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Discussione: Negli USA accade....

  1. #1
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    Predefinito Negli USA accade....

    http://punto-informatico.it/p.aspx?id=1886779&r=PI

    Vietato parlare di Tor all'università

    Un professore americano racconta la propria disavventura con tecnici IT dell'istituto e ufficiali di polizia, che gli chiedevano di non insegnare l'uso della famosa tecnologia per il surfing anonimo


    Roma - Progetta di insegnare ad utilizzare Tor, o di parlarne durante i suoi corsi e riceve la visita inaspettata di tecnici accompagnati da agenti di polizia: è successo a Paul Cesarini, assistente professore della Bowling Green State University, come lui stesso racconta dalle pagine di The Chronicle Review.

    Cesarini progettava, appunto, di parlare del network anonimizzatore, una delle tecnologie più promettenti per il rafforzamento della privacy in rete, nell'ambito di un paio di corsi tenuti all'università, incentrati sulle tecnologie di controllo, sulla libertà e la censura online, ed aveva effettivamente scaricato e installato il plug-in per fare un po' di pratica prima di discuterne con i suoi studenti.

    Ma la sua "pratica" con Tor non è sfuggita a un responsabile delle infrastrutture di rete del campus, che di buon mattino ha bussato alla sua porta assieme ai cybercop per discutere della faccenda. I suoi visitatori hanno a questo punto mostrato pagine e pagine di log all'assistente professore, che mostravano in dettaglio il suo utilizzo del network "a cipolla" ("Tor" sta per The Onion Ring).

    Dettagli che sono sembrati piuttosto inaccurati al professore: lo davano per presente davanti ad un PC quando lui invece era da WalMart in cerca di offerte per un televisione hi-def. Ma soprattutto, i log non mostravano nessun illecito: installare e usare Tor negli USA è un'attività assolutamente legale.

    Nonostante questo, a Cesarini sono state fatte due richieste precise: smettere di usare Tor ed evitare di parlarne in classe. Il professore a quel punto ha tenuto una lezione agli agenti sull'utilizzo di Tor e sulla libertà di insegnamento. Lezione che ovviamente respingeva in blocco le richieste dei cybercop. Alla fine della conversazione, gli improvvisati avventori hanno stretto la mano all'uomo e si sono diretti verso il loro prossimo bersaglio nell'istituto, l'altro utente di Tor individuato dallo staff, sperando questa volta di ottenere maggior collaborazione.

    Lapidario è stato il commento del professore sulla vicenda, secondo cui i tecnici devono "proteggere la rete che mi permette di fare il mio lavoro: insegnare a classi che sono quasi completamente online, o condurre ricerche. Se essi non fossero qui come la prima o magari l'unica linea difensiva contro elementi senza scrupoli della nostra società tecnologica, la mia università dovrebbe smettere di funzionare".

    Ma questo non implica, suggerisce sempre il professore, che "alcuni viscidi membri della facoltà" minaccino chi dimostra le potenzialità e l'utilizzo di Tor a più di 100 studenti ogni semestre.

    Alfonso Maruccia

  2. #2
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    Predefinito

    http://punto-informatico.it/p.aspx?id=1892176&r=PI

    Anno XII n. 2708 di giovedì 15 febbraio 2007 (PI - News)
    P2P, RIAA tenta di manovrare gli ISP
    Le major ne hanno pensata un'altra: utilizzare i provider come intermediari con gli utenti ed evitare i tribunali con veloci accordi extra-giudiziali mediati dagli ISP


    New York - La RIAA è di nuovo sul piede di guerra, ma questa volta la strategia è diversa. Secondo Ray Beckerman, avvocato che si occupa di difendere utenti P2P, la nuova idea dell'industria musicale è quella di coinvolgere direttamente gli ISP nella caccia ai "malfattori" del peer-to-peer. Lo confermerebbe la lettera spedita ai vari provider statunitensi firmata dal Consigliere Generale della RIAA Steve Marks. Contiene una richiesta di cooperazione per l'identificazione degli sharer che le major ritengono abusivi, per l'archiviazione di file di log e per un maggiore impegno nelle operazioni di comunicazione con la stessa RIAA e i clienti coinvolti dalle indagini.

    Da tempo il braccio armato della RIAA, MediaSentry, scandaglia le reti P2P per individuare gli indirizzi IP che operano in violazione delle norme sul copyright. Analizzando il contenuto delle cartelle condivise, procede poi con il coinvolgimento delle major discografiche interessate dagli abusi. A quel punto viene depositata in tribunale una denuncia contro ignoti. Il Giudice, in seguito, concede la subpoena che permette di obbligare gli ISP a fornire tutti i dati correlati all'indirizzo IP "incriminato". La denuncia verso ignoti decade, ed ecco partire quella intestata ad un comune cittadino.

    Beckerman, analizzando la lettera, ha rilevato che RIAA intende ora velocizzare il suo processo di persecuzione. Gli ISP, anziché collaborare solo sotto subpoena, dovrebbero darsi da fare prima, trasformandosi in intermediari privilegiati fra le major e gli indiziati. Nei sogni di RIAA, gli ISP dovrebbero comunicare ai clienti "pizzicati" dall'industria tutte le informazioni del caso e informarli dei rischi provocati da un eventuale processo. Seguendo questo iter, gli utenti potranno ricevere un forte sconto per chiudere il caso prima ancora di arrivare in tribunale.

    Per la RIAA, uno dei problemi più grandi è proprio quello delle comunicazioni errate rilasciate dagli ISP agli utenti. "In ogni avviso, sia nel caso di denuncia contro ignoti che contro persone identificate, è fondamentale che si evitino informazioni errate o fuorvianti" si legge sulla lettera recapitata ai provider. "Si dovrebbe utilizzare, quindi, un modello realizzato ed approvato dalla RIAA". Questo modello pre-stampato è quanto mai intimidatorio perché non solo sottolinea il fatto che la Recording Industry Association of America ha richiesto all'ISP di archiviare i dati riguardanti l'utente, ma anche che ha intenzione di sporgere denuncia. Ovviamente viene fatto riferimento anche all'utilizzo della subpoena. Di fatto, commentano in molti, l'utente si ritrova con le spalle al muro e senza alcuna indicazione sui suoi diritti. La lettera poi si conclude con la richiesta di contattare i legali della RIAA per un accordo.

    Per funzionare adeguatamente, il giochino ha bisogno della massima precisione e collaborazione da parte degli ISP. Una soluzione veloce che permetterebbe, secondo RIAA, di far risparmiare agli utenti almeno mille dollari - questo lo sconticino - a patto che gli ISP collaborino e archivino i file di log per almeno 180 giorni. Un tempo sufficiente per depositare la denuncia e procedere con la subpoena se il sospettato non volesse collaborare.

    L'ultima rivelazione riguarda la creazione di un sito, denominato www.p2plawsuits.com, che in futuro dovrebbe consentire agli utenti sotto scacco di accedere a tutte le informazioni riguardanti le cause intentate.

    Un bell'articolo sulla vicenda è stato pubblicato da Ars Technica

    Dario d'Elia

 

 

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