E' finita la partita, due a zero, come sempre la Juve vince. Ma in questo sabato nero, nell'annata più nera della nostra storia, non mi sento di festeggiare, non mi sento sereno, non so quale futuro ci attende.
Già Didier sembra essere un ricordo lontano, e tutte le critiche che gli sono piovute addosso in quest'annata, le mie incluse, mi sembrano all'improvviso così ingiuste: è umoralità lo so, ma non è solo quello.
Ho bisogno di juventinità, ho bisogno di ritrovare le mie certezze di tifoso, ho bisogno di rispecchiarmi in gente vera e non in una carneade di tizi double-face e double-surname, che ne dicono una ne fanno un altra, non smentiscono una cosa pur lasciandola sottointendere.
E' per questo che il benservito a Didì (anche se è lui a dimettersi, lo so bene, ma di certo se uno si dimette è perché è arrivato alla rottura), all'improvviso, mi appare ingiusto: state dando il benservito ad uno juventino vero, anima e cuore Juve, che è sceso all'inferno e da lì ci ha riportato dove ci compete. State dando il benservito a una delle poche persone che quando parla, mi rappresenta, ci rappresenta. Ad un'anima puramente bianconera.
Sono lì, la partita è finita. Ed io rimugino amaro quelle immagini, poco saporite oggi.
Poi all'improvviso vedo i giocatori che vanno sotto la curva e ringraziano i tifosi. Tra di loro c'è Claudio Marchisio. Lo vedo che si alza la maglia, allungandola per il simbolo che porta sul cuore. L'avvicina e lo bacia.
E' un gesto spontaneo di un giovane che si sente appagato da questa squadra, perché si sente al centro di questa avventura, perché sente di poter credere nel suo futuro e nel futuro di quella maglia bianconera numero 15 che indossa.
Mi si apre il cuore: la Juve non morirà mai, la Juve è in quel gesto, è in quella speranza, è in quell'animo bianconero. La Juve è un amore ciclico che si ripete, la Juve continuerà a pulsare. Claudio Marchisio bacia la maglia che fu di Didier Deschamps.
Quell'allenatore che ci ha riportato in A, senza fiatare, senza protestare, da vero signore.
Non so quello che accadrà da qui a qualche giorno, anzi, come tutti, lo sospetto. Didì se ne andrà. Forse tornerà Marcello, forse no.
Ma una cosa dobbiamo pretendere: la Juve in mano agli juventini. Gli altri: gli amibigui, gli indecisi, i demotivati, gli interdetti fuori dalle palle. Solo così la Juve non morirà, solo così torneremo a brillare nel cielo. Questo è quello che bisogna pretendere e trasmettere.
Perché indossare questa maglia non è cosa da tutti. Ed un giovane talento, Claudio Marchisio, l'ha già capito.
un amico mi ha autorizzata a postare questo suo scritto, e dato che esprime pari pari a quanto provo anche io, ho pensato di rendervi partecipi