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    Predefinito Stefano il Grande, un principe moldavo in Vaticano

    Città del Vaticano. Nel Salone Sistino una piccola ma preziosa mostra presenta testimonianze della cultura della Moldavia: un ponte tra Oriente e Occidente gettato da Stefano il Grande

    L'occasione è costituita dal quinto centenario della morte del principe romeno Stefano il Grande (1457-1504), canonizzato dalla Chiesa Ortodossa nel 1992: il Ministero della Cultura e dei Culti della Romania, in collaborazione con i Musei Vaticani, presenta nel Salone Sistino una mostra composta da poche ma preziosissime testimonianze dell'arte e della cultura moldava. L'intenzione è quella di sottolineare la dimensione europea del principe, figura di rilievo nella storia del XV secolo, considerato il più strenuo difensore della Cristianità: Sisto IV (il pontefice che fece costruire la Cappella Sistina) in una lettera lo definì 'vero atleta della fede cristiana', riferendosi all'impegno di Stefano, figlio del principe Bogdan Musat della Moldavia, nella lotta contro gli Ottomani. A lui si deve la vittoria di Vaslui, riportata sugli eserciti inviati in Moldavia (regione orientale dell'odierna Romania) dal conquistatore di Costantinopoli Maometto II.
    Durante il suo regno la Moldavia conobbe un periodo felice per la cultura e le arti che portò all'elaborazione di un'originale 'arte moldava', nutrita di riferimenti sia alla tradizione orientale sia al mondo occidentale. E' quanto documentano le opere presentate in mostra, preziosi manufatti di arte tessile e volumi miniati conservati nei monasteri eretti da Stefano il Grande, alcuni dei quali esposti per la prima volta fuori dal territorio nazionale romeno. E l'apprensione suscitata da queste opere è testimoniata dalla presenza, in fase di allestimento, di due giovani pope dalle lunghe vesti nere e con il tipico copricapo ortodosso, che indossando guanti bianchi hanno collaborato con i tecnici dei Musei Vaticani alla collocazione nelle teche dei preziosi manufatti. Tra questi, il Tetraevangelo di Humor, un manoscritto del 1473 da cui i due pope non riescono ad allontanarsi: si tratta di un opera tanto più preziosa in quanto solo recentemente è stata restituita al Monastero di Humor, dopo essere stata confiscata insieme ai beni della Chiesa dal precedente regime. La copertura in argento dorato e ametiste, realizzata nel 1487, propone la giustapposizione di due culture: i due rilievi che la costituiscono rappresentano rispettivamente la Resurrezione di Cristo, una composizione in piena sintonia con i modelli occidentali, e la Dormizione della Vergine, rappresentata secondo la tipica iconografia bizantina che combina la rappresentazione della Madonna sul letto di morte con quella della sua anima assunta sotto forma di bambina avvolta in fasce, tenuta da Cristo fra le braccia. All'interno, una miniatura rappresenta lo stesso Stefano il Grande in atto di offrire il codice stesso alla Vergine seduta in trono con il Figlio: il principe è abbigliato con un abito da cerimonia di tipo occidentale, in broccato rosso con ricami in oro e orli in pelliccia.
    Preziosa testimonianza dell'arte tessile moldava è lo Stendardo liturgico con la raffigurazione di San Giorgio e il drago, un tessuto di raso rosso finemente ricamato nel 1500, conservato per oltre quattro secoli nel Monastero Zographou, nel Monte Athos: nell'iscrizione dedicatoria in slavone è l'invocazione che il donatore, Stefano il Grande, rivolge a San Giorgio, ma priva di connotazioni guerriere, nonostante il santo guerriero sia presentato in posizione marziale di vincitore sul drago (il male), secondo un'iconografia bizantina di epoca paleologa. Non si tratta dunque di uno stendardo di guerra, ma di un drappo liturgico, di uso processionale.
    Altri eccezionali manufatti sono poi la cortina di iconostasi in seta rossa con la tradizionale raffigurazione bizantina dell'Ascensione di Cristo, ricamata nel 1484 e conservata nel Museo del Monastero di Putna, che custodisce le tombe dei principi Musat, e il velo funerario della principessa Maria di Mangop, seconda moglie di Stefano il Grande, opera di grande raffinatezza e di evidente ascendenza bizantina nella accentuata stilizzazione, realizzata per coprire la pietra tombale posta sopra il sarcofago della defunta.
    Accanto a queste opere è esposto uno dei volumi della Historiae Polonicae, opera del polacco Jan Dlugosz stampata nel 1712, che riporta le vicende storiche della Moldavia e le gesta del principe. Completa la mostra il prezioso Registro Vaticano 578, conservato nell'Archivio Segreto Vaticano: si tratta della lettera di papa Sisto IV ai Cristiani europei, manoscritto su pergamena che documenta la corrispondenza intercorsa tra Sisto IV e Stefano il Grande (qui definito 'Vere athleta fidei christianae'), testimonianza della grande capacità di dialogo del principe ortodosso con la Chiesa cattolica e l'Occidente, un dialogo instaurato parimenti con l'Islam. Quest'ultimo è evocato nell'uso di materiali preziosi e fastosi come seta e oro, negli archi trilobati delle architetture moldave. A questo proposito, la mostra propone dei particolari modelli realizzati per l'occasione da un settantaduenne maestro del legno, Ariel Bucuresteanu: si tratta degli stalli di un coro e della sezione di una cappella, in rovere e abete, che presentano gli elementi più caratteristici dell'architettura moldava; non modelli di cori o architetture reali, ma ricostruzioni ideali degli elementi più significativi di quell'arte. Opere create ex novo per ricordare un dato tipico dell'edilizia in Moldavia, terra povera che non poteva permettersi costruzioni in pietra (eccezion fatta per le realizzazioni di Stefano il Grande) ma solo nel più economico legno.

    Musei Vaticani
    Salone Sistino
    Viale Vaticano
    Orario: 8.45-13.45; sabato 8.45-12.20 (fino al 31 ottobre); 8.45-12.20 (dal 2 novembre)
    Dal 1 al 31 ottobre 2004

    Deborah Marchioro

    FONTE: ROMA ONE

  2. #2
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    Predefinito Mostre: Ai Musei Vaticani Opere Del Regno Di Stefano Il Grande

    Roma, 28 set. (Adnkronos Cultura) - "Stefano il Grande - Ponte tra Oriente e Occidente" e' il titolo della mostra presentata oggi ai Musei Vaticani, che sara' visitabile dal primo al 31 ottobre. La mostra, organizzata dal ministero della Cultura e dei Culti della Romania, in collaborazione con i Musei Vaticani, "viene proposta in occasione del quinto centenario dalla morte del Principe moldavo - ha spiegato Francesco Buranelli, direttore dei Musei Vaticani - Un'esposizione piccola, ma significativa, fatta di poche e selezionate opere, dedicata ad un importante personaggio della storia europea del XV secolo. Stefano, durante il suo regno, si trovo' in una situazione europea molto difficile, che supero' con grande coraggio e a cui si oppose con la volonta' di creare una realta' moldava e rumena; e' questo il motivo per cui fu soprannominato il "grande". Un esempio - ha continuato il direttore dei musei - di coesione e unita' della fede, tra la cultura cristiana e quella cristiana-ortodossa, che ha permesso, a distanza di cinque secoli, di rileggerla in un contesto di attualita', come esempio di apertura verso i problemi politici".

    La mostra sara' inaugurata giovedi' 30 settembre, nel salone Sistino dei Musei Vaticani, alla presenza di Sua Eminenza il Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato di Sua Santita', e di Sua Eccellenza Ion Iliescu, presidente della Romania. Faranno parte dell'esposizione opere di grande valore artistico e storico, tra le quali: il velo funerario della principessa Maria di Mangop, un velario ricamato, proveniente dal Monastero di Putna e, a completare la mostra, il prezioso Registro Vaticano 578, conservato nell'Archivio Segreto Vaticano, contenente la corrispondenza intercorsa tra Papa Sisto IV e il principe Stefano il Grande.

    "Stefano il Grande e' rimasto nell'identita' dei rumeni, come il difensore del senso d'appartenenza alla Romania - ha affermato Mihail Dobre, ambasciatore di Romania presso la Santa Sede - Affronto' diverse battaglie, tutte per difendersi e non per conquistare; ha difeso il suo paese, il suo popolo, ma anche l'Europa, detentrice della cristianita', dall'ingerenza del potere Ottomano. Per questo motivo Papa Sisto IV, nell'epistolario che manteneva con il principe moldavo, lo defini' "vero atleta della fede cristiana". Oggi - ha continuato l'ambasciatore - la presenza dell'epistolario fra le opere esposte in questa mostra ai Musei Vaticani, sottolinea il legame, esistente tra un principe di fede cristiana-ortodossa e la Chiesa di Roma, simbolo della cristianita'. Portiamo nel terzo millennio - ha concluso Mihail Dobre - il messaggio di Stefano il Grande; devono esistere fra popoli rapporti giusti e di fratellanza, le divisioni devono essere risolte con mezzi pacifici e la guerra deve rappresentare solo l'ultima alternativa".

    Giampiero Marrazzo

    FONTE: ADN KRONOS



    *****
    Stefano, voivoda moldavo, fondò più di 40 monasteri, gioielli d'arte oltre che di fede, in uno spazio non più grande della Toscana, per ringraziare Dio tra una guerra e l'altra contro nemici e invasori, in testa i turchi del sultano Maometto II. E’ noto, infatti, per la tenace resistenza all’Impero ottomano, che sconfisse nel 1475, nella battaglia di Vaslui. Il sovrano era consapevole dell’importanza geopolitica strategica della Moldavia, che rappresentava – sue parole testuali – la “porta della cristianità”.
    Ebbe lettere d'ammirazione e di lode, lui scismatico ortodosso, persino da papa Sisto IV. È sepolto a Putna, che è tuttora il monastero guida dell'ortodossia moldava. Il patriarcato di Bucarest l'ha proclamato santo nel 1994. Ma da sempre il popolo lo venerava e pregava.

  3. #3
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    Stefano il Grande fu un grande Principe ma rimase famoso per essere stato probabilmente il pìu donnaiolo fra i Principi moldavi.Sul letto di morte ordinò l'esecuzione di alcuni suoi collaboratori.Certo la Chiesa Cattolica potrebbe riconoscere i suoi meriti storice ma non accetare il fatto della sua santità troppo superficialmente.

  4. #4
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    Stefano il Grande fu un grande Principe ma rimase famoso per essere stato probabilmente il pìu donnaiolo fra i Principi moldavi.Sul letto di morte ordinò l'esecuzione di alcuni suoi collaboratori.Certo la Chiesa Cattolica potrebbe riconoscere i suoi meriti storice ma non accetare il fatto della sua santità troppo superficialmente.

    Mha...Ste leggende anticlericali.
    Pro aris rege!

  5. #5
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    Non sono per niente leggende.Se sapresti di pìu sulla vita di questo grande Principe allora...Ha avuto diversi figli illeggitimi ,tutti ricordati da lui nei Documenti alcune volte col nome della madre...
    cosa ne sai della sua storia che ti permetti di dare giudizi???
    La sua proclamazione come SANTO è uno scandalo!

  6. #6
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    Santo Stefano il Grande (Stefan cel Mare) Voivoda di Moldavia
    2 luglio (Chiese Orientali)
    1457 – 2 luglio 1504
    Stefan cel Mare (Stefano il Grande), figlio di Bogdan II, fu Voivoda di Moldavia, reso celebre dalla sua lunga resistenza all’Impero Ottomano. Con l'aiuto del principe di Valacchia Vlad III Tepes detto l’impalatore (conosciuto in occidente con il soprannome di Dracula), Stefano si assicurò il trono di moldavo nel 1457. Minacciato dai potenti paesi vicini, respinse gli invasori ungheresi nel 1467 ed invase la Valacchia nel 1471, per liberarla dal vassallaggio Ottomano. Quando il sultano ottomano Maometto II attaccò la Moldavia, Stefano sconfisse gli invasori nei pressi di Vaslui nel 1475 ed a Valea Alba l’anno successivo. Cercò invano l’aiuto dalle potenze europee contro l’Impero Ottomano, ma la sua determinazione nel “tagliare il braccio destro ai pagani” gli valse gli appellativi di “Atleta di Cristo” e “Difensore della Cristianità” da parte del papa Sisto IV. Dopo il 1484 Stefano dovette contrastare non solo la minaccia Ottomana, ma anche i progetti polacchi ed ungheresi di spartizione della Moldavia, finchè nel 1503 concluse un accordo di pace con il sultano Beyazid II, che ne garantì l’indipendenza, in cambio di un tributo annuale.


    A metà del XIV secolo, sotto il governo di Stefan cel Mare (Stefano il Grande), la Moldavia raggiunse il periodo del suo massimo splendore.
    Figlio del Voivoda di Moldavia Bogdan II Musat e di Maria-Malina Oltea, fu celebre come strenuo difensore della cristianità nella lotta contro l’avanzata ottomana, ma al tempo stesso esempio di dialogo con il cristianesimo occidentale e con lo stesso islam. Con l’aiuto del principe di Valacchia Vlad III Tepes detto l’“impalatore”, conosciuto in occidente con il soprannome di Dracula, Stefano poté assicurarsi il trono di moldavo ed essere incoronato tra il 12 ed il 14 aprile 1457. Minacciato dai potenti paesi vicini, respinse gli invasori ungheresi nel 1467 ed invase la Valacchia nel 1471, per liberarla dal vassallaggio Ottomano. Quando il sultano ottomano Maometto II attaccò la Moldavia, Stefano sconfisse gli invasori nei pressi di Vaslui nel 1475 ed a Valea Alba l’anno successivo.
    Il 25 gennaio 1475 Stefano il Grande si rivolse ai sovrani cristiani d’Europa per ribadire l’importanza del ruolo svolto dal suo paese nella difesa dell’intero continente: “Il nostro paese è la porta della cristianità finora difesa, con l’aiuto del Signore, ma se questa porta sarà persa, che Dio ci guardi, tutta la Cristianità sarà in grande pericolo”.
    Cercò invano l’aiuto dalle potenze europee contro l’Impero Ottomano, ma la sua determinazione nel “tagliare il braccio destro ai pagani” gli valse gli appellativi di “Atleta di Cristo” e “Difensore della Cristianità” da parte del papa Sisto IV (1471-1484), con il quale intrattenne un intenso rapporto epistolare. Dopo il 1484 Stefano dovette contrastare non solo la minaccia Ottomana, ma anche i progetti polacchi ed ungheresi di spartizione della Moldavia, finchè nel 1503 concluse un accordo di pace con il sultano Beyazid II, che ne garantì l’indipendenza, in cambio di un tributo annuale. Benché attraversato da numerose traversie, il lungo regno di Stefano il Grande fu nondimeno caratterizzato da un fiorente sviluppo artistico e culturale: non meno di 44 chiese e monasteri vennero eretti su sua iniziativa in ricordo di ciascuna battaglia vinta ed alcuni di essi sono tuttora patrimonio dell’UNESCO. Stefan morì il 2 luglio 1504 e fu sepolto nel Monastero di Putna, da lui fondato nel 1469 in Bucovina, regione settentrionale della Romania ai confini con l’Ucraina. Gli successe sul trono moldavo suo figlio suo figlio Petru Rares.
    E’ venerato come “santo” dalla Chiesa Ortodossa Rumena, il cui Santo Sinodo lo ha canonizzato il 20 giugno 1992 fissandone la ricorrenza liturgica al 2 luglio.
    Stefan cel Mare, contemporaneo di Cristoforo Colombo, Leonardo da Vinci e Michelangelo, è attualmente considerato eroe nazionale sia dalla Romania, perché a lui si deve anche l’indipendenza della regione di Bucarest detta Valacchia o Tara Romanesca, che dalla Repubblica Moldova. Quest’ultima ha posto la sua effige anche sulle banconote.
    Il sommo pontefice Giovanni Paolo II Magno, durante il suo viaggio apostolico in Romania, il 7 maggio 1999 appena atterrato all’aeroporto di Bucarest affermò nel suo discorso: “Il seme del Vangelo, caduto in suolo fertile, ha prodotto nell’arco di questi due millenni numerosi frutti di santità e di martirio. Penso […] al santo re Stefano, “un vero atleta della fede cristiana”, come lo definì il Papa Sisto IV”, riconoscendone così anch’egli la santità, similmente a come avvenuto per altri santi ortodossi inseriti nei mosaici della cappella Redemptoris Mater in Vaticano.
    Il 30 settembre 2004, nel contesto dei festeggiamenti per il cinquecentesimo anniversario della sua morte, fu innaugurata alla presenza di Sua Eminenza il Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato di Sua Santità, e di Sua Eccellenza Ion Iliescu, Presidente della Romania, una mostra a lui dedicata presso il Salone Sistino dei Musei Vaticani, intitolata “Stefano il Grande - Ponte tra Oriente e Occidente”. Tale mostra offrì l’opportunità di ammirare una scelta di capolavori, normalmente conservati nei monasteri eretti per iniziativa del santo sovrano, tra i quali il velo funerario della Principessa Maria di Mangop sua seconda moglie, raffinatissima opera di ascendenza bizantina, unica nel suo genere nel sud-est europeo.


    Autore:
    Fabio Arduino

    http://www.santiebeati.it/dettaglio/92580



 

 

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