GIU' LE MANI DA SADDAM !!
BALUARDO CONTRO IL FASCISMO E LE FAZIONI FANTOCCIO ISLAMICHE-FANATICHE DELLA CIA, antisocialiste ed antibaath (AL- QAEDA)
SIMBOLO LAICO E PROGRESSISTA DELL'IRAK CHE RESISTE
Elementi per riflettere: contro le menzogne di regime e delle nuove SS, contro le bugie del nuovo fascismo, dei regimi fondati su stupri di massa di bambine irakene, città rase al suolo, genocidio e tortura per, rastrellamenti al fosforo bianco ecc. ecc..
Per la difesa della dignità di un uomo e della resistenza di un Paese, che continua ed è sempre più forte, di massa, nazionale e laica (anche nel suo nome).
Per una grande e rigorosa operazione storica di verità sull'Irak "non allineato", laico, unito, civile: l'Irak di Saddam Hussein:
PROPONGO LA LETTURA DEI SEGUENTI PEZZI:
Saddam Hussein rifiuta di svendere l’Irak.
Una rivista egiziana pubblica il resoconto di un incontro in prigione fra Saddam Hussein e Donald Rumsfeld.
(Traduzione dall’arabo di Muhammad Abu Nasr)
La rivista egiziana al-Usbu’ ha pubblicato Martedi’ 2 Maggio cio’ che dice essere il testo di una conversazione avvenuta fra il Presidente dell’Irak Saddam Hussein ed il Segretario americano della Difesa Donald Rumsfeld durante il suo recente viaggio a Baghdad, nel corso del quale egli fece visita al leader iracheno detenuto. La rivista al-Urbu’ precisa che i dettagli dell’incontro sono stati rivelati da fonti politiche.
La rivista comunica che l’incontro ha avuto luogo dopo l’intensificarsi degli attacchi della Resistenza Irachena contro le forze d’occupazione americane ed i loro alleati ed accoliti in Irak. Le fonti d’informazione hanno riferito che gli americani hanno perso negli ultimi tre mesi piu’ di 1.600 uomini fra morti e feriti, e che essi hanno ammesso ufficialmente soltanto una parte di tali perdite. Dalle informazioni ottenute risulta che il Presidente americano George W. Bush ha tenuto un incontro col suo gruppo direttivo durante il quale si e’ trattato di come fermare in Irak la violenza della Resistenza onde risparmiare vite americane e porre termine al continuo deteriorarsi dei rapporti fra gli Stati Uniti ed i loro alleati e gli altri paesi che hanno inviato forze armate ad occupare l’Irak. Il comando americano era giunto alla decisione di offrire al Presidente dell’Irak Saddam Hussein di rilasciarlo e condurlo in un luogo a sua scelta al difuori dell’Irak purche’ accettasse di comparire in televisione e di chiedere alla Resistenza che cessasse le sue operazioni armate e si costituisse in un partito politico che partecipasse al processo politico avviato in Irak dalle forze d’occupazione americane.
Bush ha affidato al suo Segretario di Stato Donald Rumsfeld l’incarico di recarsi immediatamente in Irak ad affrettare la sollecita formazione di un nuovo “governo” iracheno fantoccio e incontrarsi con i “capi” iracheni venuti fuori dai risultati delle “elezioni” del 30 Gennaio scorso tenute sotto la minaccia delle armi americane nell’Irak occupato. Contemporaneamente, pero’, Rumsfeld doveva incontrarsi col Presidente iracheno Saddam Hussein nella sua prigione americana presso l’Aeroporto Internazionale Saddam sito ad ovest di Baghdad.
Si e’ appreso che l’incontro Saddam Hussein - Rumsfeld e’ durato quasi un’ora, e che ha avuto luogo alla presenza del comandante delle forze americane in Irak. Rumsfeld ha poi fatto seguito all’incontro inviando al Presidente Bush un rapporto al quale ha allegato il verbale del di lui incontro col Presidente iracheno dando inoltre suggerimenti sul comportamento da adottarsi dagli Stati Uniti in merito ai futuri sviluppi della situazione irachena. Si dice che egli abbia sottolineato la necessita’ di allacciare in vario modo trattative politiche con la Resistenza irachena e col Presidente Saddam Hussein.
Nel suo rapporto - ha affermato la rivista al-Urbu’ - Rumsfeld ha messo in rilievo che la situazione in Irak stava diventando sempre piu’ pericolosa, dicendo che la Resistenza Araba appariva adesso, nel suo insieme, come un esercito organizzato, ben allenato, e sostenuto da importanti rifornimenti in armi e materiali. Rumsfeld precisava inoltre che il numero dei combattenti della Resistenza irachena aveva ormai raggiunto la cifra di 400.000 in servizio attivo e che piu’ di cinque milioni di persone sostenevano la Resistenza.
Rumsfeld diceva che gli avvenimenti di al-Fallujah avevano influito negativamente sulla situazione della sicurezza, e che la Resistenza era riuscita ad utilizzare a suo profitto la “lotta al terrorismo” bandita dagli Stati Uniti. Aggiungeva poi che i giovani iracheni facevano a gara fra loro nell’arruolarsi come volontari nelle file della Resistenza.
Rumsfeld confermava inoltre che i diversi nomi con i quali molte organizzazioni della Resistenza si presentano qua e la’, altro non sono che vari fronti dell’organizzazione del Partito Arabo Baath che opera attualmente sotto la direzione di Izzat Ibrahim ad-Duri, Vice Presidente dell’Irak.
Egli si aspettava che la situazione sarebbe diventata sempre piu’ difficile nell’immediato futuro, poiche’ il ritmo delle operazioni armate contro le forze statunitensi si era andato accelerando di parecchio, raggiungendo ormai i 200 attacchi giornalieri e provocando dozzine di vittime anche fra i ranghi delle truppe della “coalizione” e di quelle della “guardia nazionale fantoccio”.
Rumsfeld affermava poi che numerosi rapporti sia americani che iracheni gli avevano rivelato un deterioramento nella situazione della sicurezza in Irak e una caduta nel morale delle truppe dovuta all’aumento nelle perdite materiali.
Accennava poi che anche nei ranghi statunitensi si stavano avendo gravi perdite materiali, poiche’ gli americani stavano ormai perdendo una media di almeno 30 veicoli alla settimana, con un continuo impoverimento della loro potenzialita’ bellica.
Rumsfeld rivelo’ inoltre che proprio adesso la Resistenza era riuscita ad impossessarsi di mucchi di recentissimi armamenti americani, compreso artiglierie, lanciarazzi e armamento antiaereo, e che il comando americano aveva espresso il timore che tali armi sarebbero ben presto servite ad incrementare i movimenti della violenza e le operazioni della Resistenza.
Secondo quanto riferisce la rivista al-Urbu’, Rumsfeld verso la fine del suo rapporto esortava a continuare il dialogo con Saddam Hussein e i suoi sostenitori onde raggiungere una formula che conducesse ad una tregua temporanea tale da consentire la discussione di proposte da entrambe le parti.
La rivista al-Urbu’ ha ottenuto da una fonte americana degna di fiducia il verbale della conversazione svoltasi fra Saddam Hussein e Donald Rumsfeld. Ecco il verbale di tale incontro:
Verbale dell’incontro fra il Presidente Saddam Hussein ed il Segretario americano
della Difesa Donald Rumsfeld.
All’inizio dell’incontro il Presidente Saddam Hussein apparve estremamente calmo. Egli era forse sorpreso dalla visita di Rumsfeld, ma non mostro’ alcun segno di nervosismo. La discussione fu iniziata da Rumsfeld.
Rumsfeld: ho voluto incontrarLa per discutere insieme la situazione irachena. Siamo entrati in contatto con alcuni dei Suoi sostenitori entro e fuori l’Irak, ed essi ci hanno consigliato di ascoltarLa.
Saddam Hussein: E cosa volete da me? Il vostro esercito ha occupato il territorio della nobile nazione irachena; avete abbattuto il regime in carica senza alcuna base legale; avete attaccato la sovranita’ di una nazione indipendente, libera e sovrana; e avete commesso crimini che la Storia registrera’ come testimonianza a carico della vostra civilta’ lorda di sangue. E dopo tutto questo, che altro volete?
Rumsfeld (cercando di dissimulare la rabbia): non serve a niente ora rinvangare il passato. Io sono venuto qui con il preciso scopo di presentarLe un’offerta chiara e specifica e desidero da Lei una risposta chiara e specifica.
Saddam Hussein (in tono canzonatorio): Suppongo che Lei sia venuto per scusarsi e per restituire l’autorita’ agli iracheni.
Rumsfeld: Non abbiamo niente di cui scusarci. Lei era un pericolo per i vostri vicini. Lei stava tentando di procurarsi armi destinate a distruzioni di massa. Era percio’ naturale che noi ci facessimo avanti per aiutare il popolo dell’Irak a liberarsi dai pericoli cui era stato soggetto per piu’ di trent’anni.
Saddam Hussein: So che in fatto di storia Lei e’ un ignorante e so anche che il Suo presidente non lo e’ meno di Lei. Ma sembra che a forza di dire bugie abbiate cominciato a crederci voi stessi. Se per “i nostri vicini” Lei allude alla Entita’ Sionista, ebbene sي, noi eravamo veramente un pericolo per essa, perche’ ci stavamo preparando a liberare la nostra terra di Palestina che essa aveva saccheggiato. Questo e’ un dovere per qualsiasi arabo, e non solo per gli iracheni, perche’ quella terra e’ araba e la sua gente e’ araba, e i sionisti non hanno fatto altro che occuparla. Essi sono piovuti qui da tutte le parti del mondo con l’aiuto vostro e con quello di tutte le potenze coloniali. Ma se Lei vuole intendere il Kuwait, allora Le chiedo: dal Kuwait vi siete ritirati, oppure no?
Rumsfeld: Si tratta di uno sbocco di sicurezza. Inoltre fra noi, il Kuwait e gli altri Stati del Golfo vi sono accordi di sicurezza. Siamo venuti qui perche’ essi ci hanno chiesto di difenderli dalle vostre minacce.
Saddam Hussein: Non Le sembra un po’ buffo incaricare il lupo di far da guardiano alle pecore? Il popolo del Kuwait e’ un popolo arabo, ed il Kuwait e’ territorio iracheno. Percio’ Le chiedo di andare a leggere bene la storia, anche se so che non la afferrera’ mai.
Rumsfeld: Basta con queste chiacchiere. Io Le sto offrendo…
Saddam Hussein (interrompendolo): Prima che Lei mi offra la Sua merce scadente, voglio chiederLe: le armi di distruzione le avete trovate, si o no?
Rumsfeld (imbarazzato): Finora non le abbiamo trovate, ma un giorno le troveremo senz’altro. Lei vuole negare di aver avuto l’intenzione di fabbricare una bomba nucleare?
Saddam Hussein: Non abbiamo armi di distruzione dal 1991. Eravamo sinceri quando parlavamo col Gruppo Internazionale di Ispezione ed eravamo sinceri nelle nostre lettere a Kofi Annan. E questi fatti voi li sapete, ma eravate alla ricerca di qualche falsa scusa per occupare l’Irak e rovesciare le sue autorita’ legittime.
Rumsfeld: Gli iracheni ci hanno accolto a braccia aperte e ci hanno dato il benvenuto, e il motivo di cio’ erano le pratiche sanguinarie del Suo regime durante tutti gli anni che Lei ha governato l’Irak.
Saddam Hussein: La prego, Mr. Rumsfeld: finiamola con le bugie. Quelli che hanno aperto le cascate del sangue sulla terra dell’Irak siete voi. Voi avete complottato contro di noi e siete venuti qui portandovi appresso dei traditori per affidare loro il governo della grande terra dell’Irak.
Rumsfeld: Quelli che Lei chiama traditori sono stati scelti come capi dal popolo iracheno con mezzi democratici ed elezioni pulite, quali non si erano mai avute finche’ governava Lei.
Saddam Hussein: So bene che siete arrivati con una banda di traditori, con [Jalal] at-Talibani in prima linea (ride con ironia). Il Grande Irak governato da at-Talibani e da al Ja’fari: ci puo’ essere qualcosa di piu’ ridicolo?
Rumsfeld (trattenendo a fatica la rabbia): Lei si trova in isolamento e non sa niente di quello che accade fuori. Gli iracheni sono stati liberati dalla Sua oppressione. Se per strada vedessero Lei o qualcuno dei Suoi uomini, vi ucciderebbero!
Saddam Hussein: E io Le garantisco che se Lei rendesse noto dove si trova in Irak, e la Resistenza lo venisse a sapere, non ne uscirebbe vivo… Voglio darLe un consiglio che puo’ anche passare al Suo stupido presidente: gli dica di mettere in salvo quel che resta dei suoi soldati. La morte li attende dovunque, e la storia non lo perdonera’.
Rumsfeld: Io sono venuto per parlarLe delle operazioni terroristiche che i Suoi uomini stanno istigando e compiendo. I Suoi uomini hanno recentemente effettuato uno sporco attacco contro la prigione di Abu Ghurayb nel corso della quale piu’ di 50 americani sono rimasti uccisi o feriti, uccidendo anche parecchi dei detenuti, in carcere con varie imputazioni. I Suoi uomini ricevono aiuto da terroristi di ogni angolo del mondo e stanno minacciando la riuscita dell’esperimento democratico in Irak.
Saddam Hussein: Cosa e’ che Lei vuole esattamente?
Rumsfeld: Io Le faccio un’offerta, e cioe’ che Lei verra’ rilasciato e potra’ scegliersi liberamente una localita’ d’esilio in qualsiasi paese di suo gradimento, a condizione che Lei si presenti alla televisione e dichiari di condannare il terrorismo e ordini ai Suoi uomini di cessare dal compiere atti terroristici.
Saddam Hussein: Il Suo presidente L’ha autorizzata a farmi tale offerta?
Rumsfeld: Si, quest’offerta e’ stata concordata in un incontro cui hanno preso parte il Presidente, il Vice Presidente, il Segretario di Stato ed il capo dei Servizi di Informazione. Ed io sono stato autorizzato a farLe quest’offerta.
Saddam Hussein: Quest’offerta e’ uno scherzo.
Rumsfeld (con un sospiro): Siamo anche disposti a far entrare nel governo elementi a Lei vicini.
Saddam Hussein: E che altro?
Rumsfeld: Le sara’ dato un generoso appoggio finanziario e verra’ assicurata la protezione per Lei e per la Sua famiglia in un paese di Sua scelta.
Saddam Hussein: Vuole ascoltare le condizioni mie?
Rumsfeld: Ne sarei lieto.
Saddam Hussein (con aria arrogante e di superiorita’): Quel che voglio da voi in primo luogo e’ che fissiate un programma per il vostro ritiro dall’Irak, che vi impegniate a cio’ davanti al mondo intero, e che il vostro ritiro abbia inizio immediatemente.
Secondo: Chiedo l’immediato rilascio di tutti i prigionieri iracheni e arabi dalle carceri che avete stabilito e nelle quali avete privato della loro liberta’ decine di migliaia di iracheni onorati.
Terzo: Chiedo che vi impegniate a concedere il risarcimento totale delle perdite materiali sofferte dal popolo iracheno in conseguenza della vostra aggressione contro il nostro paese a partire dalla Madre delle Battaglie del 1991 e fino al presente. Accetto l’assistenza di un comitato arabo od internazionale per la valutazione di dette perdite.
Quarto: Chiedo che restituiate i soldi che voi ed i vostri uomini avete rubato dalle ricchezze dell’Irak e dal suo petrolio, e in particolare quel criminale di [L. Paul] Bremer e la sua gang di traditori e di rinnegati.
Quinto: Chiedo la restituzione degli oggetti d’arte che avete rubato e avete passato alla mafia archeologica. Sono tesori la cui importanza va oltre tutti i valori monetari del mondo, perche’ racchiudono la storia dell’Irak e della sua civilta’. Voialtri - e’ vero - non possedete ne’civilta’ ne’ storia, perche’ il vosto paese abbraccia solo l’arco di qualche centinaio d’anni, ma questo non vale a giustificare i vostri furti ed il vostro odio per la civilta’ dell’Irak e per le sue ricchezze.
E sesto: dovete consegnare le armi di distruzione - se ne avete trovate - e restituirci le vite di tutti i martiri nostri che vi siete prese, e restituire l’onore delle nobili donne irachene che avete disonorato.
Rumsfeld: Questo cosa sarebbe: uno scherzo?
Saddam Hussein: No, e’ un’amara realta’. Una realta’ che Lei, Mr. Rumsfeld, conosce anche troppo bene. Voi avete commesso il piu’ grande crimine della storia nei confronti di un pacifico paese arabo. Ci siamo gia’ incontrati intorno al 1980. Lei ricorda le vostre offerte?
Rumsfeld: Finiamola di parlare del passato. Noi stiamo ora rivedendo il nostro atteggiamento nei confronti vostri e nei confronti di molte forze che nel passato ci sono state ostili. Abbiamo deciso di allacciare un dialogo con islamici moderati e non abbiamo obiezioni contro il fatto che essi giungano al potere attraverso le urne elettorali. E - cosa ancor piu’ importante - abbiamo deciso di avviare un dialogo con organizzazioni ‘terroristiche’ come gli Hamas, la Jihad Islamica e la Hizb Allah, la quale e’ filoiraniana, ed anche con altre organizzazioni fondamentaliste del mondo intero. Abbiamo persino un piano per entrare in contatto col movimento dei talebani dell’Afghanistan per studiare la possibilita’ della loro partecipazione al potere, in cambio della loro rinunzia alla lotta armata.
Saddam Hussein: Questo significa che avete cominciato a rivedere il vostro errato modo di procedere?
Rumsfeld: Si tratta solo di uno sviluppo naturale degli avvenimenti. Stiamo facendo di tutto per diffondere la democrazia in tutti i paesi ed in tutti i movimenti soggetti alla tirannia.
Saddam Hussein: Se siete sinceri vi auguro il successo. Pero’ conosco le vostre mire. E se siete veramente sinceri, allora voi ed i vostri alleati dovete subito cominciare a ritirarvi dall’Irak. E dovreste pure abbandonare il vostro atteggiamento di sostegno di Israele. Ma so anche che il vostro presidente ha la testa dura, e’ arrogante, e non dice la verita’.
Rumsfeld: E’ un presidente democraticamente eletto, e non un capo di governo sanguinario come Lei.
Saddam Hussein: Il terrore e’ il vostro prodotto, e la menzogna il vostro metodo.
Rumsfeld: Questa offerta e’ per Lei un’opportunita’ storica. Lei verra’ rilasciato e noi La consulteremo in qualunque cosa si riferisca alle faccende irachene. Ma se Lei rifiuta quest’offerta, l’occasione non si ripetera’.
Saddam Hussein: Non sono alla ricerca di occasioni. Non sto cercando una strada per salvare il mio collo dal capestro che avete rizzato per l’Irak. Se avessi voluto cio’, avrei accettato l’offerta dei russi ed avrei salvato dal martirio i miei figli e mio genero. Non so nemmeno cosa e’ avvenuto della mia famiglia, delle mie figlie e dei miei nipotini. Ma - mi creda - ogni cittadino iracheno e il destino del mio grande paese mi stanno piu’ a cuore di me stesso e della mia famiglia.
Attraverso vostri emissari mi avete gia’ offerto che, se dichiaravo che le armi di distruzione di massa erano state contrabbandate in Siria, in cambio mi avreste lasciato andare. Ho rifiutato questo allora e torno a rifiutarlo adesso.
Rumsfeld: Non voglio un rifiuto da Lei. Voglio che ci pensi su. Al momento attuale noi stiamo rivedendo il nostro atteggiamento. Vogliamo che cessi questo spargimento di sangue da entrambi i lati. Ed e’ per questo che abbiamo fatto quest’offerta al difuori della logica della forza, e non di quella della debolezza.
Come segno delle nostre buone intenzioni abbiamo chiesto a Jalal at-Talibani di rilasciare una dichiarazione di rinunzia a qualsivoglia intento di giustiziarLa. Siamo pronti a rivedere tutti i nostri atteggiamenti circa la sistemazione politica dell’Irak nel suo complesso e a discutere questa faccenda con Lei e con i Suoi uomini.
Saddam Hussein: Siete pronti a ritirarvi, si o no?
Rumsfeld: Possiamo anche discutere un nostro nuovo spiegamento. Le basi delle nostre forze sono state predisposte per una lunga permanenza. Potremmo ritirarci dalle strade e dalle citta’, ma resteremmo nelle nostre basi per qualche tempo.
Saddam Hussein: Insomma, voi volete un altro che vi faccia da spalla, da aggiungere agli altri vostri tirapiedi. No, Mr. Rumsfeld; non dimentichi che Lei sta parlando con Saddam Hussein, il Presidente della Repubbica dell’Irak.
Rumsfeld: Ma il potere Lei l’ha perso.
Saddam Hussein: Non mi resta che l’onore, e l’onore non si compra e non si vende.
Rumsfeld: Ma la vita non ha prezzo.
Saddam Hussein: La vita non vale nulla senza l’onore. Quando voi avete calpestato il suolo dell’Irak voi l’avete depredato del suo onore, e noi riconquisteremo il nostro onore sia che Saddam Hussein rimanga sia che egli muoia da martire.
Rumsfeld: I Suoi sostenitori, con i quali abbiamo discusso, ci hanno detto che la prima e l’ultima decisione toccava a Lei. Si attendevano essi da Lei questa reazione?
Saddam Hussein: Senz’altro. Essi sapevano bene che Saddam Hussein non avrebbe arretrato a spese del suo paese e del suo onore.
Rumsfeld: La Storia La terra’ responsabile per il sangue che viene versato in Irak.
Saddam Hussein: La Storia, invece, giudichera’ voi per i vostri crimini. Io vi avevo avvertito che sui muri di Baghdad vi sareste suicidati. Vorrei proprio che andaste a Londra a dare un’occhiata ai documenti del Ministero degli Esteri britannico per imparare qualcosa sulla lotta del popolo iracheno contro i vostri amici inglesi che ora stanno ripetendo i loro errori di un tempo e combattono al vostro fianco. Il popolo iracheno e’ un popolo ostinato che non teme la morte. La Resistenza e’ piu’ forte di quanto immaginiate. Vi prometto che ne vedrete ancora delle belle.
Per le donne era meglio Saddam
di Sanjay Suri
Inter Press Service, 29 marzo 2006
Londra – Le donne stavano molto meglio sotto l'ex dittatore iracheno Saddam Hussein, ha scoperto una organizzazione di donne, dopo una indagine di ampio respiro in Iraq.
''Sotto il precedente regime del dittatore, i diritti fondamentali delle donne erano protetti dalla costituzione', dice Huzan Mahmud, della Organisation of Women's Freedom in Iraq in una intervista all' IPS. Il gruppo è una organizzazione sorella di MADRE, un gruppo internazionale per i diritti delle donne.
Sotto Saddam, dice, ''le donne potevano uscire per andare al lavoro, all'università, e sposarsi o divorziare in tribunali civili. Ma adesso le donne hanno perduto quasi tutti i loro diritti, e stanno venendo spinte di nuovo a rimanere a casa''.
La recente costituzione, che è stata scritta sotto la supervisione del governo Usa, è ''molto arretrata e contro le donne'', dice la Mahmud. ''Essi rendono l'Islam la fonte del legiferare, e la principale religione ufficiale del paese. Questo in sé significa la shari'a islamica, e su questa base le donne saranno considerate cittadine di seconda categoria e non avranno alcun potere di decisione sulle loro vite''.
L'intera società irachena è stata assoggettata al ''caos e alla brutalizzazione'', dice. ''La sicurezza è assente, tutti i servizi essenziali, e soprattutto la protezione dei diritti delle donne, non sono in alcun modo nel programma di nessuno dei partiti politici che sono stati scelti accuratamente dall'amministrazione Usa nel cosiddetto parlamento installato'.
MADRE chiede lo schieramento di una forza di peacekeeping a guida Onu e una fine immediata dell'occupazione Usa. Man mano che la crisi in Iraq si intensifica, il gruppo dice che le donne e le loro famiglie in Iraq hanno un bisogno urgente di sicurezza, di un governo che funzioni, e della fornitura dei servizi essenziali, all'interno di un quadro che tuteli i diritti umani.
In tre anni di occupazione, la situazione sta diventando più pericolosa e tetra con la presenza delle forze occupanti, e ''maggiori saranno la violenza e il terrorismo in Iraq, più le donne saranno vittime di un clima del genere'', dice.
''Lo stupro, il rapimento, il maltrattamento nelle carceri da parte delle guardie carcerarie, e l'uccisione di donne sono diffusi'', dice. ''La mancanza di sicurezza e di protezione adeguata per le donne è un problema grosso, e nessuno, né le forze occupanti né la polizia locale del governo fantoccio, sta facendo qualcosa al riguardo'' .
Ma la posizione delle donne varia all'interno dell'Iraq, dice. ''Nella parte kurda la situazione delle donne è leggermente migliore, perché il Kurdistan iracheno era fuori dal controllo del regime ba'athista dal 1991, quindi non ha subito gli attacchi delle forze armate Usa nel 2003. Ma lì l'atteggiamento verso le donne non è progressista''.
Al di là dei pericoli di qualunque tipo derivanti dalla situazione politica, ''avvengono ancora molti cosiddetti 'delitti d' onore', e le autorità kurde non stanno facendo molto per impedirlo''.
Ma il sud è direttamente sotto occupazione militare quotidiana ''e la presenza di varie milizie armate islamiche che stanno terrorizzando le donne ha peggiorato la situazione', dice la Mahmud. ''Inoltre, il cosiddetto parlamento è diviso sulla base delle confessioni religiose e dell'appartenenza etnica, così la maggioranza degli sciiti che sono al potere stanno istituzionalizzando l'oppressione delle donne e stanno sistematicamente imponendo all'Iraq una islamizzazione''.
Le donne sono il 60 % della popolazione dell'Iraq, ma non vengono consultate su nessuna questione politica, e stanno venendo private di questo diritto, dice.
La presenza di un numero ridotto di donne non dovrebbe fuorviare la gente sulla condizione delle donne, dice. ''L'amministrazione Usa ha scelto accuratamente poche donne e le imposte alla gente nel cosiddetto parlamento'', dice. ''Queste donne sono molto ignote alle donne irachene. La maggior parte di loro appartiene ai partiti reazionari della destra che sono al potere, ed esse seguono il loro programma, che è discriminatorio nei confronti delle donne''.
Le donne vorrebbero vedere innanzitutto 'una fine della occupazione militare, che ha creato il caos e la distruzione della società irachena e ha anche avuto come conseguenza l'uccisione quotidiana in massa di iracheni qualunque''.
Le donne in particolare ''vorrebbero vedere ripristinata la sicurezza, in modo da potere almeno uscire liberamente senza venire aggredite, sequestrate, o senza che venga loro gettato in faccia dell'acido '', dice la Mahmud. ''Inoltre, le donne vogliono eguaglianza, libertà, e che i loro diritti vengano riconosciuti nella costituzione, e soprattutto essere trattate come esseri umani uguali''.
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DIFENDERE SADDAM ? (TRATTO DA "LA NAZIONE EURASIA")
Mi fanno ridere, i cosiddetti “oppositori alla guerra in Iraq” che, allo stesso tempo, in pubblico o in privato, per non sporcare il perbenismo della loro “candide coscienze”, si riempiono la bocca di “se”, di “ma” e di “però”… nonché dei soliti, monotoni, ipocriti e contorsionistici “distinguo”! Chi difende l’Iraq di Saddam Hussein, oggi, non difende affatto un uomo, una fazione o un regime… Non difende assolutamente le brutture o le storture di una dittatura politico-militare che dai suoi esordi al 1990 – non dimentichiamolo – è stata successivamente voluta, favorita, installata e mantenuta al potere a Baghdad (nonché, esponenzialmente armata, tecnologicamente potenziata e politicamente e diplomaticamente “coccolata”…), dalle stesse “immacolate concezioni” che pretendono, oggi, combatterla e cancellarla dalla faccia della Terra, in nome del “diritto”, dei “principi” e della “morale” (traducete: gli abituali interessi monopolistici e mercantilistici di Washington e di Londra!). Non difende in nessuna maniera un sistema poliziesco che per più di 25 anni – “tecnicamente” consigliato e puntualmente istruito, sostenuto e coadiuvato dagli “esperti” delle suddette capitali – ha sparso il terrore a piene mani tra la sua stessa popolazione e tenuto il proprio paese con l’inflessibile ed implacabile “mano di ferro” che tutti gli conosciamo. Non difende in nessun modo la takritiana e nepotistica cosca di “figli di buona donna” che si è sproporzionatamente “incrostata” al potere in quel paese e che ha assunto, nel tempo - grazie pure al “disinteressato” concorso delle suddette “facce di bronzo” che pretendono oggi di accusarla, aborrirla e criminalizzarla – la notorietà pubblica e la credibilità politica che attualmente tutti gli attribuiscono. Chi difende l’Iraq di Saddam Hussein, oggi, difende semplicemente l’inalienabile e sacrosanto diritto dei popoli-nazione del mondo a disporre di loro stessi, della loro terra, delle loro ricchezze e del loro destino. Non dimentichiamo, inoltre, che chi difende attualmente l’Iraq di Saddam Hussein, contribuisce soprattutto a smascherare definitivamente i peggiori “pendagli da forca” che mai siano esistiti nella corso della storia umana: quelli, in particolare, che – nel loro recente e, fino ad ora, opportunamente taciuto passato – non hanno affatto esitato, per dare sfogo al loro personale o collettivo egoismo e/o appagare le loro indicibili avidità ed spregevoli bramosie, a sterminare qualcosa come 85 Nazioni Pellerossa in America del Nord, la quasi totalità degli Aborigeni dell’Australia e della Nuova Zelanda (che venivano “sportivamente” inseguiti, braccati a cavallo e sparati a vista dai coloni britannici, semplicemente per svago o passatempo, o per alimentare la loro irrefrenabile passione per l’hobby della “caccia alla volpe”, animale, in quell’epoca, praticamente inesistente in quelle regioni!), nonché (fino ad ora…) qualche milione… d’Afgani, d’Indiani, d’Africani, d’Asiatici, e di Latino Americani! Se qualcuno, infatti, lo avesse dimenticato, gli attuali aspiranti “liberatori” dell’Iraq, discendono in linea diretta da coloro che, nei secoli scorsi, rimisero in voga ed alimentarono a più non posso la “pirateria marittima” e favorirono e svilupparono largamente la “razzia” dei popoli del continente africano e la “tratta degli schiavi”; che scatenarono diverse “guerre dell’oppio” in Cina (tra il 1833 ed il 1860); che imposero, all’allora Terzo mondo, l’abominevole politica dei famosi “Trattati ineguali” e delle altrettanto ignobilmente celebri “Capitolazioni”; che frazionarono e divisero ad usum delphini il Vicino-Oriente, l’Africa e l’Asia (senza per niente tenere conto delle realtà etniche, culturali, religiose e storiche di quelle regioni); che inventarono il “colonialismo” (oppressore, sfruttatore e rapinatore!) moderno, i primi “campi di concentramento” del mondo e la “pulizia etnica”; che decretarono e diffusero la “segregazione razziale” (negli USA, è rimasta in vigore fino al 1964!) e l’apartheid (in Sud Africa, è stata legale fino a qualche anno fa!). Questo, naturalmente, senza contare che tra i suddetti aspiranti “liberatori” di oggi, ci sono senz’altro i figli, i nipoti o i pro-nipoti dei “liberatori” di ieri: di coloro, cioè, che hanno impunemente aizzato due Guerre mondiali, direttamente o indirettamente provocato all’incirca 54 milioni di morti ed impiegato militarmente (gli unici, fino ad ora, nella storia dell’umanità!) ben due bombe atomiche, nonché milioni di ordigni al fosforo, al napalm, alla diossina ed all’uranio (impoverito?) sui centri abitati e le popolazioni civili; oppure, di coloro che hanno ipotizzato la sterilizzazione terapeutica di intere nazioni, fatto morire di fame e di stenti milioni di prigionieri di guerra, elevato la menzogna di Stato, la produzione e lo spaccio della droga, il traffico delle armi, la corruzione, il ricatto, l’estorsione, il taglieggiamento e l’assassinio politico, al rango di usuali ed accettabili procedure di politica estera! Et, j’en passe… Questi “illustri signori” di nobile schiatta, dunque, sarebbero coloro che, in questo momento, in Iraq, starebbero ufficialmente sacrificando le loro vite (sic!) e sciupando il loro denaro (ari-sic!), per salvare il mondo dal terrorismo? Sarebbero quelli che vorrebbero regalare la “libertà” e la “democrazia” (come se la libertà e la democrazia fossero dei “prêt-à-porter”, oppure dei semplici “pacchi dono” o delle volgari “strenne natalizie”!) a quelle stesse popolazioni (Curdi e Shi’iti inclusi!) a cui ieri, non solo hanno largamente contribuito a sottrargliele ed a confiscagliele (tanto per tenere bene a mente gli altri “regali” che i suddetti “gentlemen” hanno già fatto all’Iraq, ricordiamo: gli “Accordi Sykes-Picot” del 1916; l’Armistizio di Mudros imposto alla Turchia nel 1918 ed il tradimento delle speranze Curde a proposito di un loro possibile Stato nazionale; il Mandato britannico del 1920 e l’intronizzazione di Feysal I°, nel 1923; l’invasione inglese dell’Iraq, per spodestare il governo nazionalista di Rachid ‘Ali al-Khilani, nel 1941 e l’imposizione a questo paese, fino al 1956, di due servi fedeli del colonialismo inglese, il famoso Reggente Abd Allah - zio dell’ancora giovane Feysal II° - ed il suo Primo Ministro Nouri es-Said; il protettorato militare di Londra su quelle regioni, tra il 1941 ed il 1956; il “Patto di Baghdad” imposto all’Iraq, dagli USA, nel 1955; la “man bassa” sulle ricchezze petrolifere del paese da parte delle Compagnie anglo-americane; ecc.) ma addirittura, attivamente trescato ed operato nel tempo (come nel caso dei successivi tradimenti statunitensi nei confronti dei Curdi, nel 1966, nel 1970, nel 1979, nel 1985, nel 1991; e degli Shi’iti, nel 1991) affinché fossero loro, ogni volta, sistematicamente negate e misconosciute? (Situazione, d’altronde, che per i poveri stolti Curdi ed i sempre calpestati Shi’iti dell’Iraq, si ripeterà senz’altro immancabilmente, per l’ennesima volta, anche alla fine di questa guerra…). Ecco, allora, il motivo essenziale dell’appoggio incondizionato all’Iraq ed ai suoi attuali dirigenti, da parte di coloro che continuano ad affermare (solo a parole?) o pretendono concretamente opporsi all’espansionismo militare, al neo-colonialismo ed alla prepotenza ed all’arroganza dell’imperialismo mercantile di Washington e di Londra nel mondo. Fosse pure il peggiore dei regimi della Terra, oggi più che mai, infatti, è necessario prendere posizione e schierarsi - senza “se”… “ma”… o “però”… - a fianco di Saddam Hussein e del suo regime, nonché appoggiare e sostenere l’eroica lotta del suo esercito e del suo popolo contro gli aggressori/invasori americano-britannici, per il semplice motivo che, in Iraq, in questo momento, è il principio stesso della libertà, dell’indipendenza, dell’autodeterminazione e della sovranità politica, economica, culturale e militare dell’insieme dei Popoli e delle Nazioni del mondo che sono in gioco! Bisogna rendersi conto, infatti, che se oggi si accetta supinamente di permettere agli USA ed all’UK di continuare impunemente ad aggredire e ad occupare il suolo iracheno e, contemporaneamente, si tollera che l’attuale governo di quel paese sia spodestato manu militari e sostituito ad hoc con un altro (debitamente formato e composto da “bene accetti” ed “addomesticati bambocci” al servizio degli indicibili interessi anglo-americani), domani nessun altro popolo e nessun’altra nazione del mondo potranno più considerarsi effettivamente liberi, indipendenti e sovrani. Non lo potranno più, in quanto, la loro stessa libertà, indipendenza, autodeterminazione e sovranità politica, economica, culturale e militare, oltre a diventare praticamente ipotetiche e provvisorie, dipenderanno fatalmente dagli interessi del momento e, quindi, dal placet strumentale o dall’agreement circostanziale degli sceriffi di Washington e di Londra che – come sappiamo - sono costantemente al soldo delle alterne e variabili vicende economiche delle compagnie petrolifere e del complesso militare-industriale del loro paese e della finanza cosmopolita internazionale.