Riporto questa "discutibile" intervista dal sito http://www.misna.org/. Attenzione, dico discutibile perchè porta sicuramente discussione non perchè non se ne possano condividerne diversi aspetti, anche se, forse anche per il modo con cui vengono riportate le frasi, possa apparire un po' troppo sbilanciata.
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"Hamas ed Hezbollah sono il prodotto dell'occupazione israeliana protratta nel tempo. La loro è resistenza. Legittima al cento per cento": lo ha detto monsignor Fuad Twal, vescovo coadiutore del Patriarcato Latino di Gerusalemme, in un intervista all’agenzia ANSA, a firma di Franca Giansoldati. "Nessuna forza straniera – dice ancora monsignor Twal - ha il diritto di mettere il naso negli affari interni libanesi. Hezbollah è un partito eletto democraticamente, ha alcuni ministri al governo e in Parlamento diversi parlamentari. La soluzione ideale può solo arrivare dall'interno e procedere, attraverso un cammino politico, ad integrare le milizie di Hezbollah nell'esercito formale libanese. E non va dimenticato che tutta la popolazione del Sud del Libano è di Hezbollah, le famiglie, interi centri abitati, tutti. L'unico modo di disarmare le milizie è procedere in modo graduale con un processo politico ma tutto libanese. Nessun altro può farlo". Per 14 anni vescovo di Tunisi, monsignor Twal, in questi giorni impegnato al Meeting di Rimini, saluta anche – scrive l’ANSA – con soddisfazione il prossimo arrivo nel Sud del Libano di una forza multinazionale e si augura che l'Europa possa effettivamente assumere un ruolo "di facilitazione nei rapporti tra Israele e Libano… che questa forza possa essere mandata anche a Gaza perché Israele è vero che è uscito da otto colonie ma è anche vero che poi vi entra 4 o 5 volte la settimana per uccidere e devastare". L'intervistato rileva inoltre che gli Hezbollah non devono essere disarmati dall'Unifil e sottolinea che "gli armamenti si possono comprare da tutti quanti, non solo dall'Iran". Il prelato aggiunge: "In questo momento storico, ma anche in passato e così per il futuro, il punto è che Israele è uno Stato che deve rispettare le tante Risoluzioni Onu rimaste lettera morta. Esiste, infatti, un altro modo di operare oltre all'uso della forza come sta facendo, vale a dire il rispetto del diritto internazionale e della dignità umana. Israele può pure costruire un muro per difendersi, ma non può farlo su territori palestinesi, prendendo case, dividendo terreni, creando barriere. Tra l'altro questo muro è solo una protezione apparente. Se solo questo muro avesse effettivamente una reale efficacia allora potrebbe farne subito un altro che lo separi dagli Hezbollah. Il punto è che non serve a niente. La violenza chiama solo violenza, la guerra chiama solo guerra". Monsignor Fuad Twal - continua l'ANSA - non esita a condannare duramente la cattura da parte di Hezbollah dei due soldati israeliani ("preghiamo e speriamo che tornino a casa presto sani e salvi") ma non può fare a meno di far notare che Israele "avrebbe potuto negoziare e rilasciare alcuni dei sequestrati che hanno in mano, piuttosto che decidere di invadere il Libano, distruggerlo, perdere 114 anime israeliane care allo Stato e alle famiglie e a noi, e un migliaio di libanesi che non hanno niente a che fare con gli Hezbollah". Il vescovo di Gerusalemme contesta quindi la manifesta partigianeria dei mass media internazionali: "L'informazione è pilotata e non obiettiva. Ci vorrebbe più senso critico, che invece manca. Israele è forte in tutti i sensi e i mass media sono influenzati e così nessuno osa parlare di occupazione israeliana. E' chiaro che se io occupo una terra, poi gli altri hanno diritto alla resistenza. E purtroppo questa resistenza a volte sfocia in qualcosa di terribile, arrivando a produrre la disperazione cieca dei kamikaze. Così tutti paghiamo. Tutti. Io sono responsabile religioso in Israele, Palestina e Giordania e voglio bene agli abitanti di questi tre stati e posso solo dire che oggi esiste una occupazione militare che può solo raccogliere ulteriore resistenza. Che Dio ci aiuti a ritrovare la via del dialogo, della ragionevolezza, della carità e ridia speranza a questa terra la cui vocazione è di essere una terra di pace e non di sangue".
[MB]
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