Da domenica a questa parte quì a Torino bande di arabi picchettano le Chiese in entrata e in uscita, maltrattano i fedeli e cercano lo scontro o peggio.
Ecco una testimonianza:
Da www.lastampa.it
UN GRUPPO DI ARABI IRRIDE I FEDELI DAVANTI A UNA CHIESA DI MONCALIERI
Don Ruggero Marini, parroco di Santa Giovanna Antida, è arrabbiato, ma non perde la calma mentre racconta quello che è successo alla messa di domenica scorsa.
Davanti alla sua chiesa, c’erano quattro arabi che ridacchiavano e sfottevano i fedeli: «Ma che ci andate a fare a messa? Non avete visto cosa ha combinato il vostro Papa?».
Cose brutte. In questo momento, bruttissime. Segnali di tensione. La polemica per il controverso discorso del Papa è arrivata fino a borgo San Pietro, 23 mila abitanti: un quartiere di Moncalieri alle porte di Torino dove, paradossalmente, le culture si intrecciano reciprocamente. In corso Roma, in una zona operaia a ridosso di piazza Bengasi, succursale della grande migrazione dal Meridione degli Anni ’60, ci sono due chiese cattoliche e una moschea nata, in un deposito di vendita alimentare, come abuso edilizio poi sanato dal condono e ora pronta a raddoppiare i locali di preghiera. «Qui dove c’era reciprocità, dove la comunicazione tra uomini di strada non è mai mancata a dispetto dei dogmi cosi irremovibili nei vertici delle religioni – dice don Marini – per la prima volta registriamo segnali pericolosi».
E’ uno sfogo lucido: «Sa qual è la cosa più brutta? Che non sono nemmeno riuscito ad andare a parlare a quelli lì. Gli avrei detto che la mia chiesa non è terra di conquista per fanatici, ma spazio di dialogo e preghiera aperto a tutti».
Ed ecco un po’ di cronaca: «Domenica mattina erano in quattro, mai visti prima. Si sono appoggiati alla cancellata della chiesa e si sono messi a sbeffeggiare i miei parrocchiani». Le pare normale? «No, sono gesti vili e allo stesso tempo sintomi gravi di come sia aumentata la voglia di sottolineare le differenze, le peculiarità di religioni diverse. Laddove prima c’era il linguaggio della carità che univa, oggi ci sono segnali contrari. Parlo di una comunicazione sempre più inquinata dagli eventi internazionali. Il rischio – aggiunge il parroco - è che diminuiscano quelli che cercano punti di contatto e aumentino quelli che sottolineano le differenze. Questo segnale io l’ho colto, in questo borgo comincia ad andare così».
Ma alla domanda sul perché non abbia chiamato i carabinieri, la risposta di don Marini lascia trapelare tutto lo sconforto di chi si sente abbandonato: «La prossima volta lo farò. Stia certo che non permetterà più a nessuno di offendere i ministri di Dio e i suoi fedeli. Anche se il rischio è che non serva a nulla».
Perché simili fatti non si ripetano, spiega don Marini, sarebbe necessaria una maggiore tutela dei cittadini, dei credenti: «Se io faccio una denuncia, e i responsabili non vengono neppure perseguiti, se le forze dell’ordine non possono fare nulla, allora a che serve? Simili comportamenti devono essere bloccati sul nascere. Io non ho mica paura di denunciare questi quattro per le offese ricevute. Qualcuno mi deve spiegare però che fine fa il mio gesto e quali risultati porta, se poi finisce tutto in una bolla di sapone».