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    Predefinito 14 agosto - Vigilia dell'Assunzione della Beata Vergine Maria

    Martirologio tradizionale (14 agosto): Vigilia dell'Assunzione della beata Vergine Maria




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    Da dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, 968-970

    14 AGOSTO

    VIGILIA DELL'ASSUNZIONE DI MARIA SANTISSIMA


    Il quadro austero e penitenziale degli Uffici, che precedono le grandi solennità, lascia spesso intravvedere la gioia, contenuta ma gustosa, di un'attesa. Letture e canti della vigilia dell'Assunzione portano questa caratteristica, che lascia indovinare il travaglio di una grazia premurosa. Né parole, né riti però provocano per primi questa serenità, ma la gioia zampilla dal profondo del cuore e si gusta in silenzio, nell'intimo dell'anima.

    Il cristiano oggi si prepara alla festa della Madre. Sì, davvero, la Madre, perché Maria è vera Madre per ogni fratello del suo Figlio. Mediatrice e tesoriera della grazia, Maria è lo strumento docile e perfetto, che gli trasmette la vita soprannaturale, con le sue ricchezze incomparabili. Ma Maria è inoltre la Madre per eccellenza, la Madre unica e perfetta, Madre verginale e in senso pieno e, in una parola, che dice tutto, la Madre di Dio. Vedremo domani come la pietà cristiana fu portata a celebrare questo giorno natalizio della Madonna e a ricordare il suo trionfale ingresso, in corpo e anima, nel Regno della gloria celeste. Ora dobbiamo pensare alla Madre, dobbiamo prepararci insieme con i Santi tutti del cielo e della terra e con Dio stesso a onorarla degnamente.

    Una madre di quaggiù si festeggia, onorandola nel giorno dedicato al Santo o alla Santa di cui porta il nome, ma per Maria la cosa è diversa. La sua festa non è festa di un'altra Santa sua Patrona, è festa soltanto sua, e ciò che la Chiesa vuole celebrare è la pienezza della sua santità. Un solo omaggio salirà a Colei, che è insieme la Madre e la Santa.

    La santità personale di Maria sta nell'essere la Madre perfetta, voluta da Dio per il Figlio suo e per noi: è questa la sua vocazione meravigliosa. In Essa, la perfezione della carità, che in ciascuno di noi costituisce la santità, per privilegio mai udito e commovente, diventa perfezione dell'amore materno e amare Dio è amare suo Figlio. Festeggiare in Maria la Madre e la Santa è perciò lodare una identica perfezione, un solo amore: e un unico slancio di lode esprimerà in noi e la pietà religiosa e la pietà filiale.

    L'anima, che vuole onorare Maria, deve, in questa vigilia di festa, porre prima di tutto due condizioni: essere pura e ricca di amore. La grazia dei sacramenti le realizzerà e la Chiesa, immagine visibile e vivente della Regina del cielo, guiderà gli affetti con i pensieri suggeriti dallo Spirito di Dio.

    MESSA

    Fino alla fine del secolo VIII la Vigilia dell'Assunzione non compare nei libri liturgici e, fatta eccezione per l'Oremus, tutte le parti della Messa sono da quel tempo mutate e quelle che leggiamo ancora si trovano in parecchie altre Messe della Madonna e, come gioielli meravigliosi, brillano di uno splendore più puro, nell'aurora trionfale in cui oggi si presentano.

    Da principio si cantava nel giorno stesso dell'Assunzione l'Introito Vultum tuum, modellato sulla Messa delle Vergini, che in seguito, dopo qualche secolo, sostituito dal Gaudeamus, passò alla Messa della Vigilia, la quale cominciava una volta col Salve sancta Parens.

    EPISTOLA (Eccli 34,23-31). - Come vite diedi frutti di soave odore, e i miei fiori dàn frutti di gloria e di ricchezza. Io sono la madre del bell'amore e del timore, della scienza e della santa speranza. In me ogni grazia della vita e della verità, in me ogni speranza di vita e di virtù. Venite a me, o voi tutti che mi bramate, e saziatevi dei miei frutti; perché il mio spirito è più dolce del miele, e il mio retaggio più del favo di miele. Il ricordo di me durerà nelle generazioni dei secoli. Chi mi mangia avrà ancora fame, e chi mi beve avrà ancora sete. Chi mi ascolta non sarà confuso e chi lavora per me non peccherà; chi mi illustra avrà la vita eterna.

    I versetti, dei quali consta l'Epistola oggi, erano assegnati ad una Messa mariana fin dal secolo VIII, ma non pare che fossero assegnati da principio a questa Vigilia. La diversità estrema dei più antichi documenti conosciuti impedisce di stabilire l'uso primitivo di tali versetti. Dobbiamo però riconoscere che l'Epistola della Messa di oggi si adatta alle circostanze in modo perfetto. La Chiesa ha veduto che, accostandoci a Maria, noi saremmo incapaci di esprimere un complimento degno e perciò Maria parla per prima, prevenendo ogni nostro desiderio.

    Le parole che ci rivolge sono le parole della divina Sapienza della quale essa è la Madre e il Trono. Apriamo interamente lo spirito e il cuore, perché penetrino fino in fondo questi appelli di amore.

    VANGELO (Lc 11,27-28). - In quel tempo: Mentre Gesù parlava alle turbe, una donna, alzando la voce in mezzo alla folla, gli disse: Beato il seno che t'ha portato, e il petto che hai succhiato. Ed egli aggiunse: Beati invece quelli che ascoltano la parola di Dio e la praticano.

    È questo il Vangelo di tutte le Messe della Madonna, ma è stato introdotto nella Messa della Vigilia in modo singolare. Da principio era letto il giorno dell'Assunzione, subito dopo la scena di Marta e Maria, tolta essa pure dalla Messa delle Vergini, e l'aggiunta era delicata e suggestiva applicazione alla Madre di Dio dell'elogio fatto da Cristo alla vita contemplativa. In seguito questa finezza non fu più compresa e, istituita la Vigilia, l'ammirevole accostamento dei due quadri fu tolto, per riservare la pericope mariana alla Messa della Vigilia.

    Tuttavia è evidente che si inquadra bene nella Messa, perché continua e sviluppa il tema fornito dall'Epistola. Qui però è la Sapienza Incarnata, il Figlio di Maria, che, con linguaggio misterioso, esalta le grandezze misteriose della Madre sua. Non è necessario ricordare la scena evangelica ben nota, per coglierne il significato profondo. Il Salvatore ci invita ad ammirare nella Madre perfetta, acclamata da un'umile donna, la disposizione di fede e di fedeltà, che fece di essa il docile strumento dei più alti disegni di Dio. La fede in Essa non ha soltanto trasportato le montagne: ha generato un Dio. Solo l'umile e obbediente ancella del Signore poteva cooperare a questo fatto, che è la meraviglia di tutta la creazione.

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    La tomba di Maria a Gerusalemme

    G. Claudio Bottini, ofm


    E’ proprio vero–come ripete la saggezza popolare–che 'non tutti i mali vengono per nuocere'. Una violenta alluvione il 7 febbraio 1972 allagò completamente la chiesa che racchiude il sepolcro vuoto della Madonna presso il Getsemani, a pochi passi dal celebre Orto degli Ulivi. Fu un allagamento provvidenziale, perché costrinse i greci ortodossi e gli armeni ortodossi, attuali custodi del santuario, a smantellare le sovrastrutture, che nascondevano la tomba di Maria, e a intraprendere lavori di restauro.

    Grazie all’ecumenismo fatto di gesti piccoli e silenziosi – a Gerusalemme è forse l’unico tipo di ecumenismo che non rischia di aggravare le divisioni già esistenti – l’abuna (= padre) greco Macarios e il sacrestano armeno Hagop invitarono padre Bellarmino Bagatti, il decano degli archeologi francescani in Terra Santa, a visitare e a studiare la tomba e il complesso sepolcrale e architettonico che la circondano. P. Bagatti, fedele al metodo, cui si è sempre ispirato, di accostare reperti archeologici e fonti letterarie, non si limitò ad esaminare il monumento, ma rilesse con attenzione la letteratura antica sulla morte e la sepoltura della Madonna.

    Si sa che il Nuovo Testamento parla di Maria per l’ultima volta dopo l’Ascensione di Gesù presentandola circondata dagli apostoli e dalla primitiva comunità cristiana (Atti 1, 14). Nessun testo canonico ci dice come Maria trascorse gli ultimi anni e come lasciò la terra. Invece non pochi libri apocrifi, che vanno sotto il nome di ciclo sulla Dormizione della Madonna, molto diffusi nel mondo cristiano, tramandano tutta una serie di informazioni che, passate al vaglio della critica storica e teologica, si rivelano di primissima importanza. I diversi testi sugli ultimi giorni e sulla morte di Maria sembrano tutti riconducibili a un documento originario, ad un prototipo giudeocristiano redatto intorno al II secolo nell’ambito della Chiesa Madre di Gerusalemme, per la commemorazione liturgica annuale presso la tomba della Vergine. Nella redazione della Dormizione attribuita a Giovanni il teologo si legge:

    '...gli apostoli trasportarono la lettiga e deposero il suo corpo santo e prezioso in una tomba nuova del Getsemani'.

    In un altro testo conservato in siriaco si trovano indicazioni topografiche ancora più precise:

    'Stamattina prendete la Signora Maria e andate fuori di Gerusalemme nella via che conduce al capo valle oltre il Monte degli Ulivi, ecco, vi sono tre grotte: una larga esterna, poi un’altra dentro e una piccola camera interna con un banco alzato di argilla nella parte di est. Andate e mettete la Benedetta su quel banco e mettetela lì e servitela finché io non ve lo dica'.

    Con la verifica dei fatti Padre Bagatti ha dimostrato che l’accordo tra documento e monumento non poteva risultare maggiore.

    Effettivamente la tomba di Maria al Getsemani è situata in una zona cimiteriale in uso nel I secolo. Essa corrisponde molto bene sia al tipo di tombe usate in Palestina in quel tempo, sia ai dati topografici indicati nelle differenti redazioni della Dormizione della Vergine, specialmente per ciò che riguarda la camera sepolcrale nuova e la sua posizione rispetto alle altre. Il fatto che si trovi accanto all’Orto degli Ulivi e alla Grotta dove Gesù era solito passare la notte (Giovanni 18, 2), fa pensare che l’anonimo discepolo proprietario della zona vi abbia accolto anche la sepoltura di Maria. La tomba, custodita e venerata dai giudeo-cristiani fin verso la fine del IV secolo, quando passò nelle mani dei gentilocristiani fu isolata dalle altre e racchiusa in una chiesa. La venerazione e il culto a Maria in questo luogo non sono venuti mai meno, nonostante tutte le trasformazioni, ed è intorno a questa tomba vuota che è nata e si è alimentata la fede del popolo cristiano nell’Assunzione di Maria al cielo. Per citare un esempio, così è espressa questa fede nel testo già ricordato di Giovanni il teologo: 'Per tre giorni si udirono voci di Angeli invisibili che glorificavano Cristo, Dio nostro, nato da Lei. Dopo il terzo giorno le voci non si udirono più: tutti allora compresero che il puro e prezioso corpo di lei era stato trasportato in Paradiso'.

    Oggi delle diverse chiese erette lungo i secoli sul luogo santo resta la cripta che attraverso un'ampia scala di quarantotto gradini conduce alla tomba per un dislivello di circa quindici metri rispetto alla strada. L’edicola che racchiude la cameretta funeraria con il banco roccioso ancora visibile è appena rischiarata dalla luce che filtra dall’esterno e dalle lampade ad olio. Nell’interno si respira l’atmosfera tipica delle chiese orientali caratterizzate dall’odore forte dell’incenso, dalle numerose immagini e dalle tante candele e lampade ad olio. Il pellegrino che vi entra con fede riesce a percepire anche l’eco delle preghiere incessanti che vi effondono cristiani di tutte le denominazioni, visitatori di ogni parte del mondo e persino i musulmani.

    E commovente e istruttivo sostare accanto alla tomba di Maria rileggendo i deliziosi racconti popolari della Dormizione o contemplando l’icona che li traduce in immagini. La figura di Maria è quella stessa del Nuovo Testamento e della Tradizione divino-apostolica. Maria è insieme la Madre di Cristo Signore e la creatura che vive immersa nella realtà quotidiana, la Vergine-Sposa-Madre scelta da Dio e la donna partecipe del comune destino di lotta e di dolore che giunge alla piena glorificazione dopo le prove della vitaterrena e passando per il sonno della morte. Sul piano umano, moralee spirituale lei appare dopo e con Gesù modello e guida di autentica vita cristiana. Come l’Ascensione non èstata una partenza di Gesù, ma l’inizio di una presenza nuova nella sua Chiesa, così Maria nella sua Assunzione non si allontana dai nuovi figli che le sono donati dal Figlio primogenito. Il discepolo amato la chia-ma: 'Sorella mia Maria, divenuta madre dei dodici rami' e gli apostoli la salutano: 'Maria, sorella nostra,madre di tutti i salvati'. Negli apocrifi della Dormizione Maria è proclamata anche 'tempio di Dio e porta del cielo', 'signora e regina' che esplica la sua mediazione e intercessione sia prima che dopo l’Assunzione. Tutto ciò immerso in un mondo carico di immagini e di simboli: dalla palma dell’immortalità che Gesù le consegna preannunciandole il passaggio alla vita eterna ai sette cieli che Maria attraversa per giungere presso il Figlio, dalle nubi sulle quali giungono gli apostoli dalle quattro parti del mondo, alla 'bambina luminosa' simbolo dell’anima di Maria che Gesù prende fra le sue braccia, fino all’albero della vita, ai profumi, ai canti e alle luci del paradiso. Allora la preghiera che spontaneamente dal cuore affiora sulle labbra si confonde con quella dell’autore estasiato o del devoto traduttore dei manoscritti della Dormizione: 'Celebrando misticamente la festa della sua gloriosa dormizione, troveremo misericordia e grazia in questo secolo e nel futuro, in virtù della bene-volenza e benignità del Signore nostro Gesù Cristo, al quale sia gloria e dominazione con il suo Padre, che è senza principio, e il santissimo e vi-vificante Spirito, ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen'.

    FONTE (v. anche QUI)

    Piccolo altare all'entrata della Grotta degli Apostoli al Getsemani con l'affresco rappresentante l'Assunzione della Beata Vergine Maria.



    Interno della Tomba

    Veduta del luogo

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    La tradizione di Efeso

    Alla scoperta dei "luoghi mariani" dei primi tempi della Chiesa: il rinvenimento ad Efeso della "Meryem Ana Evi", la casa di Madre Maria.


    Scrivevamo la volta scorsa che nulla si sa di ciò che è stato di Maria dopo l’evento pentecostale, se si eccettua l’annotazione di Luca che negli "Atti" la ritrae con gli Apostoli, "al piano superiore" della casa dove erano radunati.

    Ma tutti conoscono la tradizionale collocazione della "casa di Maria" ad Efeso, dove la Madonna sarebbe vissuta con il "discepolo di Gesù – figlio adottivo" Giovanni Evangelista.

    Giuliano Patelli, nel suo libro "Una Madonna nuova", Edizione S. P. Self-Pubblished, 1998, raccoglie e interpreta i dati di questa "tradizione di Efeso" [cfr. pp. 109-120]: dati che qui riassumiamo.

    Selçuk: la pianura sottostante la Collina del Bulbul-dagi [Collina dell’Usignolo], su cui sorge il Santuario di Meryem Ana.

    "Meryem Ana Evi", la casa di Madre Maria

    Nella piana di Efeso - esordisce la ‘ricostruzione’ del Patelli - è passato il rullo compressore dell’ombra di quel Dio che polverizzò il vitello d’oro degli antichi Ebrei: il riferimento è ai ruderi di quella sfacciata enfasi di marmi che furono destinati alla costruzione di edifici in onore degli dèi pagani, soprattutto di Cibele e Diana.

    La casetta di Maria è sopra la Collina dell’Usignolo ["Bulbul dagi", in turco], ricoperta di ulivi, frassini e faggi che fanno ombra alla "Meryem Ana Evi", la Casa di Madre Maria ricostruita sulle fondamenta del I secolo.

    Come e quando vi giunse Maria? Come al solito, le fonti scritte dei primi anni della Chiesa tacciono. Né Pietro, né gli Evangelisti, nessun Discepolo ha mai accennato alle peregrinazioni di Maria, che pure ci devono essere state; Gesù inchiodato e morente sulla Croce, e almeno questo non potevano non riferirlo, si occupò della sua mamma, affidandola al discepolo prediletto, l’Apostolo Giovanni, il quale "da quell’istante, la prese nella sua casa" [Gv 19, 27].

    Uno dei primissimi Pellegrinaggi a Meryem Ana.

    È provato che l’Evangelista Giovanni visse ad Efeso; ed è straordinario il fatto che qui sia sorta la prima Basilica dedicata alla Madonna, dove si svolse [nel 431] il Concilio che la definì Theotókos, Madre di Dio.

    Dalle cronache dell’Assise ecumenica risulta che il Vescovo di Alessandria d’Egitto Cirillo [strenuo difensore della Divina Maternità di Maria] invitò il suo "avversario" Nestorio, Patriarca di Costantinopoli, a venire a discolparsi nella "Chiesa di Maria". Inoltre, nella lettera indirizzata dai Vescovi del Concilio al Clero e ai fedeli di Costantinopoli, è scritto fra l’altro: "…e perciò Nestorio, l’innovatore dell’eresia empia, dopo che fu giunto nei luoghi efesini, dove […] Giovanni il Teologo e la Santa Vergine Maria Madre di Dio…".

    Notiamo che in questa frase manca il verbo: forse c’era scritto "furono", "vissero", o cos’altro? Non si sa; ma pare ovvio che fosse questo il senso dell’espressione incompiuta [cfr. Schwartz 1, 2, 7 S.]. Moderni, attenti e scrupolosi studiosi come Ignace De la Potterie, p. Luigi Padovese ed E. Delebecque hanno affrontato l’argomento: quest’ultimo propenderebbe per il completamento della locuzione con il verbo "vennero", scelto dopo una precisa analisi filologica del testo.

    Questa lettura è suggestiva e ragionevole. "La lettera dei Padri conciliari, commenta anche De la Potterie, non fa direttamente allusione alla memoria di Giovanni e di Maria [ossia, alle loro tombe], di cui rendono testimonianza le due Basiliche, ma ad un evento anteriore alla loro sepoltura: cioè, appunto, alla loro venuta ad Efeso. Che in seguito vi siano anche stati sepolti è abbastanza normale e spiega precisamente la presenza delle due memorie e delle due Basiliche".

    Pianta del Santuario nel 1900, pochi anni dopo il ritrovamento della Casa della Vergine [avvenuto nel 1891]. A destra la Cappella, a sinistra la costruzione eretta nel 1894.

    La Basilica della Vergine ad Efeso, così come la videro i Vescovi, doveva impressionare. Misurava 74 metri di lunghezza e 25 di larghezza, con tre navate scandite da colonne al cui termine c’era un’abside circolare. Gli Arabi che la distrussero lasciarono in eredità ai posteri grigi rottami infestati da pruni ed erbacce; ma, come ha scritto l’archeologo Danilo Mazzoleni, "tuttora non sono emerse le vestigia della primitiva Cattedrale alla quale si sostituì, dopo il 308, la grandiosa Basilica in cui si svolse il Concilio del 431".

    Noi commentiamo così: la primitiva Cattedrale era la memoria "nata - come usava allora - su un sepolcro di Santi"; e Maria era la più santa di tutti i Santi.

    Leggera e per nulla appariscente era invece la casetta del monte dell’usignolo, sempre nascosta tra gli alberi, dove Maria ha celebrato il trionfo del suo dolore. Forse qui si spense; e qui Gesù sarà venuto a prenderla senza rumore, alla luce della luna, fra il tremolìo degli ulivi carichi di secoli e di vecchi argenti e il frusciare di ali d’Angeli…

    L’orizzonte di Efeso è sempre al suo posto, con lo stesso cielo, lo stesso mare, come duemila anni orsono. L’Isola di Samo è di fronte, e un po’ più a Sud si sgranano le Isole del Dodecanneso, la prima Patmos, terra d’esilio, dove l’Imperatore Domiziano confinò l’Evangelista Giovanni nel 95; e qui egli scrisse quel misterioso libro dell’Apocalisse in cui, nella tempesta di colori e di simboli, si scorge la gloria della Madre di Dio: "Poi un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e una corona di dodici stelle sul suo capo" [Ap 12, 1].

    Interno del Santuario, restaurato poco dopo il rinvenimento della Casa di Maria.

    La casa della Madonna ad Efeso e la sua tomba a Gerusalemme

    È davvero singolare: Efeso evoca riferimenti incantati, niente di preciso, ma vi soffia una brezza impalpabile, soprannaturale che ricorda il clima di Lourdes e di Fatima.

    Il ritrovamento della casa di Maria fa parte di quest’atmosfera. L’incanto di una visione ha permesso di ritrovare la casa della Madonna, una margherita divina.

    Anna Katarina Emmerich [1775-1829] è uno straordinario personaggio di Dio. Dal suo letto di sofferenze, questa povera Suora tedesca raccontò al grande poeta romantico Clemens Brentano le sue visioni sulla vita e la passione di Gesù, dalle quali il poeta trasse anche una "Vita della Santa Vergine Maria", nella quale viene descritta la località in cui doveva esserci la casa di Maria, l’ubicazione e la sua configurazione. Ma nessuno ci fece caso.

    Il 29 Luglio 1891, settantadue anni dopo la descrizione, Padre Paulin dei Lazzaristi francesi, scettico ma curioso, prese sul serio la visione della santa donna e, libro alla mano, si recò ad Efeso con una squadra di operai, provenendo da Smirne.

    Santuario "Meryem Ana Evi".

    Il racconto della Emmerich così iniziava: "Maria abitava non a Efeso stessa, ma nei dintorni […], dove si erano rifugiati altri Cristiani della Palestina e alcune donne parenti di lei […]. Verso la cima della montagna si nota un altro terrazzamento dal quale si vede la città di Efeso e il mare. Qui sorge la casa fatta di pietre quadrate e terminata da una parte rotonda, o meglio ottagonale. Questa casa è divisa in due parti da un focolare collocato al centro; a destra e a sinistra si aprono piccole porte che conducono in un’altra parte più buia, chiusa a semicerchio e coperta da una volta. A destra era una camera da letto […]. Il letto della Madonna poggiava contro un muro con una nicchia alta un piede e mezzo; il soffitto era fatto di quattro parti con giunte a volta. L’umile casa era situata nelle vicinanze di un boschetto…".

    Elie Remy Thierry così narra il ritrovamento: "Che ci fosse stata ad Efeso, sulla Collina dell’Usignolo ["Bulbul dagi"], una casa abitata anticamente da Maria era in ogni caso la tradizione dei Kirkindjiotes: si chiamano così gli abitanti di un piccolo Villaggio situato a 17 km da Meryem Ana Evi, i quali ogni anno, il giorno dell’Assunta, salivano in pellegrinaggio al Santuario. Da questo luogo - dicevano essi - la Vergine era salita al Cielo.

    Si può rimanere sorpresi nel sentire una simile affermazione dalla bocca di questi contadini Ortodossi, quando tutta la loro Chiesa dall’inizio del Medio Evo pensò che Maria abbia finito i suoi giorni a Gerusalemme.

    Pertanto, non c’è da meravigliarsi quando si pensa che questi Cristiani erano discendenti autentici dei Cristiani di Efeso, e che durante le diverse persecuzioni essi dovettero rifugiarsi sulla montagna ad Est di Efeso. Pur avendo adottato la lingua turca, essi avevano tuttavia custodito le loro antiche tradizioni.

    Giovanni Paolo II celebra l’Eucaristia presso il Santuario, il 30 Novembre 1979.

    Questa gente coraggiosa, che non esitava a fare cinque ore di cammino in montagna il giorno del pellegrinaggio, doveva avere un motivo serio per mantenersi fedele a questa pratica. Essi avevano una tradizione; e questa tradizione non l’hanno inventata, come non l’hanno ricevuta né dai loro vicini né dalla Chiesa Ortodossa. Da chi dunque? – "Dai nostri padri" –, rispondono. Ed essi devono certo saperlo meglio di qualunque altro.

    Resta da confrontare questa verità della "tradizione di Efeso" circa il rinvenimento della casa della Madonna sulla "Collina dell’Usignolo" [con l’appendice dell’Assunzione di Maria da qui al Cielo] con quella della "tomba della Vergine" a Gerusalemme. Ne parleremo la prossima volta.

    Ricordiamo intanto che già Gregorio di Tours [538-594] scrisse di una "venerabile Cappella" situata ad Efeso, in Asia Minore. Si chiedeva: "Sulla sommità d’una montagna prossima ad Efeso ci sono quattro muri senza tetto. Giovanni abitò dentro questi muri?".

    Certo, se Dio non scrive, qualche volta detta. Due Papi hanno creduto al dettato e si sono inginocchiati davanti alla statua della Madonna posta nella famosa nicchia di questa Cappella: Paolo VI e Giovanni Paolo II, che qui hanno sentito il profondo richiamo della madre di tutti gli uomini.

    La luce misteriosa di Efeso s’irradia carezzevole sull’acqua del Mar Jonio ed è altrettanto vera della luce immobile che indora lo sperone che si eleva accanto al deserto di Giuda, sul quale sorge Gerusalemme.

    Non v’è in Efeso che una casa vuota; come non v’è in Gerusalemme che una tomba vuota: perché non si trova la vera tomba santa, essendo tutta la terra vuota. Ma la presenza di Maria in questi luoghi è più viva e forte di qualunque assenza ‘fisica’. E c’è da credere che, prima o poi, appaia anche qui - nella Terra Santa di Gesù e sua - per dirci le ragioni di speranza, di amore e di pace che animano i suoi devoti in ogni parte del mondo.

    Simone Moreno

    FONTE: Madre di Dio, 2006, fasc. n. 6

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    La fine terrena di Maria, mistero nascosto in Dio

    Dalla "Meryem Ana Evi", la casa di Madre Maria ad Efeso, alla "Chiesa della Dormizione" e alla "Tomba della Vergine" a Gerusalemme, fra tradizioni e mistero.


    Scrivendo nel num. scorso della rivista della "tradizione di Efeso" sul rinvenimento sulla "Collina dell’Usignolo" della "Meryem Ana Evi" [la casa di Madre Maria], dicevamo anche che resta da confrontare la verità di tale tradizione efesina con quella della "Chiesa della Dormizione" e della "Tomba della Vergine" a Gerusalemme.

    In fondo, non v’è in Efeso che una casa vuota; come non v’è in Gerusalemme che una tomba vuota: non si è mai trovata la vera tomba santa; anche se la presenza di Maria - ad Efeso come a Gerusalemme - è più viva e forte di qualunque assenza ‘fisica’.

    Giuliano Patelli, nel suo libro "Una Madonna nuova", Edizione S. P. Self-Pubblished, 1998, dopo avere raccolto e interpretato i dati della "tradizione di Efeso", si pone una domanda problematica: "Perché una tomba [della Madonna] a Gerusalemme?" [cfr. pp. 121-125]. Ed è un interrogativo destinato a rimanere senza risposta.

    Alla tradizione che vuole Maria profuga in Asia Minore con Giovanni, e forse con Maria di Magdala e altre donne galilee - scrive Patelli -, si contrappone una radicata tradizione secondo la quale la Madonna "si addormentò" proprio a Gerusalemme. Quella spelonca intagliata nella roccia, rinvenuta negli scavi del 1972 sotto la "Chiesa della Dormizione", fu veramente il luogo della temporanea sepoltura di Maria? Si tratta di una "tomba vuota", a pochi passi dal Santo Sepolcro e dal Cenacolo, ritenuto quest’ultimo luogo ospitale per seguaci del Signore.

    Dopo l’evento pentecostale Maria non è più nominata nella Sacra Scrittura

    Nel Nuovo Testamento non vi è traccia neppure della più piccola informazione al riguardo. Né l’indifferenza degli Ebrei per le donne, forse allora più di oggi istintiva e comunque legalizzata, basta a giustificare questo silenzio. Perché Maria era pur sempre la Madre di Gesù, figlio di Dio per i suoi seguaci e grande Profeta per tutto il popolo.

    L’aedo di Maria, l’evangelista Luca, dopo avere menzionato la Madre del Signore per l’ultima volta nella riunione seguita all’Ascensione di suo Figlio [cfr. At 1, 14], di colpo la dimentica anche lui e la "estromette" da tutte le sue successive testimonianze che, pure, alle volte raccontano episodi marginali o di scarso interesse.

    Impressionante lo spostamento e l’attrazione di Luca verso l’Apostolo Paolo e l’Occidente, trascurando tutti gli altri Apostoli, ad eccezione di Pietro, e lo sviluppo della Chiesa d’Oriente dove Maria era sicuramente inserita. E sarà la Chiesa d’Oriente ad iniziarne il riscatto di devota attenzione.

    D’altra parte, quel gruppetto errante e senza fissa dimora, costituito dall’avanguardia del Regno dell’Amore, nel quale era celata anche la Madre di Gesù, viveva nel rischio e nell’incertezza quotidiana.

    Racconta Eusebio, il grande storico della Chiesa [+ 340], che fra il 37 e il 42 d.C. tutti i discepoli di Gesù furono cacciati da Gerusalemme. L’Apostolo Giacomo il Maggiore, fratello di Giovanni, fece le spese per tutti. Erode Agrippa lo fece uccidere nel 42 a colpi di spada e, sapendo di fare cosa gradita ai Giudei, mandò ad arrestare anche Pietro, che fu salvo per un miracolo [cfr. At 12, 1-3].

    Giovanni, con Maria, doveva avere già lasciato la città per altri luoghi; infatti, non è più nominato negli Atti di Luca. I riferimenti successivi agli Apostoli non dicono quanti fossero e chi fossero. Sono i grandi vuoti dell’Evangelista: la sua penna non scriverà mai più il nome di Maria, si accosterà a Paolo, l’ex-persecutore Saulo, e su di lui scriverà pagine e pagine. Perché certo Paolo lo meritava per la sua grande visione del Cristianesimo che incantava i primi seguaci e per le sofferenze tremende fino al martirio che subì per amore di Cristo; ma lo Spirito Santo lo avevano ricevuto anche gli altri Apostoli che pure predicavano la Buona Novella: Andrea, Tommaso, Bartolomeo, Taddeo, Filippo, Giovanni, Matteo, Giacomo il Maggiore, Giacomo figlio di Alfeo, Simone lo zelatore, Giuda fratello di Giacomo e Mattia.

    Gesù aveva detto loro: "Andate in tutto il mondo…" [Mc 16, 15]. E di quasi tutti la predicazione è sconosciuta e ignota la fine.

    È curioso notare come Luca negli Atti non nomini Pietro senza affiancargli Giovanni [cfr. At 3, 1-11; 4, 13; 8, 14-25]; e poi, all’improvviso, lo ignori per sempre. Il nome di Giovanni affiancato a quello di Pietro scompare in occasione di un viaggio di Pietro a Ioppe [l’odierna Giaffa], il porto più vicino a Gerusalemme e noto fin dall’antichità per i traffici marittimi che interessavano l’Egeo. Ancora, Pietro prosegue per l’altro importante porto di Cesarea, dove incontrerà il centurione romano Cornelio. Ma Giovanni è già scomparso.

    Salpavano ogni giorno da quei porti navi onerarie con carichi di olio, grano, legname, animali, manufatti e viaggiatori occasionali diretti ai porti dell’Egeo e del Mediterraneo. Chissà se tra gli otri, le anfore e i sacchi non si nascondesse qualche personaggio a noi noto…

    Interno della Cripta-Santuario dell’Assunzione, detta "Tomba della Vergine", perché secondo la tradizione custodì il corpo di Maria fino alla sua Assunzione al Cielo.

    La "tradizione gerosolimitana"

    E veniamo così alla tradizione gerosolimitana sulla fine terrena di Maria: si tratta di racconti e testimonianze tramandati piuttosto tardivamente e registrati solo verso la fine del III secolo. Infatti, i primi solchi leggeri, nei quali si incanalerà il racconto della storia di Maria, non si intravedono prima dell’inizio del secolo successivo: troppo tardi per ricordare morte singolare, tomba o destino miracoloso del suo corpo mortale.

    Così dobbiamo arrivare soltanto al secolo VI per trovare l’Imperatore d’Oriente Mauro che fissa, con Decreto particolare, al 15 Agosto la celebrazione liturgica del Transito o Dormizione di Maria [cfr. Hist. Eccl., XVII, 28, pp. 147-292].

    Le varie Liturgie successive [nelle Chiese Orientali Armena, Copta, Abissina, Siriaco-Giacobita] non esprimeranno in modo inconfutabile il concetto di un’Assunzione di Maria come è sancito nel dogma cattolico, mentre faranno riferimento ad una morte miracolosa. Ma dove, come e quando? Non lo sappiamo.

    In assenza di qualsiasi documento storico, è peraltro prodigiosa l’intuizione dell’immane schiera di devoti di Maria che, nel corso dei secoli, hanno creduto che a questa "divina creatura" non sia toccato, alla fine, il medesimo destino dei comuni mortali, soggetti alla corruzione della morte.

    E tuttavia ci dobbiamo rassegnare al fatto che, mentre per l’Ascensione di Gesù al Cielo c’è una cronaca dei Vangeli [cfr. Mc 16, 19; Lc 24, 51] e degli Atti [cfr. At 1, 6-11], e c’è la testimonianza degli Apostoli, per la dipartita della Madre del Signore da questa terra è steso un velo oltre il quale nulla ci è dato di vedere.

    Come ha scritto Epifanio di Salamina a quei tempi, e l’Abbé René Laurentin ha riassunto ai nostri giorni: "Siamo cauti in tali questioni, perché ignoriamo quasi tutto: sia il meccanismo della morte della Vergine, l’esperienza dell’aldilà ed il modo esatto della risurrezione [dei corpi], sia la fine terrena del destino di Maria, interamente ignorato dalla storia. La morte di Maria è verosimile senza dubbio; verosimiglianza resa rispettabile dall’ondata di Autori che l’hanno accettata. Ma si è in diritto di pensare con Epifanio che la fine di Maria resti un mistero nascosto in Dio, che ci dobbiamo rassegnare a ignorare quaggiù".

    Chiesa Cripta-Santuario dell’Assunzione o "Tomba della Vergine", nei pressi del Gestemani, a Gerusalemme.

    Il racconto di K. Emmerick

    Quasi in appendice, e a puro titolo di curiosità - perché si tratta comunque di una "rivelazione privata" - riportiamo alcuni passi del racconto della "Morte e Assunzione della Vergine Maria" fatto dalla monaca stigmatizzata tedesca Anna Katharina Emmerick e raccolto da Clemens Brentano [cfr. cap. 10 della "Vita della Santa Vergine Maria", Ed. "San Paolo" 2004, pp. 207-226].

    Si narra della Madonna a Efeso sul letto di morte, attorniata dagli Apostoli, chiamati dai diversi luoghi della loro missione evangelizzatrice per assistere alla sua dipartita da questo mondo.

    "… Verso sera, quando si rese conto che la sua ora si avvicinava, la Santa Vergine, secondo la volontà di Gesù, volle prendere congedo dagli Apostoli, dai discepoli e dalle donne presenti […].

    La Santa Vergine pregò e benedisse ognuno con le mani disposte a croce, toccando con queste a tutti la fronte. Parlò poi a tutti e fece esattamente come Gesù a Betania le aveva detto di fare. Dopo gli Apostoli si avvicinarono a lei i discepoli, che ricevettero anch’essi la sua benedizione […]. Intanto era stato predisposto l’altare per il Sacrificio e gli Apostoli avevano indossato i loro lunghi abiti bianchi […]. Pietro le amministrò l’Unzione con l’olio santo e le portò la Particola consacrata. Ella era come in estasi, con lo sguardo rivolto verso l’alto […].

    Ed ecco - aggiunge la Emmerick - che mi è apparso qualcosa di commovente e meraviglioso. Il soffitto sopra alla stanza di Maria scomparve e la Gerusalemme celeste discese su di lei. Ho visto nubi luminose e tanti Angeli divisi in due Cori, e dalle nubi un raggio di luce raggiunse Maria. Ella stese le braccia con indicibile nostalgia e ho osservato il suo corpo librarsi al di sopra del giaciglio, totalmente sollevato in aria. Ed ecco che la sua anima uscì dal corpo come una piccola purissima figura di luce, con le braccia tese verso l’alto e salì verso il cielo, condotta dal raggio di luce […]. Era come Gesù quando era asceso al cielo.

    Particolare della "Tomba della Vergine", tagliata e isolata dalla roccia circostante come il sepolcro di Gesù.

    Quindi le donne coprirono il santo corpo con un lenzuolo e gli Apostoli e i discepoli si recarono nella parte anteriore della casa: in una grotta là presso, non spaziosa, le donne deposero la bara con il corpo della Santa Vergine che Pietro e Giovanni avevano portato a spalla, percorrendo la piccola "Via Crucis" ricostruita sulla "Collina dell’Usignolo", dove la Santa Vergine aveva trascorso i suoi ultimi anni […].

    Dopo alcuni giorni dal "transito" della Madre del Signore, gli Apostoli e i discepoli tornarono alle loro case e alle loro terre di missione…".

    Ma anche alla fine del "racconto" di Anna Katharina Emmerick rimaniamo con il nostro dubbio: come conciliare la "tradizione di Efeso" con quella di Gerusalemme? Rimane un mistero che noi devotamente veneriamo sia ad Efeso, presso la "Meryem Ana Evi", la casa di Madre Maria, sia a Gerusalemme, nella "Chiesa della Dormizione" presso il Santo Sepolcro e nella "Tomba della Vergine" [nella "Chiesa dell’Assunzione"], tagliata e isolata dalla roccia circostante e con tutte le caratteristiche di una tomba del I sec. d. C.

    Di fede c’è soltanto l’affermazione dogmatica della Cost. Ap. "Munificentissimus Deus" di Pio XII che, proclamando il 1° Novembre 1950 il dogma di Maria Assunta in Cielo, scrive: "… compiuto il corso della sua vita terrena, la Beata Vergine Maria fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo". Dove, come e quando, non ci è dato davvero di conoscere.

    Simone Moreno

    FONTE: Madre di Dio, 2006, fasc. n. 7

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    La Dormizione della Beata Vergine

    Dice la Liturgia siro-occidentale: "Questa si chiama festa della Morte [di Maria] ma è la fonte della vita; si chiama festa del Transito ma è l’inizio della vita".


    La festa della "Dormizione", celebrata il 15 Agosto, è tra le feste maggiori della Madre di Dio per tutte le Chiese Orientali che la celebrano con rara solennità, estendendo di fatto la celebrazione a tutto il mese d’Agosto, o quasi; facendo perciò di questo il mese mariano per eccellenza. E ciò, se vale per tutte le Chiese Orientali, nella diversità delle loro Liturgie e lingue liturgiche, vale anche per la Chiesa Siro-Occidentale di cui ci occupiamo in questa rubrica.

    "Grande solennità", "festa divina"

    La Liturgia sira chiama la festa indifferentemente "dipartita", "migrazione", "assunzione" e "dormizione" della Madre di Dio. Si parla nei testi di "grande solennità" e di "festa divina". Risulta dai vari nomi che l’oggetto della festa non è solo quello della morte della Vergine Maria, ma anche quello della sua assunzione in corpo e anima in Cielo, dove è costituita "Regina del cielo e della terra" e "Avvocata del genere umano" presso il suo Figlio. "Questa festa – si legge in una strofa – si chiama festa della morte ma è la fonte della vita; si chiama festa del trapasso ma è l’inizio della vita". "È festa grande, fonte di grazie …".

    Per dare maggiore rilievo alla celebrazione di questa festa, la Chiesa sira prepara i fedeli con un digiuno di quattordici giorni (dal 1° al 14 del mese d’Agosto), fa recitare preghiere speciali dal 7 al 14 dello stesso mese e prolunga la festa con un’altra settimana di festeggiamenti che costituisce un vero Ottavario.

    La data della celebrazione è fissata fin dall’inizio al 15 Agosto, come del resto è d’uso in tutte le Comunità cristiane dell’Oriente, salvo presso i Copti d’Egitto che la celebrano il 9 Agosto [= 16 Misri]. Il più antico documento che parla di una memoria della santa Vergine nel mese d’Agosto, è l’Apocrifo siriaco di cui abbiamo parlato in precedenza e secondo il quale gli Apostoli, dopo l’Assunzione in Cielo di Maria, hanno prescritto di commemorare la Madre di Dio tre volte nell’anno: alla semina del grano in Gennaio, alla mietitura o raccolta delle spighe in Maggio e alla raccolta dell’uva in Agosto. Questa terza commemorazione è venuta a confondersi con quella dell’Assunzione-Dormizione, istituita un po’ più tardi.

    Questo spiega come la Liturgia sira associ alla festa del 15 Agosto la memoria di "Nostra Signora della Vite", o della "Vergine Protettrice delle viti" [o anche "dell’uva"]. I testi liturgici esaltano Maria nel giorno della sua Assunzione, comparandola ad "una vite superba e senza macchia, che ha dato al mondo il grappolo celeste il cui vino ha vivificato il mondo".

    "Il giorno della tua Assunzione, vale a dire della tua partenza da questo mondo – si canta in una strofa – tu sei celebrata come Protettrice della vite, perché sia benedetta dalla tua memoria …". Anche l’Apocrifo siriaco del Transitus Mariae chiama Maria "la vite della gioia, preferita da Dio a tutte le altre creature …".

    Ciò spiega come molte Comunità orientali procedono alla benedizione dell’uva in questo giorno. Sembra che anche in alcune Regioni dell’Occidente, come in Germania, si sia proceduto in questo stesso giorno alla benedizione dei campi e dei prodotti della terra.

    Ufficiatura sira della festa

    L’ufficiatura sira della festa della "Dormizione della Madre di Dio" è quella delle grandi occasioni; gli Autori dei testi, insieme a poeti e teologi, ricorrono alle più belle immagini già suggerite dai Padri, specialmente da Efrem Siro (sec. IV) e Giacomo di Sarug (sec. VI), per tessere alla Madre di Dio gli elogi più belli e le lodi più sentite.

    La preghiera d’inizio dei Vespri chiede a Cristo d’essere fatti degni di celebrare la festa di sua Madre:

    "Rendici degni, o Messia Iddio di tutti, di onorare e di celebrare con animo puro e corpo immune da peccato, questo gran giorno festivo di tua Madre benedetta, assieme alle Schiere dei celesti e ai Cori dei Giusti e degli Apostoli; conservaci per le sue preghiere; liberaci per le sue suppliche da ogni male del corpo e dell'anima, o Cristo, nostro Signore e nostro Dio, nei secoli. Amen".

    I testi non mancano di evocare il raduno degli Apostoli per celebrare la ricorrenza, ma anche quello degli Angeli che, tutti insieme, uniscono la loro voce a noi della terra per celebrare come si deve il grande evento della fine della vita terrena di Maria:

    "Nel giorno del Transito della Vergine, tutti gli Apostoli celebrano un sacro rito; le Gerarchie ignee e spirituali, insieme alle anime dei Giusti, organizzano una processione per la sua sepoltura.

    In questo giorno, le legioni dei Vigili ignei e spirituali, assieme alle Potenze angeliche, onorano il giorno del Transito della Vergine Maria, figlia di Davide, Madre genitrice di Dio.

    ‘La pace sia con te, o figlia di David, Vergine piena di grazia, santa e tutta bella, che, con la tua morte hai benedetto la terra, e con la tua elevazione l'etere del cielo, o Madre che hai messo al mondo il Dio di tutti’ ".

    Francisco Martinez, Dormizione della Vergine, 1720-40, Museum of Art, Davenport

    Proemio, Sedro e Preghiera dell’incenso

    Il Sedro, come sappiamo, è la Preghiera sacerdotale che riempie i libri liturgici della Chiesa sira, e si compone di tre parti: Proemio, Sedro propriamente detto e Preghiera dell’incenso.

    La festa della "Dormizione" ne contiene molti; e qui di seguito diamo quello dei Vespri della festa:

    1] Il Proemio eleva la mente fino alla radice del mistero celebrato, evocando quello che ne è l’Autore primo:

    "Lode, riconoscenza, gloria, onore ed esaltazione, incessantemente e senza pausa, in ogni tempo e in ogni luogo, perché siamo resi degni di offrire a Cristo nostro Dio, Sole di giustizia che per sua grazia è sorto dall'Oriente da Maria, Vergine pura, e apparve nel mondo con la sua immensa misericordia, illuminandolo con i suoi divini raggi. Egli ha onorato il giorno dell'Assunzione della sua Madre e l'ha esaltata nel Cielo e sulla terra; noi lo adoriamo e l’onoriamo, ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen".

    2] Il Sedro propriamente detto ne approfondisce in modo più esteso i concetti, mentre cerca di scrutare nel mistero di Maria, alzando le lodi più belle e riservandole una serie senza fine di titoli e di nomi che formano il più sentito ritratto spirituale e teologico, tanto più bello perché fa intervenire gli Apostoli e gli stessi Angeli:

    "A te la lode, o Cristo Dio nostro, magnifico e nascosto, che sei disceso per abitare nel seno della Vergine tua Madre ignara di nozze. Tu ti sei fatto in tutto simile a noi eccetto che nel peccato, e ci hai liberati dalle catene della morte e di Satana. Tu hai inoltre onorato la memoria di tua Madre pura che hai dotato di tutte le bellezze spirituali, e tu hai riempito i cuori dei figli degli uomini di lodi eccelse e senza numero in suo onore, facendo muovere tutte le lingue per esaltare il giorno della sua Assunzione con canti sublimi. E noi, tuoi servitori della terra, accorriamo per lodarla sotto l’ispirazione dello Spirito Santo ed esclamare:

    ‘Tu sei la Sposa integra e la Madre pura ignara di nozze, la sorgente dei benefici, la nave delle gioie carica di beni indescrivibili! […].

    Nel giorno del tuo Transito, tu hai riempito il mondo di meraviglia; gli Eserciti celesti sono accorsi per porgerti onore e congiungersi agli Apostoli che, giunti dalle più lontane contrade, si erano radunati per rendere gli onori alla tua morte. Alcuni erano usciti dai loro sepolcri, altri giunti da Paesi lontani, e tutti uniti alle Schiere ignee e spirituali, volevano seppellire il tuo bellissimo corpo. Essi ti scorsero distesa sul letto e avvolta di una gloria indicibile, mentre i Cieli erano aperti e gli Eserciti di luce volavano e scendevano per onorarti’.

    O giorno felice e stupendo in cui la Madre se n’è andata per raggiungere il suo Unico!

    Gli Apostoli portano il suo feretro, la terra si accomiata da lei con gioia ed i Cieli la accolgono con giubilo. Colei che aveva contenuto nel suo seno l’Altissimo Signore, giace morta come gli altri uomini e la nave di cristallo vede rinchiudersi le porte del destino.

    Pietro, il capo degli Apostoli che tiene le chiavi del destino, portava la tua bara. Gabriele, il primo degli Angeli, cantava in presenza del tuo corpo ed i Servitori ignei gridavano con gioia:

    ‘Benvenuta sei, o Madre benedetta e sposa pura e senza difetto! Noi t’acclamiamo, o dimora dello Spirito Santo e Camera nuziale del Re celeste, o Vigna fertile sulla quale crebbe il Grappolo della gioia, il cui vino ubriaca tutta la creazione! […].

    Benvenuta sei, o Mensa benedetta che hai offerto il Pane della vita alle anime morte per il peccato, Pane che fu per loro un cibo spirituale che dona una nuova vita. Tu sei beata, o piena di grazia , e benedetta sei fra le donne, o sorgente viva piena di ricchi doni!’.

    Ed ora noi supplichiamo te, o Madre pura e Vergine sempre intatta, e ti chiediamo di intercedere per noi presso il tuo unico Figlio, il Verbo eterno, perché conceda il perdono dei peccati e delle colpe, allontani ogni tentazione del Diavolo, esalti la sua Chiesa santa e apostolica, e ci aiuti per lodarlo del nostro meglio, assieme al suo Padre e al suo Santo Spirito, ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen".

    3] La Preghiera dell’incenso, che conclude regolarmente il Sedro tra il profumo dell’incenso abbondantemente profuso, riempie il cuore e la mente dei fedeli, così esprimendosi:

    "Cristo Dio nostro, che accogli le domande dei peccatori e ascolti i gemiti degli afflitti, che magnifichi la memoria dell’Assunzione di tua Madre, la Vergine pura, accogli ora, o Signore, il profumo di questo nostro incenso, perdona le nostre colpe e rimetti i nostri peccati per la sua intercessione. Nella tua immensa misericordia, accetta in nome della tua Chiesa le offerte ed i doni che ti offrono i suoi figli credenti in onore di tua Madre, la Regina degli Angeli e la Sovrana dei Santi, e noi ti loderemo ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen".

    George Gharib

    FONTE: Madre di Dio, 2006, fasc. n. 8-9

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    Predefinito Nella novena dell'Assunzione

    In morte di Santa Maria, Madre di Gesù il Risorto

    Rivivere l’evento della dormitio Virginis nel mese di Novembre aiuta una riflessione rasserenata intorno alla morte. - Abbozzo di 'quasi funebre preghiera'.


    "Disse il Signore Gesù a Maria: ‘Vieni in pace perché le schiere celesti attendono te e che io ti introduca tra le gioie del Paradiso’. Quando il Signore ebbe detto queste parole, la Vergine si alzò e si distese sul letto e, rendendo grazie a Dio, esalò lo spirito. Gli Apostoli videro allora uno splendore tale, che nessuna lingua umana saprebbe descrivere, perché superava il candore della neve e la chiarezza dell’argento".

    Non sollevano stupite incredulità al giorno d’oggi parole come queste che narrano la morte di Maria. Molti sono al corrente che si tratta di alcune frasi desunte da un racconto scritto non meno di milleseicento anni orsono, denominato nell’originale greco koimésis e nella versione latina transitus, vocaboli che alludono al sonno della morte e al passaggio dalla vita terrena della Vergine Maria, Madre di Gesù il Cristo. Il racconto appartiene agli Apocrifi.

    Sostare intorno all’evento della morte di Maria nel mese di novembre contribuisce a una riflessione rasserenata intorno alla morte e potenzia la devozione verso la Santa Madre di Gesù che è il Signore morto e risorto.

    La sostanza della fede crede nella Assunzione di Maria. È una convinzione custodita lungo tutti i secoli di storia della Chiesa, definita come dogma di fede, ossia come verità rivelata da Dio stesso, con una formulazione siffatta: la Vergine Maria, "terminato il corso della sua vita terrena, fu assunta in anima e corpo alla gloria dei Cieli" (Pio XII nel 1950; cfr. Lumen gentium 59).

    Il Magistero non illumina le modalità di tale ‘salita al Cielo’ se non affermando l’assunzione della personalità integrale di Maria. Nei secoli più recenti i teologi hanno dibattuto appassionatamente intorno a questa modalità, convinti chi che anch’ella morì e risorse, chi che dalla vita terrena salì direttamente alla vita eterna. Dunque, resta libertà di scelta nel condividere l’una o l’altra posizione.

    Paolo Veneziano, "Dormitio Virginis" (part. di polittico), Vicenza, Museo Civico

    In morte di Maria


    Probabilmente non tutti conoscono la ‘cronaca’ della morte di Maria menzionata qui sopra in apertura. Essa serve da guida per entrare nella vicenda che portò anche Maria sulla soglia tra vita terrena e vita immortale. Invero, il racconto di quell’apocrifo non è ‘cronaca’ vera e propria, cioè relazione di come andarono le cose; è piuttosto allegoria, cioè adombramento di un significato teologico sotto la raffigurazione letteraria; è parabola, cioè insegnamento morale tramite l’uso di simboli.

    Dunque, l’apocrifo ‘cronista’ registra che "ventisette anni dopo che Gesù Cristo, avendo vinto la morte ascese al Cielo, Maria, infiammata dal desiderio di rivedere il Salvatore, era sola in un luogo appartato della sua casa e versava lacrime". Naturalissimo è il desiderio d’una madre di rivedere il proprio figlio, tanto più se questo figlio è il Signore Gesù, vivente nella gloria del Padre celeste. Fortissimo a livello della mistica è l’anelito di condividere la vita divina. A Maria sono attribuiti questi sentimenti. La pagina continua raccontando che un Angelo viene inviato ad annunciarle la morte che la coglierà entro tre giorni. Quest’ultimo segmento di vita terrena rammenta la sosta dei tre giorni di Gesù nella tomba: balugina un’ardita allusione all’attesa della resurrezione da parte della Madre del Risorto. Due desideri confida Maria all’Angelo. L’uno è "che tutti gli Apostoli del mio Signore Gesù Cristo siano riuniti attorno a me": improvvisamente, dai luoghi dove stanno portando il Vangelo, essi furono trasportati davanti alla casa di Maria, loro stessi stupiti dall’avvenimento, tanto che si domandavano "perché il Signore li avesse riuniti in quel luogo".

    L’altro desiderio di Maria è scolpito in una preghiera a Gesù, intrisa di genuina umanità: "Ti chiedo, re glorioso, che la potenza dell’inferno non possa mai farmi danno". In faccia alla morte ogni creatura umana sta tremebonda, affrontando con fiducia nel Signore paura e incertezza sul futuro.

    Caravaggio, Morte della Vergine, Parigi, Museo del Louvre.

    L’agonia di Maria si protrae lungo i tre giorni preannunciati, consolata e vegliata dagli Apostoli, tutti intenti nella lode al Signore. "Ed ecco che il Signore Gesù arrivò improvvisamente e disse a Maria: ‘Vieni, o tu che io ho scelto, perla preziosissima, entra nel soggiorno della vita eterna’". Sono memorabili e umanissime le ultime parole di Maria, inginocchiata sul pavimento in adorazione del Signore: "Sia benedetto il nome della tua gloria, Signore mio Dio, tu che ti sei degnato di scegliere la tua umile ancella e confidarmi il segreto della tua misericordia. Ricordati di me, re glorioso. Tu sai che ti ho amato con tutto il cuore e che ho conservato il tesoro che mi hai affidato. Ricevi, Signore, la tua serva e liberami dalla potenza delle tenebre, perché Satana non mi assalga e perché io non mi veda venire incontro gli spiriti spaventosi". Assicurata dal Salvatore d’un transito sereno e salvaguardato, "la Vergine si alzò e si distese sul letto e, rendendo grazie a Dio, esalò lo spirito". Questa scena raffigura la solennità della morte, la morte consona e meritata da ogni discepolo fedele e fidente.

    L’apocrifo si cimenta in arditi voli oscillanti tra fantasia entusiasta e mistica contemplativa nel relazionare sul dopo quella morte. Quasi inatteso sopraggiunge l’epilogo glorioso. Terminato il corteo funebre (intervallato da avventurosi episodi) e il rito della sepoltura, "improvvisamente arrivò il Signore Gesù con una innumerevole schiera di Angeli".

    A lui Pietro e gli altri Apostoli ardiscono rivolgere una supplica che cela il desiderio ecclesiale e la speranza dei credenti: "Signore, tu hai scelto la tua serva senza macchia per farne la tua dimora… Sembra giusto ai tuoi servitori che tu, avendo vinto la morte e che regni nella gloria, risusciti il corpo di Maria e la conduca piena di gioia nel Cielo". E Gesù acconsente, ordinando agli Arcangeli Michele e Gabriele di richiamare in vita sua madre: "E subito Maria si alzò, benedisse il Signore e fu dagli Angeli accompagnata in Cielo".

    Dunque, solo la fantasia degli Apocrifi, l’immaginazione dei poeti, la genialità dei pittori (tra i quali primeggiano gli iconografi), la versatilità dei pensatori, gli slanci abissali dei mistici, la libertà dei semplici vegliano in morte di Maria. Solo loro, ma non è poco. Anche loro, non solo Bibbia, liturgia, Magistero e teologia (silenti sulla morte della Madre di Cristo), veicolano messaggi come supporti e illuminazioni alla fede.

    La morte di Maria completa la sua umanità - ogni creatura umana è destinata a morire -, e la sua condivisione della vicenda di Gesù, figlio umano e divino: la stessa fede che crede lui morto e risorto, crede o può credere nella morte e risurrezione di Maria, madre sua.

    Basilica della Dormizione.

    Quasi funebre preghiera


    Una meditazione sulla morte di Maria - come quella qui abbozzata - quasi spontaneamente conduce alla preghiera ed è completamento devozionale. Né la liturgia né l’eucologia ratificata offrono spunti per una sosta devozionale in memoria della morte di Maria. Nessuno dei 46 formulari delle Messe della Beata Vergine Maria menziona la sua morte; nemmeno l’ultimo di essi, Santa Maria porta del Cielo (titolo emblematicamente aperto), introduce la parola ‘morte’ (a parte la citazione di Apocalisse 21,4) e solo allude alla morte dell’orante che prega di meritare di raggiungere la soglia della patria celeste.

    Nemmeno la liturgia del 15 agosto (Liturgia delle Ore, Eucaristia) evoca esplicitamente la morte, ma spazia alle altezze dell’Assunzione di Santa Maria, anche nelle preci; e, saltando pure l’appuntamento con la propria morte, mira solo alla condivisione della risurrezione e della gloria del Cielo. Scansate ingiustificate forzature, uno sguardo alla morte di Maria consentirebbero le citazioni 1 Corinti 15,54-57 nell’Eucaristia vigiliare, e i precedenti versetti 20-26 in quella diurna, nonché una esclamazione della prefazione: "Tu [Padre] non hai voluto che conoscesse la corruzione del sepolcro colei che ha generato il Signore della vita".

    Ma se la devozione popolare ha eletto San Giuseppe patrono della buona morte, alla sposa di lui Maria la devozione può orientarsi anche nell’ora della sua morte, e non invocarla solo che preghi nell’ora della propria morte. Uno schema eucologico potrebbe svilupparsi sul parametro della celebrazione della Parola.

    Tomba della Vergine, in Gerusalemme.

    Non esiste un formulario di preghiera in memoria della morte di Maria. Eppure, esso sarebbe proficuo e proporzionato in taluni giorni liturgici, in particolare la vigilia del 15 agosto, solennità che dovrebbe celebrare il dies natalis di Maria, cioè la sua morte o ‘nascita al cielo’, come avviene per quasi tutti i Santi. Sarebbe opportuno negli incontri di preghiera tematici, in tempi forti nei quali la morte è prospettata come appuntamento forte, nelle veglie funebri, nel mese di Novembre che fa memoria dei Defunti. Ma, evidentemente, occorrono suggerimenti.

    Almeno un abbozzo, come questo molto semplice (e forse un poco ardito) che segue.

    Ambientazione, cioè la motivazione della celebrazione, attinta anche da quanto qui sopra riportato; esposizione e interpretazione di una icona che contempla la morte di Maria.

    Introduzione consueta nel nome della Santa Trinità, opportuna memoria della relazione di Maria con la Trinità: il Padre fonte, il Figlio approdo, lo Spirito vertice di vita.

    Preghiera: "Signore, siamo raccolti nel tuo nome per contemplare il tuo amore che ha risvegliato Maria dal sonno della morte. Il tuo Santo Spirito illumini le nostre intelligenze a capire e custodire in cuore la Parola che tu ora vuoi confidarci come guida nella vita che stiamo consumando e verso la morte che stiamo attendendo, ispirandoci a Gesù ed a Maria vissuti, morti e risorti sulla nostra stessa terra umana. Gloria a te, Signore".

    Parola: Atti 9, 36-43 (risurrezione di Tabita per intervento di Pietro); oppure 1 Corinti 15 passim (risurrezione di Cristo e risurrezione di ognuno); Salmo 17 ("al risveglio mi sazierò della tua presenza"); Vangelo con le risurrezioni operate da Gesù (Matteo 9, 18-19.23-26 e paralleli; Luca 7, 11; Giovanni 11 passim), se non è stata letta la pericope dagli Atti oppure Giovanni 5, 24-29; condivisione guidata dal presidente in interpretazione il più possibile orientata alla personalità e alla vicenda di Maria.

    Suggestiva visione invernale della Cattedrale della Dormizione a Zagorsk (1507-1515), nei pressi di Tikhvin.

    Intercessioni spontanee, connesse con la realtà della cronaca corrente.

    Lode: "Noi ti lodiamo, Dio Padre nostro, perché tu non hai chiamato alla vita nessuna creatura umana per la morte, ma perché tutti abbiamo presso di te la tua stessa vita immortale. Ti benediciamo, Santo Spirito, perché hai liberato dalla prigionia del sepolcro Gesù figlio di Dio e nostro fratello e la Madre sua Maria e li hai risuscitati per la vita eterna. Ti ringraziamo, Signore Gesù Cristo, perché sei misericordioso nell’invitare a convertire le nostre volontà in attesa di varcare le soglie della morte, anche noi liberi da ogni peccato e sazi di amore".

    Conclusione: Cantico di Maria (Lc 1, 46-55) o di Zaccaria (Lc 1, 68-79), utilizzato anche nella liturgia funebre, lentamente intervallato da pause silenziose.

    Si tratta, come è evidente, di una proposta inconsueta: la celebrazione intende non lamentare una morte né suffragare un morto, bensì invita a percorrere un cammino di come può avvenire e che senso può avere il transito fra la condizione mortale e l'approdo all'immortalità; rivisita esperienze di morte superate nella vita. Si tratta, in fondo, di un sussidio devozionale ispirato alla morte di Maria e al suo superamento della morte, in sintonia alla vicenda di Cristo e in anticipazione del percorso di ciascuno di noi stessi.

    Luigi M. De Candido

    Fonte: Madre di Dio, 2002, fasc. n. 11

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    Il mistero nascosto del "transito" di Maria

    Dalla Meryem Ana Evi, la casa di madre Maria ad Efeso, alla Chiesa della Dormizione e alla Tomba della Vergine a Gerusalemme, un dato di fede che storicamente è oggetto di tradizioni e mistero.


    Dei sette "quadri" che compongono la narrazione apocrifa della vita della Vergine:

    1 origini e nascita di Maria
    2 Maria al tempio
    3 il matrimonio con Giuseppe
    4 l’Annunciazione
    5 Maria, madre-vergine
    6 Maria nella passione e risurrezione di Gesù
    7 Dormizione e Assunzione di Maria, mentre il sesto è il più povero di riferimenti, per quello sulla Dormizione e Assunzione della Vergine, le fonti apocrife non scarseggiano.

    Della sorte della Madre del Signore negli ultimi anni della sua esistenza terrena (come risulta negli scritti accomunati dalla tematica del transitus, il ciclo narrativo di almeno cinque apocrifi che raccorda l’ultima parte della vita di Maria in terra e la prima della sua vita in cielo), abbiamo già detto in precedenza (nei numeri di luglio 2006, pp. 20-22; agosto-settembre 2006, pp. 20-22).

    Ci limitiamo qui a sottolineare che gli autori apocrifi cosiddetti "assunzionisti" presentano gli ultimi istanti della vita terrena della Vergine come un evento ineluttabile, sperimentato dallo stesso Cristo; e si preoccupano di far presagire al lettore che nel caso di Maria non tutto termina con la morte, perché ella è vergine-madre e ha conservato intatta la sua verginità. Le motivazioni della sua Assunzione al cielo in anima e corpo sono, perciò, riposte più sulla verginità che sulla maternità; e la grandezza della verginità consiste nel fatto che Maria è stata dimora di Gesù.

    E proprio sui testi di questo gruppo "assunzionista" ci sarebbe da discorrere.

    La "tradizione gerosolimitana"

    Ma veniamo intanto alla cosiddetta "tradizione gerosolimitana" sulla fine terrena di Maria: si tratta di racconti e testimonianze tramandati piuttosto tardivamente e registrati solo verso la fine del III secolo. Infatti, i primi solchi leggeri, nei quali si incanalerà il racconto della storia di Maria, non si intravvedono prima dell’inizio del secolo successivo: troppo tardi per ricordare morte singolare, tomba o destino miracoloso del suo corpo mortale.

    Così dobbiamo arrivare al secolo VI per trovare l’imperatore d’Oriente Mauro che fissa, con decreto particolare, al 15 agosto la celebrazione liturgica del Transito o Dormizione di Maria (cf Historia Ecclesiastica, XVII, 28).

    Le varie liturgie successive (nelle Chiese orientali armena, copta, abissina, siriaco-giacobita) non esprimeranno in modo inconfutabile il concetto di un’Assunzione di Maria come è sancito nel dogma cattolico, mentre faranno riferimento a una morte miracolosa. Ma dove, come e quando? Non lo sappiamo.

    In assenza di qualsiasi documento storico, è peraltro prodigiosa l’intuizione dell’innumerevole schiera di devoti di Maria che, nel corso dei secoli, hanno creduto che a questa "divina creatura" non sia toccato, alla fine, il medesimo destino dei comuni mortali, soggetti alla corruzione della morte.

    E tuttavia ci dobbiamo rassegnare al fatto che, mentre per l’Ascensione di Gesù al cielo c’è una cronaca dei Vangeli (cf Mc 16,19; Lc 24,51) e degli Atti (cf At 1,6-11), e c’è la testimonianza degli apostoli, per la dipartita della Madre del Signore da questa terra è steso un velo oltre il quale nulla ci è dato di vedere.

    Come ha scritto Epifanio di Salamina a quei tempi (IV secolo), e René Laurentin ha riassunto ai nostri giorni: «Siamo cauti in tali questioni, perché ignoriamo quasi tutto: sia il meccanismo della morte della Vergine, l’esperienza dell’aldilà e il modo esatto della risurrezione (dei corpi), sia la fine terrena del destino di Maria, interamente ignorato dalla storia. La morte di Maria è verosimile senza dubbio; verosimiglianza resa rispettabile dall’ondata di autori che l’hanno accettata. Ma si è in diritto di pensare con Epifanio che la fine di Maria resti un mistero nascosto in Dio, che ci dobbiamo rassegnare a ignorare quaggiù».

    La "tomba di Maria" a Gerusalemme, in una chiesa non lontana dal Getsemani.

    Jean Lecomte du Noüy, Donne cristiane alla tomba della Vergine, 1871, collezione privata


    Il racconto della Emmerick


    Quasi in appendice, e a puro titolo di curiosità – perché si tratta comunque di una "rivelazione privata" – riportiamo alcuni passi del racconto della morte e Assunzione della Vergine Maria fatto dalla monaca tedesca stigmatizzata Anna Katharina Emmerick e raccolto da Clemens Brentano (Vita della Santa Vergine Maria, San Paolo 2004, cap. 10, pp. 207-226).

    Si narra della Madonna a Efeso sul letto di morte, attorniata dagli apostoli, chiamati dai diversi luoghi della loro missione evangelizzatrice per assistere alla sua dipartita da questo mondo.

    «Verso sera, quando si rese conto che la sua ora si avvicinava, la santa Vergine, secondo la volontà di Gesù, volle prendere congedo dagli apostoli, dai discepoli e dalle donne presenti [...].

    «La santa Vergine pregò e benedisse ognuno con le mani disposte a croce, toccando con queste a tutti la fronte. Parlò poi a tutti e fece esattamente come Gesù a Betania le aveva detto di fare. Dopo gli apostoli si avvicinarono a lei i discepoli, che ricevettero anch’essi la sua benedizione [...]. Intanto era stato predisposto l’altare per il sacrificio e gli apostoli avevano indossato i loro lunghi abiti bianchi [...]. Pietro le amministrò l’unzione con l’olio santo e le portò la particola consacrata. Ella era come in estasi, con lo sguardo rivolto verso l’alto [...].

    «Ed ecco – aggiunge la Emmerick – che mi è apparso qualcosa di commovente e meraviglioso. Il soffitto sopra alla stanza di Maria scomparve e la Gerusalemme celeste discese su di lei. Ho visto nubi luminose e tanti angeli divisi in due cori, e dalle nubi un raggio di luce raggiunse Maria. Ella stese le braccia con indicibile nostalgia e ho osservato il suo corpo librarsi al di sopra del giaciglio, totalmente sollevato in aria. Ed ecco che la sua anima uscì dal corpo come una piccola purissima figura di luce, con le braccia tese verso l’alto e salì verso il cielo, condotta dal raggio di luce [...]. Era come Gesù quando era asceso al cielo.

    «Quindi le donne coprirono il santo corpo con un lenzuolo e gli apostoli e i discepoli si recarono nella parte anteriore della casa: in una grotta là presso, non spaziosa, le donne deposero la bara con il corpo della santa Vergine che Pietro e Giovanni avevano portato a spalla, percorrendo la piccola via crucis ricostruita sulla Collina dell’Usignolo, dove la santa Vergine aveva trascorso i suoi ultimi anni [...].

    «Dopo alcuni giorni dal "transito" della Madre del Signore, gli apostoli e i discepoli tornarono alle loro case e alle loro terre di missione».

    Ma anche alla fine del "racconto" della Emmerick rimaniamo con il nostro dubbio: come conciliare la "tradizione di Efeso" (della asserita dipartita della Madonna in questa cittadina) con quella di Gerusalemme? Rimane un mistero che noi devotamente veneriamo sia ad Efeso, presso la Meryem Ana Evi, la casa di madre Maria, sia a Gerusalemme, nella chiesa della Dormizione presso il Santo Sepolcro e nella Tomba della Vergine (nella Chiesa dell’Assunzione), tagliata e isolata dalla roccia circostante e con tutte le caratteristiche di una tomba del I secolo d.C.

    Di fede c’è soltanto l’affermazione dogmatica della Costituzione apostolica Munificentissimus Deus di Pio XII che, proclamando il 1° novembre 1950 il dogma di Maria assunta in cielo, scrive: «compiuto il corso della sua vita terrena, la Beata Vergine Maria fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo». Dove, come e quando, non ci è dato davvero di conoscere.

    Gli ultimi anni di vita e la fine terrena di Maria restano un mistero nascosto in Dio: vaghiamo dalla Meryem Ana Evi, la casa di Madre Maria ad Efeso, alla Chiesa della Dormizione e alla Tomba della Vergine a Gerusalemme, cercando inutilmente di venirne a capo.

    Duccio da Buoninsegna, Annuncio di morte alla Vergine, 1308-11, Museo dell'Opera del Duomo, Siena; la palma è simbolo di morte e del paradiso.

    Duccio da Buoninsegna, Commiato da S. Giovanni, 1308-11, Museo dell'Opera del Duomo, Siena

    Duccio da Buoninsegna, Commiato dagli apostoli, 1308-11, Museo dell'Opera del Duomo, Siena

    Duccio da Buoninsegna, Morte della Vergine, 1308-11, Museo dell'Opera del Duomo, Siena. Anche qui compare la palma

    Duccio da Buoninsegna, Funerale della Vergine, 1308-11, Museo dell'Opera del Duomo, Siena. La salma è preceduta dalla palma

    Duccio da Buoninsegna, Sepoltura della Vergine, 1308-11, Museo dell'Opera del Duomo, Siena. Qui pure vi è il simbolo della palma


    Un’ipotesi suggestiva: le Catacombe di Priscilla


    Ma, riandando al libro Una Madonna nuova di Giuliano Patelli (Edizioni Self-Pubblished, 1998), notiamo come – dopo avere raccolto e interpretato i dati della "tradizione di Efeso" ed essersi posto il problema: «Perché una tomba (della Madonna) a Gerusalemme?» – l’autore dedica un capitoletto a La scomparsa (di Maria): altre ipotesi (pp. 127-131). Vediamo di che si tratta.

    In sostanza, viene ricordato che nelle Catacombe di Priscilla, sulla via Salaria a Roma, troviamo la prima "M" in un epitaffio databile alla fine dell’anno 200, sicuramente riferito alla Madonna. «È poco», scrive Giuliano Patelli; «ma la segnalazione del nome di Maria che più sconcerta, nome graffito per intero, è quello decifrato sull’umile tomba di Pietro scoperta in Vaticano. Nome graffito con quelli di Cristo e di Pietro, ora una "M", ora con "Ma" e finalmente anche per intero: "MARIA", con il verbo greco "NICA", esclamazione di vittoria. Questo può essere il segno della certezza del primitivo culto della Madonna o cos’altro?». Domanda suggestiva, suffragata dal fatto che, insieme alle ossa di Pietro, si sono trovati sul Colle vaticano resti «di sette individui, e la maggiori parte dei frammenti apparteneva a una fragile vecchia (catalogati da Margherita Guarducci, l’archeologa scopritrice della tomba di Pietro, con le sigle T e K)».

    Non esiste alcuna traccia della presenza di Maria a Roma; ma il ritrovamento di graffiti accanto alla tomba di Pietro rende suggestiva l’ipotesi.

    Simone Moreno

    Fonte: Madre di Dio, 2007, fasc. n. 10

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    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    La dormizione della Madre di Dio (Lettura Fil 1,20b-21)


    Mercoledì, 25 giugno 1997

    1. Circa la conclusione della vita terrena di Maria, il Concilio riprende i termini della Bolla di definizione del dogma dell'Assunzione ed afferma: "L'Immacolata Vergine, preservata immune da ogni macchia di colpa originale, finito il corso della sua vita terrena, fu assunta alla celeste gloria in corpo e anima" (LG, 59). Con questa formula la Costituzione dogmatica "Lumen gentium", seguendo il mio Venerato Predecessore Pio XII, non si pronuncia sulla questione della morte di Maria. Pio XII tuttavia non intese negare il fatto della morte, ma soltanto non giudicò opportuno affermare solennemente, come verità che doveva essere ammessa da tutti i credenti, la morte della Madre di Dio.
    Alcuni teologi, in verità, hanno sostenuto l'esenzione della Vergine dalla morte e il suo passaggio diretto dalla vita terrena alla gloria celeste. Tuttavia questa opinione è sconosciuta fino al XVII secolo, mentre in realtà esiste una tradizione comune che vede nella morte di Maria la sua introduzione alla gloria celeste.

    2. E' possibile che Maria di Nazaret abbia sperimentato nella sua carne il dramma della morte? Riflettendo sul destino di Maria e sul suo rapporto con il divin Figlio, sembra legittimo rispondere affermativamente: dal momento che Cristo è morto, sarebbe difficile sostenere il contrario per la Madre.
    In questo senso hanno ragionato i Padri della Chiesa, che non hanno avuto dubbi al riguardo. Basti citare san Giacomo di Sarug (+ 521), secondo il quale "il coro dei dodici Apostoli" quando per Maria giunse "il tempo di camminare sulla via di tutte le generazioni", la via cioè della morte, si raccolse per seppellire "il corpo virgineo della Benedetta" (Discorso sulla sepoltura della Santa Genitrice di Dio, 87-99 in C. VONA, Lateranum 19 [1953], 188). San Modesto di Gerusalemme (+ 634), dopo aver ampiamente parlato della "beatissima dormizione della gloriosissima Genitrice di Dio", conclude il suo "encomio" esaltando l'intervento prodigioso di Cristo che "la risuscitò dal sepolcro" per assumerla con sé nella gloria (Enc. in dormitionem Deiparae semperque Virginis Mariae, nn. 7 e 14: PG 86 bis, 3293; 3311). San Giovanni Damasceno (+ 704), per parte sua, si chiede: "Come mai colei che nel parto passò sopra tutti i limiti della natura, ora si piega alle sue leggi e il suo corpo immacolato viene sottoposto alla morte?". E risponde: "Bisognava certo che la parte mortale venisse deposta per rivestirsi di immortalità, poiché anche il padrone della natura non ha rifiutato l'esperienza della morte. Egli, infatti, muore secondo la carne e con la morte distrugge la morte, alla corruzione elargisce l'incorruttibilità e il morire lo fa sorgente di risurrezione". (Panegirico sulla Dormizione della Madre di Dio, 10: SC 80,107).

    3. E' vero che nella Rivelazione la morte è presentata come castigo del peccato. Tuttavia il fatto che la Chiesa proclami Maria liberata dal peccato originale per singolare privilegio divino non porta a concludere che Ella abbia ricevuto anche l'immortalità corporale. La Madre non è superiore al Figlio, che ha assunto la morte, dandole nuovo significato e trasformandola in strumento di salvezza.
    Coinvolta nell'opera redentrice e associata all'offerta salvatrice di Cristo, Maria ha potuto condividere la sofferenza e la morte in vista della redenzione dell'umanità. Anche per Lei vale quanto Severo d'Antiochia afferma a proposito di Cristo: "Senza una morte preliminare, come potrebbe aver luogo la risurrezione?" (Antijulianistica, Beirut 1931, 194s). Per essere partecipe della risurrezione di Cristo, Maria doveva condividerne anzitutto la morte.

    4. Il Nuovo Testamento non fornisce alcuna notizia sulle circostanze della morte di Maria. Questo silenzio induce a supporre che essa sia avvenuta normalmente, senza alcun particolare degno di menzione. Se così non fosse stato, come avrebbe potuto la notizia restare nascosta ai contemporanei e non giungere, in qualche modo, fino a noi?
    Quanto alle cause della morte di Maria, non sembrano fondate le opinioni che vorrebbero escludere per Lei cause naturali. Più importante è la ricerca dell'atteggiamento spirituale della Vergine al momento della sua dipartita da questo mondo. A tale proposito, san Francesco di Sales ritiene che la morte di Maria sia avvenuta come effetto di un trasporto d'amore. Egli parla di un morire "nell'amore, a causa dell'amore e per amore", giungendo perciò ad affermare che la Madre di Dio morì d'amore per suo figlio Gesù (Traité de l'Amour de Dieu, Lib. 7, c. XIII-XIV).
    Qualunque sia stato il fatto organico e biologico che causò, sotto l'aspetto fisico, la cessazione della vita del corpo, si può dire che il passaggio da questa all'altra vita fu per Maria una maturazione della grazia nella gloria, così che mai come in quel caso la morte poté essere concepita come una "dormizione".

    5. In alcuni Padri della Chiesa troviamo la descrizione di Gesù stesso che viene a prendere sua madre nel momento della morte, per introdurla nella gloria celeste. Essi presentano, così, la morte di Maria come un evento d'amore che l'ha condotta a raggiungere il suo divin Figlio per condividerne la vita immortale. Alla fine della sua esistenza terrena, Ella avrà sperimentato, come Paolo e più di lui, il desiderio di essere sciolta dal corpo per essere con Cristo per sempre (cfr Fil 1,23).
    L'esperienza della morte ha arricchito la persona della Vergine: passando per la comune sorte degli uomini, Ella è in grado di esercitare con più efficacia la sua maternità spirituale verso coloro che giungono all'ora suprema della vita.

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    Giacinto Brandi, Il transito della Vergine, sec. XVII, Museo Nazionale d'Abruzzo, L'Aquila

    Hugo van der Goes, Il transito della Vergine, 1480 circa, Groeninge Museum, Bruges

    Caravaggio, Morte della Vergine, 1605-06, Musée du Louvre, Parigi

    Petrus Christus, Morte della Vergine, 1457-67, Timken Art Gallery, San Diego

    Andrea Mantegna, Morte della Vergine, 1462 circa, Museo del Prado, Madrid

 

 
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