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  1. #1
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    Pensiero unico e maestro unico

    st1\:* { BEHAVIOR: url(#default#ieooui) }
    PENSIERO UNICO E MAESTRO UNICO
    Per illustrare in modo chiaro ed efficace il mio punto di vista critico sull'azione “terapeutica” esercitata dal ministro Gelmini potrei ricorrere ad una metafora molto semplice ed eloquente: penso che la Gelmini stia operando come quel medico che per "rianimare" un paziente quasi agonizzante decide di sferrargli il colpo letale.
    Oggi la scuola è un organismo quasi cadaverizzato, ma non sarà certo la Gelmini, e tanto meno il super-ministro Tremonti, a farla rinascere, specialmente con interventi di mera amputazione chirurgica. Al massimo potranno far risorgere, dalle ceneri del passato dove è rimasto sepolto per decenni, la figura (obsoleta) del "maestro unico".
    Un anacronismo storico e metodologico-educativo che continua a sopravvivere nell’odierna società, malgrado l’abrogazione legislativa e il superamento da parte delle più aggiornate ed avanzate teorie nel campo psico-pedagogico e didattico.
    Il “maestro unico” ha continuato ad esistere attraverso la televisione-spazzatura, nell’impero globale delle merci e dei consumi, nel pensiero unico dell’ideologia edonistica e consumistica trasmessa dalla pubblicità commerciale, nell’omologazione e nell’appiattimento culturale imposto alle giovani generazioni degli ultimi anni dal “Grande Fratello” televisivo, un potere economico-ideologico asceso stabilmente al governo della nazione. Un dominio totalitario che include ed oltrepassa il fenomeno del berlusconismo, avendolo assimilato ed inglobato nella propria sfera di influenza.
    Il pensiero unico, oggi dominante, si è dunque diffuso in modo subdolo e capzioso, come un virus pernicioso ed insidioso, frutto di un crescente degrado culturale della società italiana (ed occidentale in genere), un degrado antropologico di cui il berlusconismo è solo uno degli effetti (il più evidente e clamoroso, forse) ma non la causa.
    Le radici storiche di tale degrado affondano in un’epoca relativamente recente.
    Le origini del degrado vanno ricercate più indietro nel tempo rispetto all’avvento di Berlusconi e dei suoi network televisivi privati. Vanno indagate in quella fase storica di transizione che sono stati gli anni ’60, gli anni del “boom” economico-consumistico, gli anni della scolarizzazione e dell’acculturazione (e dell’omologazione) di massa.
    Anni intensi e convulsi, segnati da grandi mutamenti socio-culturali, economici e strutturali, anni in cui il “Potere occulto” del mercato e dei falsi bisogni indotti, di cui parlava Pier Paolo Pasolini nei suoi “Scritti corsari”, si imponeva in modo profondo e duraturo, quasi definitivo, affossando la millenaria cultura contadina, una cultura statica ed immobile, in cui era rimasto chiuso ed immerso gran parte del popolo italiano.
    Oggi questo degrado è come un’affezione tumorale causata da una contaminazione originaria risalente a diversi anni addietro, ma che esplode improvvisamente, degenerando in una metastasi cancerosa irreversibile e conducendo irrimediabilmente allo stadio terminale. L’ultimo stadio della società tardo-capitalista.

    Lucio Garofalo
    “I care” (dice Veltroni l’americano) “I precare” (dice un lavoratore precario)
    ***
    “L’Italia ha il popolo più analfabeta e la borghesia più ignorante d'Europa”
    “L’uomo medio è un pericoloso delinquente, un mostro. Esso è razzista, colonialista, schiavista, qualunquista” (PIER PAOLO PASOLINI, Mamma Roma, 1962)

  2. #2
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    Citazione Originariamente Scritto da Outis Visualizza Messaggio
    st1\:* { BEHAVIOR: url(#default#ieooui) }
    PENSIERO UNICO E MAESTRO UNICO

    Per illustrare in modo chiaro ed efficace il mio punto di vista critico sull'azione “terapeutica” esercitata dal ministro Gelmini potrei ricorrere ad una metafora molto semplice ed eloquente: penso che la Gelmini stia operando come quel medico che per "rianimare" un paziente quasi agonizzante decide di sferrargli il colpo letale.
    Oggi la scuola è un organismo quasi cadaverizzato, ma non sarà certo la Gelmini, e tanto meno il super-ministro Tremonti, a farla rinascere, specialmente con interventi di mera amputazione chirurgica. Al massimo potranno far risorgere, dalle ceneri del passato dove è rimasto sepolto per decenni, la figura (obsoleta) del "maestro unico".
    Un anacronismo storico e metodologico-educativo che continua a sopravvivere nell’odierna società, malgrado l’abrogazione legislativa e il superamento da parte delle più aggiornate ed avanzate teorie nel campo psico-pedagogico e didattico.
    Il “maestro unico” ha continuato ad esistere attraverso la televisione-spazzatura, nell’impero globale delle merci e dei consumi, nel pensiero unico dell’ideologia edonistica e consumistica trasmessa dalla pubblicità commerciale, nell’omologazione e nell’appiattimento culturale imposto alle giovani generazioni degli ultimi anni dal “Grande Fratello” televisivo, un potere economico-ideologico asceso stabilmente al governo della nazione. Un dominio totalitario che include ed oltrepassa il fenomeno del berlusconismo, avendolo assimilato ed inglobato nella propria sfera di influenza.
    Il pensiero unico, oggi dominante, si è dunque diffuso in modo subdolo e capzioso, come un virus pernicioso ed insidioso, frutto di un crescente degrado culturale della società italiana (ed occidentale in genere), un degrado antropologico di cui il berlusconismo è solo uno degli effetti (il più evidente e clamoroso, forse) ma non la causa.
    Le radici storiche di tale degrado affondano in un’epoca relativamente recente.
    Le origini del degrado vanno ricercate più indietro nel tempo rispetto all’avvento di Berlusconi e dei suoi network televisivi privati. Vanno indagate in quella fase storica di transizione che sono stati gli anni ’60, gli anni del “boom” economico-consumistico, gli anni della scolarizzazione e dell’acculturazione (e dell’omologazione) di massa.
    Anni intensi e convulsi, segnati da grandi mutamenti socio-culturali, economici e strutturali, anni in cui il “Potere occulto” del mercato e dei falsi bisogni indotti, di cui parlava Pier Paolo Pasolini nei suoi “Scritti corsari”, si imponeva in modo profondo e duraturo, quasi definitivo, affossando la millenaria cultura contadina, una cultura statica ed immobile, in cui era rimasto chiuso ed immerso gran parte del popolo italiano.
    Oggi questo degrado è come un’affezione tumorale causata da una contaminazione originaria risalente a diversi anni addietro, ma che esplode improvvisamente, degenerando in una metastasi cancerosa irreversibile e conducendo irrimediabilmente allo stadio terminale. L’ultimo stadio della società tardo-capitalista.

    Lucio Garofalo

    “I care” (dice Veltroni l’americano) “I precare” (dice un lavoratore precario)

    ***

    “L’Italia ha il popolo più analfabeta e la borghesia più ignorante d'Europa”

    “L’uomo medio è un pericoloso delinquente, un mostro. Esso è razzista, colonialista, schiavista, qualunquista” (PIER PAOLO PASOLINI, Mamma Roma, 1962)
    ottimo pezzo.

  3. #3
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    infatti il fatto di eliminare sistematicamente tutte le possibilità culturali nel paese è in perfetta sintonia con la volontà di tenere e perseverare un popolo ignorante, adatto solo al consumo...

  4. #4
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    OMNIA SUNT COMMUNIA

    Italia . Il governo presenta il piano sulla scuola. 131.000 tagli al personale, 30 alunni per classe, chiusure scuole etc.

    Conferma del maestro unico alle elementari, ma anche alla scuola d'infanzia, riduzione degli orari di lezione per medie e superiori, riduzione e accorpamento degli istituti con un numero non adeguato di studenti, escluse realtà come le piccole isole e le zone di montagna. Aumento del numero degli alunni per classe, razionalizzazione dei piani di studio. Tagli per 87 mila docenti e 44.500 Ata (ausiliari tecnici amministrativi). Reinvestimento del 30% delle "economie" realizzate (pari a circa 2 miliardi di euro in tre anni) per premiare il merito e lo sviluppo professionale. Sono questi gli elementi principali del piano "Gelmini" per ridisegnare la scuola, che è stato inviato oggi ai sindacati, dopo i confronti avvenuti la scorsa settimana e ieri.

    ARDITI NON GENDARMI

  5. #5
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    OMNIA SUNT COMMUNIA

    ISTRUZIONE IL PIANO GELMINI · Via 88 mila docenti e 45 mila tecnici. E in ogni classe trenta alunni

    Scuola, 132mila tagli

    Meno ore di lezione, meno docenti e aule sovraffollate, con almeno 29-30 alunni per classe. Chiuse, o accorpate con altri istituti, le scuole con meno di 500 alunni. La ministra presenta ai sindacati il suo piano per riformare la scuola italiana: «Previsti risparmi pari a otto miliardi di euro in tre anni». Ma è una vera e propria mannaia che rischia di distruggere il sistema pubblico italiano. E tra docenti e genitori monta la protesta. La prossima settimana la riforma va in Parlamento
    Andrea Gangemi
    ROMA

    La suspance è finita: il ministero dell'Istruzione ha consegnato ai sindacati il «piano programmatico» per la riforma scolastica atteso da giorni che conferma 132 mila tagli a docenti e personale Ata (rispettivamente 87 mila e 44.500) e il ritorno al maestro unico. E di conseguenza classi più numerose: fino a 30 alunni per ciascun insegnante. Da chiudere o accorpare tutti gli istituti con meno di 500 iscritti. All'insegna di «essenzialità» e «continuità», il piano si articola lungo tre direttrici: revisione degli ordinamenti scolastici, dimensionamento della rete scolastica italiana e razionalizzazione delle risorse umane (i tagli). Cominciando dalla scuola materna, il piano reintroduce le «sezioni primavera» per i piccoli fra due e tre anni, già previste dalla riforma Moratti, e non tocca gli orari. Cosa che accade invece alle primarie, dove dal 2009 partiranno le prime classi con 24 ore di lezioni settimanali affidate al maestro unico che sostituisce il «modulo» dei tre insegnanti ogni due classi. Salvo l'insegnamento dell'inglese, che sarà affidato ad insegnanti specializzati attraverso corsi di 400/500 ore. Il tempo pieno? «Resta comunque aperta - recita il testo - la possibilità di una più ampia articolazione del tempo scuola, tenuto conto della domanda delle famiglie». Due le opzioni possibili, «limitatamente all'organico disponibile», di 27 e 30 ore a settimana. Le ore di lezione però potranno essere estese ulteriormente di altre 10 ore settimanali al massimo, compresa la pausa per la mensa. Sul vecchio tempo pieno (quello a 40 ore), insomma, la Gelmini "promette" che potrebbe essere addirittura incrementato ma, su questo punto, pare che il ministero dell'Economia non sia d'accordo. Per quanto riguarda le scuole medie, l'obiettivo è di scalare le classifiche internazionali dell'Ocse, sfavorevoli all'Italia. Ma anche qui il piano si limita a dare un colpo di forbice alle ore di lezione: 29 ore settimanali (rispetto alle 32 attuali), anche se è previsto un potenziamento dell'insegnamento di italiano, inglese e matematica. I licei classici, linguistici e scientifici avranno invece 30 ore settimanali, mentre negli istituti tecnici e professionali l'orario non potrà superare le 32 ore, comprese quelle di laboratorio. Allo scientifico, in uno o più corsi, le scuole autonome potranno sostituire il latino con una lingua straniera. Altro obiettivo perseguito dalla ministra è lo sfoltimento del numero di indirizzi di studio, che attualmente raggiungono quota 868. Ma i tagli più temuti e contestati sono quelli che riguardano il personale didattico e dell'Ata. Alla fine del triennio 2009-2012 il governo Berlusconi farà sparire 87.400 cattedre di insegnanti e 44.500 posti (pari al 17%) di personale amministrativo, tecnico e ausiliario (Ata): 132 mila posti in tutto. Operazione, questa, che secondo i calcoli del governo, dovrebbe consentire risparmi fino a 8 miliardi di euro in tre anni. In conseguenza dei tagli «razionalizzatori», gli insegnanti dovranno prendersi cura fino a 29 alunni per classe all'asilo, e fino a 30 nelle prime di medie e superiori. Per quanto riguarda la «riorganizzazione della rete scolastica», secondo la bozza di viale Trastevere, possono essere considerati istituti «autonomi» a pieno titolo quelli con almeno 500 alunni; gli altri dovranno essere chiusi o accorpati ad altri istituti. Un piano, questo della ministra Gelmini, che da oggi probabilmente sarà oggetto di studio da parte di docenti, studenti e genitori. Per il momento il sindacato attacca il governo sulla finanziaria perché, dice il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, «nei fatti riduce ulteriormente i salari degli insegnanti». La quantità delle risorse, aggiunge, «è del tutto insufficiente per pretendere di rinnovare i contratti per il biennio e nei fatti non ci sarà più il contratto nazionale: il Governo, infatti, ha deciso unilateralmente e discrezionalmente di distribuire il 90% delle stesse risorse».


    www.ilmanifesto.it

    ARDITI NON GENDARMI

  6. #6
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    Mariastella Gelmini: “Università pubblica: non faremo prigionieri”



    Nel 2009, per la prima volta in 800 anni di storia, e come mai è successo al mondo, nessun nuovo ricercatore prenderà servizio in Italia. In nessun ateneo e in nessuna disciplina. Mentre in tutto il resto d’Europa e del pianeta si investe di più in ricerca, da noi fino a fine legislatura è stato programmato solo di tagliare. Teste. Teste giovani. Teste pensanti. Ecco come nell’Università di Mariastella Gelmini il lento declino è divenuto un crollo verticale per l’Università e la ricerca scientifica pubblica in Italia.



    di Gennaro Carotenuto
    Immaginate un laboratorio universitario in Farmacia dove si fa ricerca sul cancro. Immaginate che vi lavorino cinque tra professori e ricercatori di ruolo. Con la legge 133, approvata il 6 agosto in un’aula sorda e grigia e in un paese in vacanza, nessuno dei loro collaboratori precari, per quanto indispensabili e meritevoli, potrà entrare in ruolo senza che TUTTI i cinque già strutturati non vadano prima in pensione. Ergo: quel laboratorio è destinato a chiudere e il precario meritevole deve andarsene a vincere il Nobel negli Stati Uniti.
    E’ questo l’effetto della scellerata applicazione del blocco del turn over sul pubblico impiego alla docenza universitaria. Non si vivacchia, non si tira più a campare; questa volta è scoppiata la bomba atomica. Da qui alla fine della legislatura il numero dei docenti universitari italiani si contrarrà di almeno 8.000 unità (-13% e più del doppio degli esuberi Alitalia) ma nessuno se ne scandalizza. Anzi, succederà con il plauso dell’opinione pubblica teleguidata a caccia del fannullone e lo sberleffo del Gian Antonio Stella di turno, che sguazza facendo soldi calunniando chi lavora equiparandolo all’impunito, al corrotto, all’incompetente, al nepotista.
    La draconiana controriforma Gelmini è una giocata demagogica che colpisce l’Università indiscriminatamente. Il giusto per il peccatore, le discipline in soprannumero come quelle strategiche, l’eccellenza come lo svacco. Taglia le scienze esatte come le umanistiche. I giovani brillanti ma non i vecchi baroni. Altro che meritocrazia! L’obbiettivo apertamente dichiarato, “dobbiamo tagliare”, è portare l’Università pubblica alla paralisi e preparare il terreno alla grande riforma della privatizzazione ch’è nero su bianco nella stessa 133.
    Finora i governi di centro-destra e centro-sinistra alternatisi negli ultimi anni, con i ministri Berlinguer, Moratti, Mussi, avevano almeno riconosciuto che il reclutamento di nuovi ricercatori fosse fondamentale per il nostro paese. L’obbiettivo deciso dalla UE a Lisbona vincolerebbe l’Italia entro il 2010 a raggiungere il 3% di prodotto interno lordo dedicato alla ricerca. E’ il minimo per non regredire nel sottosviluppo. L’Italia è ferma all’1% ed ha la metà dei ricercatori e docenti della media dei paesi europei, 2,7 contro 5,1 ogni mille abitanti. Sono numeri catastrofici ma che rimpiangeremo già da domani.
    Se l’Italia volesse essere in media con l’Europa (già indietro a USA e Asia) dovrebbe avere 117.000 persone strutturate. Invece il personale strutturato è di appena 62.000 unità e la legge 133 lo farà scendere nel 2012 a 54.000. E siccome la 133 è vessatoria soprattutto verso i giovani, chi resterà avrà un’età media altissima: 55 anni, contro i 41 della Spagna e i 42 della Gran Bretagna.
    Facciamola breve con i numeri. Il Sole24ore commenta trionfalmente che il governo finalmente metta un freno alla bulimia dell’università. Balle! E’ un esercizio retorico di demonizzazione che nasconde la realtà. Dei 5.204 concorsi banditi nel 2008, 3.327 sono per nuovi ricercatori. Gli altri 1.800 sono avanzamenti di carriera in un paese dove non è reato il falso in bilancio ma è molto malvisto il voler progredire. Ebbene con 1984 pensionamenti la legge 133 stabilisce che appena 397 vincitori di concorso su oltre cinquemila prenderanno servizio nel 2009. E quasi tutti i 397 fortunati, in un paese di 60 milioni di abitanti –elementare legge del più forte- saranno avanzamenti di carriera. Escono i vecchi e non vengono fatti entrare i giovani.
    Il 2009 sarà dunque il primo anno in 800 anni di storia dell’Università nel quale nessun giovane (o al massimo una decina di panda raccomandatissimi) entrerà in servizio. L’Italia sarà il primo paese sviluppato al mondo a compiere un passo così grave. I concorsi sono truccati? L’università italiana ha problemi gravi? Il governo non ripulisce il sistema e butta il bambino con l’acqua sporca, bloccando la vita dei meritevoli. La legge 133 proprio sulla meritocrazia mette infatti la pietra tombale e un vincitore di concorso dovrà aspettare il 2013 per entrare in ruolo. Nel frattempo? Posto non c’è più per nessuno, in maniera indiscriminata. Fa così schifo l’Università italiana che un 6 d’agosto qualsiasi ne è stata eseguita l’eutanasia comunicando la notizia ad esequie avvenute?
    Il fatto è che, sempre per la legge 133, le Università, nella loro autonomia, potranno scegliere se rimanere pubbliche e languire come post-Licei di pessima qualità, oppure privatizzarsi trasformandosi in Fondazioni. Si saranno così liberate del costituzionale diritto allo studio e si finanzieranno con fantomatici investimenti privati oltre che con quote d’iscrizione all’americana, da 10 o 20.000 Euro l’anno.
    Gli atenei che rimarranno pubblici saranno assediati come nel Medioevo: senza fondi né strutture, con un personale invecchiato, che non fa più ricerca perché oberato di docenza, con stipendi che non recuperano neanche l’inflazione e senza alcuna possibilità di carriera né per i docenti né per gli studenti. Questi, senza più valore legale del titolo di studio saranno a tutti gli effetti dei laureati di serie B.
    L’università privatizzata intanto, 10 o 15 in tutto il paese, ritrasformata in università classista (ma con i figli della vera classe dirigente già andati tutti a studiare all’estero come avviene da sempre nel terzo mondo), sarà così docile e funzionale e forse perfino efficiente. Ma fuori ci saranno solo macerie.

  7. #7
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    Oggi, 06/10/2008, giorno dell’inizio dell’anno accademico, gli
    studenti dell’Università Orientale di Napoli hanno occupato
    simbolicamente uno dei palazzi dell’Ateneo per protestare contro
    questo ulteriore attacco portato al mondo dell’istruzione tutto.
    Il DL 112, convertito in legge in Agosto si aggiunge a tutte quelle
    misure che a partire dalla riforma Berlinguer-Zecchino stanno
    cancellando quella che conoscevamo come Istruzione Pubblica.
    Se per tutto il mese di Agosto e di Settembre docenti, rettori, hanno
    proclamato a più riprese la necessità di bloccare l’inizio degli anni
    accademici, per poi ritrattare, gli studenti hanno deciso che le cose
    così non possono cominciare e non si può andare avanti facendo finta
    che niente stia accadendo!
    Questa legge non va modificata… questa “riforma” va bloccata!
    Il Processo di Bologna va bloccato!

    Alle 12:00, si terrà un’Assemblea Pubblica a Palazzo Giusso.

    Studenti e studentesse universitari dell’Orientale

    Collettivo Autorganizzato Universitario di Napoli

  8. #8
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    Lucio Garofalo scrive su "Avanguardia" o sbaglio?

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da Simone_L'Aquila Visualizza Messaggio
    Lucio Garofalo scrive su "Avanguardia" o sbaglio?
    A me non risulta. So che scrive per Il pane e le rose.

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da Simone_L'Aquila Visualizza Messaggio
    Lucio Garofalo scrive su "Avanguardia" o sbaglio?
    Lucio è un bravo compagno che ha mandato articoli a molte riviste. Ha pubblicato su diverse riviste di estrema sinistra. Una o due volte è stato ripreso su Avanguardia, ma non so se avessero il suo consenso. Se ti interessa glielo chiedo.

    Ciao

 

 
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