Il Distributismo e' un movimento politico inglese fondato agli inizi del XX sec. da dua cattolici, Chesterton e Belloc.
Il Distributismo si e' posto fin dall'inizio in forte opposizione al comunismo/socialismo e al capitalismo, proponendo una terza via, una visione della societa' basata sulla Dottrina Sociale della Chiesa.

I punti cardine del pensiero distributista sono:

- la proprieta' privata e' un bene da tutelare e da diffondere il piu' possibile tra la popolazione, ma non un bene assoluto: essa va sottomessa agli interessi del bene comune ed implica responsabilita' sociali.
La societa' sara' tanto piu' libera quanto piu' la proprieta' privata sara' diffusa e tanto meno sara' concentrata nelle mani di pochi.
A questo scopo e' necessario attivare una politica che incentivi la piccola imprenditoria, anche a livello familiare, disincentivi il lavoro dipendente e salariato ed eviti l'accumulazione di eccessive ricchezze, siano esse terriere, patrimoniali o finanziarie.

- il capitale va mentenuto ma il capitalismo va abbattuto: va quindi superata la separazione capitale-lavoro e gli operai vanno incoraggiati e sostenuti nel partecipare alla proprieta' e alla divisione degli utili delle aziende

- i corpi intermedi (aggregrazioni professionali, libere associazioni) vanno tutelate e potenziate in modo che a questo livello i cittadini possano attivamente partecipare a decisioni importanti riguardanti la propria vita lavorativa e professionale. Lo Stato deve supportare tutte quelle iniziative dei corpi intermedi volte a realizzare funzioni sociali utili per la comunita' (attivita' assistenziali, di mutuo soccorso, piani pensionistici)

- lo Stato e' supremo garante del bene comune ed ha il potere di intervenire onde evitare che gli interessi particolari di un corpo sociale piuttosto che di un altro fuoriescano dai limiti imposti dal bene comune stesso. Allo stesso tempo ha tutto il diritto di intervenire per garantire sussidi e supporto agli strati piu' deboli della popolazione.
Allo Stato spetta anche la sovranita' monetaria e lo schiavismo del denaro-debito va assolutamente abolito .

Tale programma in essenza e' una trasposizione il piu' possibile fedele dei tre principi cardine della Dottrina Sociale della Chiesa, ribaditi dai papi in numerose encicliche: bene comune, sussidiarieta' e solidarieta'.
Chesterton e Belloc infatti si definivano cattolici, senza se e senza ma.
Tali principi non sono proprieta' privata dei cattolici ma valori universali che ogni uomo dotato di buona volonta' puo' percepire come essenziali per un vivere civile armonico e basato sul principio di giustizia.
Il Distributismo non e' pertanto un movimento politico confessionale pur essendo ispirato a chiari principi cattolici.


La colpa grave, a mio parere, dei cosidetti "cattolici democratici", quella parte dei cattolici impegnati in politica che divennero maggioritari dopo la seconda guerra mondiale e che fondarono la Democrazia Cristiana, fu invece di ripudiare sostanzialmente l'originalita' della Dottrina Sociale della Chiesa, per proporre modelli di societa' diversi, presi a prestito dalle ideologie di moda, fino a diluirsi in quelle stesse ideologie e perdere la propria identita'.
Cio' non fu una deviazione fortuita e causale ma una scelta ideologica ben precisa:
la democrazia, di per se' mero strumento procedurale per operare delle scelte, fu assunta a valore fondante tutto l'agire politico e i valori cattolici furono coscientemente messi in secondo piano.


Ancora oggi infatti i vari Casini e Baccini, per non parlare della Bindi e della Binetti, rivendicano con orgoglio che cio' che guida il loro agire in politica e' solo una "ispirazione cristiana", neanche cattolica, ma non sono poi in grado di proporre un modello di societa' chiaro.

Il grande equivoco, che spero la storia chiarira', e' quindi che un gruppo di cattolici ideologicamente affini alle potenze vincitrici della seconda guerra mondiale (liberisti e cattocomunisti) avevano egemonizzato il campo di rappresentanza cattolico a tal punto da essere ritenuti dall'opinione pubblica i soli esponenti di un pensiero cattolico in politica, quando invece loro stessi, fin dal principio, rinnegarono l'aderenza al pensiero sociale cattolico piu' originale.

IL problema e' che in questa trappola sono caduti non solo la maggioranza dei cattolici italiani, che grazie alla Democrazia Cristiana sono diventati minoranza nel paese, ma anche buona parte delle gerarchie ecclesiastiche, pur con qualche lodevole eccezione.

L'equazione cattolicesimo politico-Democrazia Cristiana va quindi totalmente rigettata e movimenti come il Distributismo vanno oggi riproposti come genuinamente cattolici e in grado di rispondere ai bisogni e alle esigenze di tutte le persone, indipendentemente dalle loro scelte religiose.