Selva ritira dimissioni dal Senato
"I cittadini mi invitano a restare"
Il senatore di Alleanza nazionale Gustavo Selva ha deciso di ritirare le dimissioni presentate dopo essere stato criticato per avere utilizzato un'ambulanza per evitare il traffico e poter partecipare a una trasmissione televisiva. Lo ha annunciato lo stesso Selva in Aula: "I cittadini mi invitano a restare e poi un voto in meno del centrodestra al Senato è un giorno in più per il governo Prodi".
''Assumo su di me - dice Selva mentre dai banchi della maggioranza salgono le proteste - la responsabilità politica di ritirare le dimissioni presentate con lettera l'11 giugno. Lo faccio per rispetto vostro''. ''E' mio dovere e rispetto per voi. Se voi mi assolvete - ha spiegato - potrebbe sembrare la casta che si autodifende''.
Il senatore di An ha in particolare puntato il dito contro le critiche che gli sono state mosse pubblicamente dal ministro della Salute Livia Turco che parlò di atteggiamento "vergognoso, irresponsabile, indegno". Selva ha detto di essersi sentito "addolorato e offeso" da queste parole: "Evidentemente il lessico vetero-comunista resta duro a morire anche per un ministro post-comunista".
Ha poi raccontato i fatti di quel giorno: "Ho cercato per trenta minuti con un agente di polizia di far arrivare un taxi almeno fino a Ponte Cavour, ma invano. Il blocco era ferreo. Quelle concitate telefonate mi provocarono delle fibrillazioni cardiache e quindi sono stato messo sull'autoambulanza di Palazzo Chigi e sono andato all'ospedale San Giacomo. Poi mi sono rapidamente ristabilito, ricordo che ho quattro by pass, e mentre Palazzo Chigi mi proponeva una seconda auto con l'autista dell'ambulanza si è deciso che fosse lui a portarmi a via Novaro", sede dello studio di La7. Nell'attacco a Livia Turco, il senatore ha ricordato inoltre: "Qui si inserisce un altro fatto falso e cioè quando dice che il bilancio poteva essere più tragico in caso un'altra persona avesse avuto bisogno dell'ambulanza. Questo non poteva accadere perché l'ambulanza era a disposizione per chi si trovava a Palazzo Chigi ed io ero lì". Selva ha ricordato anche le numerose e.mail giuntegli in quei giorni con offese del tipo: "Maledetto ladro", "Cane vergognati", "Schifoso maledetto", "Di cuore, sei un ladrone della cosa pubblica per cui rinuncia alla tua carica e sparati un colpo in testa".
Il senatore ha concluso lanciando un paragone storico con Benito Mussolini, salito, non per sua volontà, su un'autoambulanza dopo la notte del 25 luglio del '43. ''Nella storia di questa città, 64 anni fa, - ha ricordato Selva - un'altra ambulanza fece storia. Mi auguro di non fare la fine dell' ospite di quell'ambulanza di allora''. Allora, il re Vittorio Emanuele III scelse un'autoambulanza per arrestare il Duce che era andato a riferirgli le decisioni del Gran Consiglio del Fascismo.
Tgcom 17/07/2007