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  1. #1
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    Predefinito Da Marx a Schumpeter: ripensare la caduta del saggio di profitto

    La caduta tendenziale del saggio del profitto

    Dal sito della corrente lombardiana del PSI, un interessante articolo sulla rivisitazione della teoria marxiana della caduta del saggio di profitto.

  2. #2
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    Predefinito Rif: Da Marx a Schumpeter: ripensare la caduta del saggio di profitto

    "Solo nella comunità diventa dunque possibile la libertà personale" Marx-Engels

    Convegno Nazionale dei SOCIALISTI e delle ASSOCIAZIONI SOCIALISTE per la NUOVA FORZA della SINISTRA



    I SOCIALISTI per la costruzione
    della NUOVA FORZA DELLA SINISTRA

    Convegno nazionale - Roma - 1° Febbraio 2010
    Centro congressi Cavour via Cavour 50/a ore 16:00

    -------------------------------------------

    Un PROGETTO RIFORMATORE per confermare
    l'IDENTITA' COSTITUZIONALE della DEMOCRAZIA Italiana


    - RICOMPOSIZIONE delle TUTELE del LAVORO per Rinnovare il PATTO tra le GENERAZIONI.

    - REDISTRIBUZIONE del REDDITO come criterio di VALORE del Modello economico.

    - L'EQUITA' e L' EFFICENZA Fiscale , per il RIEQUILIBRIO Sociale e la GARANZIA dei servizi .

    -DEMOCRAZIA Economica e PROGRAMMAZIONE degli indirizzi dello sviluppo , Strutture del nuovo SISTEMA PAESE.

    -------------------------------------------
    Ass. SOCIALISMOeSINISTRA - Ass. LABOUR "Riccardo Lombardi"
    I SOCIALISTI e Le ASSOCIAZIONI SOCIALISTE firmatarie della dichiarazione del 20/12/2009 per la nuova forza della Sinistra
    Muntzer il Sopravvissuto

  3. #3
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    Predefinito Rif: Da Marx a Schumpeter: ripensare la caduta del saggio di profitto

    Tratt da: La caduta tendenziale del saggio del profitto
    In sintesi: il plusvalore è la differenza tra valore del lavoro e retribuzione dei lavoratori.
    Il lavoro non ha valore, ma è la forza-lavoro ad averlo ed è proprio questa la differentia specifica della teoria del valore di Marx (valore del lavoro è un logaritmo giallo, cioè un non-senso, come valore della terra).
    Il saggio del profitto è invece calcolato rapportando il plusvalore alla somma di capitale fisso (macchinari, etc) e capitale variabile.
    Il profitto è il rapporto tra il plusvalore e il capitale COSTANTE, se fosse solo in rapporto al capitale FISSO sarebbero da escludere materie prime, strumenti di lavoro, materie ausiliarie ... che fisse non sono perchè fanno parte del capitale CIRCOLANTE (fra l'altro assieme alla forza-lavoro). Si confonde la differenza tra capitale costante e variabile (attinente al processo di produzione immediato) con quella tra capitale fisso e circolante (attinente al processo di circolazione del valore), fonte dell'errore di Smith e Ricardo!
    E’ infatti evidente, dall’esempio fatto, che a parità di saggio del plusvalore, all’aumentare della componente capitale fisso, il saggio del profitto decresce. Ma l’esempio fatto è un confronto sincronico tra situazioni di industrie diverse, con capitali organici diversi. Quindi l’esempio fatto non ci dice nulla sulla “tendenza temporale”; occorre fare confronti tra situazioni di una stessa industria in tempi diversi, piuttosto che raffronti sincronici tra industrie diverse.
    Pasticcio. Non occorre fare confronti fra situazioni di una stessa industria, occorre prendere tutto il sistema capitalistico nel suo complesso e analizzarlo come insieme a sè simultaneo; la variabile temporale c'entra e non c'entra: c'entra perchè è tautologico dire che dalla situazione A si passa alla B che è posteriore nel tempo; non c'entra perchè il futuro (ovvero la tendenza alla caduta del tasso di profitto) è già contenuto nelle premesse (le conclusioni del Libro III sono già incluse nei Libri I e II). Sarebbe lungo spiegarlo dettagliatamente ma si può dire che è la scoperta del fatto che il lavoro morto cresce più rapidamente del lavoro vivo che genera la conclusione necessaria della caduta del tasso di profitto e questa scoperta deriva dalla legge della produttività crescente del lavoro sociale. Ciò che questo sito usa malamente sono gli schemi della riproduzione allargata del Libro II, che NON sono la realtà, non è dagli schemi che si devono trarre queste conclusioni, è nella teoria che si deve cercare la spiegazione, ogni tentativo di spiegare la realtà con quegli schemi è impossibile perchè andrebbero corretti inserendovi diverse variabili (come ha provato a fare Tugan-Baranovskji), ma già questo tentativo è indice di non-comprensione perchè quegli schemi avevano un'altra finalità: dimostrare la possibilità dell'accumulazione del capitale (non mi inoltro perchè è complesso e non è lo spazio adatto per tirare in mezzo Otto Bauer-Bucharin-Luxemburg-Lenin-Bulgakov & C. e anche perchè per ora non se sono all'altezza).
    Ancora, il capitale oltre a porsi come valore che si riproduce e si perpetua, si pone anche come valore che, attraverso l’assorbimento in sé del tempo di lavoro vivo che ha alienato al lavoratore, crea nuovo valore. Ma in questo processo di valore che crea valore, il capitale si pone anche come negazione di sé stesso, cioè come azzeratore della sua fertilità (misurata dal saggio di profitto) e quindi come affossatore del suo ruolo sociale.
    Pasticcione. Processo di conservazione del valore e processo di creazione del valore NON sono 2 processi distinti: è 1 solo, si può dire che il processo di creazione di valore è il processo di conservazione protratto oltre un certo limite. Cosa vuol dire che "OLTRE a porsi come valore che si perpetua, assorbe tempo di lavoro ..."? E' solo grazie all'uso della forza-lavoro che il capitale può conservarsi, altrimenti senza consumo deperirebbe (è la questione del consumo produttivo e della produzione consumatrice).
    Il punto decisivo sviluppato da Marx nell’approfondimento della “legge in quanto tale” consiste nella reazione che il capitalista mette in moto per contraddire la caduta tendenziale del saggio di profitto. Se quindi nell’accumulazione del capitale fisso il processo capitalistico negava l’accrescimento del saggio di profitto, l’aumento della produttività del lavoro negava la precedente negazione.
    E non ci si ferma qui però. Il processo è ciclico, perciò l'aumento della produttività del lavoro (e produttività va intesa a parità di condizioni d'uso della forza-lavoro, altrimenti è solo aumento dello sfruttamento) è a sua volta causa dell'aumento della composizione organica e via sempre rinnovandosi. La cosa è molto più complessa di come viene presentata.
    Ecco che allora si spiega che la tendenziale caduta del saggio di profitto, irrisa dagli economisti borghesi, viene alla fine negata dal Marx stesso quando conclude che il capitale fisso aumenta solo se aumenta il saggio di profitto, cercando altri sbocchi in altri casi.
    E' uno scherzo? Quali sarebbero gli altri sbocchi? Immagino l'esportazione di capitale e la speculazione (che poi è esportazione "all'interno"). Il capitale fisso aumenta (per la legge della crescente produttività del lavoro) e proprio per questo cala il tasso di profitto. La frasetta di Marx (io non la ricordo, ma se anche fosse è totalmente estraniata dal contesto ed è un bell'esempio di capire cosa c'è scritto ma non cosa vuol dire), questa:
    “nessun capitalista adotta volontariamente un nuovo metodo di produzione, per quanto sia più produttivo o per quanto possa aumentare il saggio di plusvalore, quando esso riduce il tasso di profitto”
    è una roba da matti. C'è una confusione bestiale tra profitto del singolo capitalista e tasso medio di profitto: a capitale maggiore spetta una quota del profitto totale maggiore; questa è la legge generale per il capitalismo, che poi avvenga in alcuni casi che momentaneamente il profitto singolo si abbatta non c'entra nulla; inoltre è perchè il saggio di profitto cala, che i capitalisti cercano di compensare la caduta del tasso con l'aumento della sua massa (e lo si fa appunto accrescendo la composizione organica, quindi aumento di capitale fisso); operazione poi che fa calare di nuovo il tasso di profitto.

  4. #4
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    Predefinito Rif: Da Marx a Schumpeter: ripensare la caduta del saggio di profitto

    Tra gli altri sbocchi, vado a memoria, è incluso il calo dei prezzi delle materie prime.

    A me l'ultima frase da te evidenziata sembra un dato di buonsenso, Marx farà anche riferimento a dei valori medi, come è ovvio, ma questi valori medi sono comunque determinati dal comportamento dei singoli attori.

    Non vedo una differenza abissale tra fisso e costante, trattandosi peraltro di un articolo divulgativo: francamente, il concetto mi era chiaro pur avendo letto solo alcuni stralci del Capitale !

    Sul punto concernente produttività e confronto sincronico, penso che vada letto in connessione alla tesi "revisionista" dell'articolo, il confronto con Schumpeter (a proposito, un parere su questa visione, a mio parere abbastanza affascinante, del compagno Gatti ?). In ogni caso, analizzando il dato reale, sarebbe più conveniente accogliere la "particolarizzazione" gattiana, se si vuole ancora utilizzare lo strumento della caduta del saggio, visto che una caduta generale dello stesso non è ancora avvenuta nelle proporzioni e con gli effetti che Marx si aspettava ...

  5. #5
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    Predefinito Rif: Da Marx a Schumpeter: ripensare la caduta del saggio di profitto

    Il calo del prezzo delle materie prime è una delle cause contrastanti la caduta del tasso di profitto certamente ma insomma, mettiamoci d'accordo, dipende. Calo perchè? Mica ogni calo è uguale all'altro. Gli USA hanno usato la leva monetaria per abbassare artificiosamente il loro prezzo (con l'uso di un dollaro deprezzato hanno pagato per decenni un tot di merce meno del suo valore); un'altro discorso riguarderebbe il caso di un calo del prezzo per un'aumento della produttività del lavoro in quel ramo industriale. Come vedi bisogna fare molte distinzioni.

    Marx dice l'opposto sulla volontà degli agenti di produzione. Non sono i padroni a non introdurre macchine perchè risparmiano meno lavoro pagato di quanto costano, ma viceversa è il fatto che ne risparmiano di meno a costringerli (!) a non introdurle. Sono i rapporti di produzione che determinano le scelte individuali e non viceversa. E' una grossa differenza.
    Sulla media. E' la totalità del meccanismo che impone quel dato valore medio, non i singoli attori (vale il discorso di prima). Il meccanismo va studiato prendendo come riferimento il passaggio dai valori ai prezzi di produzione, essendi questi diversi dai primi, allora già si crea la necessità di un tasso medio del profitto. E' molto lunga spiegare tutto questo procedimento, se Marx ci ha impiegato tutte quelle pagine, vuoi che io lo spieghi in poche righe?
    La differenza tra capitale costante e fisso è abissale invece! La forza-lavoro è capitale variabile e capitale circolante; le macchine sono capitale costante e fisso; le materie prime sono capitale costante e circolante. Capisci? Confondere il piano della produzione con quello della circolazione del valore è un'errore madornale perchè non si potrà mai capire il processo di produzione del plusvalore, si arriverà solo a capire malamente il processo della sua distribuzione una volta prodotto. Da Marx si scende a Smith e Ricardo, e non è un caso che nelle Teorie sul Plusvalore (3 volumi), Marx sottolinea ripetutamente che la teoria del valore da Smith e per tutta l'economia classica è falsata da quella confusione. Solo il concetto di capitale costante e variabile permette a Marx di arrivare all'arcano della fattura del plusvalore. Così come solo la scoperta del fatto che il lavoro non ha valore gli permette di sciogliere il nodo gordiano del come sia possibile che ciò che crea valore non ha valore.

    Sulla caduta del tasso medio. Mi ricordo di un saggio di Grossmann in cui prendeva in giro Otto Bauer e gli dimostrava che dal suo stupido esempio il capitalismo sarebbe dovuto crollare dopo 39 anni (o qualcosa di simile). Grossmann voleva far saltare agli occhi la stupidità di Bauer perchè inconsapevolmente stava dimsotrando il necessario crollo del capitalismo (Grossmann voleva riportare al centro dell'attenzione la catastrofe, che in quel periodo veniva considerata una cosa da matti, nonostante o malgrado l'opera della Luxemburg). Ovviamente il capitalismo (se prendi per corretto Marx deve crollare per le sue contraddizioni, questo non vuol dire il socialismo, vuol solo dire che il capitalismo deve crollare, cosa ci sarà poi dipende dall'esito della lotta di classe) non crolla in quel breve periodo. Le cause contrastanti sono numerose e sono molto forti. Ma nemmeno questo è così "importante". Chi dice che Marx si è sbagliato intanto lo distorce perchè non ha mai pensato che dovesse crollare a breve (meglio, sì l'ha pensato ma su mandato del proletariato, perciò vedeva vicino il socialismo), ammettendo anche che si fosse sbagliato nella previsione, ci si dimentica colpevolmente di cosa sono state 2 guerre mondiali in quanto a distruzione di capitale (perciò il tasso di profitto è tornato alle stelle), di cosa siano state migliaia di altre guerre, del fatto che si deve ragionare in termini di valore (e il valore cresce più lentamente rispetto alla massa del capitale fisso), di cosa siano speculazione e politiche monetarie, ecc. Nonostante ciò veniamo da 40 anni di crisi del saggio di profitto con riprese brevi e non tali da far pensare ad una soluzione duratura. Forse, forse Marx ci ha beccato o no? Il tasso di profitto è calato in maniera esagerata, ciò che ha salvato il capitalismo in questi decenni sono state le svalorizzazioni di capitale bestiali, l'aumento vertigionoso del tasso di plusvalore (che compensa quindi la caduta del tasso di profitto), l'aumento enorme della massa di profitto ...

  6. #6
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    Predefinito Rif: Da Marx a Schumpeter: ripensare la caduta del saggio di profitto

    Non c'è bisogno di ripensare niente perché Marx non aveva sbagliato: http://forum.politicainrete.net/soci...xiana-2-a.html
    "La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi." Carl von Clausewitz
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  7. #7
    x il Socialismo Mondiale
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    Predefinito Rif: Da Marx a Schumpeter: ripensare la caduta del saggio di profitto

    Citazione Originariamente Scritto da Matteo Visualizza Messaggio
    Il lavoro non ha valore,
    Vero, ma probabilmente intendeva ciò che viene prodotto con il lavoro (beni e servizi).

    Citazione Originariamente Scritto da Matteo Visualizza Messaggio
    Il profitto è il rapporto tra il plusvalore e il capitale COSTANTE,
    Il saggio di profitto è il rapporto tra il plusvalore e il capitale TOTALE (capitale costante, da non confondersi con il capitale fisso, + capitale variabile).
    "La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi." Carl von Clausewitz
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  8. #8
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    Predefinito Rif: Da Marx a Schumpeter: ripensare la caduta del saggio di profitto

    Sulla seconda sì è un lapsus.
    Sulla prima invece non mi sono sbagliato.

 

 

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