Questa discussione intende evidenziare, in maniera sintetica, le ragioni e i torti del Presidente della Camera e co-fondatore del PDL Gianfranco Fini.
Beninteso, tutti sono invitati a partecipare e dibattere su una lista iniziale redatta dal sottoscritto.
Le ragioni di Fini
- Il Popolo della Libertà difetta di organizzazione: è un partito "liquido", poco coeso sul territorio. Il "popolo" non manca (come dimostra la manifestazione di Roma), ma i dirigenti sono spesso carenti, di scarsa qualità. Manca il contatto con il territorio, e in molte amministrazioni locali continuano ad esistere, de facto o addirittura ufficialmente, gruppi separati FI/AN.
- Il Popolo della Libertà ha lasciato al Carroccio l'agenda delle riforme, se non la scrittura stessa delle proposte concrete. L'episodio di Calderoli che sale al Quirinale con una cartella ad hoc, mai concordata con gli alleati, è indicativo di una perdita di autonomia e di incisività su un tema fondamentale.
- Il Popolo della Libertà è vistosamente calato alle ultime elezioni regionali, pur in un quadro complessivamente favorevole per l'alleanza PDL-Lega Nord. In qualità di unico partito nazionale omogeneo, deve mantenere l'equilibrio e l'armonia delle riforme: il federalismo bossiano non può trasformarsi in una vendetta del settentrione contro i meridionali.
- Berlusconi è un personaggio per molti versi "eccessivo". Ci vorrebbe uno stile più ordinato, sobrio, istituzionale se si vuole. Il richiamo di Fini sul punto è giustificato ed accettabile.
I torti di Fini
- Berlusconi, che piaccia o no, è il leader del Popolo della Libertà, riconosciuto e votato dalla stragrande maggioranza degli elettori. Il governo è stato legittimato dal voto del 2008 e riconfermato nelle tornate successive. Se Fini lavora consapevolmente per logorare entrambi, allora si pone in contrasto con la volontà degli elettori, fino a rasentare il sabotaggio ed il tradimento del Patto elettorale, firmato da tutti solo due anni fa.
- E' inutile lamentarsi delle quote di potere interno al partito: se nel giro di due anni Gasparri, La Russa, Matteoli, Alemanno, i "vecchi" colonnelli di AN, hanno abbandonato Fini, non è certo colpa di Berlusconi. Evidentemente le idee di Fini non piacciono nè all'antica dirigenza, nè all'elettorato di riferimento di tutta l'ex-AN. Fini oggi rappresenta una minoranza di molto inferiore a quota 30. Equilibri futuri saranno decisi dal Congresso del PDL (previsto fra un anno), non prima.
- La sola minaccia di secessione squalifica le ragioni iniziali, pure esistenti. E' legittimo creare una minoranza interna, una corrente di partito, ma la crisi (ancorchè prevedibile), fatta esplodere proprio nel momento dei festeggiamenti della vittoria alle Regionali, ha sconcertato l'elettorato.
- Se l'intenzione è logorare l'esecutivo nei prossimi 3 anni, allora è bene chiudere subito la questione e tornare al voto. E Fini, da sempre critico verso i ribaltoni ed i tradimenti, dovrebbe essere il primo a volere chiarezza, senza prospettare anni di battaglia interna, di sflacelo di tutto il centrodestra, a vantaggio oggettivo della sola sinistra.