E’ da un po’ di tempo che questo argomento mi stuzzica e volevo porvi alcune domande che mi lasciano un po’ perplesso.
Quali sarebbero gli effetti della liberalizzazione del mercato valutario in uno "stato medio" europeo/occidentale? Quale “genere” di moneta si affermerebbe nei mercati delle zone più floride? Quale, invece, nelle zone depresse?
Sarebbe più auspicabile liberalizzare prima o dopo l'introduzione della parità aurea (o comunque del cambio fisso con una determinata merce) della valuta comunitaria/federale/nazionale?
Inoltre, supponendo di trovarci in una realtà in cui il mercato valutario è libero, quindi persone fisiche e giuridiche possono proporre al mercato la "loro" moneta in concorrenza con quelle preesistenti, come riuscirebbe una nuova valuta a introdursi agilmente in uno o più mercati? Non si rischia di trovarsi in situazioni di monopolio/oligopolio a causa di ostacoli all'ingresso del mercato?
I bilanci e gli altri documenti contabili con quale valuta verrebbero redatti? Sono indirettamente obbligati i singoli soggetti economici (e in caso di stato minimo, lo stato stesso) a convertire le proprie entrate nella valuta che più si preferisce, oppure esiste un metodo che ovvia a questo problema?
Grazie per l’attenzione