Come sapete il CESNUR ha pubblicato la nuova edizione dell'Enciclopedia delle Religioni in Italia.
Notato che la voce che si riferiva alla nostra Chiesa era incompleta e imprecisa (redattore Andrea Cassinasco alias p.Ambrogio) ho scritto al dott.Zoccatelli, uno dei due curatori dell'opera e vicedirettore del CESNUR.
MI ha subito risposto con grande cortesia e dopo alcuni scambi di lettere è stata pronta la nuova voce che per ora figura solo nell'edizione telematica dell'Enciclopedia nel sto del CESNUR.
Vi posto la nuova voce che comparirà anche nella nuova edizione dell'opera a stampa.
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I Vecchi Calendaristi greciChiesa Ortodossa Greca del Vecchio Calendario - Sinodo della Resistenza
- Diocesi di Nora
Vescovo Michele (Piredda):
Via Bella Vista, 84
09134 Cagliari
Tel. e fax: 070-501375
- Diocesi di Luni:
Vescovo Silvano (Livi):
Via di Lizzanello, 1
51030 San Felice (Pistoia)
Tel.: 0573-998055
Fax: 178-6034068
E-mail: ortodossi@tiscali.it
URL: www.cristianiortodossi.it
Il movimento dei Vecchi Calendaristi nasce in Grecia come reazione all’introduzione del calendario giuliano riformato (o “nuovo calendario”), nel 1924. La decisione di cambiare il calendario, adottando il computo gregoriano per il ciclo delle feste a data fissa, aveva come scopo un riavvicinamento dell’ortodossia alle confessioni cristiane occidentali: molti ortodossi hanno rilevato, tuttavia, come la modifica del calendario turbi tutto l’edificio della tradizione ecclesiastica (cicli liturgici, feste, digiuni). Alcuni sostengono anzi che questa riforma sia l’inizio di un minimalismo modernista che rischia di mettere in gioco l’integrità stessa della Chiesa.
Fin dal 1924 la reazione vecchio-calendarista è stata notevole in Grecia, giungendo negli anni 1930-1940 (nonostante le misure repressive della Chiesa di Stato) a coinvolgere circa un milione di cittadini del Paese. Il movimento si è esteso in seguito a Cipro, in Romania in Bulgaria (Chiese che avevano adottato a loro volta il nuovo calendario), nonché tra alcune delle Chiese ortodosse africane dipendenti dal Patriarcato di Alessandria. Numerose divisioni interne (sul punto focale della presenza della grazia sacramentale nelle Chiese neocalendariste e dei rapporti da tenere con la Chiesa neocalendarista di Grecia) hanno tuttavia lacerato il mondo dei Vecchi Calendaristi, che si sono divisi in vari sinodi rivali, in cui si possono comunque rintracciare due linee fondamentali chiamate Florinita (dal nome del metropolita Crisostomo di Florina) e Matteita (dal nome del metropolita Matteo Bresteni). La più “moderata” di tali obbedienze Florinite (e la più presente anche in Italia) è costituita dal Sinodo “dei resistenti”, guidato dal metropolita Cipriano di Oropos e Filì.
Come quasi tutti i sinodi vecchio-calendaristi, esso deriva la propria successione apostolica dalle consacrazioni episcopali della Chiesa russa all’estero, con cui è stato pienamente in comunione fino al momento in cui la medesima, nel maggio 2006, ha ristabilito – in larga parte – la comunione con il Patriarcato di Mosca. Anche se è difficile valutare il numero di fedeli di questo sinodo in Italia, va detto che un tempo quasi tutte le parrocchie ortodosse della Sardegna sono state sotto il Sinodo della resistenza, e che vi è tuttora nell’isola un vescovo. Attualmente vi è un monastero a Pistoia con due dipendenze e varie parrocchie in altre regioni d’Italia. La Chiesa Ortodossa Greca del Vecchio Calendario ha ottenuto il riconoscimento dello Stato con DPR 14/01/1998 e successivamente (con DPR 24/07/2004) ha accolto nell’Ente esponenziale e patrimoniale (Associazione dei Cristiani Ortodossi in Italia - Giurisdizioni Tradizionali) la Chiesa Romena di Vecchio Stile, con essa in comunione.
Ecclesiologicamente, la posizione moderata del Sinodo “dei resistenti” comporta il riconoscimento della presenza della grazia nella Chiesa autocefala di Grecia e nelle altre Chiese che hanno conservato integra la tradizione sacramentale, e non ne usurpa i titoli e la giurisdizione (i suoi vescovi assumono i titoli di sedi episcopali ortodosse vacanti o altre antiche sedi). Il rifiuto della comunione sacramentale è giustificato nell’attesa di un sinodo unificato di tutta la Chiesa di Grecia, che dovrebbe restaurare l’integrità della tradizione ortodossa. Dal punto di vista dottrinale, il rifiuto del nuovo calendario non è rimasto l’unico argomento in discussione, ma le critiche del Sinodo “dei resistenti” si sono rivolte a tutto il coinvolgimento dell’ortodossia nel dialogo ecumenico e a una serie di istanze di modernismo e di rischio di perdita di una visione tradizionale ortodossa. La posizione moderata della Chiesa Ortodossa Greca del Vecchio Calendario non la porta a essere contraria in ogni caso a forme di dialogo, purché sia rimossa ogni pratica che possa accennare a forme da essa ritenute relativiste, come la pubblica preghiera in comune. Oltre che con la Chiesa Romena di Vecchio Stile, la Chiesa Ortodossa Greca del Vecchio Calendario è in comunione con l’omonima Chiesa Bulgara e con la Diocesi di Odessa (Vescovo Agatanghelo) che non ha seguito la Chiesa Russa fuori frontiera nella comunione con Mosca.
B.: Al di là di pochi opuscoli introduttivi stampati dalle comunità italiane, mancano per ora trattazioni sul fenomeno del Vecchio Calendarismo in italiano. Segnaliamo due libri del vescovo Silvano Livi: La Chiesa dei nostri Padri. Breve presentazione del Cristianesimo Ortodosso, Pietro Chegai editore, Firenze 2000; e Attualità del Simbolo. Una lettura ortodossa del Credo Niceno-Costantinopolitano, Franco Angeli, Milano 2001.
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Vi prego di non scendere in polemica visto che data la squisita cortesia del dott. Zoccatelli - che approfitto per ingraziare - ogni problema è stato superato