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    INNAMORARSI DELLA CHIESA
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    Exclamation Le parole del Papa All'Angelus, senza strumentalizzazioni

    L'OSSERVATORE ROMANO PUBBLICA NELL'EDIZIONE ITALIANA L'ANGELUS ANCHE IN LINGUA ARABA, inglese e francese........FACCIAMO GIRARE NEL WEB IL TESTO VERO E PULITO DALLE INTERPRETAZIONI, DELLE PAROLE DEL SANTO PADRE......



    Domenica 17 settembre: l'Angelus di Benedetto XVI
    Il mio discorso all'Università di Regensburg
    era ed è un invito al dialogo franco e sincero,
    con grande rispetto reciproco


    Cari fratelli e sorelle,
    il viaggio apostolico in Baviera, che ho compiuto nei giorni scorsi, è stato una forte esperienza spirituale, nella quale si sono intrecciati ricordi personali, legati a luoghi a me tanto familiari, e prospettive pastorali per un efficace annuncio del Vangelo nel nostro tempo. Ringrazio Dio per le interiori consolazioni che mi ha dato di vivere e sono riconoscente, al tempo stesso, a tutti coloro che hanno attivamente lavorato per la riuscita di questa mia visita pastorale. Di essa, come è ormai consuetudine, parlerò più diffusamente durante l'Udienza generale di mercoledì prossimo. In questo momento desidero solo aggiungere che sono vivamente rammaricato per le reazioni suscitate da un breve passo del mio discorso nell'Università di Regensburg, ritenuto offensivo per la sensibilità dei credenti musulmani, mentre si trattava di una citazione di un testo medioevale, che non esprime in nessun modo il mio pensiero personale. Ieri il Signor Cardinale Segretario di Stato ha reso pubblica, a questo proposito, una dichiarazione in cui ha spiegato l'autentico senso delle mie parole. Spero che questo valga a placare gli animi e a chiarire il vero significato del mio discorso, il quale nella sua totalità era ed è un invito al dialogo franco e sincero, con grande rispetto reciproco. Questo è il senso del discorso.

    In arabo:




    In francese


    Chers frères et soeurs,
    Le voyage apostolique en Bavière, que j'ai accompli les jours passés, a été une forte expérience spirituelle, dans laquelle se sont mêlés des souvenirs personnels, liés à des lieux qui me sont si familiers, et des perspectives pastorales pour une annonce efficace de l'Evangile en notre temps. Je remercie Dieu pour les consolations intérieures qu'il m'a donné de vivre et, en même temps, je suis reconnaissant envers tous ceux qui ont activement travaillé pour la réussite de ma visite pastorale. Comme il est désormais habituel, j'en parlerai plus largement au cours de l'Audience générale de mercredi prochain. En ce moment, je désire seulement ajouter que je suis vivement attristé par les réactions suscitées par un bref passage de mon discours à l'Université de Ratisbonne, considéré comme offensant pour la sensibilité des croyants musulmans, alors qu'il s'agissait d'une citation d'un texte médiéval, qui n'exprime en aucune manière ma pensée personnelle. Hier, Monsieur le Cardinal Secrétaire d'Etat a rendu publique, à ce sujet, une déclaration dans laquelle il a expliqué le sens authentique de mes paroles. J'espère que cela contribuera à apaiser les esprits et à clarifier le sens véritable de mon discours, qui, dans son ensemble, était et est une invitation au dialogue franc et sincère, avec un grand respect réciproque. Tel est le sens de mon discours.



    In inglese



    Dear Brothers and Sisters,
    The Pastoral Visit which I recently made to Bavaria was a deep spiritual experience, bringing together personal memories linked to places well known to me and pastoral initiatives towards an effective proclamation of the Gospel for today. I thank God for the interior joy which he made possible, and I am also grateful to all those who worked hard for the success of this Pastoral Visit. As is the custom, I will speak more of this during next Wednesday's General Audience. At this time, I wish also to add that I am deeply sorry for the reactions in some countries to a few passages of my address at the University of Regensburg, which were considered offensive to the sensibility of Muslims. These in fact were a quotation from a medieval text, which do not in any way express my personal thought. Yesterday, the Cardinal Secretary of State published a statement in this regard in which he explained the true meaning of my words. I hope that this serves to appease hearts and to clarify the true meaning of my address, which in its totality was and is an invitation to frank and sincere dialogue, with great mutual respect. This is the meaning of the discourse.


    (©L'Osservatore Romano - 18-19 Settembre 2006)

    La parte del testo equivocato, frainteso..usato a sproposito per scatenare l'inquietudine che già alberga nel mondo.....

    Dal Discorso del Santo Padre Benedetto XVI nell'Aula Magna dell'Università di Regensburg, dal titolo Fede, ragione e università. Ricordi e riflessioni, pronunciato 12 settembre 2006:
    http://www.vatican.va/holy_father/be...nsburg_it.html

    L'università, senza dubbio, era fiera anche delle sue due facoltà teologiche. Era chiaro che anch'esse, interrogandosi sulla ragionevolezza della fede, svolgono un lavoro che necessariamente fa parte del "tutto" dell'universitas scientiarum, anche se non tutti potevano condividere la fede, per la cui correlazione con la ragione comune si impegnano i teologi. Questa coesione interiore nel cosmo della ragione non venne disturbata neanche quando una volta trapelò la notizia che uno dei colleghi aveva detto che nella nostra università c'era una stranezza: due facoltà che si occupavano di una cosa che non esisteva – di Dio. Che anche di fronte ad uno scetticismo così radicale resti necessario e ragionevole interrogarsi su Dio per mezzo della ragione e ciò debba essere fatto nel contesto della tradizione della fede cristiana: questo, nell'insieme dell'università, era una convinzione indiscussa.

    Tutto ciò mi tornò in mente, quando recentemente lessi la parte edita dal professore Theodore Khoury (Münster) del dialogo che il dotto imperatore bizantino Manuele II Paleologo, forse durante i quartieri d'inverno del 1391 presso Ankara, ebbe con un persiano colto su cristianesimo e islam e sulla verità di ambedue. Fu poi presumibilmente l'imperatore stesso ad annotare, durante l'assedio di Costantinopoli tra il 1394 e il 1402, questo dialogo; si spiega così perché i suoi ragionamenti siano riportati in modo molto più dettagliato che non quelli del suo interlocutore persiano. Il dialogo si estende su tutto l'ambito delle strutture della fede contenute nella Bibbia e nel Corano e si sofferma soprattutto sull'immagine di Dio e dell'uomo, ma necessariamente anche sempre di nuovo sulla relazione tra le – come si diceva – tre "Leggi" o tre "ordini di vita": Antico Testamento – Nuovo Testamento – Corano. Di ciò non intendo parlare ora in questa lezione; vorrei toccare solo un argomento – piuttosto marginale nella struttura dell’intero dialogo – che, nel contesto del tema "fede e ragione", mi ha affascinato e che mi servirà come punto di partenza per le mie riflessioni su questo tema.

    Nel settimo colloquio (διάλεξις – controversia) edito dal prof. Khoury, l'imperatore tocca il tema della jihād, della guerra santa. Sicuramente l'imperatore sapeva che nella sura 2, 256 si legge: "Nessuna costrizione nelle cose di fede". È una delle sure del periodo iniziale, dicono gli esperti, in cui Maometto stesso era ancora senza potere e minacciato. Ma, naturalmente, l'imperatore conosceva anche le disposizioni, sviluppate successivamente e fissate nel Corano, circa la guerra santa. Senza soffermarsi sui particolari, come la differenza di trattamento tra coloro che possiedono il "Libro" e gli "increduli", egli, in modo sorprendentemente brusco che ci stupisce, si rivolge al suo interlocutore semplicemente con la domanda centrale sul rapporto tra religione e violenza in genere, dicendo: "Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava". L'imperatore, dopo essersi pronunciato in modo così pesante, spiega poi minuziosamente le ragioni per cui la diffusione della fede mediante la violenza è cosa irragionevole. La violenza è in contrasto con la natura di Dio e la natura dell'anima. "Dio non si compiace del sangue - egli dice -, non agire secondo ragione, „σὺν λόγω”, è contrario alla natura di Dio. La fede è frutto dell'anima, non del corpo. Chi quindi vuole condurre qualcuno alla fede ha bisogno della capacità di parlare bene e di ragionare correttamente, non invece della violenza e della minaccia… Per convincere un'anima ragionevole non è necessario disporre né del proprio braccio, né di strumenti per colpire né di qualunque altro mezzo con cui si possa minacciare una persona di morte…".

    L'affermazione decisiva in questa argomentazione contro la conversione mediante la violenza è: non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio. L'editore, Theodore Khoury, commenta: per l'imperatore, come bizantino cresciuto nella filosofia greca, quest'affermazione è evidente. Per la dottrina musulmana, invece, Dio è assolutamente trascendente. La sua volontà non è legata a nessuna delle nostre categorie, fosse anche quella della ragionevolezza. In questo contesto Khoury cita un'opera del noto islamista francese R. Arnaldez, il quale rileva che Ibn Hazm si spinge fino a dichiarare che Dio non sarebbe legato neanche dalla sua stessa parola e che niente lo obbligherebbe a rivelare a noi la verità. Se fosse sua volontà, l'uomo dovrebbe praticare anche l'idolatria.

    ______________________________

    Sul senso autentico delle parole del Papa, fraintese da molti leaders religiosi islamici, anche a causa di un'errata interpretazione fornita da alcuni mezzi di informazione, il Segretario di Stato, Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Tarcisio Bertone, S.D.B., ha emesso nella giornata del 16 settembre la seguente dichiarazione:

    Di fronte alle reazioni da parte musulmana circa alcuni passi del discorso del Santo Padre Benedetto XVI all’Università di Regensburg, ai chiarimenti e alle precisazioni già offerti tramite il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, desidero aggiungere quanto segue:

    - La posizione del Papa sull’Islam è inequivocabilmente quella espressa dal documento conciliare Nostra Aetate: "La Chiesa guarda con stima i musulmani, che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano anche di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti nascosti di Dio, come si è sottomesso Abramo, al quale la fede islamica volentieri si riferisce. Benché essi non riconoscano Gesù come Dio, lo venerano però come profeta; onorano la sua madre vergine Maria e talvolta pure la invocano con devozione. Inoltre attendono il giorno del giudizio quando Dio ricompenserà tutti gli uomini risuscitati. Così pure essi hanno in stima la vita morale e rendono culto a Dio soprattutto con la preghiera, le elemosine e il digiuno" (n. 3).

    - L’opzione del Papa in favore del dialogo interreligioso e interculturale è altrettanto inequivocabile. Nell’incontro con i rappresentanti di alcune comunità musulmane a Colonia, il 20 agosto 2005, Egli ha detto che tale dialogo fra cristiani e musulmani "non può ridursi a una scelta stagionale", aggiungendo: "Le lezioni del passato devono servirci ad evitare di ripetere gli stessi errori. Noi vogliamo ricercare le vie della riconciliazione e imparare a vivere rispettando ciascuno l’identità dell’altro".

    - Quanto al giudizio dell’imperatore bizantino Manuele II Paleologo, da Lui riportato nel discorso di Regensburg, il Santo Padre non ha inteso né intende assolutamente farlo proprio, ma lo ha soltanto utilizzato come occasione per svolgere, in un contesto accademico e secondo quanto risulta da una completa e attenta lettura del testo, alcune riflessioni sul tema del rapporto tra religione e violenza in genere e concludere con un chiaro e radicale rifiuto della motivazione religiosa della violenza, da qualunque parte essa provenga. Vale la pena di richiamare al riguardo quanto lo stesso Benedetto XVI ha recentemente affermato nel Messaggio commemorativo del XX anniversario dell’incontro interreligioso di preghiera per la pace voluto dal Suo amato predecessore Giovanni Paolo II ad Assisi nell’ottobre del 1986: " … le manifestazioni di violenza non possono attribuirsi alla religione in quanto tale, ma ai limiti culturali con cui essa viene vissuta e si sviluppa nel tempo … Di fatto, testimonianze dell’intimo legame esistente tra il rapporto con Dio e l’etica dell’amore si registrano in tutte le grandi tradizioni religiose".

    - Il Santo Padre è pertanto vivamente dispiaciuto che alcuni passi del Suo discorso abbiano potuto suonare come offensivi della sensibilità dei credenti musulmani e siano stati interpretati in modo del tutto non corrispondente alle sue intenzioni. D’altra parte, Egli, di fronte alla fervente religiosità dei credenti musulmani, ha ammonito la cultura occidentale secolarizzata perché eviti "il disprezzo di Dio e il cinismo che considera il dileggio del sacro un diritto della libertà".

    - Nel ribadire il Suo rispetto e la Sua stima per coloro che professano l’Islam, Egli si augura che siano aiutati a comprendere nel loro giusto senso le Sue parole, affinché, superato presto questo momento non facile, si rafforzi la testimonianza all’"unico Dio, vivente e sussistente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini" e la collaborazione per "difendere e promuovere insieme, per tutti gli uomini, la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà" (Nostra Aetate, n. 3)".

    [01275-01.01] [Testo originale: Italiano]

    fonte: http://212.77.1.245/news_services/bu...9.2006&lang=it


    __________________
    "Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in Italia e nel mondo intero" (Santa Caterina da Siena)

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  2. #2
    INNAMORARSI DELLA CHIESA
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    dalla Prolusione tenuta da Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Camillo Ruini, Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, in apertura del Consiglio Permanente della CEI (Roma, 18 settembre 2006)

    http://www.chiesacattolica.it/cci_ne...neRuiniCEP.doc


    Salutiamo con profondo affetto il Santo Padre, da pochi giorni rientrato dal viaggio nella nativa Baviera, dove ha annunziato e testimoniato con straordinaria profondità di riflessione e con persuasiva dolcezza la fede in quel Dio nel quale l’uomo, la sua ragione e la sua libertà trovano la loro superiore e autentica pienezza. In particolare nella splendida “lezione” all’Università di Regensburg egli ha potuto non soltanto proporre ma argomentare la verità, validità e attualità del cristianesimo attraverso un grande affresco teologico, e al contempo storico e filosofico, capace di far emergere il legame essenziale tra la ragione umana e la fede nel Dio che è Logos, mostrando che questo legame non è confinato nel passato ma apre oggi grandi prospettive al nostro desiderio di conoscere e di vivere una vita piena e libera. Questa lezione, insieme all’Enciclica Deus caritas est e al discorso per gli auguri alla Curia Romana del 22 dicembre, offre le coordinate fondamentali del messaggio che il Papa va proponendo: dobbiamo dunque meditarla e assimilarla in profondità, già nel contesto del Convegno che ci attende a Verona. Suscita sorpresa e dolore che alcune affermazioni in essa contenute siano state equivocate al punto da essere interpretate come un’offesa alla religione islamica e da condurre fino ad atti intimidatori e ad inqualificabili minacce – forse addirittura a fornire il pretesto per l’abominevole assassinio di Suor Leonella Sgorbati ieri a Mogadiscio –, mentre il Papa si proponeva di favorire “un vero dialogo delle culture e delle religioni – un dialogo di cui abbiamo un così urgente bisogno”, come è detto nella lezione stessa e come il Cardinale Segretario di Stato ha felicemente precisato nella sua dichiarazione di sabato scorso, fatta propria dal Santo Padre nell’Angelus di ieri. In quanto Vescovi italiani esprimiamo al Papa la nostra totale vicinanza e solidarietà e intensifichiamo la nostra preghiera per lui, per la Chiesa, per la libertà religiosa, per il dialogo e l’amicizia tra le religioni e tra i popoli. Deploriamo invece quelle interpretazioni, che non mancano anche nel nostro Paese, le quali attribuiscono al Santo Padre responsabilità che assolutamente non ha, o errori che non ha commesso e tendono a colpire la sua persona e il suo ministero.

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    Fraternamente Caterina
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  3. #3
    INNAMORARSI DELLA CHIESA
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    Citazione Originariamente Scritto da antonio Visualizza Messaggio
    tutto bene ma...quale era il senso di quella citazione, questo ancora sfugge.

    che è INCOERENTE con Dio stesso un Dio che privasse L'UOMO DELLA RAGIONE e avanzasse esclusivamente CON LA VIOLENZA......

    dice il Papa inframezzando la citazione:

    L'affermazione decisiva in questa argomentazione contro la conversione mediante la violenza è: non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio.

    Le reazioni che si sono avute al contrario dimostrano che i timori del Papa sono fondati e sono una triste realtà del nostro tempo molto peggio che nel passato.....come dimostra questa CONFESSIONE:
    http://www.politicaonline.net/forum/...d.php?t=286515



    Fraternamente CaterinaLD
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  4. #4
    INNAMORARSI DELLA CHIESA
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    ....caro Antonio se rileggi con attenzione la storia la Chiesa NON ha mai mosso guerra PER PRIMA per forzare alle conversioni (ciò che è accaduto poi con le crociate è stato un dare ed avere....anche la Chiesa Ortodossa colpevole di obbligare dal 1700 i cattolici a rifarsi battezzare, NON HA MAI CHIESTO SCUSA... )...il Mea Culpa di Giovanni Paolo II che andrebbe letto con attenzione, MA SCOMMETTO CHE TU PER PRIMO NON LO HAI MAI LETTO....... parla di scuse legate ALLE REAZIONI ED ALLE SINGOLE INIZIATIVE CHE IN NOME DELLA CHIESA HANNO USATO LA CHIESA STESSA PER IMPETRARE FORME DI VIOLENZA.......
    A meno che tu non voglia paragonare l'attuale situazione con il passato della Chiesa, direi che non vi è altro da aggiungere o altrimenti APRIRE UN ALTRO 3D perchè qui si parla d'altro......

    La tua domanda.....ma, secondo te, il Papa era d'accordo con l'imperatore bizantino, o no?

    scusami....ma hai letto il testo del Papa?
    Ho come l'impressione di no, perchè è lui stesso che ti risponde.....

    Fraternamente Caterina LD
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  5. #5
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    NON ha mai mosso guerra PER PRIMA per forzare alle conversioni
    ========
    e anche questo è sbagliato........ vedasi le lotte contro il paganesimo nei primi secoli.....
    su questo forum è meglio non rispondere ai fessi!
    se l'europa non cambia sistema conviene andarsene...altrimenti ci ridurrà come e peggio della grecia.

  6. #6
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    L'affermazione decisiva in questa argomentazione contro la conversione mediante la violenza è: non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio.

    però Cristo per salvarci ha dovuto agire contro la ragione

  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da apoliticos Visualizza Messaggio
    L'affermazione decisiva in questa argomentazione contro la conversione mediante la violenza è: non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio.

    però Cristo per salvarci ha dovuto agire contro la ragione
    QUESTA è UN'ALTRA PROVA CHE LA RAGIONE NEGLI DEI SINORA CONOSCIUTI SE LA è INVENTATA RATZY
    E TE NE SEI ACCORTO PERSINO TU
    su questo forum è meglio non rispondere ai fessi!
    se l'europa non cambia sistema conviene andarsene...altrimenti ci ridurrà come e peggio della grecia.

  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da Caterina63 Visualizza Messaggio

    L'affermazione decisiva in questa argomentazione contro la conversione mediante la violenza è: non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio.

    Sì, peccato che l'esistenza stessa di Dio è contraria all'uso della Ragione...

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da cciappas Visualizza Messaggio
    QUESTA è UN'ALTRA PROVA CHE LA RAGIONE NEGLI DEI SINORA CONOSCIUTI SE LA è INVENTATA RATZY
    E TE NE SEI ACCORTO PERSINO TU

    E' qui che viene il bello !
    Perchè mentre per gli ebrei la croce è empietà, per i greci è pazzia , dice san paolo.
    Mentre l'esistenza di Dio fa parte della logica e della razionalità umana come la cosa piu normale e semplice della sua esistenza, proprio questo Dio invece di usare la giustizia,ha usato la misericordia nel disegno di salvezza.
    Ha usato la misericordia quando ci doveva essere solo giustizia sul piano logico. Ecco che Cristo ci ha inseganto che a livello personale chi lo vuole seguire , non deve parlare di giustizia ma di misericirdia.

 

 

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