IL DIRETTORIO GENERALE PER LA CATECHESI:
MOTIVI E CRITERI DELLA REVISIONE


1. Il Concilio Vaticano II e il Direttorio Catechistico Generale 1971
1.1 Il Concilio Vaticano II non ha dedicato un documento apposito al problema della catechesi. Però se si volessero raccogliere dai diversi documenti conciliari tutti i testi che in forma esplicita o implicita riguardano la catechesi e si volessero disporre secondo uno schema logico, con sorpresa ci si troverebbe di fronte a una vera summula catechistica, a una specie di direttorio catechistico conciliare, tanta è la massa di testi d'inattesa abbondanza dottrinale e rivelanti una fondamentale omogeneità.
In un paragrafo ben noto e veramente programmatico per il rinnovamento della catechesi, contenuto nel decreto sull'ufficio pastorale die Vescovi vengono definiti la natura, il fine e i compiti della catechesi (CD 14). In quel testo non si è dimenticato nulla: catechesi degli adulti e catecumenato, fonti della catechesi e necessità delle scienze antropologiche per una adeguata preparazione dei catechisti.
1.2 Il Concilio ha compreso che un vero rinnovamento nel settore della catechesi doveva essere frutto di uno studio apposito, condotto a livello internazionale da esperti e pastori d'anime, e perciò al termine del Decreto sull'ufficio pastorale di Vescovi prescrisse la redazione di un " Direttorio per l'istruzione catechistica del popolo cristiano".
In attuazione di questo mandato conciliare, la Congregazione per il Clero si avvalse di una Commissione speciale di esperti e consultò le Conferenze Episcopali dell'Orbe, le quali fecero pervenire numerosi suggerimenti e osservazioni in proposito. Il testo preparato fu rivisto da una Commissione teologica ad hoc e dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Il 18 marzo 1971 fu definitivamente approvato da Paolo VI e promulgato l'11 aprile dello stesso anno, con il titolo Direttorio Catechistico Generale.

2. Il dopo-Concilio e le ragioni della revisione del Direttorio Catechistico Generale. Luci e ombre della catechesi.
2.1 I trent'anni trascorsi dalla conclusione del Concilio Vaticano II alla soglia del terzo millennio, costituiscono - senza dubbio - un tempo molto provvido quanto a orientamenti e promozione della catechesi. E' stato un tempo che, in qualche modo, ha riproposto la vitalità evangelizzatrice della Chiesa delle origini e che ha opportunamente rilanciato gli insegnamenti dei Padri e favorito un sapiente ritorno al catecumenato antico. Dal 1971, il Direttorio Catechistico Generale ha orientato le Chiese particolari nel lungo cammino di rinnovamento della catechesi, proponendosi come punto di riferimento sia per quanto riguarda i contenuti, sia per quanto riguarda la pedagogia e i metodi da impiegare.
2.2 L'itinerario percorso dalla catechesi in questo periodo è stato caratterizzato ovunque da generosa dedizione da parte di molte persone, da iniziative ammirevoli e da frutti molto positivi per l'educazione e la maturazione nella fede di bambini, giovani e adulti. Tuttavia, non sono mancate - allo stesso tempo - crisi, insufficienze dottrinali ed esperienze che hanno impoverito la qualità della catechesi, dovute, in gran parte, all'evoluzione del contesto culturale mondiale che è andato sempre più scristianizzandosi e a poco equilibrio nell'affrontare problemi concernenti la catechesi.
2.3 A tale riguardo il nuovo Direttorio Generale per la Catechesi è molto esplicito. Così nel numero 30 si afferma: "... è necessario esaminare con particolare attenzione alcuni problemi, cercando di individuarne una soluzione:
- Il primo riguarda la concezione della catechesi come scuola di fede, come apprendimento e tirocinio di tutta la vita cristiana, che non è penetrata pienamente nella coscienza dei catechisti.
- L'interrelazione tra Sacra Scrittura, Tradizione e Magistero, " ciascuno secondo il proprio modo ", non feconda ancora armoniosamente la trasmissione catechistica della fede.
- Rispetto alla finalità della catechesi, che mira a promuovere la comunione con Gesù Cristo, è necessaria una presentazione più equilibrata di tutta la verità del mistero di Cristo. A volte si insiste solo sulla sua umanità, senza fare esplicito riferimento alla sua divinità; in altre occasioni, meno frequenti nel nostro tempo, si accentua tanto esclusivamente la sua divinità che non risalta più la realtà del mistero dell'Incarnazione del Verbo.
- Riguardo al contenuto della catechesi, sussistono vari problemi. Vi sono certe lacune dottrinali in merito alla verità su Dio e sull'uomo, sul peccato e la grazia e sui Novissimi. Vi è la necessità di una più solida formazione morale; si riscontra una presentazione inadeguata della storia della Chiesa e una scarsa rilevanza della sua Dottrina Sociale.
- " La catechesi è intrinsecamente collegata con tutta l'azione liturgica e sacramentale ". Sovente, però, la prassi catechistica testimonia un legame debole e frammentario con la liturgia: limitata attenzione ai segni e riti liturgici, scarsa valorizzazione delle fonti liturgiche, percorsi catechistici poco o nulla connessi con l'anno liturgico, presenza marginale di celebrazioni negli itinerari della catechesi.
- Per quel che riguarda la pedagogia, dopo un'eccessiva accentuazione del valore del metodo e delle tecniche da parte di alcuni, non si presta ancora la dovuta attenzione alle esigenze e all'originalità della pedagogia propria della fede. Si cade facilmente nel dualismo "contenuto-metodo ", con riduzionismi in un senso o nell'altro. Rispetto alla dimensione pedagogica, non si è esercitato sempre il necessario discernimento teologico.
- Per quanto riguarda la differenza delle culture rispetto al servizio della fede, un problema è quello di saper trasmettere il Vangelo entro l'orizzonte culturale dei popoli ai quali si dirige, in modo che esso possa essere percepito realmente come una grande notizia per la vita delle persone e della società.
- La formazione all'apostolato e alla missione è uno dei compiti fondamentali della catechesi. Tuttavia, mentre cresce nell'attività catechistica una nuova sensibilità nel formare i fedeli laici alla testimonianza cristiana, al dialogo inter-religioso, all'impegno secolare, appare ancora debole e inadeguata l'educazione alla missionarietà ad gentes. Sovente la catechesi ordinaria riserva un'attenzione marginale e saltuaria alle missioni.

3. L'approfondimento catechistico del Magistero della Chiesa
3.1 Il Magistero della Chiesa, però, non ha mai smesso di esercitare con perseveranza la sua sollecitudine pastorale per la catechesi, attraverso molteplici interventi. Senza dimenticare il fruttuoso impegno di numerosi Vescovi e Conferenze Episcopali, è doveroso ricordare il ministero del Pontefice che condusse la Chiesa durante il primo periodo del dopo Concilio. Sua Santità Giovanni Paolo II si é espresso così: "Con i suoi gesti, con la sua predicazione, con la sua autorevole interpretazione del Concilio Vaticano II - da lui considerato come il grande catechismo dei tempi moderni - con l'intera sua vita, il mio venerato predecessore Paolo VI ha servito la catechesi della Chiesa in modo particolarmente esemplare" (CT 2). Sotto la sua autorità e per sua ispirazione, ci furono avvenimenti e si pubblicarono indicazioni di straordinario rilievo a favore della catechesi.
Da un punto di vista cronologico è opportuno riferirsi in primo luogo al "Rituale per l'Iniziazione cristiana degli adulti", promulgato il 6 gennaio 1972, che racchiude una particolare ricchezza per il servizio del rinnovamento catechistico.
3.2 Una decisiva pietra miliare per la catechesi è stata la riflessione avviata in occasione dell'Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi sulla evangelizzazione nel mondo contemporaneo, che si è celebrata nell'ottobre 1974. Le proposizioni di tale assise furono presentate al Papa Paolo VI, il quale promulgò l'Esortazione Apostolica Evangelii Nuntiandi dell'8 Dicembre 1975. Questo documento presenta - tra l'altro - un principio di particolare rilevanza: la catechesi come azione evangelizzatrice nell'ambito della grande missione della Chiesa. L'attività catechistica, d'ora in avanti, dovrà essere considerata come permanentemente partecipe delle urgenze e degli affanni propri del mandato missionario per il nostro tempo.
Anche l'ultima Assemblea sinodale convocata da Paolo VI nell'ottobre 1977 scelse la catechesi come tema di analisi e di riflessione episcopale. Questo Sinodo vide " nel rinnovamento catechistico un dono prezioso dello Spirito Santo alla Chiesa contemporanea".
3.3 Giovanni Paolo II assunse questa eredità nel 1978 e formulò i suoi primi orientamenti nell'Esortazione Apostolica Catechesi Tradendae, che porta la data del 16 ottobre 1979. Tale Esortazione forma un'unità del tutto coerente con l'Esortazione Evangeli Nuntiandi e ricolloca la catechesi nel quadro dell'evangelizzazione.
Durante il suo pontificato, Giovanni Paolo II ha offerto un magistero costante di altissimo valore catechistico. Tra i discorsi, le lettere e gli insegnamenti scritti, emergono le dodici Encicliche: dalla Redemptor Hominis alla Ut Unum Sint. Queste Encicliche costituiscono per se stesse un corpo di dottrina sintetico e organico, in ordine all'applicazione del rinnovamento della vita ecclesiale postulata dal Concilio Vaticano II.
Quanto al valore catechistico di questi Documenti del magistero di Giovanni Paolo II si distinguono: la Redemptor Hominis (4 marzo 1979), la Dives in Misericordia (30 novembre 1980), Dominum et Vivificantem (18 maggio 1986), e per la riaffermazione della permanente validità del mandato missionario la Redemptoris Missio (7 dicembre 1990).
3.4 Su un altro versante le Assemblee Generali, ordinarie e straordinarie, del Sinodo dei Vescovi hanno avuto una particolare incidenza nel campo della catechesi. Per la loro particolare importanza devono essere segnalate le Assemblee Sinodali del 1980 e del 1987, riguardanti la missione della famiglia e la vocazione dei laici battezzati. Ai lavori sinodali hanno fatto seguito le corrispondenti Esortazioni apostoliche di Giovanni Paolo II Familiaris Consortio (22 novembre 1981) e Christifideles Laici (30 dicembre 1988).

4. Rilevanza del Sinodo 1985 per la Catechesi
4.1 Nel Sinodo straordinario del 1985 si voleva fare qualche cosa in più che una semplice commemorazione del Concilio Vaticano II. Non si doveva solo guardare indietro, ma, con sguardo profetico proiettare la Chiesa verso le soglie del terzo Millennio; riflettere ancora sulla situazione della Comunità ecclesiale in relazione alle intuizioni del Concilio domandandosi come fare proprie oggi quelle direttive e renderle feconde per il futuro.
In questo contesto nacque l'idea di un catechismo della Chiesa universale. I Padri si pronunciarono nei seguenti termini: "Moltissimi hanno espresso il desiderio che venga composto un catechismo o compendio di tutta la dottrina cattolica per quanto riguarda sia la fede che la morale, perché sia quasi un punto di riferimento per i catechismi o compendi che vengono preparati nelle diverse regioni. La presentazione della dottrina deve essere biblica e liturgica. Deve trattarsi di una sana dottrina adatta alla vita attuale dei cristiani" (cfr. Relatio finalis, II B 4).
4.2 Da questo brano si può rilevare che i Padri sinodali intendessero proporre un testo catechistico in continuità profonda con la riflessione iniziata dal Concilio Vaticano II. Vale a dire: incorporare la ricchezza dottrinale e pastorale dell'Assise ecumenica in una sintesi organica della fede presente nella tradizione della Chiesa, da trasmettere nella formazione catechistica dei fedeli.
Così il Catechismo della Chiesa Cattolica, mentre intende far conoscere e applicare più profondamente e adeguatamente la dottrina del Vaticano II riafferma che la predicazione del Vangelo occupa il primo posto tra le finalità della Chiesa. In particolare, oggi è necessario un maggior impegno nel presentare la dottrina cattolica nella sua totalità e con un metodo più coerente con la natura del messaggio cristiano.

5. Il Direttorio Generale per la Catechesi
5.1. Quest'avvenimento dal significato così profondo e l'insieme dei fatti e degli interventi magisteriali precedentemente indicati, imponevano il dovere di una revisione del Direttorio Catechistico Generale, al fine di adattare questo prezioso strumento teologico-pastorale alla nuova situazione e necessità.
Il lavoro per la rielaborazione del Direttorio Generale per la Catechesi è durato circa tre anni e può essere visto come significativa espressione del vivo senso di collaborazione e di comunione nella Chiesa. Infatti, benché il testo sia pubblicato sotto la responsabilità e l'autorità della Congregazione per il Clero, tuttavia esso è frutto della comunione con tutti i vescovi del mondo, con numerose Conferenze Episcopali, con diversi Istituti nazionali e internazionali di catechesi, nonché con numerosi esperti rappresentanti di culture e situazioni diverse, come pure con i Dicasteri della Curia Romana interessati alla materia.
5.2 Il Direttorio Generale per la Catechesi, pur conservando la struttura di fondo del testo del 1971, si articola nel seguente modo:
- Una Esposizione Introduttiva, nella quale si offrono linee guida per l'interpretazione e la comprensione delle situazioni umane e di quelle ecclesiali. Sono brevi diagnosi in ordine alla missione.
- La Parte Prima radica in forma più accentuata la catechesi nella Costituzione conciliare Dei Verbum, collocandola nel quadro dell'evangelizzazione presente in Evangelii Nuntiandi e Catechesi Tradendae. Propone, altresì, una chiarificazione della natura della catechesi.
- La Parte Seconda costa di due capitoli. Nel primo si espongono le " Norme e criteri per la presentazione del messaggio evangelico nella catechesi ". Il capitolo secondo, completamente nuovo, è al servizio della presentazione del Catechismo della Chiesa Cattolica come testo di riferimento per la trasmissione della fede in catechesi e per la redazione dei Catechismi locali.
- La Parte Terza, appare sufficientemente rinnovata, formulando altresì, la sostanza di una pedagogia della fede, ispirata alla pedagogia divina; una questione, questa, che concerne tanto la teologia come le scienze umane.
- La Parte Quarta, ha per titolo " I destinatari della catechesi ". In cinque brevi capitoli, si presta attenzione alle situazioni assai differenti delle persone a cui si rivolge la catechesi, agli aspetti riguardanti la situazione socio-religiosa e, in modo speciale, alla questione dell'inculturazione.
- La Parte Quinta colloca, come centro di gravitazione, la Chiesa particolare, che ha il dovere primordiale di promuovere, programmare, sorvegliare e coordinare tutta l'attività catechizzatrice.
- La conclusione esorta a una intensificazione dell'azione catechistica con un appello alla fiducia nell'azione dello Spirito Santo e nella efficacia della parola di Dio.
5.3 E' evidente che non tutte le parti del Direttorio hanno la medesima importanza. Quelle che trattano della divina rivelazione, della natura della catechesi, dei criteri che presiedono all'annuncio cristiano hanno valore per tutti. Le parti invece che si riferiscono alla situazione presente, alla metodologia e al modo di adattare la catechesi alle differenti situazioni di età o di contesto culturale, sono da accogliere piuttosto come indicazioni e linee guida.

6. I criteri della revisione del Direttorio Generale per la Catechesi
6.1 Quali criteri teologico-pastorali hanno guidato la stesura del Direttorio Generale per la Catechesi e l'organizzazione delle sue parti?
I principali possono essere così ripartiti:
6.1.1 - Criteri riguardanti il concetto di catechesi, il suo carattere iniziatico e la sua ispirazione catecumenale;
6.1.2 - Criteri riguardanti il contenuto della catechesi: i principi che presiedono al reperimento dei contenuti e alla loro presentazione;
6.1.3 - Criteri attinenti il metodo catechistico: pedagogia di Dio, fedeltà a Dio e alla persona umana e inculturazione;
6.1.4 - Criterio per l'organizzazione della pastorale catechistica: la Chiesa particolare come centro di gravitazione.
a. Il criterio iniziatico della catechesi e la sua ispirazione catecumenale
6.2 Occorre ricordare che la nuova redazione del Direttorio, rispetto a quello del 1971 cerca di dare una più precisa motivazione teologica al concetto di catechesi. Mantenendo come il testo precedente il fondamento della catechesi nella realtà della Rivelazione e dunque, rispettando sostanzialmente la Dei Verbum, integra la ricchezza apportata dai Documenti Evangelii Nuntiandi e Catechesi Tradendae. Queste fonti che ispirano il concetto di catechesi non sono solo presentate, ma anche relazionate fra loro e commentate. Così il nuovo Direttorio presenta la catechesi come momento essenziale del processo di evangelizzazione. Questo porta a evidenziare, da una parte, lo specifico della catechesi intesa come servizio dell'iniziazione cristiana e dall'altra l'ispirazione catecumenale della catechesi medesima.
6.3 La catechesi di iniziazione è l'anello necessario tra l'azione missionaria, che chiama alla fede, e l'azione pastorale che alimenta continuamente la comunità cristiana. Non è, pertanto, un'azione facoltativa, ma un'azione basilare e fondamentale per la costruzione tanto della personalità del discepolo, quanto della comunità. Senza di essa l'azione missionaria non avrebbe continuità e sarebbe sterile. Senza di essa l'azione pastorale non avrebbe radici e sarebbe superficiale e confusa: qualunque burrasca farebbe crollare l'intero edificio.
6.4 La catechesi è strettamente congiunta con i sacramenti dell'iniziazione, specialmente col Battesimo, " sacramento della fede ". L'anello che unisce la catechesi con il Battesimo è la professione di fede, che è, a un tempo, l'elemento interiore di questo sacramento, ma anche punto di partenza e di arrivo della catechesi. Per questo, modello di ogni catechesi è il catecumenato battesimale, che è formazione specifica mediante la quale i convertiti alla fede sono condotti alla confessione della fede battesimale. Mentre avviene tale preparazione i catecumeni ricevono il Vangelo, cioè la Sacra Scrittura, la cui concretizzazione ecclesiale è il Simbolo della fede.
Il Direttorio, richiamandosi al Sinodo 1977, precisa equilibratamente in che cosa consista il catecumenato battesimale come modello di ogni catechesi.
6.5 Di fatti nei numeri 90 e 91 si sottolineano gli elementi del catecumenato che devono ispirare la catechesi attuale e il significato di questa ispirazione, avvertendo, tuttavia, che tra catechesi post- battesimale e catechesi battesimale vi è differenza profonda.
- Il Catecumenato battesimale ricorda costantemente a tutta la Chiesa l'importanza fondamentale della funzione dell'iniziazione, con i basilari fattori che la costituiscono: la catechesi e i sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell'Eucaristia. La pastorale di iniziazione cristiana è vitale per ogni Chiesa particolare.
- Il Catecumenato battesimale è responsabilità di tutta la comunità cristiana. Infatti " tale iniziazione cristiana non deve essere soltanto opera dei catechisti o dei sacerdoti, ma di tutta la comunità dei fedeli, e soprattutto dei padrini ". L'istituzione catecumenale incrementa, così, nella Chiesa la coscienza della maternità spirituale che essa esercita in ogni forma di educazione alla fede.
- Il Catecumenato battesimale è tutto impregnato dal mistero della Pasqua di Cristo. Per questo " tutta l'iniziazione deve rivelare chiaramente il suo carattere pasquale ". La Veglia pasquale, centro della liturgia cristiana, e la sua spiritualità battesimale, sono ispirazione per tutta la catechesi.
- Il Catecumenato battesimale è, anche, luogo iniziale di inculturazione. Seguendo l'esempio dell'Incarnazione del Figlio di Dio, fatto uomo in un momento storico concreto, la Chiesa accoglie i catecumeni integralmente, con i loro vincoli culturali. Tutta l'azione catechizzatrice partecipa a questa funzione di incorporare nella cattolicità della Chiesa gli autentici " semi della Parola " disseminati negli individui e nei popoli.
- Finalmente, la concezione del Catecumenato battesimale, come processo formativo e vera scuola di fede, offre alla catechesi post-battesimale una dinamica e alcune note qualificanti: l'intensità e l'integrità della formazione; il suo carattere graduale, con tappe definite; il suo legame con riti, simboli e segni, specialmente biblici e liturgici; il suo costante riferimento alla comunità cristiana;
6.6 La catechesi post-battesimale, senza dover riprodurre mimeticamente la configurazione al Catecumenato battesimale, e riconoscendo ai catechizzandi la loro realtà di battezzati, farà bene ad ispirarsi a questa " scuola preparatoria alla vita cristiana ", lasciandosi fecondare dai suoi principali elementi caratterizzanti. Da qui si comprende anche la valorizzazione che il Direttorio fa del Rito dell'iniziazione cristiana degli adulti (1972) come referente fondamentale per la catechesi.
b. Il reperimento per i contenuti della catechesi e la loro presentazione.

7. La parola di Dio fonte della catechesi
7.1 Consideriamo ora le norme e criteri ai quali la catechesi deve espirarsi nel reperire, formulare ed esporre i suoi contenuti.
Il nuovo Direttorio riprende in sostanza le norme e i criteri del testo anteriore, ma con una nuova articolazione e in una prospettiva arricchita.
Esso fissa, dapprima, la regola suprema: la catechesi attingerà il suo messaggio alla parola di Dio.
7.2 Tuttavia questa unica fonte, che è la parola di Dio contenuta nella Sacra Tradizione e nella Sacra Scrittura, giunge a noi per molteplici vie che costituiscono le fonti della catechesi. Essa, infatti:
- è meditata e compresa sempre più profondamente per mezzo del senso della fede di tutto il Popolo di Dio, sotto la guida del Magistero, che la insegna con autorità;
- è celebrata nella liturgia, dove costantemente è proclamata, ascoltata, interiorizzata e commentata;
- risplende nella vita della Chiesa, nella sua storia bimillenaria, soprattutto nella testimonianza dei cristiani e particolarmente dei santi;
- è approfondita nella ricerca teologica, che aiuta i credenti a progredire nell'intelligenza vitale dei misteri della fede;
- si manifesta nei genuini valori religiosi e morali che, come semi della Parola, sono disseminati nella società umana e nelle diverse culture.
7.3 Tutte queste sono le fonti, principali o sussidiarie, della catechesi, le quali in nessun modo devono essere intese in senso univoco. La Sacra Scrittura " è parola di Dio in quanto, per ispirazione dello Spirito Santo, è posta per iscritto"; e la Sacra Tradizione " trasmette integralmente ai successori degli Apostoli la Parola che a costoro fu affidata da Cristo e dallo Spirito Santo ". Il Magistero ha il compito di " interpretare autenticamente la parola di Dio ", compiendo - in nome di Gesù Cristo - un servizio ecclesiale fondamentale. Tradizione, Scrittura e Magistero, intimamente connessi e congiunti, sono " ciascuno a suo modo ", le fonti principali della catechesi.
Le " fonti " della catechesi hanno, ognuna, un proprio linguaggio, al quale si dà forma attraverso una ricca varietà di " documenti della fede ". La catechesi è tradizione viva di tali documenti: pericopi bibliche, testi liturgici, scritti dei Padri della Chiesa, formulazioni del Magistero, simboli della fede, testimonianze dei santi, riflessioni teologiche.
Oggi non si può prescindere dall'apporto del Catechismo della Chiesa Cattolica in quanto sintesi organica della fede di valore universale.
8. Il presente Direttorio non dedica un capitolo specifico all'esposizione dei contenuti della fede, come era stato fatto nel testo del 1971 sotto il titolo "Gli elementi essenziali del messaggio cristiano" [cfr. capitolo 2E, parte 3^ a] e ciò a motivo del fatto che il contenuto del messaggio è esposto, appunto, nel Catechismo della Chiesa Cattolica, del quale il Direttorio intende essere strumento metodologico per la sua concreta applicazione. Tuttavia, questo dato impone di chiarire con precisione il rapporto tra Direttorio e Catechismo. Al riguardo risulta fondamentale il n° E 120, nel quale si stabilisce un rapporto di distinzione e di complementarità tra i due documenti.
8.1 Sono distinti in quanto:
- Il Catechismo della Chiesa Cattolica è " un'esposizione della fede della Chiesa e della dottrina cattolica, attestate e illuminate dalle Sacre Scritture, dalla Tradizione apostolica e dal Magistero della Chiesa ".
- Il Direttorio Generale per la Catechesi è la proposizione di " fondamentali principi teologico-pastorali, desunti dal Magistero della Chiesa e in modo particolare dal Concilio Ecumenico Vaticano II, con i quali si possa più idoneamente orientare e coordinare ", l'attività catechistica nella Chiesa.
8.2 Sono complementari in quanto:
- Il Catechismo della Chiesa Cattolica è un atto del Magistero del Papa, con cui, nel nostro tempo, egli sintetizza normativamente in virtù dell'Autorità apostolica, la globalità della fede cattolica, e la offre, innanzitutto alle Chiese, come punto di riferimento per l'esposizione autentica del contenuto della fede.
- Il Direttorio Generale per la Catechesi, da parte sua, ha il valore che la Santa Sede normalmente concede a questi strumenti di orientamento, approvandoli e confermandoli. E' un sussidio ufficiale per la trasmissione del messaggio evangelico e per l'insieme dell'atto catechistico.
Entrambi gli strumenti, presi ognuno nel proprio genere e nella sua specifica autorità, si completano mutuamente.
8.3 Come si evince dal confronto con il precedente Direttorio si è voluto arricchire il tema delle fonti della catechesi parlando de la fonte della catechesi, al fine di sottolineare l'unicità della parola di Dio e per richiamare con maggior ampiezza il concetto di Rivelazione presente nella Dei Verbum. Ora la fonte viva della parola di Dio e le fonti che da essa derivano forniscono alla catechesi i criteri per la presentazione del suo messaggio.
Il nuovo Direttorio, rispetto al precedente, apporta - anche in riferimento a questo punto - una novità: correla questi criteri. Viene mostrata così l'unicità della fonte da cui scaturiscono, come pure il loro mutuo dinamico rapporto che impedisce di cadere in accentuazioni unilaterali.
8.4 Pertanto:
- Il messaggio centrato nella persona di Gesù Cristo (cristocentrismo), per sua dinamica interna, introduce alla dimensione trinitaria dello stesso messaggio.
- L'annuncio della Buona Novella del Regno di Dio, centrato nel dono della salvezza, implica un messaggio di liberazione.
- Il carattere ecclesiale del messaggio rinvia al suo carattere storico, poiché la catechesi - come l'insieme della evangelizzazione - si realizza nel " tempo della Chiesa ".
- Il messaggio evangelico, poiché è Buona Novella destinata a tutti i popoli, ricerca la significatività per la persona umana, la quale potrà essere autentica soltanto se il messaggio è presentato in tutta la sua organicità, integrità e purezza.
Sebbene questi criteri siano validi per tutto il ministero della Parola, saranno ora sviluppati in rapporto alla catechesi.

9. Il cristocentrismo del messaggio evangelico
- " Al centro stesso della catechesi noi troviamo essenzialmente una persona, quella di Gesù di Nazaret". In realtà, compito fondamentale della catechesi è presentare Cristo: tutto il resto, in riferimento a Lui.
- Cristo è al " centro della storia della salvezza ", presentata dalla catechesi. Il messaggio catechistico aiuta il cristiano a situarsi nella storia e a inserirsi attivamente in essa, mostrando come Cristo è il senso ultimo di questa storia. Inoltre tutto quello che trasmette la catechesi è l'"insegnamento di Gesù Cristo, la verità che Egli comunica o, più esattamente, la Verità che Egli è ".
9.1 Il cristocentrismo della catechesi, in virtù della sua dinamica interna, conduce alla confessione della fede in Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo. E' un cristocentrismo essenzialmente trinitario.
Le conseguenze di questo cristocentrismo trinitario per la catechesi sono le seguenti:
- Ogni modalità di presentazione catechistica, sarà sempre cristocentrico-trinitaria: "Per Cristo al Padre nello Spirito ". Una catechesi che omettesse una di queste dimensioni o ne disconoscesse l'organico collegamento, rischierebbe di tradire l'originalità del messaggio cristiano.
- Seguendo la stessa pedagogia di Gesù, nella sua rivelazione del Padre, di se stesso come Figlio e dello Spirito Santo, la catechesi mostrerà la vita intima di Dio, a partire dalle opere salvifiche in favore dell'umanità.
- La presentazione dell'essere intimo di Dio rivelato da Gesù, uno nell'essenza e trino nelle persone, mostrerà le implicazioni vitali per la vita degli esseri umani. Confessare un unico Dio significa, che " l'uomo non deve sottomettere la propria libertà personale, in modo assoluto, ad alcun potere terreno ". Significa, altresì, che l'umanità, creata a immagine di un Dio che è " comunione di persone ", è chiamata a essere una società fraterna, composta di figli di uno stesso Padre, uguali in dignità personale.

10. Un messaggio che annuncia la salvezza
10.1 La seconda coppia di criteri per la presentazione del messaggio correla il dono della salvezza con il messaggio di liberazione.
Nella predicazione di Gesù, l'annuncio del Regno di Dio è centrale. La catechesi trasmette questo messaggio del Regno, sottolineandone i seguenti aspetti fondamentali:
10.2 Essi sono:
- Gesù, con l'avvento del Regno, annuncia e rivela che Dio non è un essere lontano e inaccessibile, ma presente in mezzo alle sue creature.
- Gesù indica, nello stesso tempo, che Dio, con il suo regno, offre il dono della salvezza integrale, libera dal peccato, introduce nella comunione con il Padre, concede la filiazione divina e promette la vita eterna, vincendo la morte.
- Gesù, nell'annunciare il Regno, annuncia la giustizia di Dio: proclama il giudizio divino e la nostra responsabilità. L'annuncio del giudizio di Dio, con il suo potere di formazione delle coscienze, è un contenuto centrale del Vangelo e buona notizia per il mondo.
- Gesù manifesta, finalmente, che la storia dell'umanità non cammina verso il nulla, ma che, con i suoi aspetti di grazia e peccato, è - in Lui - assunta da Dio per essere trasformata.

11. Un messaggio di liberazione
11.1 Le beatitudini di Gesù sono annuncio escatologico della salvezza che il Regno porta con sé. Esse registrano quell'esperienza tanto lacerante, alla quale il Vangelo è così sensibile: la povertà, la fame e la sofferenza dell'umanità (cfr. Lc 6,20-21). Come dimensione importante della sua missione, " la Chiesa ha il dovere di annunciare la liberazione di milioni di esseri umani, essendo molti di essi figli suoi ".
11.2 Per preparare i cristiani a questo compito la catechesi curerà, tra l'altro, i seguenti aspetti:
- Situerà il messaggio di liberazione nella prospettiva della " finalità specificamente religiosa dell'evangelizzazione ", giacché questa perderebbe la sua ragion d'essere " se si scostasse dall'asse religioso che la governa.
- La catechesi presenterà la morale sociale cristiana come esigenza della giustizia di Dio e conseguenza della " liberazione radicale operata da Cristo".
- Parimenti, nel compito dell'iniziazione alla missione, la catechesi susciterà nei catecumeni e nei catechizzandi " l'opzione preferenziale per i poveri " che non è esclusiva nè escludente.

12. L'ecclesialità del messaggio evangelico
12.1 Il vero soggetto della catechesi è la Chiesa che, continuatrice della missione di Gesù Maestro e animata dallo Spirito, è stata inviata per essere maestra della fede.
La natura ecclesiale della catechesi conferisce al messaggio evangelico trasmesso un intrinseco carattere ecclesiale. La catechesi è il processo di trasmissione del Vangelo, tale come la comunità cristiana lo ha ricevuto, lo comprende, lo celebra, lo vive e lo comunica in molteplici forme.
12.2 Perciò, quando la catechesi trasmette il mistero di Cristo, nel suo messaggio risuona la fede di tutto il popolo di Dio lungo il corso della storia. Questa fede, trasmessa dalla comunità ecclesiale, è una sola.
La catechesi è quindi, nella Chiesa, il servizio che introduce i catecumeni e i catechizzandi nell'unità della confessione di fede. Per la sua stessa natura alimenta il vincolo dell'unità, creando la coscienza di appartenere a una grande comunità che né lo spazio né il tempo possono limitare: " Dal giusto Abele fino all'ultimo eletto, fino agli estremi confini della terra, fino alla fine del mondo ".

13. Carattere storico del mistero della salvezza
13.1 L'" economia della salvezza " ha un carattere storico, poiché si realizza nel tempo: " Iniziò nel passato, si sviluppò e raggiunse il suo culmine in Cristo, estende il suo potere nel presente e aspetta la sua consumazione nel futuro ". Per questo la Chiesa, nel trasmettere oggi il messaggio cristiano, fa costante " memoria " degli avvenimenti salvifici del passato, narrandoli. Interpreta alla loro luce gli avvenimenti attuali della storia umana, dove lo Spirito di Dio rinnova la faccia della terra, e permane in una credente attesa della venuta del Signore.
13.2 Il carattere storico del messaggio cristiano obbliga la catechesi a curare questi aspetti:
- Presentare la storia della salvezza per mezzo di una catechesi biblica che faccia conoscere le " opere e le parole " con le quali Dio si è progressivamente e gradualmente rivelato all'umanità;
- Nello spiegare il Simbolo della fede e il contenuto della morale cristiana la catechesi deve illuminare l'" oggi " della storia della salvezza. Infatti, " ... il ministero della parola interpreta, alla luce della rivelazione, la vita umana del nostro tempo, i segni dei tempi e le realtà di questo mondo;
- Situare i sacramenti dentro la storia della salvezza per mezzo di una catechesi mistagogica, la quale " ... rilegge e rivive tutti questi grandi eventi della storia della salvezza nell'"oggi" della... liturgia ".
14. L'integrità del messaggio evangelico
14.1 L'ultima coppia di criteri tra loro correlati per la presentazione dei contenuti catechistici riguarda l'integrità e l'organicità del messaggio evangelico, poste in riferimento alla sua significatività per la persona umana.
Gesù annuncia il Vangelo integralmente: " ... tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi " (Gv 15,15). Questa medesima integrità Cristo la esige dai suoi discepoli nell'inviarli in missione: " ... insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato " (Mt 28,19). Perciò un criterio fondamentale della catechesi è quello di salvaguardare l'integrità del messaggio, evitandone presentazioni parziali o deformate.
14.2 Due dimensioni, intimamente unite, soggiacciono a questo criterio. La prima:
- L'integrità deve accompagnarsi con l'adattamento. La catechesi parte da una semplice proposizione della struttura integra del messaggio cristiano, e la espone in modo adatto alla capacità dei destinatari. Senza limitarsi a questa esposizione iniziale, la catechesi, gradualmente, proporrà il messaggio in maniera ogni volta più ampia ed esplicita, secondo le capacità del catechizzando e il carattere proprio della catechesi. Questi due livelli di esposizione integra del messaggio sono denominati " integrità intensiva " e " integrità estensiva ".
- La seconda: presentare il messaggio evangelico autentico, in tutta la sua purezza, senza ridurre le sue esigenze per timore di rifiuto e senza imporre pesanti oneri che esso non include, poiché il giogo di Gesù è soave. Nel necessario compito di coniugare integrità e adattamento, si dà sempre una tensione: " L'evangelizzazione perde molto della sua forza e della sua efficacia se non tiene in considerazione il popolo concreto al quale si rivolge... ", tuttavia però " ... rischia di perdere la propria anima e di svanire, se il suo contenuto resta svuotato o snaturato col pretesto di tradurlo... ".
15. Un messaggio organico e gerarchizzato
15.1 Il messaggio che trasmette la catechesi possiede un " carattere organico e gerarchizzato ", costituendo una sintesi coerente e vitale della fede. Esso si organizza intorno al mistero della Santissima Trinità, in una prospettiva cristocentrica, poiché è " la sorgente di tutti gli altri misteri della fede; è la luce che li illumina... ". L'insieme del messaggio si dispone secondo una " gerarchia delle verità ".Tuttavia, questa gerarchia " non significa che alcune verità appartengano alla fede meno di altre, ma che alcune verità si fondano su altre che sono più importanti e da esse sono illuminate ".
15.2 Tutti gli aspetti e le dimensioni del messaggio cristiano partecipano di questa organicità gerarchizzata:
- La storia della salvezza si organizza intorno a Gesù Cristo, che ne è il suo centro.
- Il Simbolo apostolico è la sintesi e la chiave di lettura di tutta la Scrittura e di tutta la dottrina della Chiesa, che si ordina gerarchicamente intorno ad esso.
- I sacramenti sono, anch'essi, un tutto organico che come forze rigeneratrici scaturiscono dal mistero pasquale di Gesù Cristo, formando " un organismo nel quale ciascuno di essi ha il suo ruolo vitale ". L'Eucaristia occupa in questo organismo un posto unico, verso il quale gli altri sacramenti sono ordinati: essa si presenta come " il sacramento dei sacramenti ".
- Il duplice comandamento dell'amore di Dio e del prossimo, è - nel messaggio morale - la gerarchia dei valori che Gesù medesimo stabilì: " Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti " (Mt 22,40).
- Il Padre Nostro, riassumendo l'essenza del Vangelo, sintetizza e gerarchizza le immense ricchezze di preghiera contenute nella Sacra Scrittura e in tutta la vita della Chiesa.

16. Un messaggio significativo per la persona umana
16.1 Una presentazione integra, organica e gerarchizzata del messaggio evangelico, lo converte in evento profondamente significativo per la persona umana. La Parola di Dio, nel farsi uomo, assume la natura umana in tutto fuorché il peccato. In questo modo, Gesù Cristo che è l'" immagine del Dio invisibile ", (Col 1,15), è anche l'uomo perfetto. Di qui si comprende che " in realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo ".
La relazione del messaggio cristiano con l'esperienza umana non è una semplice questione metodologica, ma essa germina dalla finalità medesima della catechesi, la quale cerca di mettere in comunione la persona umana con Gesù Cristo. La catechesi opera per l'identità di esperienza umana tra Gesù maestro e discepolo e insegna a pensare come Lui, agire come Lui, amare come Lui. Vivere la comunione con Cristo è fare l'esperienza della vita nuova della grazia.
16.2 Per questo motivo, eminentemente cristologico, la catechesi, presentando il messaggio cristiano, " deve dunque adoperarsi per rendere gli uomini attenti alle loro più importanti esperienze, sia personali che sociali, e deve pure sforzarsi di sottoporre alla luce del Vangelo gli interrogativi che nascono da tali situazioni, in modo da stimolare negli uomini stessi un giusto desiderio di trasformare l'impostazione della loro esistenza ".
16.3 Nel concludere l'esposizione sui criteri per la presentazione dei contenuti della catechesi, occorre osservare che da questi criteri e norme non si può dedurre l'ordine che si deve osservare nell'esposizione del contenuto. Infatti, " può darsi che, nella presente situazione della catechesi, ragioni di metodo o di pedagogia suggeriscano di organizzare in un modo piuttosto che in un altro la trasmissione delle ricchezze del contenuto della catechesi ". Si può partire da Dio per giungere a Cristo, e viceversa; ugualmente si può partire dalla persona umana per giungere a Dio, e inversamente. L'adozione di un ordine determinato nella presentazione del messaggio è condizionata dalle circostanze e dalla situazione di fede di chi riceve la catechesi.
Spetta ai Vescovi dare norme più precise in questo campo e applicarle mediante Direttori catechistici, Catechismi per le diverse età e condizioni culturali e con altri mezzi ritenuti più opportuni.

17. I criteri della pedagogia di Dio e dell'inculturazione
17.1 Consideriamo ora due criteri che attengono al metodo catechistico. Sembra appropriato trattare per primo la pedagogia di Dio.
Dio ha parlato all'uomo non solo attraverso le opere della creazione (Rm 1,20-23), ma soprattutto come Padre al figlio, come l'amico all'amico, come uno sposo alla sposa, adattandosi alla capacità di comprensione dell'uomo e nel pieno rispetto della sua libertà. Questo modo di agire da parte di Dio viene detto pedagogia di Dio.
Le due funzioni fondamentali della parola di Dio, salvifica ed educatrice, sono inscindibilmente unite in quello che potrebbe chiamarsi il metodo seguito da Dio nel comunicare agli uomini la Sua parola salvifica.
17.2 La catechesi, in quanto comunicazione della divina rivelazione, si ispira radicalmente alla pedagogia di Dio, ne accoglie i tratti costitutivi e sotto la guida dello Spirito Santo, ne cura una sintesi sapiente, favorendo, così, una vera esperienza di fede, un incontro filiale con Dio. In questo modo la catechesi:
- è una pedagogia che si inserisce e serve il " dialogo della salvezza " tra Dio e la persona; in ciò che riguarda Dio, sottolinea l'iniziativa divina, la motivazione amorosa, la gratuità, il rispetto della libertà; in ciò che riguarda l'uomo, evidenzia la dignità del dono ricevuto e l'esigenza di crescere continuamente in esso;
- accetta il principio della progressività della Rivelazione, la trascendenza e misteriosità della parola di Dio, come pure il suo adattamento alle diverse persone e culture;
- riconosce la centralità di Gesù Cristo, parola di Dio fatta uomo che determina la catechesi come " pedagogia dell'incarnazione ", per cui il Vangelo è da proporre sempre per la vita e nella vita delle persone;
- valorizza l'esperienza comunitaria della fede, come è propria del popolo di Dio, della Chiesa;
- si radica nella relazione interpersonale e fa proprio il processo del dialogo;
- si fa pedagogia di segni, dove si intrecciano fatti e parole, insegnamento ed esperienza;
- essendo l'amore di Dio la ragione ultima della sua rivelazione, la catechesi, dall'inesauribile amore divino, che è lo Spirito Santo, trae la sua forza di verità e il costante impegno di darne testimonianza.
17.3 La catechesi è, dunque, pedagogia in atto della fede. Nel realizzare i suoi compiti non può lasciarsi ispirare da considerazioni ideologiche o da interessi puramente umani, non confonde l'agire salvifico di Dio, che è pura grazia, con l'agire pedagogico dell'uomo, ma nemmeno li contrappone e separa. E il dialogo che Dio va facendo amorevolmente con ogni persona che diventa sua ispirazione e norma; di esso la catechesi diventa " eco " instancabile, ricercando continuamente il dialogo con le persone, secondo le grandi indicazioni offerte dal Magistero della Chiesa.
17.4 La catechesi come pedagogia della fede in atto, riceve da Gesù Cristo, vivente e perfetta relazione di Dio con l'uomo e dell'uomo con Dio, una legge fondamentale; quella della fedeltà a Dio e della fedeltà all'uomo. Sarà perciò genuina quella catechesi che non solo aiuta a percepire l'azione di Dio lungo tutto il cammino formativo, favorendo un clima di ascolto e di preghiera, ma è attenta a ogni persona umana, tenendo conto della varietà di situazioni e culture, nelle quali questa vive, al fine di offrirle l'unica Parola che salva, sotto forma di cibo sano e adeguato. Pertanto la legge fondamentale della fedeltà a Dio e all'uomo sta all'origine di un secondo criterio che presiede al metodo catechistico: l'inculturazione del messaggio.

18. L'inculturazione del messaggio evangelico
18.1 " Cristo..., attraverso la sua incarnazione, si legò a determinate condizioni sociali e culturali degli uomini con cui visse ". Questa è l'originaria " inculturazione " della parola di Dio e il modello di riferimento per tutta l'evangelizzazione della Chiesa, " chiamata a portare la forza del Vangelo nel cuore della cultura e delle culture ".
L'" inculturazione " è un processo profondo e globale e un cammino lento.
In questo lavoro di inculturazione, tuttavia, le comunità cristiane dovranno fare un discernimento: si tratta di " assumere ", da un lato, quelle ricchezze culturali che siano compatibili con la fede; ma si tratta anche, dall'altro lato, di aiutare a " sanare " e " trasformare " quei criteri, modi di pensare o stili di vita che sono in contrasto con il regno di Dio. Questo discernimento è retto da due principi di base: " la compatibilità col Vangelo e la comunione con la Chiesa universale ".
18.2 In questa inculturazione della fede, per la catechesi si presentano in concreto diversi compiti. Fra questi occorre segnalare:
- Considerare la comunità ecclesiale come principale fattore di inculturazione. Una espressione, e parimenti uno strumento efficace di questo compito, è rappresentato dal catechista che, assieme ad un profondo senso religioso, deve possedere una viva sensibilità sociale ed essere ben radicato nel suo ambiente culturale.
- Elaborare dei Catechismi locali che rispondano alle esigenze che provengono dalle differenti culture.
- Attuare una opportuna inculturazione nel Catecumenato e nelle istituzioni catechistiche, incorporando con discernimento il linguaggio, i simboli e i valori della cultura nella quale vivono i catecumeni e i catechizzandi.
- Presentare il messaggio cristiano in modo che renda atti a dare " ragione della speranza " (1 Pt 3,15) coloro che devono annunciare il Vangelo in mezzo a culture spesso pagane e a volte post-cristiane. Una apologetica ben riuscita, che aiuti il dialogo fede-cultura, si rende oggi imprescindibile.

19. La Chiesa particolare: criterio per l'organizzazione della pastorale catechistica.
In maniera più accentuata rispetto al testo del 1971, il nuovo Direttorio vede nella Diocesi il luogo naturale dove si svolge il ministero catechistico e coglie nella persona del Vescovo l'asse portante dell'organizzazione catechistica.
L'annunzio del Vangelo e dell'Eucaristia sono i due pilastri su cui si edifica e attorno a cui si riunisce la Chiesa particolare. Come la Chiesa universale, anch'" essa esiste per evangelizzare ". La catechesi è un'azione evangelizzatrice basilare di ogni Chiesa particolare. Per mezzo di essa, la Diocesi offre a tutti i suoi membri un processo formativo che permetta di conoscere, celebrare, vivere e annunziare il Vangelo entro il proprio orizzonte culturale. In questo modo, la confessione della fede - meta della catechesi - può essere proclamata dai discepoli di Cristo " nelle loro lingue ". Come nella Pentecoste, anche oggi la Chiesa di Cristo, " presente e operante " nella Chiese particolari, " parla tutte le lingue ", poiché come albero, che cresce, getta le sue radici in tutte le culture.

20. La comunità cristiana e la responsabilità di catechizzare
20.1 La catechesi è una responsabilità di tutta la comunità cristiana. L'iniziazione cristiana, infatti, " non deve essere opera soltanto dei catechisti o dei sacerdoti, ma di tutta la comunità dei fedeli ". La stessa educazione permanente della fede è una questione che spetta a tutta la comunità. La catechesi è, pertanto, una azione educativa realizzata a partire dalla responsabilità peculiare di ogni membro della comunità, in un contesto o clima comunitario ricco di relazioni, affinché i catecumeni e i catechizzandi si incorporino attivamente nella vita della comunità.
20.2 Anche se tutta la comunità cristiana è responsabile della catechesi, e anche se tutti i suoi membri devono dare testimonianza della fede, solo alcuni ricevono il mandato ecclesiale di essere catechisti. Insieme con la missione originaria che hanno i genitori nei confronti dei loro figli, la Chiesa conferisce ufficialmente a determinati membri del Popolo di Dio, specificamente chiamati, la delicata missione di trasmettere organicamente la fede in seno alla comunità.
20.3 Nella Diocesi, la catechesi è un servizio unico, attuato concretamente dai presbiteri, diaconi, religiosi e laici, in comunione con il Vescovo. Anche se i sacerdoti, religiosi e laici realizzano in comune la catechesi, lo fanno in modo differenziato, ognuno secondo la sua particolare condizione nella Chiesa (ministri sacri, persone consacrate, fedeli cristiani). Attraverso loro, nella differenza delle funzioni di ognuno, il ministero catechistico offre, in modo completo, la Parola e la testimonianza della realtà ecclesiale. Se mancasse qualcuna di queste forme di presenza la catechesi perderebbe parte della propria ricchezza e del proprio significato.
20.4 E', tuttavia, il Vescovo il primo responsabile della catechesi nella Chiesa particolare. Il Concilio Vaticano II rileva l'importanza eminente che, nel ministero episcopale, hanno l'annunzio e la trasmissione del Vangelo: " Tra i principali doveri dei Vescovi eccelle la predicazione del Vangelo ". Nel ministero profetico dei Vescovi, l'annunzio missionario e la catechesi costituiscono due aspetti, intimamente uniti. Per svolgere questa funzione, i Vescovi ricevono " un carisma certo di verità ".
I Vescovi, sono " i primissimi responsabili della catechesi, i catechisti per eccellenza ".
20.5 Questa preoccupazione per l'attività catechistica porterà il Vescovo ad assumere " l'alta direzione della catechesi " nella Chiesa particolare, la qual cosa implica, fra l'altro:
- Assicurare alla sua Chiesa la priorità effettiva di una catechesi attiva ed efficace, " che metta in opera le persone, i mezzi e gli strumenti, come pure le risorse economiche necessarie ".
- Esercitare la sollecitudine per la catechesi con un intervento diretto nella trasmissione del Vangelo ai fedeli, vigilando allo stesso tempo sulla autenticità della confessione della fede e sulla qualità dei testi e strumenti che debbano essere utilizzati.
- " Suscitare e mantenere una vera autentica passione per la catechesi; una passione però che si incarni in un'organizzazione adeguata ed efficace ", operando con la convinzione profonda dell'importanza che ha la catechesi per la vita cristiana di una Diocesi.
- Adoperarsi " perché i catechisti siano convenientemente preparati al loro incarico, così che questi conoscano a fondo la dottrina della Chiesa e apprendano in teoria e in pratica le leggi della psicologia e le materie pedagogiche ".
- Stabilire nella Diocesi un progetto globale di catechesi, articolato e coerente, il quale risponda alle vere necessità dei fedeli e sia convenientemente situato nei piani pastorali diocesani. Tale progetto può essere coordinato con i piani della Conferenza episcopale.

21. Conclusione
Abbiamo fin qui tracciato i principali motivi e criteri che hanno presieduto alla rielaborazione del Direttorio Generale per la Catechesi.
A modo di conclusione, sembra ora opportuno dire una breve parola sulle finalità, destinatari e uso del testo.
21.1 La finalità del presente Direttorio è, ovviamente, quella stessa che perseguiva il testo del 1971. Si propone, in effetti, di fornire i " fondamentali principi teologico-pastorali, desunti dal Magistero della Chiesa, e in modo particolare dal Concilio Ecumenico Vaticano II, con i quali si possa più idoneamente dirigere e coordinare l'azione pastorale del Ministero della parola" e, in concreto, la catechesi. L'intento fondamentale era ed è quello di offrire riflessioni e principi, più che applicazioni immediate o direttive pratiche. Tale cammino e metodo è adottato soprattutto per la seguente ragione: soltanto se fin dal principio si comprendono rettamente la natura e i fini della catechesi, come pure le verità e i valori che debbono essere trasmessi, potranno evitarsi difetti ed errori in materia catechistica.
Spetta alla competenza specifica degli Episcopati l'applicazione più concreta di questi principi ed enunciati, attraverso orientamenti e Direttori nazionali, regionali o diocesani, Catechismi e ogni altro mezzo che sia stimato atto a promuovere efficacemente la catechesi.
21.2 I destinatari del Direttorio sono principalmente i Vescovi, le Conferenze Episcopali e, in generale, quanti, sotto il loro mandato e presidenza, hanno responsabilità nel campo catechistico. E ovvio che il Direttorio può essere un valido strumento per la formazione dei candidati al sacerdozio, per la formazione permanente dei presbiteri e per la formazione dei catechisti.
Una finalità immediata del Direttorio è quella di aiutare la redazione dei Direttori Catechistici e Catechismi. Conformemente al suggerimento ricevuto da molti Vescovi, si includono numerose note e riferimenti, che possono essere di grande utilità per l'elaborazione dei menzionati strumenti.
21.3 Poiché il Direttorio è diretto alle Chiese particolari, le cui situazioni e necessità pastorali sono molto varie, è evidente che si sono potute prendere in considerazione unicamente le situazioni comuni o intermedie. Questo accade, ugualmente, quando si descrive l'organizzazione della catechesi ai diversi livelli. Nell'utilizzo del Direttorio si tenga presente questa osservazione. Come già si annotava nel testo del 1971, ciò che sarà insufficiente in quelle regioni dove la catechesi ha potuto raggiungere un alto livello di qualità e di mezzi, forse apparirà eccessivo in quei luoghi dove la catechesi non ha potuto ancora sperimentare tale progresso.
21.4 Nel pubblicare questo documento, nuova testimonianza della sollecitudine della Sede Apostolica verso il ministero catechistico, si esprime il voto che esso sia accolto, esaminato e studiato con grande attenzione, prendendo in considerazione le necessità pastorali di ciascuna Chiesa particolare; e che esso possa anche stimolare per il futuro studi e investigazioni più profonde, che rispondano alle necessità della catechesi e alle norme ed orientamenti del Magistero ecclesiastico.