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Discussione: Nedved

  1. #1
    Veneta sempre itagliana mai
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    '' E' in gran parte merito di Luca Cordero di Montezemolo se la Juventus non si rivolse ai tribunali ordinari '' (Joseph S. Blatter - Presidente F.I.F.A. - Dicembre 2007)
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    Predefinito Nedved

    Lo scudetto è mio
    Sul petto dell’Inter, nel cuore dei bianconeri. Per Moratti è un premio all’onestà, per Nedved una beffa
    12/8/2006
    di Fabio Vergnano



    Una volta Juve-Inter cominciava con squilli di tromba e rulli di tamburi. Era il derby d'Italia, la sfida fra i pluridecorati bianconeri e quelli che «non vincono mai». Ieri la partita del rancore per lo scudetto sulle maglie sbagliate ha avuto come prologo il traballante viaggio verso Napoli (anche l'aereo era di serie B) cui hanno aderito i bianconeri rimasti a Deschamps dopo la grande fuga. Ovvero un gruppo di boy scouts che l'Inter l'hanno sempre vista in tv. A irrobustire l'allegra brigata, quelli che hanno accettato la Juve in B per scelta di vita (e in questo caso non c'è ironia), capitanati da Nedved.

    Proprio Pavel. Si è avvicinato alla resa dei conti con quelli che gli hanno «rubato» lo scudetto immerso nei suoi pensieri. Ha preso atto con dispetto dell'atto d'amore di Ibrahimovic verso i colori nerazzurri e con un sorriso malizioso del cospicuo guadagno del manager Raiola, che Pavel ha in comune con lo svedese. Fra un vuoto d'aria e l'altro, la sensazione è che la lettura dei giornali gli stesse dando la carica giusta. Capo fila di quelli che non ci stanno a vedere sulla maglia dell'Inter lo scudetto che lui si è conquistato con le gambe e il cuore, Nedved avrebbe voluto disporre dei poteri di Superman per battere da solo la squadra di Mancini. Un pugno sul naso e via. Arrivederci alla prossima stagione.

    Invece Nedved ha meditato e ha fatto il buono. Poi ad occhi aperti ha vissuto l'incubo tricolore insieme ai reduci dal secondo scudetto capelliano. Come non capire. Dopo il Trofeo Moretti, il 31 agosto a Milano si giocherà il Tim (presente anche il Milan) e ancora una volta sarà una notte delle beffe. Poi ognuno per la proria strada: la Juve ad arrampicarsi per i tortuosi percorsi della serie cadetta, l'Inter a difendere sul campo uno scudetto che non ha mai vinto e che con 15 punti di distacco secondo i bianconeri non avrebbe dovuto neppure accettare. Per un fatto di forma e serietà. Voce bianconera: neppure i sovrannaturali poteri di Moggi avrebbero potuto determinare una voragine così ampia. Invece la «banda degli onesti» (Totò avrebbe apprezzato la citazione) porterà a zonzo per l'Europa il tricolore e la Juve rosica. E continua pure a urlare la sua indignazione.

    Bianconeri militanti ed ex scappati nella movida madrilena, si indignano a ripetezione. La battuta migliore di Camoranesi, ieri sera ospite a Napoli come campione del mondo in carica: «Adesso fanno la voce grossa, mentre quando ci affrontavano se la facevano sotto». Ci fosse stato almeno il modo di giocare in campionato, i bianconeri avrebbero cercato di affermare ancora una volta la loro superiorità. Così, a meno di ribaltoni del tutto improbabili, c'è soltanto una sensazione di profondo dispetto, che il ricordo del passato acuisce.

    Mani tese e sorrisi di circostanza prima del via. Almeno la forma è stata salvata. Non si sono mai amati e gli intrecci di mercato sono scelte della società che sono serviti ad aumentare ancora il dispetto. Niente Ibra, niente Vieira fra i nerazzurri. Meglio così. Chissà Nedved come si sarebbe regolato. Queste assenze illustri hanno reso meno amaro il boccone da ingurgitare. Vedere quel pezzetto di stoffa sul petto di due che hanno scelto di abbandonare la nave alla deriva, sarebbe stato ancora più stordente. I tentativi di Deschamps e Mancini di far leva sul buonismo figlio di un'amichevole senza pretese, hanno avuto gli effetti desiderati soltanto in parte. Juve-Inter non è mai stata una sfida normale e ne abbiamo avuto la conferma ieri sera, ogni volta che i bianconeri mettevano a fuoco lo scudetto nei contrasti con gli avversari.

    C'è da chiedersi cosa sarebbe successo se in palio ci fossero stati i tre punti e non il trofeo della birra. Il regalo del professor Rossi, ex consigliere dell'Inter, ha avuto il potere di cancellare perfino il passato. D'ora in avanti da parte interista non si parlerà più di Ceccarini, e da quella juventina della Supercoppa 2005 condizionata dall'arbitraggio di De Santis. La spugna di Calciopoli ha fatto tabula rasa, ma non nella direzione sperata. Le sentenze hanno rilanciato la rivalità in modo ancora più aspro. Eppure sarebbe bastato poco: una risata. Che come si sa ferisce più di cento pugnalate

    non ti preoccupare, che la vendetta la si consuma a fuoco lento, e noi si è già iniziato.....gioca tranquillo e per quella maglia che noi amiamo appassionatamente ....grazie grande uomo e grande giocatore

  2. #2
    chicken
    Ospite

    Predefinito

    Citazione Originariamente Scritto da pensiero
    Lo scudetto è mio
    Sul petto dell’Inter, nel cuore dei bianconeri. Per Moratti è un premio all’onestà, per Nedved una beffa
    12/8/2006
    di Fabio Vergnano



    Una volta Juve-Inter cominciava con squilli di tromba e rulli di tamburi. Era il derby d'Italia, la sfida fra i pluridecorati bianconeri e quelli che «non vincono mai». Ieri la partita del rancore per lo scudetto sulle maglie sbagliate ha avuto come prologo il traballante viaggio verso Napoli (anche l'aereo era di serie B) cui hanno aderito i bianconeri rimasti a Deschamps dopo la grande fuga. Ovvero un gruppo di boy scouts che l'Inter l'hanno sempre vista in tv. A irrobustire l'allegra brigata, quelli che hanno accettato la Juve in B per scelta di vita (e in questo caso non c'è ironia), capitanati da Nedved.

    Proprio Pavel. Si è avvicinato alla resa dei conti con quelli che gli hanno «rubato» lo scudetto immerso nei suoi pensieri. Ha preso atto con dispetto dell'atto d'amore di Ibrahimovic verso i colori nerazzurri e con un sorriso malizioso del cospicuo guadagno del manager Raiola, che Pavel ha in comune con lo svedese. Fra un vuoto d'aria e l'altro, la sensazione è che la lettura dei giornali gli stesse dando la carica giusta. Capo fila di quelli che non ci stanno a vedere sulla maglia dell'Inter lo scudetto che lui si è conquistato con le gambe e il cuore, Nedved avrebbe voluto disporre dei poteri di Superman per battere da solo la squadra di Mancini. Un pugno sul naso e via. Arrivederci alla prossima stagione.

    Invece Nedved ha meditato e ha fatto il buono. Poi ad occhi aperti ha vissuto l'incubo tricolore insieme ai reduci dal secondo scudetto capelliano. Come non capire. Dopo il Trofeo Moretti, il 31 agosto a Milano si giocherà il Tim (presente anche il Milan) e ancora una volta sarà una notte delle beffe. Poi ognuno per la proria strada: la Juve ad arrampicarsi per i tortuosi percorsi della serie cadetta, l'Inter a difendere sul campo uno scudetto che non ha mai vinto e che con 15 punti di distacco secondo i bianconeri non avrebbe dovuto neppure accettare. Per un fatto di forma e serietà. Voce bianconera: neppure i sovrannaturali poteri di Moggi avrebbero potuto determinare una voragine così ampia. Invece la «banda degli onesti» (Totò avrebbe apprezzato la citazione) porterà a zonzo per l'Europa il tricolore e la Juve rosica. E continua pure a urlare la sua indignazione.

    Bianconeri militanti ed ex scappati nella movida madrilena, si indignano a ripetezione. La battuta migliore di Camoranesi, ieri sera ospite a Napoli come campione del mondo in carica: «Adesso fanno la voce grossa, mentre quando ci affrontavano se la facevano sotto». Ci fosse stato almeno il modo di giocare in campionato, i bianconeri avrebbero cercato di affermare ancora una volta la loro superiorità. Così, a meno di ribaltoni del tutto improbabili, c'è soltanto una sensazione di profondo dispetto, che il ricordo del passato acuisce.

    Mani tese e sorrisi di circostanza prima del via. Almeno la forma è stata salvata. Non si sono mai amati e gli intrecci di mercato sono scelte della società che sono serviti ad aumentare ancora il dispetto. Niente Ibra, niente Vieira fra i nerazzurri. Meglio così. Chissà Nedved come si sarebbe regolato. Queste assenze illustri hanno reso meno amaro il boccone da ingurgitare. Vedere quel pezzetto di stoffa sul petto di due che hanno scelto di abbandonare la nave alla deriva, sarebbe stato ancora più stordente. I tentativi di Deschamps e Mancini di far leva sul buonismo figlio di un'amichevole senza pretese, hanno avuto gli effetti desiderati soltanto in parte. Juve-Inter non è mai stata una sfida normale e ne abbiamo avuto la conferma ieri sera, ogni volta che i bianconeri mettevano a fuoco lo scudetto nei contrasti con gli avversari.

    C'è da chiedersi cosa sarebbe successo se in palio ci fossero stati i tre punti e non il trofeo della birra. Il regalo del professor Rossi, ex consigliere dell'Inter, ha avuto il potere di cancellare perfino il passato. D'ora in avanti da parte interista non si parlerà più di Ceccarini, e da quella juventina della Supercoppa 2005 condizionata dall'arbitraggio di De Santis. La spugna di Calciopoli ha fatto tabula rasa, ma non nella direzione sperata. Le sentenze hanno rilanciato la rivalità in modo ancora più aspro. Eppure sarebbe bastato poco: una risata. Che come si sa ferisce più di cento pugnalate

    non ti preoccupare, che la vendetta la si consuma a fuoco lento, e noi si è già iniziato.....gioca tranquillo e per quella maglia che noi amiamo appassionatamente ....grazie grande uomo e grande giocatore
    giocatore straordinario sul viale del tramonto

  3. #3
    http://aleida.bloog.it/
    Data Registrazione
    17 Feb 2006
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    la FuriaCeka sulla via del tramonto....? Noooooh

 

 

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