addurre
    per lo svettante murmure dei boschi
    al paese, lassù, dei Cherubini.

    Il mio pianto di bimbo, vi recava,
    le mie piccole pene e le preghiere.
    Crebbero quivi in esili boschetti,
    che sovra lui sussurrano.


    3,
    Se nel meriggio della vita, un giorno,
    tra '1 chiasso delle fiere e dei mercati,
    avvenga ch'io dimentichi, repente,
    il fiorito pallor del mio mattino
    (l'Angelo mio custode, pensieroso:
    la sua bontà, la tunica di neve,

    le sue mani congiunte alla preghiera,
    il cenno della destra a benedirmi)
    nel più arcano de' sogni 10 serberò
    l'immagine dell'ali ripiegate,
    che a tergo gli svettavano siccome
    un gran cipresso bianco.


    4
    Le mani sue, rimangono; siccome
    rondini cieche, che, dal sole illuse,
    (mentre gli stormi trassero pei mari
    dove pur sempre aulisce Primavera)
    sui rami secchi d'un albero ignudo
    lottano contro i soffi dei rovaio.

    Un pudico rossore le sue guance
    invermigliava. come di fanciulla,
    che sul bujo dell'anima allo sposo
    grevi coltri di porpora distenda.

    E avea negli occhi una fulgida vampa,
    quasi d'aurora. - Ma su tutto, immense,
    svettavan l'ali a navigargli il cielo.

  3. #33
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    I SOGNI
    I sogni che ondeggiano chiusi
    nel fondo dell'anima, al bujo,
    deh, lascia che irrompano al sole!

    Zampilli, son essi. E ricadono
    intrisi di fulgida luce,
    in grembo alla fonte - cantando

  4. #34
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    IL RITO DELLA SERA
    Io so che nel silenzio della sera
    si rinnova pei secoli, da secoli,
    il rito d'un antico sacrificio.

    L'alito d'ogni cosa si solleva
    e respira, nel vespro, più profondo.

    Ed ecco: sul cespuglio inginocchiamo,
    nella penombra, oscuro - una divina
    misericorde volontà si curva,
    anela di esaudir quel suo pregare.

    Le stelle s'allontanano.... Risalgono;
    e le tenebre ascendono con loro.

  5. #35
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    SONO QUESTI I GIARDINI...
    Sono questi i giardini in cui mi affido:
    ove ogni fiore illanguidisce e manca
    entro le aiuole; ed il silenzio filtra
    per le chiome dei tigli, e via trascorre
    di su la ghiaja, spento.

    Un cigno nuota
    allo specchio dei lago, in luminosi
    giri, di sponda in sponda: e, primo, adduce
    l'albor lunare sovra l'ali argentee
    alla riva cui già l'ombra confonde.

  6. #36
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    UNA PORTA
    Barbagliante strada svanì tra vampate di luce.
    Sovra i vigneti, greve, il solleone pesa.

    Ecco, repente (in sogno?) scavata entro occulte pareti,
    una inattesa porta, vasta, ti s'apre innanzi.

    Incenerì da tempo la fiamma del giorno i portali;
    pure, un tenace stemma dura, su l'arco, in alto.

    Ospite sei, varcata la soglia. « Di chi? » ti domandi;
    e la campagna truce, rabbrividendo, - guardi.

  7. #37
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    PRESAGIO D'URAGANO
    Repente, alla torre mi addosso.
    Le cime degli alberi solo,
    soltanto i comignoli, avvertono
    quest'ansia d'attesa presaga,
    e si rimormoran pavidi:
    « L'uragano!... »
    Odon le tenui betulle
    quel pavido murmure; e accostano
    i trepidi fusti, sospese.
    Turbinan, diafane fiamme,
    le chiome della bufera.

    Le sentono i bimbi venire; riparano in grembo alle madri.
    E’ per l'etere, attorno,
    come un bombito d'api selvagge.

  8. #38
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    SUBURBIO Là dove sorgon gli ultimi cantieri,
    e, dalla morsa delle impalcature,
    le case nuove svincolano il petto,
    anele di scrutare onde si parta
    la distesa dei campi, - ivi non giunge,
    pallida ed egra, Primavera al colmo;
    ivi, l'Estate fèbrica maligna,
    avvizziscono i bimbi ed i ciliegi.
    Solo l'Autunno ha suasivi fascini,
    come di lontananze. I dolci vespri
    son di un tenero smalto. In pelli chiuso,
    su l'armento che a tratti ribalugina,
    il pastore s'appoggia - oscuro, enorme -
    all'ultimo fanale.

  9. #39
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    RISVEGLIO DEL VENTO
    Nel colmo della notte, a volte, accade
    che si risvegli, come un bimbo, il vento.

    Solo, pian piano, vien per il sentiero,
    penetra nel villaggio addormentato.

    Striscia, guardingo, sino alla fontana;
    poi si sofferma, tacito, in ascolto.

    Pallide stan tutte le case, intorno;
    tutte le querce - mute

  10. #40
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    GIARDINO A NOTTE
    Quando ritornerai colma, nel cielo
    una notte di luna, oblieremo
    questa immensa città che ne fa tristi:
    andremo, soli, a premere la fronte
    contro il cancello, onde il giardino è chiuso.
    Chi, nel giorno festevole, lo vide,
    gremir di bimbi, splendere di gaje
    vesti sgargianti e di cappelli estivi,
    non lo ravvisa più così deserto,
    con i suoi fiori, con lo stagno immoto
    che si distende insonne sotto il cielo.
    Sagome incerte sembrano levarsi
    zitte, pian piano, nella oscurità.
    Più rigide, più tacite, all'ingresso
    d'ogni viale vegliano le statue.
    Giaccion, matasse sgrovigliate, e vanno
    l'un presso l'altro. ad una mèta intesi,
    i placidi sentieri. Incede calma
    lungo le aiuole la pallida luna.
    Stillan dai fiori effluvii, come lacrime;
    e sopra le fontane ammutolite,
    roride tracce dell'equoreo giuoco
    durano in una trama di zampilli
    nell'etere notturno.

 

 
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