A proposito della filosofia della libertà in Julius Evola

di Giovanni Damiano

Sul Corriere della Sera del 14 settembre 2007 è apparso un articolo a firma di Dario Fertilio dal titolo “Se Evola diventa il filosofo della libertà” e col seguente sottotitolo: “Massimo Donà riscopre il maestro spirituale del pensiero reazionario”. Lo scritto di Fertilio è incentrato sulla prefazione di Massimo Donà alla nuova edizione delle Mediterranee di un testo filosofico di Evola, Fenomenologia dell’individuo assoluto. Secondo Fertilio, questa prefazione sarebbe un vero “colpo di scena” visto che “contiene una definizione quanto meno impegnativa: ‘filosofo della libertà’. O, per citare alla lettera un passaggio chiave: ‘La sua [di Evola] è una radicale filosofia della libertà’”. Stiamo proprio parlando, si domanda Fertilio, di quello stesso Evola razzista, antisemita, “pronto a riconoscere nelle SS una nuova nobiltà politica razzialmente, moralmente e spiritualmente selezionata”, ancora nel 1969 non propriamente amico dei ‘negri’, eccetera eccetera? “Ebbene sì, proprio lui”, risponde Fertilio. Non solo, perché a lanciare “l’ultra revisionistica rivalutazione di Evola” è un accademico, per di più “collocato a sinistra”. Certo, chiosa Fertilio, da tempo erano, per così dire, presenti su piazza vari “rivalutatori a oltranza” del pensiero evoliano quali Cacciari e Volpi, ma “nessuno si era spinto lontano come Massimo Donà”. L’articolo poi continua con una sommaria disamina delle tesi di Donà, ma l’essenziale è già stato riportato.

Ricapitolando: dall’interpretazione di Donà verrebbe fuori un Evola abissalmente lontano dal solito, monocorde e truce cliché ‘razzista’, un Evola addirittura capace di guardare “a una Destra ideale intesa come forma politica che, sola, potrebbe farci guadagnare una libertà non strettamente negativa”, una ‘Destra ideale’ valevole come “un ambiente propizio per lo sviluppo della personalità e della vera libertà” (sono parole di Donà riportate da Fertilio). Insomma, ci si troverebbe di fronte a un pensatore molto più complesso di quello ‘disegnato’ dalla vulgata, un pensatore, per giunta, in grado di percorrere sentieri tanto apparentemente antitetici allo schieramento politico-ideologico in cui è di norma inscritto, da riuscire a elaborare una “radicale filosofia della libertà”. Basterebbe già questo per porre nella dovuta evidenza l’interpretazione di Donà.

Si dà il caso, però, che questa interpretazione non sia affatto nuova, visto che già una decina d’anni fa (per la precisione nel 1998) era uscito per i tipi di Ar un mio libro intitolato La filosofia della libertà in Julius Evola (e qui mi permetto di consigliarne la lettura in parallelo con la prefazione di Donà), in cui il nucleo essenziale della filosofia evoliana era appunto individuato nella libertà. Se sottolineo tutto ciò non è tanto per personalistici ‘diritti di primogenitura’, né per ricordare a me stesso quanto sia stato folgorante per la mia ricerca successiva l’incontro con quel pensiero di Evola, ma per un motivo ben diverso. E cioè che non c’è necessariamente bisogno del solito accademico “collocato a sinistra”, venuto “a miracol mostrare” in una ‘landa’ aprioristicamente giudicata solo capace di produrre ‘santini’ apologetici o patetismi nostalgici, per scompaginare logore categorie interpretative e per far risaltare, in questo caso, tutta la ricchezza del pensiero evoliano. In altre parole ancora, “l’ultra revisionistica rivalutazione di Evola” era in sostanza già avvenuta e qualcuno “si era spinto lontano” ben prima di Donà, a testimonianza della vitalità e della (è proprio il caso di dirlo) libertà intellettuale di una cultura ‘altra’ da quella ufficiale, ma altrettanto (quantomeno) ricca di dignità. Una cultura ‘altra’, infine, che ha il dovere di rivendicare la bontà delle sue opere e che ha l’obbligo di non assistere, inerte, al subdolo ‘sequestro’ della ‘parola’ evoliana.

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G. Damiano, La filosofia della libertà in Julius Evola. Edizioni di Ar. Euro 10,00.
"Il merito principale di Damiano sta nell’aver saputo ripensare il tema centrale della filosofia di Julius Evola con mente libera e direi creativa, e di averlo fatto alla luce della cultura filosofica contemporanea più vivace: così da inserirlo senza sforzo nel mezzo del dibattito in corso sul nichilismo"
(dalla prefazione di R. Melchionda).