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    2007-08-06 18:01Don Gelmini: agli atti libro SalviaCasa editrice spedisce a magistrati romanzo testimonianza (ANSA) - ROMA, 6 AGO - Il libro 'Mara come me', di Marco Salvia risulterebbe agli atti dell'inchiesta sui presunti abusi di cui e' accusato don Gelmini. Il libro che racconta, in forma romanzata, la vita in una comunita' per tossicodipendenti e scritto sulla base dell'esperienza..
    http://www.wikio.it/news/MARCO+SALVIA


    Ora voglio proprio vedere cosa dirà Don Gelmini. Marco Salvia non è un tossico pregiudicato, ma un giornalista se "Il Mattino" e de "L' Unità", che, oltre al romanzo agli atti della Magistratura di Terni, ha scritto anche un altro libro coraggioso sulla Camorra.

    L'Ultimo Sangue
    Camorra, vittime e carnefici

    Stampa Alternativa - febbraio 2007
    http://www.macrolibrarsi.it/libri/__ultimo_sangue.php?&

    e

  2. #502
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    Par di capire che i metodi sono più vicini ad un lager o gulag che dir si voglia che non una comunità gestita da religiosi.
    Un altro tassello che si aggiunge a quella che potremmo definire deviazione mentale di chi sceglie il percorso mistico.
    Non discuto i metodi che probabilmente sono duri e violenti e che a sentire la vulgata funzionano, discuto invece dei "gestori" attratti da questo ingrato e disturbato senso di missione...

    Ogni giorno che passa si aprono nuovi scenari e quello che sembrava una "pazza idea" diventa ogni giorno più colpevolista,realistica e documentata...

  3. #503
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    Don Pierino Gelmini SpA: l'inchiesta dell'Espresso

    di Marco Lillo

    Ben 164 sedi in Italia, 74 nel mondo. E poi terreni, pascoli, casali, appartamenti. Ecco il patrimonio del prete sotto accusa. Ma il bilancio resta un mistero

    Quando il cardinale Francesco Marchisano gli ha chiesto di dimettersi, per difendersi dall'accusa di molestare i suoi ragazzi, don Pierino ha risposto: "Giammai. Io non guido un'associazione religiosa, ma laica". Don Pierino ha ragione. La Comunità Incontro è un'associazione privata. Nessuno può mettere bocca sulle sue 164 sedi italiane e nemmeno sulle 74 residenze estere. Ancora più difficile vedere i suoi conti. La comunità per legge stila un bilancio ogni anno, ma sono in pochi ad averlo visto.

    A chi chiede lumi replicano: "Non parliamo con la stampa". Scelta comprensibile in questo momento delicato, con don Gerlmini indagato dai pm di Terni per abusi sessuali sui giovani ricoverati. Ma la trasparenza amministrativa non è mai stata una priorità della comunità. Sul sito Internet non c'è traccia del bilancio. Bisogna andare alla Camera di commercio a Roma per scoprire che la Comunità Incontro, organizzazione non lucrativa a fini sociali, è presieduta da una sconosciuta: Umbertina Valeria Mosso, avvocato di 86 anni. Il comitato direttivo è composto dalle persone più vicine a don Pierino, come Claudio Legramanti e Claudio Previtali e dal 'don', che è il segretario generale, ma con ampi poteri di gestione. Il patrimonio è in gran parte composto da terreni e fabbricati rurali. Una vecchia passione. Già nel 1965, un anno prima di darsi ai tossicodipendenti, il sacerdote aveva comprato la splendida tenuta di Caviggiolo con tanto di maniero e riserva di caccia a Barberino del Mugello, sull'Appennino toscano. I giornali dell'epoca raccontano che gli assegni per 200 milioni di lire (del 1965) consegnati alla Società Idrocarburi per l'acquisto, erano scoperti e il tribunale inflisse tre mesi di galera a don Pierino. Oggi quel possedimento è di Alfio Marchini, ma la comunità vanta tenute che non hanno nulla da invidiarle.

    La prima pietra sulla quale Gelmini ha costruito l'impero è Amelia. In questo borgo in provincia di Terni, nel 1979, dopo una serie di disavventure economiche e penali, Piero Gelmini adocchiò un frantoio abbandonato, il Mulino Silla, e ne fece la sede della sua nuova attività. Il comune concesse di buon grado il rudere in comodato d'uso, ma presto i rapporti si guastarono. Amelia, 11 mila abitanti, era guidata dall'ex leader della Cgil Luciano Lama e le personalità forti del sindaco e del prete-imprenditore diedero vita a una riedizione di Peppone e don Camillo. Erano gli anni del boom delle comunità e don Pierino non badava troppo al codice urbanistico. I piccoli casali abbandonati diventavano imponenti ostelli. Mensa, campo di calcio, sotterranei, tutti edificati a fin di bene, ma tutti abusivi, furono immediatamente segnalati da Lama alla Procura. Alla fine tutto fu sanato, grazie anche ai socialisti della giunta. Intanto la comunità cresceva al ritmo di 12 mila presenze annuali. Oltre al comodato sul mulino (dovrebbe scadere nel 2018) la Comunità ha acquistato nella provincia di Terni boschi, uliveti, vigneti e pascoli per una ventina di ettari, più fabbricati sparsi tra Cenciolello, Porchiano e la strada di Orvieto per una settantina di vani.

    All'inizio degli anni Novanta don Pierino comprò il convento di Santa Monica, nel pieno centro della città, pagandolo 600 milioni di vecchie lire. Il sindaco Lama insorse e la cittadinanza raccolse 4 mila firme contro l'apertura di un albergo nel centro. "Ma quale albergo", replicò offeso il don, "ci metterò dieci suore di clausura". Nel 2003 la comunità cede il convento a una società privata amministrata dal commercialista della curia di Terni e partecipata da una famiglia che fabbrica ascensori. E l'albergo? Sarà realizzato, insieme a una chiesa e a un po' di appartamenti per il comune. Ma non da don Gelmini, bensì da una società romana che ha rilevato l'immobile pochi mesi fa. Lo stop del Santa Monica spinge don Gelmini fuori dall'Umbria, una regione rossa dalla quale non si sente amato. Anche il centro odontoiatrico che sta per aprire ad Amelia, grazie a un celebre volontario della comunità, l'ex ministro Francesco De Lorenzo, non è stato finanziato dalla Regione.

    Negli anni Novanta don Pierino medita di spostare la capitale del suo impero in Emilia Romagna, sull'Appennino tra Casola Valsenio e Castel del Rio. La onlus rileva 400 ettari e una serie di casali sparsi tra le provincie di Ravenna e Bologna. L'immensa tenuta era di una cooperativa che aveva tentato l'attività agrituristica senza successo. Attraverso la cooperativa Terra Nostra, il braccio imprenditoriale della comunità, don Gelmini ottiene anche un finanziamento Ue per realizzare uno stabilimento zootecnico per 130 pecore e 80 mucche. Il progetto però fallisce. Gran parte dei casali sono abbandonati, gli ospiti oggi non arrivano alla decina ed è in corso una trattativa per svendere tutto [...]

    Da dove arrivano i soldi per comprare? Lo Stato non è mai stato troppo generoso. Il fondo nazionale per la lotta alla droga ha pagato solo 277 mila euro nel dicembre del 2001. Qualche regione stanzia contributi per progetti specifici, come il Lazio, che lo scorso anno ha pagato 35 mila euro. Gli introiti più importanti arrivano dalle rette per i tossicodipendenti ricoverati. Le convenzioni variano a seconda della regione e le tariffe oscillano tra i 34 e i 50 euro al giorno, a seconda della diagnosi e del trattamento. Con punte di 130 euro per i soggetti a 'doppia diagnosi', cioè i malati di mente tossicodipendenti. Il mutamento dello scenario delle tossicodipendenze fa però facendo diminuire le presenze. I nuovi drogati da ecstasy e coca preferiscono i servizi ambulatoriali. Mentre gli eroinomani, che possono restare in comunità fino a due anni, sono in calo netto e costante.

    Negli ultimi due anni intere regioni come Calabria e Umbria, e Asl come quelle di Varese e Bergamo, e della città di Milano, non hanno inviato nemmeno un assistito alla comunità di don Pierino. Restano i tossici cronici: ragazzi ospitati a spese delle famiglie che pagano circa 300 euro al mese e i detenuti. Nel 2006 sono stati 2 mila e 750 quelli che hanno scontato la pena in comunità. Complessivamente il ministero della Giustizia ha pagato per loro 93 mila e 600 euro. Ma il vero benefattore si chiama Silvio Berlusconi: nel 2005 ha donato 10 miliardi di vecchie lire per alcuni interventi in Thailandia e poi altri 450 mila euro per l'emergenza Tsunami, stavolta mediante le sue holding.
    ___________________________-

    "Cento miei ex ora sono in politica"

    di Giuliano Foschini

    Raccontava così, don Pierino Gelmini nel giardino della sua comunità di Zervò, Aspromonte, durante i preparativi del don Gelmini Day: "Sento la solidarietà di molti, intorno a me. Dei politici, dei miei ragazzi che poi spesso sono anche la stessa cosa". Prego? "Ho fatto uno screening proprio qualche mese fa: in questo momento nei consigli comunali, regionali, qualcuno anche in Parlamento, ci sono almeno cento ospiti delle mie vecchie comunità. Significa che qualcosa di buono lo facciamo: recuperiamo la gente e diamo loro anche la sicurezza psicologica per poter comandare, per poter fare qualcosa di bene per il resto della gente". Don Pierino assicura che oggi i suoi ragazzi sono sia a destra sia a sinistra. E cita un nome, uno solo: "Vincenzo Zaccheo, l'ex parlamentare di Alleanza nazionale, ora sindaco di Latina. È stato da me quando era giovane. Mi ha chiamato quando è successa tutta questa schifezza per starmi vicino. Queste cose fanno molto piacere". La vicinanza al mondo politico di don Gelmini non corrisponderebbe però con la vicinanza alla politica delle sue comunità. "Noi facciamo tutto con le nostre gambe", ricordava ai sui ospiti, appena scoppiato lo scandalo giudiziario: "Non siamo come molti altri miei colleghi che prendono sovvenzioni su sovvenzioni o riutilizzano i beni statali". Lui sostiene di ricevere dallo Stato 350 euro al mese all'incirca per ogni ospite, qualora i ragazzi siano seguiti dal Sert. In caso contrario, devono pagare da soli. In alcuni casi le strutture delle comunità vengono cedute in comodato gratuito a don Pierino. È successo per l'ex sanatorio dell'Aspromonte, un posto meraviglioso, dove Gelmini si rifugia ogni agosto. "Quando l'abbiamo ripreso cadeva a pezzi. Abbiamo fatto tutto noi, mettendolo a nuovo e costruendo la chiesetta, il campanile. All'inizio c'era il problema delle autorizzazioni: il territorio qui fa riferimento a tre comuni, poi c'è il Parco. Insomma un gran casino. Allora abbiamo fatto come dicevo io. Prima si costruisce e poi si chiedono le autorizzazioni. Si deve fare così, altrimenti questi in Italia non ti fanno fare nulla". Amen.
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  4. #504
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    Citazione Originariamente Scritto da T34 Visualizza Messaggio
    Par di capire che i metodi sono più vicini ad un lager o gulag che dir si voglia che non una comunità gestita da religiosi.
    Un altro tassello che si aggiunge a quella che potremmo definire deviazione mentale di chi sceglie il percorso mistico.
    Non discuto i metodi che probabilmente sono duri e violenti e che a sentire la vulgata funzionano, discuto invece dei "gestori" attratti da questo ingrato e disturbato senso di missione...

    Ogni giorno che passa si aprono nuovi scenari e quello che sembrava una "pazza idea" diventa ogni giorno più colpevolista,realistica e documentata...
    Testimonianze a posteriori di un ex tossico che lavora all'"Unità", foglio di disinformazione nemico dichiarato del cattolicesimo, sono tutto fuorché attendibili. Va da sé che di gonzi disposti a credere alle panzane faziose dei comunisti ex drogati è pieno il mondo.

  5. #505
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    Citazione Originariamente Scritto da T34 Visualizza Messaggio
    Par di capire che i metodi sono più vicini ad un lager o gulag che dir si voglia che non una comunità gestita da religiosi.
    Un altro tassello che si aggiunge a quella che potremmo definire deviazione mentale di chi sceglie il percorso mistico.
    Non discuto i metodi che probabilmente sono duri e violenti e che a sentire la vulgata funzionano, discuto invece dei "gestori" attratti da questo ingrato e disturbato senso di missione...

    Ogni giorno che passa si aprono nuovi scenari e quello che sembrava una "pazza idea" diventa ogni giorno più colpevolista,realistica e documentata...
    Certamente , sai quanto era meglio cosi http://www.youtube.com/watch?v=dmAYx78lQmU
    La famosa artista idolo delle folle :" si figuri che uno ha addirittura scritto che avrei dovuto investire i MIEI soldi comprando un bar! Io!!!! La barista!!!!"

  6. #506
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    Citazione Originariamente Scritto da La Cravatta Visualizza Messaggio
    Testimonianze a posteriori di un ex tossico che lavora all'"Unità", foglio di disinformazione nemico dichiarato del cattolicesimo, sono tutto fuorché attendibili. Va da sé che di gonzi disposti a credere alle panzane faziose dei comunisti ex drogati è pieno il mondo.
    A proposito di panzane...ma il "santo graal" lo avete trovato?

  7. #507
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    'Ndo' ve l'annate a spertussà la venazza?

  8. #508
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    Nel pertugio dell'altare a destra accanto a' 'antuccini di Prato...

  9. #509
    MazingaZ
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    Citazione Originariamente Scritto da bsiviglia Visualizza Messaggio
    Roma, 13 ago. - (Adnkronos) - "Agli inizi degli anni Ottanta vissi trenta giorni da incubo nella comunita' Incontro di don Piero Gelmini ad Amelia". Lo racconta a "Gente", in edicola domani, Marco Salvia, 44 anni, scrittore, poeta e giornalista dell'Unita' e del Mattino di Napoli. Don Gelmini, accusato da dieci ex tossicodipendenti di abusi sessuali, si dichiara innocente e il 15 agosto e' stato proclamato il 'Don Gelmini day' in sostegno del sacerdote. "Sono stato ospite della comunita' che ero poco piu' che un adolescente, la mia era una famiglia benestante e le comunita' private, soprattutto quelle gestite da religiosi, davano piu' garanzie sia sul recupero sia sull'anonimato", spiega Salvia. http://www.adnkronos.com/IGN/Cronaca...lvia.201860054

    Giovedì 27 Gennaio 2005
    Decenza "fai da te”
    Dal Manifesto del 22 gennaio:
    Un paio di mesi fa è apparso nelle librerie un romanzo. [...] L'altra sera Porta a porta ha deciso di celebrare il compleanno, ottantesimo, di don Gelmini con una sorta di beatificazione in terra del sacerdote che ha creato la comunità Incontro. Cerimonia televisiva con il presidente del consiglio in veste di officiante. «Fino ad oggi avevo deciso di non svelare i tratti autobiografici, reali, di un romanzo che è anche costruito su spunti di fantasia - dichiara Marco Salvia - ma sono rimasto scioccato da questa celebrazione perché la realtà è ben diversa dal ritratto edulcorato realizzato nella trasmissione, mi sono intristito e avvelenato». Sostiene Salvia: «Uno dei protagonisti chiave del romanzo è don Luigi, il prete fondatore della comunità di San Modestino. Per la creazione del personaggio mi sono ispirato direttamente a don Gelmini, dal momento che ho frequentato la sua comunità all'inizio degli anni `80. Ricordo bene don Gelmini urlare come un folle al minimo accenno di dissenso, il lavaggio del cervello, i soprusi.

    Il romanzo è Mara come me - Omicidio in comunità, di cui io ho parlato qui e qui ma altri hanno parlato qui e qui. Lui stesso ne parla in quest'intervista a Radio Radicale.
    E questo post è la segnalazione di un coming out senza rete.
    L'autore continua:
    Non è stato di impulso. Le persone che potrebbero parlare o sono troppo deboli, o non ci sono più, o non vogliono affrontare queste cose. Avrei potuto stare zitto, ma allora sarebbe stato inutile tutto quel che ho scritto. Ma, senza esasperare, sentivo di dover fare qualcosa. Altrimenti altra gente pagherà e passerà per quello che io ho passato a 18 anni. Ora ne ho 40 e dico queste cose, ma non ho spirito di vendetta, credo solo che persone come don Gelmini e Muccioli siano quelle che hanno fatto più male per cercare vie d'uscita alla tragedia della droga. L'omaggio dell'altra sera è un segno evidente e deciso di come la percezione del reale sia totalmente distorta.

    Io l'ho saputo in anteprima per email, che Salvia aveva preso questa decisione: "Ormai non penso più a proteggermi, è un paese davvero allo sfacelo. Mi sento molto stanco e avvilito, triste."
    Il 23 gennaio lo scrittore ed editore Roberto Parpaglioni invia al Manifesto questa lettera:
    Una delle rare cose di cui si può andar fieri oggi in Italia è il baluardo morale eretto da alcuni quotidiani, tra cui “Il Manifesto”. La loro sofferente opposizione riflette, amplificandola, quella esercitata da milioni di cittadini inorriditi. A volte confortandoli, altre spaventandoli ancora di più. Motivi ce ne sono ogni giorno in abbondanza. Uno, il più recente, lo abbiamo scoperto sulle pagine di questo giornale, sabato 22 gennaio.
    L’autore del romanzo Mara come me, Marco Salvia, usciva allo scoperto, dichiarando, al contrario di come solitamente avviene, che nulla di quanto raccontato è “puramente casuale”. Di più: il personaggio lì chiamato “don Luigi”, figura centrale di tutta l’opera, indicato dall’io narrante come il più incapace e scellerato degli educatori, sarebbe “esattamente” don Gelmini. Il "Manifesto” ha avuto il coraggio di questa denuncia. Ma ancor più coraggioso ritengo sia stato Marco Salvia, un uomo che oggi rischia davvero grosso. L’Italia non è l’America, dove lasciar parlare un regista come Michael Moore può trasformarsi in un vantaggio per i suoi stessi avversari. Qui, a destra, ancora ci si batte fendendo le armi della prepotenza, dell’intolleranza. La stessa furbizia degli americani qui da noi verrebbe letta come un sintomo di debolezza.
    E’ per questo motivo che oggi mi preoccupa la sorte di Marco Salvia. Così come mi stupiscono lo spazio e lo scarso supporto informativo che “Il Manifesto” ha dedicato alla notizia. Riducendo in tal modo lo spazio della sua denuncia, potremmo dire che “giornalisticamente” Marco Salvia è stato lasciato solo. E nel nostro Paese, rischi simili è bene non correrne.
    Distinti saluti
    Roberto Parpaglioni http://www.macchianera.net/2005/01/2...fai_da_te.html


    Il romanzo di Marco Salvia, uscito nel 2004

    Marco Salvia
    MARA COME ME
    Omicidio in comunità


    COLLANA: Eretica
    GENERE: Romanzo
    pp. 124
    PREZZO: 9,00 euro
    ISBN: 88-7226-832-X

    Fausto e Mara sono i giovani protagonisti di questo thriller psicologico ambientato in una comunità di recupero per tossicodipendenti.
    L’incertezza per il futuro del protagonista e una sequenza ininterrotta di rivelazioni angoscianti e temibili per la sua incolumità delineano il mondo interno ad una comunità da incubo con i suoi altri personaggi: dal prete bigotto e fanatico, ai responsabili stralunati e incattiviti, fino alla puttana recidiva.
    Intanto nel mondo reale una nuova legge fa intravedere una realtà ancor peggiore per ciò che concerne l’intervento sui tossicomani. Ma la storia di Fausto e Mara è già accaduta? Accadrà? E se non è mai successo nulla del genere, cosa si può fare per evitarlo?
    http://www.stampalternativa.it/libri...=88-7226-832-X




    Sembra l'Anna Falchi di un po' di tempo fa che per vendere qualche copia in più del suo calendario tirò fuori la storia di quando, secondo la sua fantasia, molti anni prima, fu vittima di un PRESUNTO abuso sessuale...



  10. #510
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    http://www.repubblica.it/2007/08/sez...no-amelia.html

    Il saluto ai suoi ragazzi: volevano colpire la comunità. "Pensavano
    di avere a che fare con un coniglio: si sono trovati di fronte un cane che morde"
    Don Gelmini, ritorno ad Amelia
    benedizioni e gesto dell'ombrello


    dal nostro inviato ELSA VINCI



    Don Gelimini

    AMELIA - "Credevano che don Pierino mollasse. Pensavano di avere a che fare con un coniglio invece hanno trovato un cane che morde. Volevano prendersi la comunità. Ah! Ah! Io li benedico, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen". E don Gelmini fa il gesto dell'ombrello.

    Plateale, perfino sonoro. Strappa l'applauso delle circa trecento persone venute ad accoglierlo nella casa madre della Comunità Incontro di Amelia, al Mulino Silla, sull'argine della Fossa delle Streghe, un acquitrino tra le colline dell'Umbria trasformato "nella valle della speranza", con fiori, alberi e uno zoo con due leoni e una tigre. Che sonnecchiano mentre lui ruggisce. "Non sono sicuro di vincere ma sono certo di non perdere".

    C'è un tifo da stadio ed accenna uno show. Don Pierino è arrivato dall'Aspromonte, dove da sempre passa le vacanze.

    Ottantadue anni, un pace-maker, un occhio quasi cieco, 800 chilometri sulle spalle e il peso di un'accusa infamante da cinque dei suoi ex ragazzi: molestie sessuali. Don Gelmini agita il bastone di legno di ulivo fabbricato per lui. Ce n'è per tutti.

    Il colpo a chi lo accusa, a chi avrebbe orchestrato il complotto "per farlo fuori", arriva nel nome del Signore.

    Con la benedizione. Un colpo pure ai giornalisti. "Accolti a Zervò sotto l'albero di Giobbe" ma che hanno scritto "il falso". Dell'inchiesta non vuole parlare perché i magistrati hanno chiesto silenzio. "Non sarò io a tradire anche se sono stato tradito. Ho risposto ai pm. L'infamia non mi tocca, perché ci siete voi ragazzi, che siete la mia vita, la mia forza".

    Canti, applausi, baci e abbracci. Gli hanno preparato un palchetto sopraelevato con una sedia don Pierino fa un piccolo comizio lancia un'occhiata di sfida a sinistra, dove c'è una casetta con la famosa "stanza del silenzio", è lì che sarebbero avvenuti gli abusi. "Lì dove il fuoco rimane sempre acceso, come il verbo di Dio. Dove hanno detto che c'era la moquette che non c'è mai stata". "A chi mi accusa non ho niente da dire, se non l'invito alla verità. San Francesco spiega che non sempre chi ti copre di lordure ti fa del male".

    Dentro l'Audi che lo ha riportato a casa ci sono sette faldoni con 2737 e-mail, centinaia di fax e telegrammi di solidarietà. "Non mi hanno abbattuto", dice don Pierino, con il dito indica una quercia. "Mi hanno scritto tra gli altri l'arcivescovo di Gerusalemme e quello di Damasco". Il testo dei messaggi viene fotocopiato per i giornalisti.

    Perché l'impressione a Ferragosto che la Chiesa lo avesse lasciato solo. Il cardinale Francesco Marchisano, ex vicario papale per la Città del Vaticano, lo ha invitato ad abbassare i toni della polemica e a farsi da parte, il cardinal Bertone, segretario di Stato ha suggerito prudenza. E don Antonio Mazzi, fondatore di Exodus, è andato dai magistrati a confermare le confidenze ricevute da un ragazzo su un episodio del 1993. "Questo mi ha addolorato - dice don Pierino - e mi addolora ancora. Ma mi fa piacere che ora don Mazzi abbia chiesto di incontrarmi. Ci vedremo, lo accoglierò".

    (25 agosto 2007)

 

 
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