Avrebbero concordato la fissazione dei prezzi consigliati
in violazione della normativa sulla concorrenza
Benzina, indagine Antitrust
ipotesi cartello per 9 compagnie




ROMA - Compagnie petrolifere nel mirino dell'Antitrust. L'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha infatti aperto un'indagine per verificare l'ipotesi dell'esistenza di un cartello sui prezzi dei carburanti da parte di nove compagnie. Lo si legge in una nota del Garante, in cui si precisa che le società interessate sono: Eni, Esso Italiana, Q8, Shell Italia, Tamoil Italia, Total Italia, Erg Petroli, Ip e Api, "quanto meno a partire dal 2004", avrebbero "concordato la fissazione dei prezzi consigliati, che risultano di conseguenza aver avuto andamento parallelo, con variazione contestuale, di entità comparabile e di segno omogeneo, in violazione della normativa sulla concorrenza", si legge nella nota. Funzionari dell'Antitrust, accompagnati dalla Guardia di finanza, hanno compiuto oggi una serie di sopralluoghi negli uffici delle compagnie per acquisire dati e documentazione.

Secondo l'Autorità, "il mercato della distribuzione dei carburanti è caratterizzato da un equilibrio non concorrenziale, con rilevanti barriere all'ingresso che occorre rimuovere, come indicato nella recente segnalazione inviata a governo, Parlamento e Regioni. In un contesto posto al riparo dalla concorrenza, a partire dalla fine del 2004, inoltre, i prezzi di benzina e gasolio in Italia sono stati pilotati in modo da rispondere all'evoluzione strutturale del settore (calo del consumo di benzina e aumento di quello del gasolio), trasferendo il maggior margine lordo (e il maggior stacco dalla media UE) dalla benzina al gasolio. Il risultato è che i prezzi e margini lordi dei carburanti in rete sono in Italia più elevati che all'estero".



Secondo l'istruttoria, "avviata anche alla luce di una serie di segnalazioni presentate dall'Associazione nazionale artigiani e piccole e medie imprese del trasporto merci a partire dal 2005, il parallelismo dei prezzi consigliati, osservato nel tempo, viene attuato con la fissazione del prezzo da parte di Eni, che rappresenta il price-leader, al quale si adeguano i concorrenti".

Dall'ottobre 2004", prosegue l'Antitrust, "proprio l'Eni ha iniziato a utilizzare un nuovo metodo, meno legato all'andamento del costo della materia prima. I concorrenti, anziché continuare a fondare le proprie politiche di prezzo sui criteri seguiti fino ad allora, hanno scelto di adeguarsi ai movimenti di Eni, adottando prontamente il nuovo criterio".

Il parallelismo dei prezzi sarebbe stato inoltre "garantito negli anni dallo scambio di informazioni, che avviene attraverso svariati canali. Una certa trasparenza dei prezzi consigliati, che favorisce la collusione, è generata dallo stesso operato del ministero dello Sviluppo economico, che pubblica i prezzi base consigliati delle singole società petrolifere sul proprio sito internet, sulla base dei criteri definiti dalla Cabina di monitoraggio del mercato petrolifero operante presso il ministero stesso".

Proprio per questo nella recente segnalazione l'Autorità ha chiesto a governo e Parlamento di rivedere il funzionamento della Cabina di monitoraggio "nella quale peraltro sono rappresentati sia le compagnie petrolifere che gli esercenti". In ogni caso, nota l'Authority, "le imprese ricorrono anche all'annuncio dei propri prezzi consigliati-base alla stampa, attraverso comunicati. Forniscono inoltre ad almeno una rivista specializzata dettagliate informazioni sui propri differenziali integrativi, cioè su una componente del prezzo consigliato che non risulta esser in alcun modo reperibile sul sito del ministero o presso altre fonti pubbliche. Le parti sono così in grado di conoscere tutte le componenti del prezzo consigliato, monitorando efficacemente il reciproco comportamento".

(23 gennaio 2007)

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