Una radio a testa alta, anche grazie a Cynthia
Editoriale 16 gennaio 2007
Un anno fa ci lasciava la nostra compagna e direttrice Cynthia D’Ulizia uccisa da una malattia ancora oggi variabile possibile tra morte e possibilità di ripresa.
Per Radio Città Aperta è stato un anno lungo come un secolo. Con Cynthia in mezzo a noi avremmo fatto le stesse cose che stiamo facendo ma forse le avremmo fatte un pò meglio, con un po’ più di quella precisione che era per tutti noi una garanzia e una sicurezza.
Per Radio Città Aperta quest’anno senza Cinzietta è stato come gettarsi in mare senza che tutti noi sapessimo nuotare bene e dunque costretti ad imparare. Come era inevitabile la gran parte ha imparato ma qualcuno si è perso in mare. Nonostante questo il vascello corsaro di Radio Città Aperta – come ci definì anni fa una nostra giovane collaboratrice - sta continuando a navigare ed ambisce a continuare l’esplorazione.
Sarebbe stato bello, in questi mesi in cui i giornalisti sono stati costretti a giorni e giorni di sciopero per il contratto e contro la precarizzazione, avere Cynthia a fare da snodo tra il mondo dell’informazione regolare e quello dell’informazione alternativa e indipendente. Due mondi distanti ma che le condizioni materiali stanno avvicinando rapidamente tra loro.
Non era mai stata tenera Cynthia con i giornalisti. In tutte le occasioni – ufficiali o ufficiose - li aveva rimbeccati sulle loro responsabilità nell’aver avallato ideologicamente la flessibilità e la precarietà per gli altri, fino a quando la competizione globale non le ha portate anche in un settore che fino a ieri sembrava preservato e preservabile dalla mannaia del liberismo.
E’ passato già un anno senza Cynthia, e se dentro di noi spesso non riusciamo a rassegnarci, le cose che questa nostra compagna ha contribuito a costruire in questi anni si rivelano solide e ricche di aspettative e possibilità. La realtà ci consegna ogni giorno mille e uno motivi per continuare a lottare, a informare, a denunciare.
Radio Città Aperta anche per questo intende restare un punto di riferimento, una voce dissonante ma a testa alta, una presenza e una coerenza confortanti in tempi dove dominano arroganza e conformismo. Lo dobbiamo a noi stessi, lo dobbiamo anche a Cinzietta.

p.s. I fondi raccolti in occasione della morte di Cynthia (quasi 5.000 euro) sono stati consegnati all’Ospedale di Cardenas per la ristrutturazione del padiglione oncologico-pediatrico. Ci auguriamo che contribuiscano a salvare giovani vite dalla stessa malattia che ci ha sottratto Cinzietta.