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Discussione: la morte

  1. #1
    presbitero cristiano ortodosso
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    ed eretico perfino di se stesso -contraddisse e si contraddisse
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    Predefinito la morte

    omelia sulla morte-quaresima 2006

    --------------------------------------------------------------------------------

    Noi concludiamo l’intero cammino della santa quaresima del 2006 celebrando il ricordo e la memoria dei servi e delle serve di Dio che non vivono più nella nostra concretezza storica,ma in altro tempo e in altro spazio,luogo luminoso,luogo di refrigerio come cantiamo nella nostra speranza in ogni preghiera per i defunti

    Ma l’evento della morte resta sempre per la nostra razionalità della mente e del cuore uno scandalo,uno scandalo imbarazzante di fronte al quale non c’è discorso che possa tenere e che possa resistere .La stessa cristianità –in ogni sua articolazione e tradizione -alla fine (davanti a questo scandalo) sceglie e ha scelto la via nobile di una nobile lettura cristiana,in Cristo Signore il Risorto dai morti ,della morte .Ed è sicuramente una lettura spirituale e teologica legittima e giusta,corretta biblicamente ed esistenzialmente .Cristo ha vinto la morte,Cristo ha depredato la morte Egli è il primogenito di coloro che risusciteranno e la sua resurrezione è caparra ed anticipazione della nostra ,di noi che tuttavia si continua a morire e speso a morire male,nella cattiveria malvagia della malattie e dei dolori inenarrabili e di noi che si continua a morire aggiungendo scandalo allo scandalo stesso.la morte per violenza,la morte per tragedie improvvise fuori dalla nostra responsabilità e dal nostro controllo,la morte dei giovani,la morte dei bambini.
    Quindi la stessa lettura dei cristiani – Cristo ha vinto al morte,la quale morte è il salario del peccato ed è entrata nella storia a causa del peccato stesso- potrebbe(dico potrebbe) correre il rischio –nel comunicarsi e nel divulgarsi- di diventare accettazione subita,giustificazione e sopportazione della scandalo che-invece -proprio e perché cristiani siamo chiamati a combattere e a sconfiggere

    La morte per i cristiani è-Dio sia benedetto- un’intrusa!!!!.
    La morte per i cristiani non è la normalità .Essa è normale ma non per la fede cristiana. Resta il mistero biblico e paolinico della morte come ultimo nemico che Cristo proprio per ultimo sconfiggerà e allora-e solo allora-rimetterà nello Spirito santo ogni cosa nelle mani del Padre e sarà il Cristo tutto in tutti .Così avverrà.Ma questa sera (proprio perché cristiano e presbitero cristiano ortodosso di una tradizione di preghiera che eleva inni e canti continui alla gratuità della misericordia di Dio) intendo –proprio sulla morte,sul dolore,sulla sofferenza,la sofferenza del corpo e del cuore,il dolore del corpo e del cuore-protestare e protestare davanti a Dio .La teologia sarà sempre pronta e brava(lo è stata e lo sarà con precisione,con sapienza,con legittimità)a fornire a noi tutti gli strumenti per il discorso cristiano sulla morte,sul dolore e sulla sofferenza Ma la mia protesta è sempre lì - e l’urlo di un cristiano davanti al fallimento e alla debolezza del suo Signore (comprendete bene che l’idea del sia fatta la volontà di Dio non solo non mi appartiene,ma la vivo e la considero un’idea pericolosamente idolatrica) che solo in ultimo(ma poi perché proprio in ultimo?)vincerà il nemico della morte (e questo tempo ultimo però è iscritto nel futuro più futuro a noi ignoto- da qui il grido incredibile del Salmo 69 che ci ha accompagnato per tutta questa santa quaresima Signore non tardare) ed intanto- nell’ordine e nel tempo della nostra concretezza la morte,il dolore,la sofferenza la fanno incredibilmente da padroni e il Signore si prende le sue brave sconfitte,i suoi fallimenti,la sua debolezza e noi i nostri fallimenti,le nostre sconfitte e nel nostro ordine,nel nostro tempo,questo nostro tempo di sempre e da sempre assistiamo-impotenti,falliti,rassegnati,impietriti- ai trionfi di questi nemici ,alla loro falce che miete e miete vittime su vittime,dolori su dolori e angoscia su angoscia

    Viviamo nel circuito della violenza: questa sera –proprio davanti ai nostri defunti,ma davanti a tutti i morti per qualsiasi motivo il presbitero ortodosso non intende stare tranquillo
    La violenza (anche quella della cosiddetta morte naturale per vecchiaia)è il nostro brodo .Tutto è violenza Come se ci fosse uno scontro totale,enorme tra due cominciamenti
    1. Noi crediamo per fede che in principio era il logos
    2. noi constatiamo per diretta osservazione che in principio è la violenza
    Crediamo nel primo inizio come certezza di fede e come incrollabile speranza,ma non possiamo nascondere a noi stessi e agli altri(non lo possiamo nascondere ai nostri ragazzi) la realtà dell’altro inizio dove il Dio dei cristiani ,il dio della tenerezza,della misericordia e della compassione sembra restare ogni istante sul campo della battaglia egli come primo dei cadaveri che si prendono le sconfitte
    L’anafora della liturgia di San Basilio recita ad un certo punto che Dio è il Dio dei guerreggiati,dei tempestati,dei pericolanti –Forse proprio perché lui stesso è così e questa tragica scenografia esistenziale è la comunione dei cristiani con il loro Signore ,la loro reciproca solidarietà E non voglio qui ricordare facilisticamente l’intera esperienza della passione del Signore dall’arresto alla morte.Credo che sia stato motlo più violento per Gesù Cristo l’attendere dentro il getsemani come prima erano stati di una violenza inaudita i 40 giorni di digiuno e di tentazioni nel deserto
    La tragedia della nostra esistenza è proprio tutta qui Non già il Signore è assente dalla nostra sofferenza,ma al contrario è sempre accanto a noi,ma assolutamente egli stesso guerreggiato e tempestato .Mi rende sempre più conto che la fede cristiana non è latte e miele,non è melassa ,non è armonia a buon mercato e ove fosse pane –e lo è-questo pane non calma la fame e meno male che non la calma perché è pane di fuoco,che brucia tutto,che inquieta ,che pone a Dio stesso quesiti e problemi.
    La mia protesta non viene per nulla risolta ad esempio dal sapere teologicamente che la morte è entrata nella storia degli uomini a causa del peccato.Discorso perfetto,giusto e allora cosa esistenzialmente cambia?Non intendo più sistemare ragionevolmente le questioni e gli scandali
    E anche stavolta e lo stesso Gesù Cristo che –dentro al Chiesa- ci offre l’unica possibilità di dare dignità ecclesiale alla stessa protesta,di rendere cristiana e seriamente cristiana la protesta di me cristiano davanti a Cristo
    Due elementi forti nella loro tragicità
    1. Noi cristiani e noi cristiani ortodossi lo cantiamo sempre siamo il popolo della resurrezione e della parusia.Siamo il popolo della gioia per la resurrezione e per la speranza del secondo ritorno,noi diciamo che Cristo è risorto,è veramente risorto e che ritornerà .Ebbene il Signore stesso con una specie di solenne ceffone spirituale di cupa tristezza e di incredibile suo dolore (per il quale non c’è risposta)ad un certo punto esclama sconfortato Ma il figlio dell’uomo quando tornerà troverà la fede?
    2. Ad un certo momento il SIGNORE ci ricorda che la fede è capace di spostare le montagne e in Atti degli apostoli Pietro incontra davanti al Tempio uno storpio che chiede l’elemosina(badate lo storpio si è accettato come tale) e allo storpio Pietro risponde Io non ho né argento né oro ma una sola cosa ti posso donare.Nel nome di Gesù il Nazareno alzati e cammina .
    ed è tutta qui la questione,una questione estrema Il Figlio dell’uomo dubita di trovare la fede al suo ritorno perché teme che nessuno di noi sposterà le montagne,teme che nessuno di noi rischierà di annunciare la liberazione proprio perché deboli di fede e nella fede, paurosi e dubbiosi e forse non completamente fiduciosi nelle promesse stesse del Signore
    Il Signore teme che nel periodo che è l’attesa del suo ritorno noi cristiani ci arrenderemo al dolore del mondo(qualcuno tra noi cristiani ha pure oscenamente scritto che il dolore e la sofferenza redimono ,si ho detto oscenamente) ci arrenderemo all’inevitabilità naturale della violenza come comnciamento come cammino intermedio e come fine e avremmo risolto il grande enigma accettandolo .questo teme il signore .Teme di non trovarci disposti e disponibili alla battaglia contro il principe di questo mondo

    Certo mi si può dire Ma come si può essere degni di tanto compito ? domanda legittima ma non tra cristiani e mai tra i cristiani ortodossi
    All’invito di ogni liturgia eucaristica le cose sante ai santi ci si ricorda che un solo è il Santo ed allora così confortati tutti partecipiamo con timore e tremore al sacramento del Corpo e del Sangue Ed allora perché tante paure e tante viltà in ordine alla nostra battaglia quotidiana contro le morti e contro i dolori.Questa è la comune chiamata a diventare santi. E questo estremo alto è il cristianesimo .Il cristianesimo non è l’etica del buon comportamento,dell’essere buon padre di famiglia,dell’essere buona madre di famiglia,dell’essere buon prete Il cristianesimo è l’etica totale della santità.Non c’è altro I santi allora liberano dalle morti e dai dolori ,iniziano il lavoro faticoso di battaglia che Cristo all’ultimo(ora ha senso) porterà a termine .Ed allora questi nomi di servi e serve di Dio che oggi abbiamo fatto e quellic he ogni anno faremo e i nostri stessi che(speriamo bene) saranno fatti negli anni che verranno in questa condivisione totale cosmica di preghiera e di reciproca intercessione se da una parte sono proprio testimonianza ecclesiale della chiesa come comunione dei battezzati dall’altra sono per ciascuna generazione dei cristiani un terribile atto di accusa .Essi ed esse sono morti perché nel tempo della loro morte nessuno ha detto loro Nel nome di Gesù il Nazareno alzati e cammina e ci si dimentica colpevolmente che nella sua realtà più profonda Gesù Cristo è stato risuscitato A lui stesso il Padre nello Spirito urlò alzati e cammina .Questo urlo allora promana da Dio . E’ il suo carattere identificativo.Dio è questo urlo.Dio è il nostro urlo.Dio urla davanti ad ogni nostra morte contro se stesso

    Padre Giovanni

  2. #2
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    "Bisogna fare Comunità cristiane come la Sacra Famiglia di Nazareth che vivano nell'Umiltà , nella Semplicità e nella Lode , dove l'altro è CRISTO"
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    Predefinito

    CHI SONO IO? CHE SENSO HA LA MIA VITA?
    Tutte le filosofie e tutte le religioni sono sorte come risposta a questo interrogativo: chi sono io? Nessuno di noi ha chiesto il permesso di esistere. In un momento determinato della storia siamo venuti, siamo apparsi su questa terra. Non siamo una pianta o un cane, siamo uomini e ciascuno diverso dall'altro. Siamo apparsi in un momento determinato della storia, in cui la tecnica è molto evoluta, e ci siamo trovati su di una terra forse più confortevole di quella dei nostri antenati. Ci sono grandi progressi tecnici, si è sviluppata enormemente la medicina, siamo arrivati sulla luna, viviamo in grandi città, abbiamo scoperto molti segreti della natura e possiamo rifiutare una serie di religiosità che spiegano in un modo magico i fenomeni naturali tentando di esorcizzarli.
    Ma ancora oggi rimane senza risposta la domanda fondamentale Chi siamo? Chi ci ha creati? Che cosa è la vita? I progressi non hanno risposto a questo. Quanto più l'uomo sa, più resta perplesso e si domanda: Chi sono io?
    Senza dubbio la realtà ci dice che l'uomo spesso non si interroga, si limita a vivere senza preoccuparsi del perché vive.
    Viviamo per lavorare e lavoriamo per fare denaro, e guadagniamo denaro per mangiare, per vestirci, in fondo per vivere. Ma vivere perché?
    Molta gente dice: quando avevo 18 anni ci ho pensato ma poi mi sono sposato e non ho avuto più tempo per pensarci. Ho altri problemi, ora. Oppure: a volte, quando sono triste o malato, penso a qualcosa del genere, ma normalmente non ci penso.

    Ma c'e sempre un momento in cui l' uomo ha bisogno di sapere, di interrogarsi, di fermarsi a riflettere sull'interrogativo che gli presenta la vita: la sua esistenza.

    La nostra vita se non conosce la sua ragione, non ha alcun senso ed è completamente vuota. E infatti tutto quello che facciamo sappiamo perché lo facciamo, in funzione di che cosa, ma non sappiamo perché viviamo.

    Se non sappiamo chi siamo viviamo la nostra vita da alienati: ci alziamo, facciamo colazione, andiamo a lavorare, pranziamo, lavoriamo, vediamo la televisione, ceniamo e torniamo a letto. E così risolviamo i problemi pratici che la vita ci presenta. Se il mondo fosse un assurdo completo, questo sarebbe il modo di vivere, senza complicazioni. Vivere la vita a livello vegetativo, come un cane, che si ciba di rifiuti senza preoccuparsi d'altro.

    Vi è molta gente che vive così, con queste aspettative: andare fuori in campagna, andare al calcio, al cinema, le vacanze ecc. Questo modo di vivere è un sacramento, è una risposta. Diciamo di essere cristiani, ma per il nostro modo di vivere non lo siamo perché in realtà le nostre azioni non hanno una dimensione escatologica, non sono proiettate verso l'avvenire. Viviamo 1'oggi e cerchiamo di fuggire il tempo, perché il tempo se non ha un senso ci distrugge. Questo si chiama ammazzare il tempo, distrarsi. Perché il tempo cammina come un orologio e ci sta dicendo che camminiamo verso la nostra distruzione.

    I1 tempo non si può perdere inutilmente, deve essere impiegato in qualcosa di buono, in qualcosa di reale, in qualcosa che sia vero, in qualcosa di fruttifero. Per questo gli uomini cercano il reale.

    Le religioni, in fondo, sono un tentativo di trovare ciò che è vero, ciò che non perisce. Siccome il tempo ci sta annunciando che periamo, che moriamo, che ce ne andiamo, troviamo il tempo senza senso.

    Se fossimo coscienti che moriamo e quindi che la nostra vita non ha assolutamente senso, ci fermeremmo, perché il tempo che impieghiamo ora e che impiegheremo è un tempo di morte.

    Il tempo, quando perde il senso, diventa asfissiante e l'unico modo per uscire da questo tempo è esorcizzarlo, è farlo eterno, ciò che fanno tutte le religioni. Per questo il distrarsi e il giocare sono forme di evasione, di alienazione, di fuga dal tempo inesorabile, dal tempo che ti conduce alla morte, dal tempo che è maledetto. La partita di calcio, le vacanze, le donne, il denaro, il lavoro, una buona posizione, una bella macchina. E per raggiungere tutto questo continuamente corriamo e corriamo perché siamo in una società consumistica e non c'è da perder tempo. Bisogna studiare, lavorare moltissimo, guadagnare molto denaro. E non abbiamo tempo per altre cose



    Ma dice S. Paolo, se siete nel tempo escatologico, nel tempo della festa, se il vostro tempo è stato redento da Gesù Cristo, allora la vostra vita è nella festa e voi siete re della vostra vita...


    E' davvero così la nostra vita? A questo ci chiama Gesù Cristo.


    Svegliamoci da questo sonno profondo ed apriamo gli occhi sulla nostra vita. Se una delle premesse di un problema è falsa, la soluzione sarà sempre falsa. Un uomo che non prende la vita com'è, non vivrà mai nella realtà, non darà mai la soluzione alla sua vita, sempre darà una risposta falsa. Un ingegnere molto quotato, che ebbe un cancro ed era in punto di morte, diceva: Mi hanno ingannato, non può essere. Lo avevano ingannato è chiaro perché gli avevano detto: studia, lavora, fai molti soldi, questo è l'importante per vivere bene. Ma improvvisamente si trovò con un cancro in punto di morte. Egli aveva impostato la vita secondo degli schemi falsi, come tutti noi, perché non aveva posto la premessa della morte. Se nel problema teniamo conto della morte, la soluzione della vita sarà completamente diversa. I santi sono spesso dipinti con un teschio in mano e in una grotta perché molti santi sono partiti da qui: sono uomini che hanno preso di peso la loro vita. Perché se prendiamo un teschio e pensiamo che è di un uomo come noi, forse prendiamo di peso la vita.

    C'è una parabola nel Vangelo su questo: un uomo ebbe un grande raccolto e si disse: Che farò? Abbatterò tutti i miei granai e ne costruirò di più grandi. quando ebbe finito i lavori ed immagazzinato il grano, disse a se stesso: mangia, bevi, banchetta. Stolto, dice Gesù Cristo, per chi hai immagazzinato tutto questo? Questa stessa notte ti si chiederà la tua vita. Gesù Cristo con questa parabola ci chiama alla realtà: perché la vita non è assicurata dall'abbondanza dei beni.



    C'E' UNA MORTE BEN PIU' GRAVE DELLA MORTE FISICA, LA MORTE ONTICA.

 

 

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