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  1. #1
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    Predefinito Guerra di camorra: liberi grazie all'indulto assassino e vittima degli ultimi agguati

    IN CELLA L'OMICIDA: ERA LIBERO CON L'INDULTO

    L’ESCALATION CRIMINALITÀ


    L’arrestato aveva abbandonato la sua cosca e ha ammazzato per dimostrare piena fedeltà agli scissionisti, i nuovi capi
    Per dimostrare piena fedeltà ai suoi nuovi capi, gli scissionisti, Salvatore Frate decise di osare. Il passo che sanciva il definitivo distacco dalla «casa madre», il clan Di Lauro, doveva consumarsi attraverso un’azione eclatante. L’occasione giunse quattro giorni fa, mercoledì sera, sotto una pioggia battente, quando a cadere sotto i colpi di una mitraglietta fu Lucio De Lucia: era l’ultimo uomo di fiducia del boss Paolo Di Lauro. Ieri Frate, 31 anni, scarcerato dopo aver usufruito dei benefici dell’indulto, è finito nella trappola dei carabinieri. A lui si è giunti grazie a una testimonianza fondamentale: quella di un uomo, forse un altro presunto affiliato, che accompagnava - mercoledì sera - De Lucia in quello che sarebbe stato il suo ultimo viaggio verso piazza Zanardelli, dove abitava. Un colpo di scena tenuto rigorosamente nascosto dagli investigatori: la presenza del secondo uomo a bordo della «Lancia Y» sulla quale viaggiava il padre di Ugo De Lucia, autore dell’omicidio di Gelsomina Verde, uno dei passaggi più tragici della faida consumata tra il 2004 e il 2005 a Secondigliano tra i Di Lauro e gli scissionisti di Lello Amato. Il supertestimone - le cui generalità vengono ora per ovvie ragioni tenute nascoste dagli inquirenti - è riuscito miracolosamente a sfuggire ai colpi del killer, mercoledì scorso. Ma è riuscito a fornire elementi decisivi per l'esito delle indagini coordinate dal pm Stefania Castaldi e dal procuratore aggiunto della direzione distrettuale antimafia, e affidate agli uomini del nucleo operativo dell'Arma, il maggiore Francesco Rizzo. Il blitz che porterà alla sua cattura viene pianificato con la massima cura. Anche grazie alle intercettazioni telefoniche, come sottolinea il pm Castaldi. Quando i carabinieri del comando provinciale guidato dal colonnello Gaetano Maruccia si posizionano intorno a via Cupa, nella zona della Masseria Cardone, Frate si trova ancora in un appartamento al terzo piano. La zona viene circondata. Sul posto ci sono anche il comandante del reparto operativo, il colonnello Gerardo Iorio, e quello della stazione Secondigliano, il maresciallo Francesco De Luca. Poco dopo le 14 Salvatore Frate esce dal portone della palazzina e viene bloccato da tre militari in borghese. Non è armato. Per un attimo Frate resta terrorizzato: prima di capire che ha di fronte a sé i carabinieri, immagina forse di essere finito in un'imboscata di camorra. Invece per lui scattano le manette. Immediatamente dopo i carabinieri fanno irruzione nell'appartamento al terzo piano del covo di via Cupa: e all'interno scoprono altre sette persone, tutte pregiudicate, riunite in una sorta si summit. Come Salvatore Frate, risultano noti alle forze dell'ordine per essere vicini, se non affiliati, alla cosca dei Di Lauro. Segno importante, questo: perché, nonostante il «no comment del procuratore Lepore, del coordinatore della Dda Roberti e del pm Castaldi, questa sarebbe la dimostrazione che all'interno del clan Di Lauro si è consumata una nuova, devastante scissione. Frate e gli altri sarebbero cioè passati al gruppo degli scissionisti, dopo aver svolto - nelle ultime settimane, una sorta di doppio gioco. Lo dimostrerebbe anche un altro particolare: l'intero nucleo familiare di Salvatore Frate aveva improvvisamente abbandonato la casa nel Terzo mondo, trasferendosi alle Case celesti, regno degli scissionisti. Immediate le reazioni all’arresto del presunto killer. «Vivissima soddisfazione - ha detto il sindaco Iervolino - è stato inferto un colpo importante alla criminalità. Intervenire con tempestività è un deterrente per impedire nuovi fatti di sangue». Una giornata di rastrellamenti e perquisizioni, quella di ieri, che ha portato anche alla scoperta di cinque fucili a Forcella: le armi sono state scoperte dentro un appartamento, all’interno di un edificio diroccato in prima traversa Sant’Agostino alla Zecca.


    Il Mattino, 25-03-2007


    http://ilmattino.caltanet.it/mattino...&type=STANDARD

  2. #2
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    Predefinito

    Anche il giovane ucciso era stato scarcerato


    Era uscito dal carcere ad agosto grazie all’indulto Vincenzo Cerbone, detto «’o porcello» la vittima dell’ultimo agguato di camorra. L’uomo era finito in carcere nel maggio del 2005 insieme con altre sei persone al termine di un’inchiesta della squadra mobile di Napoli diretta da Vittorio Pisani su furti condotti con il sistema del «filo di banca». Secondo gli inquirenti Cerbone sarebbe stato ucciso per una vendetta trasversale: era, infatti, il cognato di Fausto Valcarenghi, arrestato recentemente per l’omicidio di Vincenzo Prestigiacomo, ucciso a Porta San Gennaro il 30 ottobre scorso. Prestigiacomo, anche lui uscito di galera grazie all’indulto, era il cognato di Giuseppe Misso. Perciò ora è all’interno di quel clan camorristico che gli inquirenti cercano i killer (probabilmente due) che venerdì pomeriggio hanno teso un agguato a Cerbone in vico Neve a Materdei, uccidendolo e ferendo la moglie, Antonella Vitiello. La donna venerdì sera è stata interrogata a lungo dagli uomini della squadra mobile, ma non avrebbe fornito indicazioni significative per le indagini che si sono orientate verso la pista della vendetta trasversale perché Cerbone non è ritenuto dagli inquirenti un elemento di spicco dei clan. Ma il raid nel quartiere Stella fa tornare d’attualità il dibattito sull’indulto, una misura che ha creato non poche polemiche. E il presidente della commissione antimafia, Francesco Forgione, sostiene: «Su questi temi bisogna fare una riflessione anche autocritica. Quando si decide una misura globale di quel tipo è chiaro, poi, che ci possono essere conseguenze soprattutto nelle aree a rischio. Ma voglio sottolinearlo: nelle carceri, quando la misura è stata varata, non c’erano solo camorristi, ma al cinquanta per cento migranti. Io ho votato l’indulto e non sono di quelli che un minuto dopo rinnega le proprie scelte. Soprattutto a Napoli, però, scontiamo il ritardo nel varare misure di reinserimento. E stiamo constatando che, nonostante dal provvedimento fossero esclusi i condannati per reati di mafia, racket e usura, in realtà sono usciti anche personaggi coinvolti dai clan. E questo perché non sono stati condannati per reati connessi all’associazione a delinquere». Per il presidente della Corte di Assise d'appello di Napoli, Omero Ambrogi: «Le motivazioni dell’indulto erano valide, ma bisognava strutturare meglio il provvedimento per evitare che potessero rientrarci anche le persone che potevano tornare nel circuito criminale. Ma le ragioni della grave situazione che ci troviamo a vivere non sono tutte ricollegabili all’indulto. Per stroncare i clan bisogna incidere sull’accumulo dei patrimoni di origine illecita. È inutile cercare scorciatoie».


    Il Mattino, 25-03-2007


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  3. #3
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    un'isola meravigliosa...
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    Predefinito

    alla faccia di quelli che dicevano che sarebbero stati "indultati" solo quelli che avevano commesso piccoli reati.Con questo indulti la criminalità triplicherà...

 

 

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