Sono interessato ad approfondire le vicende dell'antifascismo monarchico, soprattutto il movimento partigiano monarchico.
Avete libri, riviste, giornali, film, documenti audio o video da consigliarmi?
Sono interessato ad approfondire le vicende dell'antifascismo monarchico, soprattutto il movimento partigiano monarchico.
Avete libri, riviste, giornali, film, documenti audio o video da consigliarmi?
Preferirei di no,io sono fascimonarchico
mah,per quel pochissimo che ne so,la figura più interessante dovrebbe essere quella di Edgardo sogno
Vedo che si brancola un tantino nel buio, evitando il Nome di Sogno !
Perchè ?
Edgardo Sogno, medaglia d'oro della resistenza era fervente Monarchico e patriota, organizzatore della Franchi. Mitica organizzazione partigiana monarchica.
Nel dopoguerra diventa il primo anti comunista d'Italia.
Da premiare nuovamente insomma... invece...
Saluti
Questa ?
Se questa è la citazione di Sogno, a cui tu assurbanipal fai riferimento, tanto vale che ti dica che NON SEMBRA una citazione...
E come se dicessi in riferimento al "fenomeno" del comunismo che la figura più importante sembra essere stato un tal Lenin... non so se mi spiego.
Non sono entrato nel merito di questo argomento perchè è sempre un'arma a doppio taglio e si rischia il più delle volte d'essere trascinati in paludi melmose.
Vi ho lasciato fare, ma tolto due... e ripeto due stitiche quanto freddine citazioni non siete andati. Non si è neppure riusciti a ricordare che Edgardo Sogno, al contrario di tanti altri nomi acclamati dal popolo rosso e non solo, è stato DECORATO di medaglia d'Oro per la resistenza. Mi sembra un "particolare" che fa la differenza dove gran parte dei cosidetti "Eroi" dellla resistenza sono riusciti a stento ad inserirsi nell'elenco delle azioni a guerra finita, o dove partecipando si sono macchiati di crimini efferatissimi !
Comunque un articoletto di questi ultimi giorni, sembra ridare un pochino di DIGNITA' a questa benedetta resistenza
RIPRENDIAMOCI LA RESISTENZA!Written by Marco Taradash
http://www.neolib.eu/index.php?optio...:news&Itemid=2
Tuesday, 16 September 2008 18:23
Col “manifesto antifascista” proclamato davanti ai ragazzi di Azione Giovani Gianfranco Fini ha concluso la trasformazione di Alleanza Nazionale da partito postfascista (spesso in crisi di identità psicopolitica) a parte costituente della nuova Destra italiana liberal-democratica, quella che si va formando al’interno del nascente Popolo della Libertà. Al tempo stesso, effetto secondario ma non di minore importanza, ci ha liberati dalla retorica della “memoria condivisa” e della “pacificazione nazionale”. L’Italia ha subìto vent’anni di fascismo, poi, grazie alla presenza del più importante partito comunista del mondo occidentale, quarant’anni di antifascismo “militante” (almeno fino alla caduta del muro); infine anni su anni di revisionismo postfascista e postantifascista. Fra commemorazioni partigiane a senso unico (compresi i fischi e le contestazioni agli antifascisti non doc come la Moratti o più recentemente Rotondi) e nostalgie repubblichine senza senso, la discussione pubblica intorno al ventennio è stata monopolizzata dagli eredi politici e intellettuali delle due ideologie totalitarie che hanno infangato il XX secolo. La verità storica è diventata irrilevante, a un certo punto è sembrato che l’unica posta in gioco fosse la riconciliazione di nemici (prei)storici legati dallo stesso fanatismo ideologico. La psicologia, il sentimento, l’intenzione e insomma la “buona fede” hanno occupato il centro della discussione come se la prima caratteristica, anzi l’ingrediente essenziale e dinamico di ogni fanatismo, specie di quello omicida, non fosse la convinzione di combattere in nome del bene contro il male.
Forse oggi, dopo l’intervento di Fini, sarà più facile capire che la querelle sulla “memoria condivisa” è un affare che riguarda gli insider del totalitarismo, da decenni alla ricerca di qualcosa che giustifichi le aberranti conseguenze pratiche della loro (buona, ci mancherebbe) fede. Diverso il discorso sul recupero della memoria tout court, memoria che cominceremo a riacquistare solo quando anche a sinistra si comincerà a costruire una una forza politica liberata dai fantasmi del passato. Gli italiani che non furono né comunisti né fascisti (quei pochi sì, le scomunicate vestali che pure hanno salvaguardato il fuoco della memoria e della libertà) sanno bene da sempre (dalle cronache contemporanee di Gobetti, Salvemini, Rossi e Rosselli come dalle ricerche De Felice) che la dittatura fascista nacque dall’assalto concentrico degli estremismi contro la titubante democrazia e crebbe grazie al consenso di molti e all’indifferenza dei più. Ebbe pochi avversari dichiarati e poca o punta opposizione politica. Poi venne l’euforia militarista, la demenza razzista, l’accecamento bellicista. E alla fine la liberazione, grazie alle lacrime al sudore e al sangue (e all’investimento massiccio di risorse economiche) degli alleati anglo-americani. Incastonata dentro questa atroce vicenda c’è la Resistenza italiana, rara e preziosa come un diamante. Ma anche i diamanti possono essere dati in pasto ai porci. Così la Resistenza è stata snaturata per decenni in “antifascismo militante”. La Resistenza venne combattuta da due fronti alleati ma contrapposti: il fronte comunista, che si attendeva la liberazione dall’Armata Rossa per instaurare in Italia un regime erede e peggiore del fascismo, e il fronte liberal-democratico, fatto di monarchici e repubblicani, liberali e cattolici, azionisti e socialisti democratici – gli “azzurri” del partigiano Johnny.
Questi guardavano con speranza all’America e alla Gran Bretagna, e si preparavano in cuor loro a continuare la Resistenza oltre la guerra se l’Italia fosse caduta nelle mani di Stalin. Questa seconda Resistenza, inscindibile ma così diversa dall’altra, è la memoria rimossa, deturpata e sputtanata di un pezzo di storia nazionale così eroico e significativo da aver rappresentato giustamente la pietra angolare della ricostruzione civile e della Repubblica. E allora mi permetto di avanzare una modesta proposta per prevenire la polemica prossima ventura. Siano Il Popolo della Libertà e questo Governo a organizzare la riappropriazione nazionale della verità sul 25 aprile e sulla Resistenza: si convochino gli ambasciatori degli Usa e Gran Bretagna e dei paesi democratici alleati che determinarono la fine della dittatura, si organizzi una sfilata in onore delle truppe italiane schierate con la Nato sul fronte della Resistenza contemporanea alle aggressioni comuniste e fondamentaliste. E si metta fine alla ridicola falsa obliqua tiritera della pacificazione nazionale fra i fantasmi comunisti e fascisti
Rispondo per cortesia .
Io non mi unisco alla cagnara anticomunista. Non perchè non ne abbia motivo. Ma perchè non è all'ordine del giorno.
Io non credo all'anticomunismo come accreditamento e salvacondotto.
Una citazione, breve o lunga che sia , resta tale.
L'adulazione invece è altra cosa.
Aggiungo che quel che sembra non ha la minima rilevanza .
Sogno l'ho conosciuto, brevemente , ma fu una lunga chiacchierata.
Il giorno successivo al mio incontro lo informai per iscritto che le nostre strade divergevano pur rimanendo intatta la stima, e dirò di più, la fiducia.
Il motivo permane ancora oggi: si chiama Sivio Berlusconi .
Non mi sembra il caso di rivelare il contenuto della chiacchierata.
Io non sono un adulatore, nè mai lo sarò, a meno che non venga colpito da rincoglionimento grave, o peggio, viltà.
Le sarò sempre grato se vorrà risparmiarmi la sua opinione su Edgardo Sogno. E' più che sufficiente la mia - per me. Di sicuro la sua stima non aggiunge niente al personaggio e c'è rischio che gli sottragga qualcosa.
Non ho altro da aggiungere.
Addio.
C
Io non rispondo mai per cortesia, ma solo perchè credo di avere qualche cosa da dire...
Le dirò quindi, che io credo nell'anticomunismo come accreditamento e salvacondotto (invece), come credo nella superiorità dell'istituzione Monarchica su quella repubblicana.
Senza nulla dare o togliere alla figura di Edgardo Sogno (che non ho avuto la fortuna come Lei di conoscere o di potergli scrivere), continuerò a considerarlo un esempio non solo della resistenza ma di vita.
Ed ora, la saluto senza aver altro da aggiungere !