8/1/2007
Usa:staminali nel liquido amniotico
Scoperta risolverebbe problema etico
Una scoperta italo-americana potrebbe rivoluzionare il futuro della ricerca sulle staminali. Secondo uno studio firmato dall'Università di Harvard, da quella di Padova e dall'Istituto di medicina di Wake Forest, nel liquido amniotico si possono infatti reperire cellule totipotenti capaci di differenziarsi, proprio come quelle embrionali, in cellule di tessuti, muscoli, nervi e ossa. Così cadrebbe la questione etica.
La scoperta rappresenta una grande speranza per la medicina e potrebbe mettere la parola fine al problema etico sull'uso delle cellule staminali embrionali che in passato ha anche portato alcuni governi a vietare questo genere di ricerche. "La nostra speranza è che queste cellule rappresentino una valida risorsa per la riparazione dei tessuti e anche per la creazione di nuovi organi", ha spiegato Anthony Atala, direttore dell'istituto di medicina rigenerativa alla Wake Forest University. Tecnicamente parlando, la ricerca italo americana sembra aver individuato una strada alternativa per l'approvigionamento di cellule non specializzate, superando la spinosa questione sull'utilizzo degli embrioni e sul relativo dibattito sull'inizio della vita a livello molecolare.
Pubblicato dalla rivista "Nature Biotechnology", lo studio è iniziato prelevando liquido amniotico a donne incinte e si è concluso dopo sette anni di test. I medici erano già al corrente che il liquido in cui cresce il feto contiene una grande quantità di cellule immature, ma non era chiaro se vi fossero anche staminali vere e proprie, vale a dire cellule indifferenziate capaci di specializzarsi in cellule di diversi organi. Dubbi risolti proprio dagli scienziati americani e dal team del professor Paolo De Coppi, che sono riusciti ad isolare le staminali all'interno del liquido scartato dopo l'amniocentesi di alcune gestanti e hanno coltivato il materiale prelevato trasformandolo in cellule di muscoli, nervi, grasso e del fegato.
Numericamente parlando, si tratta soltanto dell'1% di tutte le cellule immature contenute nel liquido amniotico, ma i risultati ottenuti dagli scienziati lasciano ben sperare. Alcune cellule del sistema nervoso sono state infatti trapiantate in topolini lobotomizzati, sono cresciute e hanno riparato l'area del cervello danneggiata. "Abbiamo assistito a un parziale ripristino della funzionalità", ha spiegato Atala, precisando i dettagli del progetto. E non è tutto qui. Dai test è infatti risultato che le cellule ottenute in questa maniera riescono a produrre neurotrasmettitori, mentre quelle del fegato possono secernere urea.
Cauto comunque l'ottimismo degli scienziati, che non si lasciano trasportare dall'entusiasmo. Prima di ripetere gli esperimenti sugli esseri umani occorreranno infatti diversi anni, ma grazie alla facile reperibilità delle staminali, le ricerche potranno spedire a passo spedito. Con quattro milioni di parti l'anno solo negli Stati Uniti, ha spiegato Atala, sarà facile raccogliere abbastanza campioni di cellule fetali da accumulare una banca dati che soddisfi le necessità di trapianto dell'intera popolazione. "Se si arrivasse a una banca di centomila campioni, il 99% della popolazione americana potrebbe trovarne uno geneticamente compatibile per un eventuale trapianto", ha assicurato lo scienziato.
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