Fini: «Ora tocchiamo i nostri mostri sacri»
Il leader di Alleanza nazionale fa asse con Aznar e Sarkozy. Attacca il Sessantotto e rivede il voto agli immigrati
di SALVATORE DAMA da Il Tempo
SPONSORIZZATO dall'ex premier spagnolo Josè Maria Aznar, galvanizzato dalla vittoria di Nicolas Sarkozy in Francia, Gianfranco Fini ora prova a lanciare la via italiana alla rupture. Più disinvolto del solito nella critica al politicamente corretto, il presidente di An rispolvera vecchi cari concetti come identità, meritocrazia, gerarchia. Va giù duro sul Sessantotto (e sui danni che gli anni della contestazione hanno prodotto nella società italiana). Rivede la sua idea di dare il voto agli immigrati. Conferma di essere favorevole all’ingresso della Turchia nell’Unione Europea. Ed è questo l’unico punto che lo divide da Aznar. Per il resto è un idillio senza fine. L’ex inquilino della Moncloa arriva in Italia in qualità di presidente della Faes per aggiungere prestigio alla presentazione della italica fondazione gemella, Fare Futuro, ultima creatura finiana. Aznar duetta col padrone di casa. Si sforza di parlare italiano. Concorda con Fini sulla necessità di ingaggiare una «battaglia delle idee» contro la sinistra a livello europeo. Sottolinea che le fondazioni sono lo strumento giusto per «l’elaborazione culturale». E, alla fine, prima di rimettersi in macchina alla volta dell’aeroporto, arriva anche l'investitura attesa: «spero di poter vedere presto An nella grande famiglia del Ppe», dichiara Aznar abbandonando lo Spazio Etoile. «Sarà un ingresso che avverrà dopo un processo naturale e sarà il risultato finale del cammino che Gianfranco Fini ha intrapreso». Circa le origini missine, l’alleato iberico taglia corto: «Tutti abbiamo un passato, ora guardiamo al futuro». Insomma la mattinata del leader di An finisce in modo proficuo. E d’altronde era cominciata altrettanto bene, parlando di Sarkozy. «Ora da lui mi aspetto la vera rottura con gli schemi obsoleti della società francese», dice Fini. «Ha vinto perché ha dimostrato ai suoi compatrioti di avere idee chiare. Ha spiegato loro che libertà non è anarchia, uguaglianza non è egualitarismo e che fratellanza non significa mundialismo». Sarkò, spiega Fini, ha il merito di aver rotto il muro del politically correct. «E ora - ha aggiunto - tocca a noi colpire i mostri sacri. Le nostre politiche devono basarsi sui concetti di gerarchia, meritocrazia, identità». L’ex ministro degli Esteri affronta il tema della Costituzione europea, alla cui stesura ha contribuito negli anni di governo. Ne parla in modo laico: «Sul trattato dobbiamo aprire gli occhi. L’Unione Europea oggi è in profonda crisi di prospettiva. Il mito europeo è in crisi». Il dibattito ora si sposta su temi economici. Fini afferma che, così com’è, il modello di stato sociale europeo non regge, va riformato: «Con un welfare del genere, la crisi demografica e la popolazione che invecchia, non riusciremo a reggere il confronto con altri continenti. Stati Uniti, India e Cina attirano capitali perché appaiono più competitivi, offrono più opportunità». Il discorso scivola sull’immigrazione. Il leader di An tira di nuovo fuori Sarkozy: «La differenza tra lui e Le Pen, è che uno dice la Francia ai francesi e l’altro la Francia a chi la ama. Dico questo perché gli stranieri che vengono in Italia devono volere l’integrazione. L’immigrato non può avere il diritto di chiedere che sia tolto il crocifisso nelle scuole, perché ciò dimostra che non vuole integrarsi». A questo punto, Fini chiarisce di nuovo la storia del voto agli immigrati, spiegando che è «una proposta che non ha senso se si fanno un loro partito magari di ispirazione religiosa, perché ciò significa voler mantenere identità separate». Aznar concorda. Afferma che «il multiculturalismo imposto dalla sinistra come modello è stato un disastro perché è l'espressione di una società divisa». Rivendica la cultura occidentale, dicendo di «non voler più chiedere scusa al mondo se appartiene a una civiltà liberale». Attacca Zapatero («Nega l’esistenza di una nazione spagnola») e smentisce Prodi: «Ha detto che sulle coppie di fatto copierà il mio governo. Ma non abbiamo fatto nulla su questo tema!». «Bene - ride Fini - allora speriamo che Prodi segua il tuo esempio…».