L’accordo non c’è. Dopo nove giorni di intese trattative si chiudono con un nulla di fatto gli incontri del Wto, l’Organizzazione mondiale del commercio: Cina, India e Stati Uniti non sono riusciti a trovare un tavolo di trattativa per liberalizzare l’accesso ai mercati agricoli dei paesi in via di sviluppo. Sullo sfondo, restano le inquietudini per la crisi finanziaria, energetica e alimentare. Nemmeno Pascal Lamy, direttore generale del Wto, non è riuscito ad appianare le divergenze: è la terza estate consecutiva che fallisce il “Doha round”, il meeting dei 153 Paesi che aderiscono all’Organizzazione mondiale del commercio. Secondo gli osservatori bisognerà aspettare l’insediamento del prossimo inquilino della Casa Bianca per riprendere il dialogo.
Delusa la delegazione italiana. “Prendo atto del fallimento di una trattativa in cui si è provato in tutti i modi a penalizzare il sistema agricolo italiano e più in generale europeo” dice il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Luca Zaia, sottolineando che “nel corso delle trattative abbiamo portato a casa importanti risultati, in particolare per ciò che concerne l’elenco dei prodotti tropicali”. E aggiunge: “L’esclusione dei prodotti di Indicazione geografica protetta avrebbe però provocato conseguenze drammatiche per tutto il comparto”. Per Coldiretti è stata persa un’importante occasione per assicurare maggiore trasparenza nel commercio dei prodotti agricoli e alimentari a livello internazionale. Se Confagri sottolinea che la salvaguardia delle nostre denominazioni d’origine e del nostro patrimonio agroalimentare “non può essere oggetto di scambio”, la Conferderazione italiana agricoltori sostiene che il fallimento dei negoziati di Ginevra “ci deve a spingere a chiudere, prima o poi, le trattative sul Wto garantendo la piena tutela dei nostri prodotti'’.
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