IL ROSSO E IL NERO IN POLITICA

ESTREMI A CONFRONTO


INTERVISTA DOPPIA AD UNA ESPONENTE DI PROGETTO COMUNISTA E AL COORDINATORE DI AZIONE SOCIALE

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http://www.vicenzapiu.com/VicenzaPiu_033.pdf



Alex Cioni, coordinatore provinciale di Azione Sociale:
“La colpa del terrorismo è degli Usa”
“Le ideologie non muoiono”

Quando e perché è nato il suo partito?

Azione Sociale è nata dall’uscita di Alessandra Mussolini da An nel 2003 dopo l’ennesimo voltafaccia di Fini. E’ nata per portare un vento nuovo nell’obsoleta e stanca politica italiana di cui l’attuale destra istituzionale è tra le massime artefici.

Mi dica 3 punti qualificanti del suo (del partito) programma.

E’ risaputo che sull’immigrazione, la famiglia, la sicurezza dei cittadini Azione Sociale ha le idee chiare. Ma noi ci differenziamo anche su tematiche come la lotta alla precarietà dei lavoratori attraverso una politica che riaffermi la centralità e la completezza dell’uomo,che va tutelato anche se questo contrasta con l’attuale dogma liberista che considera i lavoratori come delle merci.

Dio è morto, Marx è morto e neanche l’Italia sta tanto bene. Condivide?

Marx è morto senz’altro anche se alcune sue analisi sono tuttora valide. L’Italia sta molto male, sta per entrare in coma. Dio, invece, è in ottima salute come sempre. Anche se l’Europa cristiana è malatissima: la rinuncia ad inserire come cardini le radici cristiane nella Costituzione europea ne è sintomo.

Le ideologie sono morte: vero o falso?

Così vorrebbero. In un sistema politico marcio com’è quello in Italia, per fortuna c’è ancora chi fa politica perché crede nelle proprie idee, a destra come a sinistra. In fondo non è la politica a fare schifo, ma la maggior parte dei politici che sono troppo presi dai privilegi .

L’uso della violenza in politica è sempre

da condannare?

La violenza fine a se stessa è sempre condannabile.Ma di che violenza vogliamo parlare? Luxuria al parlamento non è una forma di violenza?!

Gioco della torre: Prodi o Berlusconi?

Butto Prodi, almeno Berlusconi è simpatico e il suo governo, per la prima volta nella storia repubblicana, non ha aumentato le imposte,contrariamente a quanto sta facendo Prodi.

Fini e Bertinotti: due ex?

Tutte e due sono degli opportunisti, hanno annusato il profumo del potere e ne sono rimasti affascinati a tal punto di sputare sul piatto dove hanno mangiato. Fini, in particolare, è uno che si è adeguato al sistema imperante per divenirne uno dei massimi camerieri.

C’è una guerra di civiltà fra Occidente e Islam?

Lo scontro di civiltà è una bufala creata dal governo americano. Loro sono i veri fautori e fomentatori del terrorismo. E’ tempo che l’Europa abbia un sussulto di dignità svincolandosi dalla dipendenza psicologica, politica ed economica dagli Usa. Loro sono il vero nemico del popolo italiano ed europeo. Non sto dicendo che il mondo islamico sia immune da colpe ma ricordiamoci che dalla fine del Secondo conflitto mondiale gli Stati

Uniti, con la scusa di tutelare l’Occidente, non hanno fatto altro che aggredire popoli sovrani per indirizzarne la politica in funzione della salvaguardia dei loro interessi economici.

Se sente la parola “capitalismo” a cosa pensa?

Penso ai milioni di uomini, donne e bambini sfruttati per soddisfare i cinici conti di bilancio delle multinazionali. Penso ai tanti precari italiani, alle tante vittime dell’usura bancaria, agli speculatori finanziari, all’erosione di diritti conquistati dai lavoratori e minacciati da una politica completamente asservitaall’economia.

E “Patria”?

Collego il concetto di patria a quello di popolo. Ora attraverso l’immigrazione sfrenata viene minato uno dei due fattori, il popolo. Senza popolo non c’è patria, almeno se la vogliamo intendere ancora come la terra dei padri.

Dica cosa ne pensa di queste affermazioni: “La democrazia funziona quando a decidere sono in due. E uno è malato”. (W. Churchill)

Condivido. E, con la scusa che “siamo in democrazia” e “tutti possono dire la loro”, i pochi che decidono davvero la fanno sempre franca.

“Il miglior sedativo per le smanie rivoluzionarie è una poltrona ministeriale: trasforma un insorto in un burocrate” (G. Giolitti).

Verissimo, questo perché mancano i veri rivoluzionari.

Vicenza l’eterna democristiana: è ancora così?

Mi pare che l’Italia tutta sia ancora troppo democristiana e perbenista.

Se fosse al governo della città, come primo atto cosa farebbe?

Sosterrei una politica più forte e decisa sul fronte dell’ordine pubblico per salvaguardare i vicentini dal costante aumento della criminalità. Ci sono zone di Vicenza che hanno raggiunto un tale degrado da meritare risposte forti ed immediate, come viale Milano, per esempio. E’ un dato di fatto che gli immigrati a Vicenza sono troppi e stanno complicando la vita dei vicentini. Bisogna invertire la rotta!

Caso Dal Molin americano: sì o no? E perchè?

No, perché non è più tollerabile che l’Italia rinunci a fette di sovranità nazionale che nei fatti la rendono non una alleata ma una fedele marionetta. Vicenza non può diventare una città militarizzata perché la folle politica estera americana ritiene che la nostra città sia logisticamente più funzionale alle loro esigenze. L’Unione sovietica è morta, è ora che anche i militari statunitensi se ne tornino da dove sono venuti. L’Italia e l’Europa devono tornare ad essere indipendenti e sovrane.
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Dossier: Dal Molin
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Il Giornale di Vicenza

sabato 11 novembre 2006 cronaca pag. 12

Molte adesioni per la manifestazione contro il Dal Molin agli Usa. Una non è gradita
« Vengo anch’io». «No tu no» Raniero (Cub): «Qui i fascisti non sono ammessi»
Cioni (As): «Pazienza, andremo per la nostra strada»

di Marino Smiderle


Si potrebbe andare tutti quanti allo zoo comunale, ma sabato 2 dicembre migliaia di vicentini (e non solo vicentini) disobbediranno a Enzo Jannacci e sfileranno contro gli americani. Del resto, mica si chiamano disobbedienti per niente. «Vengo anch’io», dice Alex Cioni, segretario provinciale di Alternativa Sociale e vicino all’Alessandra Mussolini, un nome una garanzia. «No tu no», gli risponde Germano Raniero, dei Cub, uno degli organizzatori dell’Assemblea permanente dei cittadini di Vicenza.
Perché se è vero che l’Assemblea permanente è un organismo slegato dai lacci e laccioli che imprigionano i partiti tradizionali, è anche vero che in questa rivoluzionaria riscoperta della democrazia diretta sopravvive il bastione invalicabile dell’Arco Costituzionale. «Da noi i fascisti non sono ammessi», taglia corto Raniero col tono che non ammette repliche. E come lui la pensano anche tutti coloro che, in questi mesi di protesta e mobilitazione, hanno lavorato sodo, spendendo tempo e soldi per organizzare una manifestazione che avrà rilievo europeo e che ha indotto il sindaco, imitando la guerra preventiva di Bush, di mettere le mani avanti e invocare la discesa in campo di una task force a protezione dei monumenti del centro.
« Tutto sbagliato - risponde con garbata polemica Raniero -. Per prima cosa noi non siamo contro gli americani: a giudicare da come sono andate le ultime elezioni negli Stati Uniti, mi pare che le nostre idee contro la guerra e le armi si stiano diffondendo rapidamente. In secondo luogo, vorrei far presente che i Disobbedienti in questa manifestazione vicentina non c’entrano niente. L’iniziativa è dell’Assemblea permanente di Vicenza e, lo dico assumendomi tutte le responsabilità, posso garantire che non ci sarà alcuna violenza, così come non ce n’è stata durante l’ultimo Consiglio comunale. Sarà una manifestazione rumorosa, come quando abbiamo portato le pignatte in piazza dei Signori; composita, perché parteciperanno diverse componenti della società e della politica; ma composta, perché tutto filerà liscio. Tutto chiaro?».
Chiarissimo. Ma il messaggio non piace tanto a Cioni, che pure, fin dall’inizio, ha condiviso, pur essendo dall’altra parte della barricata politica, la battaglia contro il Dal Molin allo zio Sam. «Io non ne faccio una questione di opposte appartenenze - dice il segretario di Alternativa sociale - perché su un problema che ritengo cruciale come quello del dal Molin pensavo fosse giusto unire tutte le forze. Lo pensavo e lo penso ancora, ma da quella parte abbiamo sempre trovato porte sbarrate. Pazienza, noi andremo avanti per la nostra strada. Anche se, quanto all’opposizione agli americani, mi sento di dire che la destra italiana può vantare un diritto di primogenitura: i loro nonni stavano dalla parte degli americani, qualche decennio fa, i nostri sono sempre stati contro».
La battutaccia potrebbe indurre qualche manifestante del comitato del no a rivedere la propria posizione, ma la sconfitta di Bush ha invece dato all’Assemblea permanente di Vicenza ancora più forza, vigore. E poco importa se qualcuno ricorda loro che la sinistra ora è al governo e, con un provvedimento ad hoc stimolato dalla base, potrebbe evitare a migliaia di manifestanti di prendere freddo ai primi di dicembre. «La logica dei partiti - risponde Raniero - resta fuori dall’Assemblea permanente. Abbiamo imparato che la delega che diamo ai nostri rappresentanti spesso viene usata male, se non tradita. Il nostro modello è la mobilitazione che c’è stata in val di Susa, a proposito della Tav: sono i cittadini che non vogliono altre basi americane a Vicenza. E se non saranno i politici a far rispettare questa volontà popolare, ci penseranno i cittadini stessi a farlo».
Come detto, non ci saranno solo vicentini in piazza. «La prossima settimana - rivela Raniero - saremo in Toscana, Emilia, Lombardia e Trentino per illustrare ad altri comitati la nostra iniziativa. Nel frattempo sono già arrivate adesioni da vari partiti o sezioni locali, come Rifondazione, i Comunisti italiani, i Verdi, alcuni settori della Cgil».
Nello stesso tempo altri, come la maggior parte dei componenti dell’Ulivo, hanno preso le distanze, imitando la strategia preventiva del sindaco. «Non ci importa - obietta Raniero -. Chi vuole può aderire, punto».
E i Disobbedienti? «E dagli - s’incavola -. Possono venire, sicuramente verranno e sono i benvenuti. Ma siamo noi a dettare le regole. E le regole non prevedono violenze. Quanto alle paura del sindaco e di altri per i monumenti, vorrei tranquillizzarli, a cominciare dal percorso scelto per la manifestazione».
Non si passa per il centro, non si tocca piazza dei Signori. Del resto, anche volendo, ai manifestanti il cuore della città sarebbe stato loro... espiantato. «Solo che siamo noi a non chiederlo - anticipa Raniero - perché vogliamo farci una lunga passeggiata che parte dalla caserma Ederle, in viale della Pace, e finisce dietro all’aeroporto Dal Molin, passando per corso Padova e sfiorando la piazza solo nel passaggio a contrà Porti».
A dar manforte ai comitati vicentini, mobilitati per l’occasione, ci saranno i comitati che hanno già esperienza in materia di basi americane come quelli di Ghedi, Sigonella, Aviano e la Maddalena. Parteciperanno anche i gruppi di Roma e Firenze di U.S. Citizens for peace and justice, oltre a delegazioni attese da Spagna, Austria, Germania e Slovenia. «Ma è presto per fare l’elenco - aggiunge Raniero - di qui al 2 dicembre pioveranno su Vicenza diverse richieste di adesione. Saremo in tanti, di questo si può star certi».
Ci sarebbe anche l’adesione di Alternativa Sociale, che però viene respinta con sdegno. «Con noi sfilano anche persone che hanno votato a destra - afferma senza nascondere un senso di stupore Raniero - ma non sono certo fascisti. Qui i fascisti non sono ammessi».
No tu no, insomma. Si potrebbe poi sperare tutti in un mondo migliore, cantava Jannacci. Mondo migliore che, secondo l’Assemblea permanente di Vicenza, si costruisce tenendo lontani i rinforzi americani dal Dal Molin. E la maggioranza consiliare di centrodestra che ha votato a favore? E il governo che seguita a fare il pesce in barile? Il 2 dicembre staranno alla finestra per vedere l’effetto che fa.






Il Giornale di Vicenza

venerdì 10 novembre 2006 cronaca pag. 19

La Mussolini e la base Usa
« Bush ha perso e ora diciamo no al Dal Molin»
È severo il commento dell’esponente di As: « Risultato prevedibile, frutto dell’arroganza
e della protervia di un’amministrazione cieca»

«L’esito delle elezioni di Midterm negli Usa ci restituiscono la sconfitta della politica del presidente Bush. Una sconfitta prevedibile perché frutto della arroganza e della protervia di una amministrazione cieca e sorda di fronte alla voce del popolo americano». Lo afferma Alessandra Mussolini, europarlamentare di Alternativa Sociale.
« Un popolo che, davanti ad una crescita economica positiva ed ad un tasso di disoccupazione controllato, ha misurato la politica di Bush sul piano della politica estera e degli scandali che hanno caratterizzato il percorso di molti esponenti repubblicani nel biennio trascorso. Non è bastata - aggiunge la Mussolini - la spinta delle lobby petrolifere e dei fondamentalisti cristiani a tenere in piedi una politica fallimentare e soprattutto non accettata dal popolo americano».
« Da questa vicenda l’Europa e l’Italia debbono trarre alcuni segnali - osserva Mussolini - Anzitutto il Vecchio continente non può né deve continuare ad essere privo di una propria politica comune. Lo sforzo dei Paesi dell’Ue è di costruire per sé strumenti autonomi di gestione della politica, che prescindano dai legami con le amministrazioni Usa».
« L’Italia, conseguentemente - conclude la parlamentare europea di As - deve ricacciare indietro ogni forma di sudditanza e di servilismo verso gli Usa partendo da fatti concreti, come vietare l’ampliamento della base militare di Vicenza. Così come i governi, qualunque sia il loro colore, debbono sfuggire dal piacere ad ogni costo agli Usa e accogliere la loro politica estera come qualcosa della quale non discutere, partendo anche qui da fatti concreti, come la aperta condanna della politica israeliana che sta portando sangue e morte tra i civili come nella strage di Beit Hanouin».