CHI SONO IO? CHE SENSO HA LA MIA VITA?
Tutte le filosofie e tutte le religioni sono sorte come risposta a questo interrogativo: chi sono io? Nessuno di noi ha chiesto il permesso di esistere. In un momento determinato della storia siamo venuti, siamo apparsi su questa terra. Non siamo una pianta o un cane, siamo uomini e ciascuno diverso dall'altro. Siamo apparsi in un momento determinato della storia, in cui la tecnica è molto evoluta, e ci siamo trovati su di una terra forse più confortevole di quella dei nostri antenati. Ci sono grandi progressi tecnici, si è sviluppata enormemente la medicina, siamo arrivati sulla luna, viviamo in grandi città, abbiamo scoperto molti segreti della natura e possiamo rifiutare una serie di religiosità che spiegano in un modo magico i fenomeni naturali tentando di esorcizzarli.
Ma ancora oggi rimane senza risposta la domanda fondamentale Chi siamo? Chi ci ha creati? Che cosa è la vita? I progressi non hanno risposto a questo. Quanto più l'uomo sa, più resta perplesso e si domanda: Chi sono io?
Senza dubbio la realtà ci dice che l'uomo spesso non si interroga, si limita a vivere senza preoccuparsi del perché vive.
Viviamo per lavorare e lavoriamo per fare denaro, e guadagniamo denaro per mangiare, per vestirci, in fondo per vivere. Ma vivere perché?
Molta gente dice: quando avevo 18 anni ci ho pensato ma poi mi sono sposato e non ho avuto più tempo per pensarci. Ho altri problemi, ora. Oppure: a volte, quando sono triste o malato, penso a qualcosa del genere, ma normalmente non ci penso.
Ma c'e sempre un momento in cui l' uomo ha bisogno di sapere, di interrogarsi, di fermarsi a riflettere sull'interrogativo che gli presenta la vita: la sua esistenza.
La nostra vita se non conosce la sua ragione, non ha alcun senso ed è completamente vuota. E infatti tutto quello che facciamo sappiamo perché lo facciamo, in funzione di che cosa, ma non sappiamo perché viviamo.
Se non sappiamo chi siamo viviamo la nostra vita da alienati: ci alziamo, facciamo colazione, andiamo a lavorare, pranziamo, lavoriamo, vediamo la televisione, ceniamo e torniamo a letto. E così risolviamo i problemi pratici che la vita ci presenta. Se il mondo fosse un assurdo completo, questo sarebbe il modo di vivere, senza complicazioni. Vivere la vita a livello vegetativo, come un cane, che si ciba di rifiuti senza preoccuparsi d'altro.
Vi è molta gente che vive così, con queste aspettative: andare fuori in campagna, andare al calcio, al cinema, le vacanze ecc. Questo modo di vivere è un sacramento, è una risposta. Diciamo di essere cristiani, ma per il nostro modo di vivere non lo siamo perché in realtà le nostre azioni non hanno una dimensione escatologica, non sono proiettate verso l'avvenire. Viviamo 1'oggi e cerchiamo di fuggire il tempo, perché il tempo se non ha un senso ci distrugge. Questo si chiama ammazzare il tempo, distrarsi. Perché il tempo cammina come un orologio e ci sta dicendo che camminiamo verso la nostra distruzione.
I1 tempo non si può perdere inutilmente, deve essere impiegato in qualcosa di buono, in qualcosa di reale, in qualcosa che sia vero, in qualcosa di fruttifero. Per questo gli uomini cercano il reale.
Le religioni, in fondo, sono un tentativo di trovare ciò che è vero, ciò che non perisce. Siccome il tempo ci sta annunciando che periamo, che moriamo, che ce ne andiamo, troviamo il tempo senza senso.
Se fossimo coscienti che moriamo e quindi che la nostra vita non ha assolutamente senso, ci fermeremmo, perché il tempo che impieghiamo ora e che impiegheremo è un tempo di morte.
Il tempo, quando perde il senso, diventa asfissiante e l'unico modo per uscire da questo tempo è esorcizzarlo, è farlo eterno, ciò che fanno tutte le religioni. Per questo il distrarsi e il giocare sono forme di evasione, di alienazione, di fuga dal tempo inesorabile, dal tempo che ti conduce alla morte, dal tempo che è maledetto. La partita di calcio, le vacanze, le donne, il denaro, il lavoro, una buona posizione, una bella macchina. E per raggiungere tutto questo continuamente corriamo e corriamo perché siamo in una società consumistica e non c'è da perder tempo. Bisogna studiare, lavorare moltissimo, guadagnare molto denaro. E non abbiamo tempo per altre cose
Ma dice S. Paolo, se siete nel tempo escatologico, nel tempo della festa, se il vostro tempo è stato redento da Gesù Cristo, allora la vostra vita è nella festa e voi siete re della vostra vita...
E' davvero così la nostra vita? A questo ci chiama Gesù Cristo.
Svegliamoci da questo sonno profondo ed apriamo gli occhi sulla nostra vita. Se una delle premesse di un problema è falsa, la soluzione sarà sempre falsa. Un uomo che non prende la vita com'è, non vivrà mai nella realtà, non darà mai la soluzione alla sua vita, sempre darà una risposta falsa. Un ingegnere molto quotato, che ebbe un cancro ed era in punto di morte, diceva: Mi hanno ingannato, non può essere. Lo avevano ingannato è chiaro perché gli avevano detto: studia, lavora, fai molti soldi, questo è l'importante per vivere bene. Ma improvvisamente si trovò con un cancro in punto di morte. Egli aveva impostato la vita secondo degli schemi falsi, come tutti noi, perché non aveva posto la premessa della morte. Se nel problema teniamo conto della morte, la soluzione della vita sarà completamente diversa. I santi sono spesso dipinti con un teschio in mano e in una grotta perché molti santi sono partiti da qui: sono uomini che hanno preso di peso la loro vita. Perché se prendiamo un teschio e pensiamo che è di un uomo come noi, forse prendiamo di peso la vita.
C'è una parabola nel Vangelo su questo: un uomo ebbe un grande raccolto e si disse: Che farò? Abbatterò tutti i miei granai e ne costruirò di più grandi. quando ebbe finito i lavori ed immagazzinato il grano, disse a se stesso: mangia, bevi, banchetta. Stolto, dice Gesù Cristo, per chi hai immagazzinato tutto questo? Questa stessa notte ti si chiederà la tua vita. Gesù Cristo con questa parabola ci chiama alla realtà: perché la vita non è assicurata dall'abbondanza dei beni.
C'E' UNA MORTE BEN PIU' GRAVE DELLA MORTE FISICA, LA MORTE ONTICA.