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Discussione: Testimoni oggi

  1. #11
    Logiké Latreía
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    ?!?

    Citazione Originariamente Scritto da apoliticos Visualizza Messaggio
    si, ma a volte io faccio la fila di risposte una di seguito all'altra di apoliticos e c'è sempre qualcuno che rompe la linea ......
    Cioè?

  2. #12
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    Bisogna camminare molto nel buio della notte per trovare la luce del giorno.
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    il numero dei nuovi ragazzi entrati nei seminari: 207 dei quali 8 dall'Africa, 96 dall'Europa (dei quali 36 solo dall'Italia) e 103 dall'America.



  3. #13
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    "Bisogna fare Comunità cristiane come la Sacra Famiglia di Nazareth che vivano nell'Umiltà , nella Semplicità e nella Lode , dove l'altro è CRISTO"
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    Consiglio per i Laici
    Presente anche Kiko Arguello

    A fine mattinata, nella Sala degli Svizzeri del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Santo Padre ha ricevuto in Udienza i partecipanti alla XXII Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici alla quale ha partecipato in qualità di consultore anche Kiko Arguello proveniente da Perugia, dove ha portato a termine i dipinti della nuova Corona Misterica presso la parrocchia di San Giovanni Battista a Ferro di Cavallo, con inaugurazione ufficiale prevista per Mercoledì 27 Settembre prossimo.
    Ricordiamo come il rapporto tra Il Cammino neocatecumenale e il Pontificio Consiglio “Pro laicis”
    si è progressivamente intensificato dopo che il rimpianto Papa Giovanni Paolo II aveva affidato a questo Dicastero Vaticano il compito di portare a termine la stesura e l’approvazione degli Statuti (il Presidente era il Card. James Francis Stafford) nella forma “ad experimentum” per cinque anni (che tra l’altro scadranno il prossimo Giugno 2007). Dopo un periodo di reciproca conoscenza con il nuovo Presidente Mons. Stanislaw Rylko permesso, tra l’altro, dai recenti incontri di Amsterdam a fine Aprile 2005 ,la successiva Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia e il memorabile incontro di Bonn il 21 Agosto 2005, questo rapporto si è fortificato al punto di vedere Mons.Rylko presiedere l’Eucarestia di conclusione della convivenza dei seminaristi tenutasi a Porto San Giorgio pochi giorni fa.
    Anche sulla base di queste considerazioni, risulta particolarmente importante il contenuto del Discorso tenuto oggi dal Santo Padre all’Assemblea plenaria di questo Pontificio Consiglio e pertanto ne riportiamo integralmente il testo:


    Discorso del Santo Padre

    Signori Cardinali,
    venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
    cari fratelli e sorelle!

    Oggi ho la gioia di incontrarvi per la prima volta, cari membri e consultori del Pontificio Consiglio per i Laici, riuniti per l’Assemblea Plenaria. Il vostro Pontificio Consiglio ha la peculiarità di annoverare tra i suoi membri e consultori, accanto a Cardinali, Vescovi, sacerdoti e religiosi, una maggioranza di fedeli laici, provenienti da diversi continenti e Paesi e dalle più varie esperienze apostoliche. Vi saluto tutti con affetto e vi ringrazio per il servizio che prestate alla Sede di Pietro e alla Chiesa diffusa in ogni parte del mondo. Il mio saluto va in modo speciale al Presidente, l’Arcivescovo Stanislaw Rylko, che ringrazio per le gentili e devote parole, al Segretario, il Vescovo Josef Clemens, unitamente a quanti quotidianamente lavorano nel vostro Dicastero.

    Durante gli anni del mio servizio alla Curia Romana avevo già avuto modo di rendermi conto della crescente importanza assunta dal Pontificio Consiglio per i Laici nella Chiesa; importanza che constato ancor più da quando il Signore mi ha chiamato a succedere al Servo di Dio Giovanni Paolo II nella guida dell’intero popolo cristiano, perché più direttamente mi è dato di vedere il lavoro che voi svolgete. Ho avuto occasione, infatti, di presiedere due incontri di indubbia rilevanza ecclesiale promossi dal vostro Dicastero: la Giornata Mondiale della Gioventù, tenutasi a Colonia nel mese di agosto dello scorso anno e l'Incontro svoltosi in Piazza San Pietro, alla Vigilia di Pentecoste di quest'anno, con la presenza di più di cento Movimenti ecclesiali e nuove Comunità. Penso poi al primo Congresso latino-americano dei Movimenti ecclesiali e delle nuove Comunità, che il vostro Pontificio Consiglio ha organizzato in collaborazione con il CELAM, a Bogotà dal 9 al 12 marzo 2006, in vista della Va Conferenza generale dell’Episcopato latino-americano.

    Dopo aver esaminato nella precedente Assemblea plenaria la natura teologica e pastorale della comunità parrocchiale, state ora affrontando la questione da un punto di vista operativo, ricercando elementi utili per favorire un autentico rinnovamento parrocchiale. Tema infatti del vostro incontro è: "La parrocchia ritrovata. Percorsi di rinnovamento". In effetti, l’aspetto teologico pastorale e quello operativo non possono essere dissociati, se si vuole accedere al mistero di comunione di cui la parrocchia è chiamata ad essere sempre di più segno e strumento di attuazione. L'evangelista Luca negli Atti degli Apostoli indica i criteri essenziali per una retta comprensione della natura della comunità cristiana, e quindi anche di ogni parrocchia, laddove descrive la prima comunità di Gerusalemme perseverante nell’ascolto dell'insegnamento degli Apostoli, nell'unione fraterna, nella "frazione del pane e nelle preghiere", una comunità accogliente e solidale sino al punto di mettere tutto in comune (cfr 2,42; 4,32-35).

    La parrocchia può rivivere questa esperienza e crescere nell’intesa e nella fraterna coesione se prega incessantemente e resta in ascolto della Parola di Dio, soprattutto se partecipa con fede alla celebrazione dell'Eucaristia presieduta dal sacerdote. Scriveva in proposito l’amato Giovanni Paolo II nella sua ultima Enciclica Ecclesia de Eucharistia: "La parrocchia è una comunità di battezzati che esprimono e affermano la loro identità soprattutto attraverso la celebrazione del Sacrificio eucaristico" (n. 32). L’auspicato rinnovamento della parrocchia, dunque, non può scaturire solo da pur utili ed opportune iniziative pastorali, né tanto meno da programmi elaborati a tavolino. Ispirandosi al modello apostolico, così come appare negli Atti degli Apostoli, la parrocchia "ritrova" se stessa nell’incontro con Cristo, specialmente nell’Eucaristia. Nutrita del pane eucaristico, essa cresce nella comunione cattolica, cammina in piena fedeltà al Magistero ed è sempre attenta ad accogliere e discernere i diversi carismi che il Signore suscita nel Popolo di Dio. Dall’unione costante con Cristo la parrocchia trae vigore per impegnarsi poi senza sosta nel servizio ai fratelli, particolarmente verso i poveri, per i quali rappresenta di fatto il primo referente.

    Cari fratelli e sorelle, mentre vi esprimo vivo apprezzamento per l’attività di animazione e di servizio che svolgete, auspico di cuore che i lavori dell’Assemblea Plenaria contribuiscano a rendere i fedeli laici sempre più consapevoli della loro missione nella Chiesa, in particolare all’interno della comunità parrocchiale, che è una "famiglia" di famiglie cristiane. Assicuro per questo un costante ricordo nella preghiera e, mentre invoco su ciascuno la materna protezione di Maria, imparto volentieri a tutti voi, ai vostri familiari e alle comunità alle quali appartenete la mia Benedizione.


    Colpisce, in particolare, il richiamo del Santo Padre al modello della comunità parrocchiale come
    "famiglia di famiglie cristiane", così vicino, quantomeno nei termini, all'ideale propugnato dal Cammino neocatecumenale che vede la parrocchia futura come "comunità di comunità".



    A.S. – catechumenium.it

  4. #14
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    Con 14 figli fonda una Università

    L'Università Cattolica di San Antonio, a Murcia, è delle poche che conta su due chiostri: uno, di professori, ed un altro del secolo XVII. Inchiodata nel monastero di San Jerónimo, è il secondo monumento più importante di Murcia dietro la cattedrale. Il suo presidente, José Luis Mendoza, neocatecumenal e padre di quattordici figli, riuscì ad alzare l'università a colpo di costanza, fede ed audacia. & laquoSiempre ho portato una vita intensa», assicura.
    Di seguito raccogliamo un'intervista a José Luis Mendoza, presidente dell'Università San Antonio di Murcia, realizzata per Alex Navaja ed edita nel diario La Ragione il 6.III.02.
    - Lei è stato missionario con tutta la sua famiglia nella Repubblica Dominicana, ha fondato un'università, ha 14 figli non sembra molto amico della vita tranquilla.
    - Da bambino ho trascorso una vita intensa, di lavoro e studio. Quando era piccolo, le suore mi insegnarono ad amare a Dio e la Vergine, e quello rimase nel mio cuore. Ci sono cose che succedono nell'infanzia e che dopo si riflettono nel futuro. In 1979 studia Medicina, e volli creare a Murcia una clinica di riabilitazione per malati con problemi psichici e psicomotori, ma a Murcia non c'erano professionisti. Andai a Madrid e chiesi permesso al Consigliere di Sanità per formare professionisti.
    - che gli rispose?
    - Mi disse che era un progetto audace, ma mio padre mi prestò un edificio che possedeva ed ebbi 350 studenti il primo anno. Poi arrivarono gli accordi con l'università da Alicante, Albacete, ed altre, arrivammo ad avere 10.000 alunni per tutta la Spagna.
    - Allora, quando andò missionario?
    - In una chiacchierata, un sacerdote disse che il Papa aveva chiesto famiglie missionarie. Mia moglie ed io ci siamo guardati e abbiamo deciso. Nel 1991, durante il Cammino Neocatecumenale, al quale apparteniamo, ci domandarono se eravamo disposti ad andare tre anni nella Repubblica Dominicana. Cosicché presi i miei otto figli e mia moglie incinta del nono, ed andammo via. Eravamo la famiglia missionaria del mondo con più figli.
    - E le sue scuole di medicina?
    Chiusi tutto. Indennizzai tutti i miei lavoratori ed andammo nella Repubblica Dominicana dove abbiamo vissuto senza acqua corrente né luce. Furono anni condivisi con la miseria e dove realmente imparammo a vedere Cristo nei poveri. Presi tutte le malattie. Mi alzavo alle cinque per pregare coi seminaristi; dopo andavo ad evangelizzare con mia moglie incinta. Furono anni di sofferenza, perché ricevevamo minacce di morte da parte delle sette, ma ugualmente costruimmo una parrocchia che diede molte vocazioni. Arrivai ad orinare sangue per la sofferenza.
    - Ma quando tornò in Spagna, non aveva più niente...
    - Effettivamente. Ritornai senza lavoro, e vivemmo di provvidenza. Avevo un patrimonio familiare importante, ma non mi offrivano neanche il 20 percento del suo valore. Cosicché cominciai una scuola di Formazione Professionale, e fu un successo totale.
    - Quando iniziò il progetto dell'Università Cattolica di Murcia?
    - Uscì la lettera apostolica da Juan Pablo II "Ex Corde Ecclesiae" che parla sulle università cattoliche. Pensai che, dopo gli anni di missione, avevo già sufficiente maturità per creare un'università, e fondai l'Università Cattolica di San Antonio di Murcia nel 1996. Fu la prima creata per un laico con l'appoggio del suo vescovo. È un'istituzione scolastica ed evangelizzatrice, perché mia moglie ed io ci siamo dedicati solo ad evangelizzare negli ultimi venti anni. I tre pilastri dell'università sono la docenza, l'investigazione e l'evangelizzazione, ed abbiamo vinto già vari premi nazionali di investigazione. Attualmente abbiamo 350 professori, 150 membri di personale amministrativo e quasi 6.000 alunni.
    - riesce ad evangelizzare nell'università?
    - Teologia ed etica sono materie obbligatore in tutti i corsi, ed abbiamo una cappellania universitaria che organizza peregrinazioni, serve gli alunni, etc. sono sorti due vocazioni al Carmelo ed un'altra al seminario, e varie ragazze non hanno abortito grazie anche alle lezioni di bioetica che si impartiscono.
    - è più difficile: gestire 14 figli o 6.000 universitari?
    - Quello che è impossibile per l'uomo, è possibile per Dio! Io, per me, non avrei avuto più di due figli. Ma questa è come la parabola della perla: bisogna vendere tutto per poterla comprare. Io ipotecai tutto per comprare la mia perla. Se il piano è di Dio, Lui lo porterà avanti, perché Egli porta ad ogni persona una storia d'amore. La casualità non esiste nella vita di un cristiano: i miei 14 figli sono 14 regali del cielo.
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    _AUTHOR: kicanti - Pubblicato suo: 2006-09-11,

    testo originale
    Con 14 hijos funda una Universidad
    La Universidad Católica de San Antonio, en Murcia, es de las pocas que cuenta con dos claustros: uno, de profesores, y otro del siglo XVII. Enclavada en el monasterio de San Jerónimo, es el segundo monumento más importante de Murcia tras la catedral. Su presidente, José Luis Mendoza, neocatecumenal y padre de catorce hijos, logró levantar la universidad a golpe de tesón, fe y osadía. «Siempre he llevado una vida intensa», asegura.
    A continuación recogemos una entrevista a José Luis Mendoza, presidente de la Universidad San Antonio de Murcia, realizada por Alex Navaja y publicada en el diario La Razón el 6.III.02.

    - Usted ha sido misionero con toda su familia en la República Dominicana, ha levantado una universidad, tiene 14 hijos No parece muy amigo de la vida tranquila.
    - Desde niño he llevado una vida intensa, de trabajo y estudio. Cuando era pequeño, las monjas me enseñaron a amar a Dios y a la Virgen, y eso quedó en mi corazón. Hay cosas que ocurren en la infancia y que después se reflejan en el futuro. En 1979 estudié la carrera de Medicina, y quise crear en Murcia una clínica de rehabilitación para enfermos con problemas psíquicos y psicomotores, pero en Murcia no había profesionales. Fui a Madrid y pedí permiso al Consejero de Sanidad para formar profesionales.
    - ¿Y qué le respondió?
    - Me dijo que era un osado, pero mi padre me prestó un edificio que poseía y tuve 350 estudiantes el primer año. Después llegaron los convenios con la universidad de Alicante, Albacete, y otras, y llegamos a tener 10.000 alumnos por toda España.
    - Entonces, ¿cuándo se fue de misionero?
    - En una charla, un sacerdote dijo que el Papa había pedido familias misioneras. Mi mujer y yo nos miramos y asentimos. En 1991, en el Camino Neocatecumenal, al que pertenecemos, nos preguntaron si estábamos dispuestos a irnos tres años a la República Dominicana. Así que cogí a mis ocho hijos y a mi mujer embarazada del noveno, y nos fuimos. Éramos la familia misionera del mundo con más hijos.
    - ¿Y sus escuelas de medicina?
    - Cerré todo. Indemnicé a todos mis trabajadores y nos fuimos a la República Dominicana, en donde vivíamos sin agua corriente ni luz. Fueron años de convivir con la miseria y de ver a Cristo en los pobres. Cogí todas las enfermedades. Me levantaba a las cinco para rezar con los seminaristas; después me iba a evangelizar con mi mujer embarazada. Fueron años de sufrimiento, porque recibía amenazas de muerte de las sectas, que son puros negocios, pero creamos una parroquia que dio muchas vocaciones. Llegué a orinar sangre por el sufrimiento.
    - Pero cuando volvió a España, no tendría nada...
    - Efectivamente. Volví sin trabajo, y vivimos de la caridad. Tenía un patrimonio familiar importante, pero no me ofrecían ni el 20 por ciento de su valor. Así que empecé una escuela de Formación Profesional, y fue un éxito total.
    - ¿Cuándo se embarcó en el proyecto de la Universidad Católica de Murcia?
    - Salió la carta apostólica de Juan Pablo II «Ex Corde Ecclesiae», que habla sobre las universidades católicas. Pensé que, tras los años de misión, ya tenía suficiente madurez para crear una universidad, y fundé la Universidad Católica de San Antonio de Murcia en 1996. Fue la primera creada por un laico con el apoyo de su obispo. Es una institución docente y evangelizadora, porque mi mujer y yo sólo nos hemos dedicado a evangelizar en los últimos veinte años. Los tres pilares de la universidad son la docencia, la investigación y la evangelización, y ya hemos ganado varios premios nacionales de investigación. En la actualidad tenemos 350 profesores, 150 miembros de personal administrativo y casi 6.000 alumnos.
    - ¿Y logran evangelizar en la universidad?
    - Teología y ética son materias obligatorias en todas las carreras, y tenemos una capellanía universitaria que organiza peregrinaciones, atiende a los alumnos, etc. Han surgido dos vocaciones al Carmelo y una al seminario, y varias chicas no han abortado por las clases de bioética que se imparten.
    - ¿Qué es más difícil: dirigir a 14 hijos o a 6.000 universitarios?
    - ¿Lo que es imposible para el hombre, es posible para Dios! Yo, por mí, no habría tenido más de dos hijos. Pero esto es como la parábola de la perla: hay que vender todo para poder comprarla. Yo hipotequé todo para comprar mi perla. Si el plan es de Dios, saldrá adelante, porque Él lleva con cada persona una historia de amor. La casualidad no existe en la vida de un cristiano: mis 14 hijos son 14 regalos del cielo.

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    _AUTHOR: kicanti - Pubblicato su: 2006-09-11

  5. #15
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    Senza voler esser polemico...ma faccio notare che le vocazioni non sono affatto in aumento ma è in atto semplicemente una redistribuzione interna del sempre minor numero di vocazioni, almno nel mondo occidentale. I due gruppi di maggior attrazione sono i neocatecumenali e i Legionari i Cristo.

    Queste due comunità attraggono i seminaristi che prima sarebbero fluiti nelle tradizionali strutture vocazionali diocesane.

    Per la verità i Legionari di Cristo, dopo l'emersione degli abusi sessuali sui seminaristi da parte del fondatore Marcial Macel Degollado, stanno avendo una battuta di arresto.

    E' una lotta tra poveri.

  6. #16
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    Bisogna camminare molto nel buio della notte per trovare la luce del giorno.
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    Nessuno ha mai detto che sono in aumento. Anzi si sa benissimo che sono in calo. Però diffronte a questo calo di vocazione il Papa ha dato delle direttive che rendono più difficile l'aruolamento e chiarisce che il sacerdozio non è una passeggiata tra i prati in fiore. Quindi una cosa difficilissima da portare avanti.
    Ora invece assistiamo che il mondo ateo per far proselitismo promette cose molto belle, facili e sicure.
    Non è il caso della vita consacrata.
    Quindi nessun timore se le vocazioni sono in diminuzione, quando Dio vorrà ci penserà Lui a convertire le genti. Noi Cristiani facciamo solo la nostra parte, possibilmente nel dialogo ed in pace.

  7. #17
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    Citazione Originariamente Scritto da ConteMax
    I due gruppi di maggior attrazione sono i neocatecumenali e i Legionari i Cristo.
    Per quanto attiene ai Neocatecumenali, il mondo non ha bisogno di annunciatori, ha bisogno di testimoni. Non servono più le parole, ci voglioni i gesti, i segni. La gente capisce molto di più attraverso i fatti concreti perchè la storia ha insegnato che le parole non sono più sufficienti.

    Dobbiamo dimostrare al mondo la Buona Notizia, Cristo Crocifisso, la vera prosperità: dare da mangiare all'affamato, perdonare il nemico.... La Chiesa primitiva ci riuscì. Dio mise i primi cristiani nel candeliere della persecuzione. Oggi ci troviamo in una situazione simile. Saremo circondati da moschee e templi buddisti. Oggi i cristiani devono amare il mondo come Cristo ci ha amati! Dio soffrì per la nostra salvezza. In questo amore il mondo crederà, ma per arrivare a questo amore è necessaria la fede!
    Kiko Arguello

  8. #18
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    Citazione Originariamente Scritto da ConteMax Visualizza Messaggio
    I due gruppi di maggior attrazione sono i neocatecumenali ............
    Scusa mi spieghi attrazione che significato ha?

    Lo sai da dove provengono i seminaristi dei RM?

  9. #19
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    Citazione Originariamente Scritto da Aganto Visualizza Messaggio
    Cioè?

    vedi , questi posts , mi fanno sbadigliare soltanto

  10. #20
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    Nella malattia



    O Signore,
    la malattia ha bussato alla porta della mia vita,
    mi ha sradicato dal mio lavoro e mi ha trapiantato in un “altro mondo”,
    il mondo dei malati.
    Un’esperienza dura, Signore,
    una realtà davvero difficile da accettare.
    Eppure, Signore, ti ringrazio proprio per questa malattia:
    mi ha fatto toccare con mano la fragilità e la precarietà della vita,
    mi ha liberato da tante illusioni.
    Ora guardo tutto con occhi diversi: quello che ho e che sono
    non mi appartiene, é un tuo dono. Ho scoperto cosa vuol dire “dipendere”,
    aver bisogno di tutto e di tutti, non poter far nulla da solo.
    Ho provato la solitudine, l’angoscia, la disperazione,
    ma anche l’affetto, l’amore, l’amicizia di tante persone.

    Signore, anche se mi é difficile, ti dico: sia fatta la tua volontà!
    Ti offro le mie sofferenze e le unisco a quelle di Cristo.
    Ti prego: benedici tutte le persone che mi assistono
    e tutti quelli che soffrono con me.
    E, se vuoi, dona la guarigione
    a me e agli altri.

    Grazie a Silvana

 

 
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