Dopo la proposta della Cdl sulla legge elettorale la vera incognita resta Prodi
Prodi deve averlo capito benissimo: se non sarà una finta, con l’accordo sulla legge elettorale si avvicina anche un’ombra densa di fine legislatura.
Sulla riforma, per via parlamentare o referendaria, s’intrecciano ancora manovre complesse e trasversali.
I due assi fondamentali sui quali si giocava la partita erano l’idea prodiana d’insistere sull’impossibilità di andare al voto con la legge attuale per allungare le prospettive di vita del governo, e l’interesse delle maggiori forze dell’opposizione a una crisi determinata dal timore che le forze minori del centrosinistra nutrono nei confronti della legge supermaggioritaria che uscirebbe dal referendum.
Il fronteggiamento di queste posizioni, ambedue strumentali, aveva determinato uno stallo che è stato sbloccato dalla proposta congiunta avanzata dai tre leader della Cdl.
Il valore di questa intesa sta nell’aver riaperto il confronto su visioni un po’ meno confuse.
Da questo punto di vista, il fatto che siano stati indicati solo i principi (alleanze prima delle elezioni, indicazione del premier, sbarramento) e non un meccanismo specifico, è un pregio, non un difetto come pensa Rocco Buttiglione, affezionato a un sistema simil-tedesco dai contorni ancora assai imprecisi e obliqui.
Naturalmente non è detto che la mossa di Gemonio serva davvero a uscire dall’impasse.
Le prime reazioni dell’ala riformista della maggioranza sono di interesse per la proposta, ma puntano a riproporre insieme con il tema elettorale una serie di riforme costituzionali (peraltro tutte già presenti nella riforma approvata dal centrodestra e bocciata dal referendum) con l’evidente scopo di assicurare la durata della legislatura e del governo, il che ovviamente non interessa all’opposizione.
Altri, nell’area dell’estrema sinistra, già denunciano il solito “inciucio”, come se il fatto che l’eventuale riforma del sistema elettorale dovesse essere concordata con l’opposizione non fosse un’ovvia conseguenza dei rapporti di forza parlamentari, oltre a essere stata affermata più volte nei documenti della maggioranza.
Anche dopo la proposta unitaria del centrodestra, comunque, la vera incognita resta l’atteggiamento di Prodi, il quale sa che una volta approvata una nuova legge elettorale il suo governo è destinato a cadere.
Come l’eroe di un luogo comune, come un consunto Bertoldo che non trova mai un albero adatto per la propria impiccagione e arrangia sempre qualche ragione per rinviare la pena definitiva.
Ferrara a pg 3 de www.ilfoglio.it del 5 settembre ’07
saluti