IDEE
A Castel Gandolfo studiosi riuniti con il Papa su «Creazione ed evoluzione». Una mappa del dibattito sul «disegno intelligente»
Darwin & Giacobbe
Si discute la compatibilità delle teorie evoluzionistiche con la fede cristiana. Il cardinale Schönborn: «Purché non si veda il percorso della vita fino all’uomo come un processo guidato dal puro caso»
Di Luigi Dell'Aglio
Ha un tema caldo, attualissimo - «Creazione ed Evoluzione» - il seminario di studio organizzato a Castel Gandolfo dove il Papa consulta oggi e domani un gruppo di scienziati, teologi e accademici di varie tendenze insieme con quaranta suoi ex-alunni. Rapporto tra fede ed evoluzione delle specie: questione su cui si discute sempre più animatamente, specie al di là dell'Oceano, con grande quantità di pubblicazioni, conferenze e blog di professori e credenti. A Castel Gandolfo vengono rappresentate le posizioni che, sull'argomento, sono state espresse dalla scienza e dal mondo cattolico (e protestante).
Parla, in apertura, uno dei protagonisti del dibattito, il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna. La disputa sul darwinismo è diventata incandescente dopo il suo articolo, pubblicato il 7 luglio 2005 dal New York Times, con il titolo «Finding Design in Nature», trovare un disegno nella natura. Ora il cardinale integra la sua proposta sull'aspetto più delicato: nelle scuole, il darwinismo non dovrebbe essere insegnato come una teoria indiscutibile, cioè dovrebbero esserne illustrate anche le lacune, quei «missing link», o passaggi mancanti, riconosciuti dallo stesso Darwin. Ma la «storia darwiniana» ha un'alternativa? Sì: «La sintesi tra la scala di Darwin e la scala di Giacobbe», ha detto il cardinale al Meeting di Rimini. «È infatti irragionevole vedere il grande percorso della vita fino all'uomo come un processo guidato dal puro caso. La Chiesa respinge un'evoluzione così concepita». È il punto comune a tutte le posizioni emerse nel mondo cristiano, su questo problema. La teoria di Darwin non può essere accettata se «viene imposta come ideologia materialistica che influenza la vita economica, sociale e gli orientamenti nel campo della bioetica», rileva Schönborn. Oggi chi non vince la lotta della competizione è perduto.
Che la teoria dell'evoluzione venga presentata come visione assoluta e vincolante della realtà è un rilievo critico mosso da Joseph Ratzinger già quando era cardinale, nel saggio Fede Verità Tolleranza: il darwinismo opera come una sorta di «filosofia prima, di autentico fondamento della comprensione razionale del mondo, al di là della quale le ulteriori domande sull'origine e la natura delle cose non siano più lecite o necessarie». Più volte poi il Papa ha affermato che l'uomo non è «il prodotto, casuale e senza senso, dell'evoluzione». «Ognuno di noi è frutto di un pensiero di Dio, è stato voluto da Dio». Allora non si tratta di negare lo sviluppo delle specie, ma di affermare che l'evoluzione non è incompatibile con la creazione.
È quanto pensano, fra gli scienziati cattolici, coloro che ritengono fondata la teoria dell'evoluzione ma non la vogliono neppure loro «come visione totalizzante». «L'evoluzionismo non può escludere approcci filosofici e religiosi. Se lo fa, diventa ideologia», afferma Fiorenzo Facchini, docente di paleoantropologia umana a Bologna. «Di fatto, entro le leggi della natura, si realizza un disegno presente nella mente di Dio». Facchini fa notare però che l'Intelligent Design «non può essere considerato una teoria scientifica», e dovrebbe «trovare posto nell'insegnamento della religione e della filosofia».
Un evoluzionista radicale, il biologo Richard Dawkins, porta il confronto ai toni estremi. Attacca l'Intelligent Design perché, dice, il dio-disegnatore è «cieco». La discussione si allarga. E la mappa dei movimenti che si confrontano, specie in Usa, è descritta da Philip Larrey, che insegna alla Pontificia Università Lateranense e ha studiato in profondità il dibattito. Secondo gli evoluzionisti più inflessibili, la teoria della selezione naturale basta a spiegare l'esistenza e lo sviluppo di tutti gli organismi viventi. Il fronte antagonista è molto articolato. I creazionisti ante litteram, secondo i quali Dio ha creato il mondo nei tempi e nei modi descritti nella Bibbia, hanno ceduto il passo al «creazionismo scientifico»; ma molti, come Schönborn, pensa no che «l'alternativa al darwinismo non è il creazionismo». E così una parte consistente dei critici del darwinismo confluisce fra i sostenitori del «disegno intelligente». Negli Stati Uniti questa teoria viene usata da alcuni come bandiera di un movimento politico-culturale, che carica a testa bassa. I moderati del fronte dell'Intelligent Design, invece, cercano di discutere in maniera costruttiva con gli evoluzionisti moderati, osserva Larrey. Il paziente lavoro di ricerca si nota a livello di riviste specializzate e saggi scientifici («ormai la letteratura al riguardo è sconfinata»). «Per esempio, William Dembski, noto matematico e filosofo, uno dei teorici del disegno intelligente, scambia (anche bruscamente) osservazioni scientifiche con Emile Zuckerkandl, biologo di Stanford. Dembski sostiene che il flagellum eucariotico</B> - organismo unicellulare - è frutto di un "disegno" e non dell'evoluzione; non può aver avuto un percorso evolutivo di tipo darwiniano perché, pur essendo un protozoo all'inizio del suo sviluppo, è già dotato di centinaia di "macchine molecolari", cioè di proteine».
Ecco: questo può essere uno dei «passaggi mancanti» di cui parla Schönborn? Contribuirebbe a dimostrare che la teoria dell'evoluzione non spiega certi fenomeni complessi né il ruolo speciale dell'informazione biologica. La pensano così pure scienziati evoluzionisti: la vita si sarebbe formata ed evoluta anche per processi naturali di auto-organizzazione di cellule e molecole, senza ricorso alla selezione naturale. Questa, commenta lo scienziato Lodovico Galleni, «compare in certe fasi dell'evoluzione ma non è continuamente in azione per controllare ogni tratto dello sviluppo». Per Galleni l'«evoluzione è un fatto storico come l'Impero romano, e non implica la negazione di Dio». Anche per larga parte di quanti sostengono il disegno intelligente, l'evoluzione non può essere negata, almeno in toto; è una teoria utile alla scienza; però, dicono, occorre saperne di più. Le ricerche di Dembski e dei colleghi mirano a dare un fondamento scientifico al "disegno intelligente". «Ma se pure quella di Darwin è, in fondo, un'inferenza logica, cioè una deduzione - si chiede Larrey - perché l'inferenza darwiniana viene considerata scientifica mentre quella del "disegno intelligente" no?»
Avvenire.it