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  1. #1
    Ecumenista
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    Predefinito Questioni di ermeneutica biblica

    La Chiesa Cattolica riconosce una pluralità di significati delle Sacre Scritture, quindi la possibilità di leggere la Bibbia a "più livelli":
    - significato letterale
    - significato pieno
    - significato spirituale.

    Vorrei qui riportare la spiegazione del senso pieno (senso plenior o eminente).

    Rirporto una parte del lungo e importante documento emanato dalla Pontificia Commissione Biblica:


    L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa




    3. Senso pieno

    Relativamente recente, l’appellativo “senso pieno” (sensus plenior) suscita delle discussioni. Si definisce il senso pieno come un senso più profondo del testo, voluto da Dio, ma non chiaramente espresso dall’autore umano. Se ne scopre l’esistenza in un test biblico quando viene studiato alla luce di altri testi biblici che lo utilizzano o nel suo rapporto con lo sviluppo interno della rivelazione.

    Si tratta allora o del significato che un autore biblico attribuisce a un testo biblico a lui anteriore, quando lo riprende in un contesto che gli conferisce un senso letterale nuovo, o del significato che una tradizione dottrinale autentica o una definizione conciliare da a un testo della Bibbia. Per esempio, il contesto di Mt 1, 23 dà il senso pieno all’oracolo di Is 7, 14 sulla almah che concepirà un figlio, utilizzando la traduzione dei Settanta (parthenos): «La vergine concepirà». L’insegnamento patristico e conciliare sulla Trinità esprime il senso pieno dell’insegnamento del Nuovo Testamento su Dio il Padre, il Figlio e lo Spirito. La definizione del peccato originale da parte del Concilio di Trento fornisce il senso pieno, dell’insegnamento di Paolo in Rm 5, 12-21 circa le conseguenze del peccato di Adamo per l’umanità. Ma quando manca un controllo di questo genere, da parte di un testo biblico esplicito o di una tradizione dottrinale autentica, il ricorso a un preteso senso pieno potrebbe portare a interpretazioni soggettive prive di ogni validità.

    In definitiva, si potrebbe considerare il “senso pieno” come un altro modo di designare il senso spirituale di un testo biblico, nel caso in cui il senso spirituale si distingua dal senso letterale. Suo fondamento è il fatto che lo Spirito Santo, autore principale della Bibbia, può guidare l’autore umano nella scelta delle sue espressioni in modo tale che queste esprimano una verità di cui egli non percepisce tutta la profondità. Questa viene rivelata in modo più completo nel corso del tempo, grazie, da una parte, a ulteriori realizzazioni divine che manifestano meglio la portata dei testi, e grazie anche, d’altra parte, all’inserimento dei testi nel canone delle Scritture. In questo modo viene creato un nuovo contesto, che fa apparire delle potenzialità di significato che il contesto primitivo lasciava nell’ombra.

  2. #2
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    Mi lascia un po' perplesso...
    Mi da l'idea di un "significato pieno" alla fine comprensibile o definibile solo da una elite di studiosi capaci, loro, di distinguere fra interpretazioni soggettive prive di ogni validità e un senso più profondo del testo, voluto da Dio, ma non chiaramente espresso dall’autore umano non mi convince.
    Con tutto il rispetto per l'insegnamento conciliare, i Profeti e i Santi non sedevano nel Sinedrio. La loro ispirazione veniva direttamente da Dio-Spirito Santo senza rispetto delle gerarchie terrene.
    Sono sicuro delle buone intenzioni degli studiosi moderni che si trovano a dover consultare testi corrotti dal tempo e dagli scribi e sono sicuro che una grossa maggioranza di loro invochi, durante il proprio lavoro, l'assistenza di Dio-Spirito Santo, ma lascerei una porta aperta. Fino al 1943 l'unico testo biblico accettato dalla Chiesa, fu la "Vulgata", dichiarata autentica e unica dal Concilio di Trento che doveva alzare i suoi bastioni contro Lutero. Se fu una decisione esclusivamente dettata da ragioni della dottrina e della veritá é discutibile. Dall'altra parte non credo che l'azione divina sia finita da qualche parte nel medio evo e che oggi non ci siano Santi in grado di illuminarci su qualche passaggio oscuro delle Scritture senza aver studiato alla luce di altri testi biblici che lo utilizzano o nel suo rapporto con lo sviluppo interno della rivelazione.
    Sono convinto della necessità dello studio il piú approfondito possibile delle Scritture ma sono altrettanto convinto che Dio non si nasconda dietro a teoremi difficili pensati ad uso esclusivo di una elite accademica.
    Ma forse ho capito male. All'occasione potresti magari citare il resto del testo o postare un Link.
    Distinti saluti

  3. #3
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    "Fino al 1943 l'unico testo biblico accettato dalla Chiesa, fu la "Vulgata", dichiarata autentica e unica dal Concilio di Trento che doveva alzare i suoi bastioni contro Lutero."
    ed è l'unica versione che accetta anche oggi un vero cattolico per capire con certezza il pensiero di Dio. Al cristiano interessa conoscere la strada certa , agli studiosi interessa cercare e studiare per il fine di cercare .

  4. #4
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    La ricerca filologica sui Testi Sacri finora non ha fatto che confermare in pieno la Fede di chi crede nell'ispirazione divina della Bibbia, quindi perché avere paura di chi, con animo sincero e sincero fine scientifico, si accosta ad essa?

    Anzi, a me pare proprio che ci sia da incoraggiarla! Perché una ricerca filologica accurata non viene fatta anche sul Corano piuttosto?

  5. #5
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    Gli apostoli hanno predicato con la versione dei settanta e chi vuole essere apostolo deve predicare con la versione dei settanta .
    chi vuole fare il dialogo e lo studioso non c'entra nulla con catechesi e l' apostolato della chiesa. Si faccia pure una cultura dicendo di avere scoperto la verità , ma lasci stare la catechesi.

  6. #6
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    Citazione Originariamente Scritto da UgoDePayens Visualizza Messaggio
    quindi perché avere paura di chi, con animo sincero e sincero fine scientifico, si accosta ad essa?

    Anzi, a me pare proprio che ci sia da incoraggiarla!
    Ognuno si accosti alla Bibbia con l'animo che vuole.
    La mia critica o perplessitá é quella di fornire all'approccio filologico accurato l'aggettivo di significato pieno e dare a questo un senso di esclusivitá. Dubito che tutti i Santi Cristiani abbiano avuto un retroterra di questo tipo, eppure davanti ad un San Francesco, Papa Vescovi e teologhi chinarono il capo.

    Citazione Originariamente Scritto da UgoDePayens Visualizza Messaggio
    Perché una ricerca filologica accurata non viene fatta anche sul Corano piuttosto?
    Il Corano comincia con queste tre parole:
    "Bismillah hirahman hirahim" e giá su queste tre parole sono stati scritti VOLUMI.
    Figurati il resto.

  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da Abdullah Visualizza Messaggio
    Mi lascia un po' perplesso...
    Mi da l'idea di un "significato pieno" alla fine comprensibile o definibile solo da una elite di studiosi capaci, loro, di distinguere fra interpretazioni soggettive prive di ogni validità e un senso più profondo del testo, voluto da Dio, ma non chiaramente espresso dall’autore umano non mi convince.
    Con tutto il rispetto per l'insegnamento conciliare, i Profeti e i Santi non sedevano nel Sinedrio. La loro ispirazione veniva direttamente da Dio-Spirito Santo senza rispetto delle gerarchie terrene.
    Sono sicuro delle buone intenzioni degli studiosi moderni che si trovano a dover consultare testi corrotti dal tempo e dagli scribi e sono sicuro che una grossa maggioranza di loro invochi, durante il proprio lavoro, l'assistenza di Dio-Spirito Santo, ma lascerei una porta aperta. Fino al 1943 l'unico testo biblico accettato dalla Chiesa, fu la "Vulgata", dichiarata autentica e unica dal Concilio di Trento che doveva alzare i suoi bastioni contro Lutero. Se fu una decisione esclusivamente dettata da ragioni della dottrina e della veritá é discutibile. Dall'altra parte non credo che l'azione divina sia finita da qualche parte nel medio evo e che oggi non ci siano Santi in grado di illuminarci su qualche passaggio oscuro delle Scritture senza aver studiato alla luce di altri testi biblici che lo utilizzano o nel suo rapporto con lo sviluppo interno della rivelazione.
    Sono convinto della necessità dello studio il piú approfondito possibile delle Scritture ma sono altrettanto convinto che Dio non si nasconda dietro a teoremi difficili pensati ad uso esclusivo di una elite accademica.
    Ma forse ho capito male. All'occasione potresti magari citare il resto del testo o postare un Link.
    Distinti saluti
    Se sei mussulmano intanto ti do il benvenuto.

    Questo è il link:
    http://www.vatican.va/roman_curia/co...azione_it.html

    Credo che la santità in sè e per sè abbia poco a che fare con questo discorso. La Chiesa riconosce alla scrittura un senso letterale (ciò che lo scrittore volle realmente comunicare sotto ispirazione dello Spirito Santo) e un senso spirituale (ciò che ciascun cristiano, per se stesso, può vedere in un versetto o in un brano: ciò che dice a lui personalmente, per la sua vita, per il suo contesto di vita...).
    Qui la Chiesa riconosce un terzo senso: quello pieno.
    In pratica, non esattamente ciò che volle dire l'autore, ma qualcosa di più "pieno", di più completo, qualcosa che sfuggì a lui stesso, ma che lo Spirito volle comunicare attraverso quelle parole.
    La Chiesa riconosce questa possibilità, ma al tempo stesso, riconosce il rischio di arbitrarietà nell'interpretazione.
    Chiunque, pensando di essere guidato dallo Spirito, potrebbe asserire che un certo brano o versetto può avere un certo senso "pieno" nascosco allo stesso autore, sulla base delle proprie convinzioni e basta.
    In tal caso, per supportare questo senso "pieno", la Chiesa richiede una conferma da parte della stessa Scrittura.
    La Scrittura è comunque il criterio finale per vagliare una interpretazione ed evitare l'arbitrarietà, la lettura fondamentalista o il far dire alla Scrittura quello che IO voglio dire.

    Altra cosa è la santità (che viene richiesta anche agli esegeti, come a tutti i cristiani). Un santo può essere tale e non per questo essere un grande esegeta biblico o evitare di dire una "castroneria". Un santo e le sue parole non possono essere lette come se si trattasse di un "TERZO" testamento, ma solo alla luce e al vaglio del Nuovo e Vecchio Testamento.

    Ciò non toglie che qualcuno non possa essere ispirato dallo Spirito Santo e intuire un particolare significato pieno su un brano. Tuttavia, per non cadere nel soggettivismo, è necessario vagliare l'interpretazione (il santo stesso o altri che colgano le sue parole e le vaglino alla luce delle Scritture).

    Il senso pieno a differenza di quello spirituale, non è inerente alla propria vita, cioè non vale solo per se stessi, ma ha valenza universale. Si comprende come per proporre una interpretazione piena, a livello universale, per serietà, sia necessario vagliarla alla luce di altri passi della Scrittura stessa.

    Pace & bene.

  8. #8
    رباني
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    E su di te la pace, VeteroCatholico.
    Chiarimento illuminante e ti ringrazio.
    Nel mio approccio alla Bibbia ho evidentemente mescolato inconsapevolmente le due cose. Consulto per il mio uso "La Bibbia di Gerusalemme" ed. Dehoniane Bologna e "LA Bibbia dei LXX" ed. Dehoniane Roma per essere piú vicino possibile a versioni non "ideologiche", ma é ovvio che i miei occhi e il mio cuore sono piú vicini al significato spirituale. La tua prima citazione mi sembrava volesse dare una specie di primato al significato completo e questo mi ha un po' confuso.
    Mi ravvedo volentieri coi migliori auguri di pace.

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da Abdullah Visualizza Messaggio
    E su di te la pace, VeteroCatholico.
    Chiarimento illuminante e ti ringrazio.
    Nel mio approccio alla Bibbia ho evidentemente mescolato inconsapevolmente le due cose. Consulto per il mio uso "La Bibbia di Gerusalemme" ed. Dehoniane Bologna e "LA Bibbia dei LXX" ed. Dehoniane Roma per essere piú vicino possibile a versioni non "ideologiche", ma é ovvio che i miei occhi e il mio cuore sono piú vicini al significato spirituale. La tua prima citazione mi sembrava volesse dare una specie di primato al significato completo e questo mi ha un po' confuso.
    Mi ravvedo volentieri coi migliori auguri di pace.
    Sono davvero contento di questa sua presenza qui abdullah.

    Mostra che ci sono troppi pregiudizi e schemi semplificatori dinanzi ai "mussulmani", quando si dice, "eh con loro non si può ragionare, sono tutti uguali, tutti kamikaze ecc ecc"

    No, NON è così!
    Come non tutti i cattolici sono "uguali" altrettanto non tutti i mussulmani sono "uguali".
    MAgari se cominciassimo a capire questa semplice verità, magari dico magari, saremmo da subito meglio avviati verso un autentico sentiero di pace, sia in "casa nostra" sia in "casa loro", che poi, tutta la Terra è casa di Dio, quindi anche casa di umani tutti.

    Shalom

  10. #10
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    Facciamo un passo ulteriore nell'interpretazione della Bibbia. Riporto questo testo, tratto dallo stesso documento (il grassetto è mio).

    F. Lettura fondamentalista
    La lettura fondamentalista parte dal principio che la Bibbia, essendo Parola di Dio ispirata ed esente da errore, dev’essere letta e interpretata letteralmente in tutti i suoi dettagli. Ma per “interpretazione letterale” essa intende un’interpretazione primaria, letteralista, che esclude cioè ogni sforzo di comprensione della Bibbia che tenga conto della sua crescita nel corso della storia e de suo sviluppo. Si oppone perciò all’utilizzazione del metodo storico-critico per l’interpretazione della Scrittura, così come ad ogni altro metodo scientifico.
    La lettura fondamentalista ha avuto la sua origine, all’epoca della Riforma, da una preoccupazione di fedeltà al senso letterale della Scrittura. Dopo il secolo dei lumi, essa si è presentata, nel protestantesimo, come una salvaguardia contro l’esegesi liberale. Il termine “fondamentalista” si ricollega direttamente al Congresso Biblico Americano tenutosi a Niagara, nello stato di New York ne 1895. Gli esegeti protestanti conservatori definirono allora «cinque punti del fondamentalismo»:
    1. l’inerranza verbale della Scrittura,
    2. la divinità di Cristo,
    3. la sua nascita verginale,
    4. la dottrina dell’espiazione vicaria e
    5. la risurrezione corporale in occasione della seconda venuta di Cristo.
    Quando la lettura fondamentalista si propagò in altre parti del mondo, diede vita ad altri tipi di lettura ugualmente “letteralisti”, in Europa, Asia, Africa e America Latina. Questo genere di lettura trova sempre più numerosi aderenti nel corso dell’ultima parte del XX secolo, in alcuni gruppi religiosi e sette e anche tra i cattolici.
    Benché il fondamentalismo abbia ragione di insistere sull’ispirazione divina della Bibbia, sull’inerranza della Parola di Dio e sulle altre verità bibliche incluse nei cinque punti fondamentali, il suo modo di presentare queste verità si radica in una ideologia che non è biblica, checché ne dicano i suoi rappresentanti. Infatti essa esige una adesione ferma e sicura ad atteggiamenti dottrinali rigidi e impone, come fonte unica d’insegnamento riguardo alla vita cristiana e alla salvezza, una lettura della Bibbia che rifiuti ogni tipo di atteggiamento o ricerca critici.
    Il problema di base di questa lettura fondamentalista è che rifiutando di tener conto del carattere storico della rivelazione biblica, si rende incapace di accettare pienamente la verità della stessa Incarnazione. Il fondamentalismo evita la stretta relazione del divino e dell’umano nei rapporti con Dio. Rifiuta di ammettere che la Parola di Dio ispirata è stata espressa in linguaggio umano ed è stata redatta, sotto l’ispirazione divina, da autori umani le cui capacità e risorse erano limitate. Per questa ragione, tende a trattare il testo biblico come se fosse stato dettato parola per parola dallo Spirito e non arriva a riconoscere che la Parola di Dio è stata formulata in un linguaggio e una fraseologia condizionati da una data epoca. Non accorda nessuna attenzione alle forme letterarie e ai modi umani di pensare presenti nei testi biblici, molti dei quali sono frutto di una elaborazione che si è estesa su lunghi periodi di tempo e porta il segno di situazioni storiche molto diverse.
    Il fondamentalismo insiste anche in modo indebito sull’inerranza dei dettagli nei testi biblici, specialmente in materia di fatti storici o di pretese verità scientifiche. Spesso storicizza ciò che non aveva alcuna pretesa di storicità, poiché considera come storico tutto ciò che è riferito o raccontato con verbi al passato, senza la necessaria attenzione alla possibilità di un significato simbolico o figurativo.
    Il fondamentalismo tende spesso a ignorare o a negare i problemi che il testo biblico comporta nella sua formulazione ebraica aramaica o greca. È spesso strettamente legato a una determinata traduzione, antica o moderna. Omette ugualmente di considerare le “riletture” di alcuni passi all’interno stesso della Bibbia.
    Per ciò che concerne i vangeli, il fondamentalismo non tiene conto della crescita della tradizione evangelica, ma confonde ingenuamente lo stadio finale di questa tradizione (ciò che gli evangelisti hanno scritto) con lo stadio iniziale (le azioni e le parole del Gesù della storia). Viene trascurato nello stesso tempo un dato importante: il modo in cui le stesse prime comunità cristiane compresero l’impatto prodotto da Gesù di Nazaret e dal suo messaggio. Invece abbiamo lì una testimonianza dell’origine apostolica della fede cristiana e la sua diretta espressione.
    Il fondamentalismo snatura così l’appello lanciato dal vangelo stesso. Il fondamenta­lismo porta inoltre a una grande ristrettezza di vedute: ritiene infatti come conforme alla realtà, perché la si trova espressa nella Bibbia, una cosmologia antica superata, il che impedisce il dialogo con una concezione più aperta dei rapporti tra cultura e fede. Si basa su una lettura non critica di alcuni testi della Bibbia per confermare idee politiche e atteggiamenti sociali segnati da pregiudizi, per esempio razzisti, del tutto contrari al vangelo cristiano.
    Infine, nel suo attaccamento al principio del “sola Scrittura”, il fondamentalismo separa l’interpretazione della Bibbia dalla Tradizione guidata dallo Spirito, che si sviluppa in modo autentico in unione con la Scrittura in seno alla comunità di fede. Gli manca la consapevolezza che il Nuovo Testamento si è formato all’interno della Chiesa cristiana e che è Sacra Scrittura di questa Chiesa, la cui esistenza ha preceduto la composizione dei suoi testi. Per questa ragione, il fondamentalismo è spesso antiecclesiale, ritenendo come trascurabili i credo, i dogmi e le pratiche liturgiche che sono diventate parte della tradizione ecclesiastica, così come la funzione di insegnamento della Chiesa stessa. Si presenta come una forma di interpretazione privata, la quale non riconosce che la Chiesa è fondata sulla Bibbia e attinge la sua vita e la sua ispirazione nelle Scritture.
    L’approccio fondamentalista è pericoloso, perché attira le persone che cercano risposte bibliche ai loro problemi di vita. Tale approccio può includerle offrendo interpretazioni pie ma illusorie, invece di dire loro che la Bibbia non contiene necessariamente una risposta immediata a ciascuno di questi problemi. Il fondamentalismo invita, senza dirlo, a una forma di suicidio del pensiero. Mette nella vita una falsa certezza, poiché confonde inconsciamente i limiti umani del messaggio biblico con la sostanza divina dello stesso messaggio.

 

 
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