L’Ungheria ed i comunisti inguaribili
di Arturo Diaconale
I degni eredi degli acclamatori dei carri armati sovietici a Budapest nel ’56 protestano oggi contro le presunte strumentalizzazioni neofasciste dei fatti d’Ungheria. Secondo questi nipoti dei massacratori degli insorti ungheresi, chi protesta oggi in Ungheria contro il governo dei post-comunisti bugiardi è un fascista. E come tale non va ascoltato ma solo condannato. E chi usa l’anniversario della rivolta antisovietica magiara per rimproverare quanti all’epoca si schierarono dalla parte del regime comunista contro i presunti “controrivoluzionari” è anch’egli un neofascista. E come tale non ha alcun diritto alla parola. Sarà il caso di cominciare a dire alto e forte che questo schematismo da Terza Internazionale non solo è vecchio e superato ma rappresenta anche la prova lampante del tragico ritardo culturale di chi, pur cambiando abiti, atteggiamenti, sigle partitiche e lessico, è rimasto un paleo-comunista inguaribile. Bollare come fascisti, reazionari e controrivoluzionari tutti quelli che non si riconoscevano nel comunismo ed anzi, lo combattevano apertamente, poteva forse funzionare negli anni ’30,’40 e ’50. Ma dopo sessant’anni non solo costituisce una operazione ridicola ma rappresenta una autentica cialtronata. Degna del più ottuso comunista terzinternazionalista.
Il binomio fascismo-antifascismo è ormai da tempo un reperto archeologico. La sua scomparsa e relativa storicizzazione ha fatto venire alla luce ciò che per anni ed anni le strumentalizzazioni reciproche degli estremisti di destra e di sinistra avevano nascosto. Cioè che chi aveva combattuto il totalitarismo fascista in nome dei valori della libertà e della democrazia non poteva non combattere con altrettanto energia e determinazione contro il totalitarismo comunista. Liberali, socialisti, cattolici, tutti i rappresentanti dei grandi filoni politici che hanno garantito prima la difesa e poi il trionfo della democrazia in Europa non solo hanno il pieno diritto di contestare l’attuale governo ungherese formato da post-comunisti bugiardi patentati e confessi, ma debbono testardamente ed intransigentemente ricordare che all’epoca dei fatti d’Ungheria non erano affatto fascisti quelli che solidarizzavano con gli insorti. Ma nella stragrande maggioranza dei casi dei sinceri antifascisti ed anticomunisti democratici. Mentre non erano affatto dei sinceri progressisti quelli che sostenevano i carri armati sovietici ma dei consapevoli collaborazionisti di regimi totalitari e criminali. Chi stava allora dalla parte dei massacratori non ha alcun titolo per parlare oggi. Compresa la terza carica dello stato, cioè il Presidente della Camera Fausto Bertinotti. Che ha tutto il diritto di continuare ad essere un comunista. Ma deve riconoscere che la storia ha dato torto a lui ed a gente come lui ed ha dato ragione agli antifascisti ed agli anticomunisti democratici.