Questi i fatti:
Aggrediti con una spranga i giovani che camminavano abbracciati
I legali: le vittime sotto choc. L'Arcigay: Basta con questi raid
"Picchiati perché omosessuali"
Bologna, sassi contro due studenti
di PAOLA CASCELLA
BOLOGNA - Luca e Vincenzo che camminano abbracciati, uno circonda le spalle dell'altro, lui lo tiene per la vita. Vanno verso la Salara, la sede del Cassero, il circolo Arcigay bolognese. Sono quasi le due di notte, ma c'è ancora gente che balla, che ascolta musica. È una delle tradizionali serate danzanti offerte dal circolo a uomini e donne. La coppia si ferma fra i cespugli ai bordi del viale di circonvallazione. Si accosta una macchina, scatta la punizione: volano sassi, qualcuno urla l'insulto più classico "finocchi di m...".
Sono in tre, dall'accento si direbbero slavi, uno tira fuori una spranga. Botte da orbi. Luca G., 23 anni, finisce a terra col naso rotto. È un attivista di Antagonismogay. L'altro, Vincenzo M., 26 anni, se la cava con qualche contusione. Sono studenti universitari fuorisede, Bologna la conoscono come una città civile e tollerante. Ora si sono chiusi in casa, il cellulare è spento. Dopo l'ambulanza del 118 e le cure al pronto soccorso dell'ospedale Maggiore, Luca non riesce a muoversi dal letto. E non solo per i lividi e la frattura al naso.
Tutti e due sono "letteralmente sotto choc per questa chiara aggressione a sfondo omofobico", spiega Cathy Latorre, dello staff legale subito messo a disposizione dal Cassero. Intanto, dal Comitato provinciale Arcigay arriva l'appello "a non sottovalutare l'ennesimo episodio di violenza" contro gli omosessuali.
Ci tengono pure i ragazzi, "vogliono che si sappia - dice l'avvocato - sono stati pestati perché camminavano abbracciati senza nascondere la loro omosessualità".
Mercoledì notte non hanno reagito all'assalto scappando. Quando è cominciata la sassaiola hanno affrontato gli aggressori che erano ancora in macchina. "Che state facendo, che volete?". Quello che impugnava la spranga è stato anche disarmato mentre urlava i suoi insulti. Oggi si presenteranno davanti ai poliziotti della questura per firmare la denuncia. Latorre è convinta che debba essere riconosciuta "l'aggravante delle lesioni personali per motivi abietti".
Le aggressioni di queste settimane, non solo a Bologna, e non solo nei confronti degli omosessuali, impensieriscono il Comitato provinciale Arcigay. Molto preoccupato si dice il presidente Matteo Cavalieri: "L'ultimo caso omofobico si inserisce in un clima di generale violenza che sembra contraddistinguere questi ultimi mesi. Chiediamo che tali episodi non vengano sottovalutati, da anni i vertici di Arcigay si battono per un provvedimento legislativo che equipari i crimini contro gli omosessuali a quelli dettati da odio razziale, etnico, nazionale o religioso".
Per il parlamentare Ds Franco Grillini bisognerebbe "estendere la legge Mancino contro il razzismo anche ai delitti e alle violenze nei confronti delle persone omosessuali". Questa di Bologna "è solo l'ultima di una catena di delitti, violenze e intimidazioni ai danni degli omosessuali che fa dell'Italia un Paese fortemente a rischio per la vita, la sicurezza e la libertà della comunità Glbt (gay, lesbiche, bisex e transessuali). Purtroppo l'omofobia è coltivata con cura da organizzazioni politiche e clericali che non esitano ad usare un linguaggio violentissimo e razzista persino nelle campagne elettorali. Gruppi come Forza Nuova, per esempio, ma non solo loro evidentemente, fanno dell'omofobia e dell'odio antigay il loro principale cavallo di battaglia. Le conseguenze dell'omofobia politica si traducono poi facilmente in 'licenzà alla violenza".
(8 settembre 2006)
Queste le inaccettabili dichiarazioni:
"No agli assalti, ma la violenza è cugina della trasgressione"
il vescovo
Riscopriamo le radici della dignità dell´uomo
BOLOGNA - «Gli atti violenti sono sempre da deprecare. I problemi non si possono risolvere con l´insulto e l´aggressione», dice monsignor Ernesto Vecchi, vescovo ausiliario di Bologna.
Dunque lei definisce l´omosessualità un problema?
«Non sto parlando del caso specifico perché fra l´altro non lo conosco. Mi riferisco a tutti i problemi della nostra società che da un lato spinge alla trasgressione, dall´altro non offre gli strumenti per raggiungere la padronanza e il dominio di sé. Per affrontare questi ambiti occorre un supplemento di riflessione».
L´omosessualità è una di queste trasgressioni?
«L´omosessualità è un argomento complesso che sarebbe sbagliato discutere qui. Dico che la violenza e la trasgressione sono cugine».
Che cosa si può fare per evitare la violenza?
«Riscopriamo le radici della dignità dell´uomo che è fatto ad immagine e somiglianza di Dio. Purtroppo anche qui la società è carente: non produce ciò che serve a preservare tale dignità».
“E’ come se di fronte ad un sacerdote cattolico preso a sprangate qualcuno commentasse dicendo che certo, le aggressioni sono sempre da condannare, ma la violenza è cugina del fanatismo religioso”. Così Sergio Lo Giudice, presidente nazionale di Arcigay, replica alle parole del vescovo ausiliario di Bologna, Ernesto Vecchi, che, in riferimento all'aggressione subita da due ragazzi gay a Bologna, ha dichiarato ad un quotidiano che “la violenza è cugina della trasgressione”, pur rappresentando una risposta sbagliata ai “problemi”.
“Le parole di monsignor Vecchi, assimilano in modo ambiguo aggressori ed aggrediti continua Lo Giudice -. Le gerarchie cattoliche sono storicamente responsabili di persecuzioni compiute nei secoli contro le persone omosessuali, e ancora oggi mai le senti pronunciare una parola chiara contro le violenze subite da gay e lesbiche. Le affermazioni di monsignor Vecchi suonano come un'attenuante all'aggressione: ci indigna e ci preoccupa che questa sia la posizione della curia bolognese”.