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Discussione: La resurrezione russa

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    Predefinito La resurrezione russa

    L'asiatica fenice - 6-5-06

    Mikhail Gorbaciov ha scritto, su La Stampa , recentemente, che la guerra fredda numero due è già cominciata. Possiamo fidarci. Lo è. E' finita la fase in cui Vladimir Putin accettava di fare da – come si dice a Mosca - mladshij partnior (socio subalterno) di Washington. Ed è finita non tanto perché Putin sia diventato baldanzoso e aggressivo all'improvviso, essendosi probabilmente stufato di essere considerato, appunto, un socio subalterno, quanto per il verificarsi concomitante di due fattori nuovi. Uno è la logica dell'Amministrazione americana attuale, che è eminentemente aggressiva su tutti i fronti. E che ha polverizzato sul suo cammino l'illusione (o la tattica sagace, scelga il lettore) di Putin di poter restare ancora a lungo fuori dal mirino di Washington.

    La seconda è il risultato del prezzo del petrolio, che non ha cessato di riversare generosamente sullo zar del Cremino un fiume di dollari di gigantesche proporzioni, tale da consentirgli di risolvere alcuni problemi sociali interni e di avviare un programma di riarmo e di modernizzazione militare di dimensioni cospicue, da grande potenza.

    Vediamo queste due componenti. Dall'11 di settembre in avanti (ma anche prima, appena giunto al potere, nel 2000, zar Vladimir si è comportato, appunto, come socio subalterno, accettando il dato rappresentato dagli Stati Uniti come unica superpotenza. Ne conseguiva l'accettazione della supremazia altrui e il ripiegamento su prudenti posizioni di attesa. Tattica dettata anche, in via secondaria, da ragioni interne, di consolidamento del potere a Mosca, e di rapporti delicati con gli oligarchi filo-occidentali. La guerra afgana fu dunque accettata da Mosca, perfino aiutata, pur rimanendone fuori. Faccia pure l'America, si diceva a Mosca, noi non faremo resistenza. Solo che George Bush, usando l'Afghanistan, si prese mezza Asia Centrale ex sovietica, installò le sue basi in Uzbekistan, Kirghizistan e Tagikistan, dislocò trentamila uomini là dove mai gli Stati Uniti avevano ficcato il naso. Non ci fu reazione significativa a Mosca, dove la cosa non passò tuttavia inosservata, ma prevalse l'idea di restare “fuori dal mirino”.

    In parallelo Bush seguì la linea di Clinton: erodere le basi dell'influenza russa nei suoi cortili di casa. Bill Clinton aveva liquidato la Jugoslavia, Bush mette al potere a Tbilisi il suo uomo, liquidando perfino un alleato fedele come Eduard Shevardnadze. E qui il nervosismo di Mosca ha cominciato a diventare alto. E' difficile stare fuori dal mirino se il mirino t'insegue in continuazione. Poi venne l'Ucraina e la rivoluzione cosiddetta arancione (ovvero la cosiddetta rivoluzione arancione) e qui fu chiaro che Washington aveva precisamente messo Mosca nel suo mirino e stava sparando bordate molto pesanti.

    La ritirata del Cremlino finisce esattamente nel momento in cui Janukovic è costretto a rinunciare alla vittoria (sicuramente rubata) e si ripetono le elezioni che porteranno alla vittoria di Jushenko. Da quel momento Vladimir Putin comincia la sua politica, silenziosa ma visibile, di roll back nei confronti degli americani. Insomma: oltre non vi lasciamo andare. Verrà l'inverno e Putin presenterà la bolletta del gas all'Ucraina, e tutto diventa improvvisamente più chiaro anche ai polacchi e ai baltici, che avevano soffiato (e ancora soffiano) nelle trombe per conto di Washington.

    Nel frattempo, per gli ex paesi fratelli e cugini del Baltico, Putin preparava la seconda pillola amara. Il gasdotto sotto il mare, che consentirà di portare energia in Germania bypassandoli tutti in un colpo solo. Grande operazione strategica che libererà Mosca dalla necessità di chiedere permesso a vicini assai ostili e molto “americani” per portare il suo gas agli utilizzatori europei. I quali, a loro volta, ne hanno un bisogno assoluto, e non hanno nessuna intenzione di farsi trascinare in una prova di forza dai paesi minori appena entrati in Europa.

    Per fare questa operazione Putin aveva bisogno di un partner: la Germania di Gerhard Schroeder. E l'ha trovato, anzi ne ha trovati due, Germania e Francia, entrambi preoccupati anch'essi della piega troppo antirussa e filo americana della cosiddetta “nuova Europa”, così battezzata da Donald Rumsfeld. Adesso al posto si Schroeder c'è Angela Merkel , ma i bisogni dell'industria tedesca sono gli stessi e l'amico Gerhard è diventato consulente principale del progetto, a riprova che la socialdemocrazia tedesca non è disposta a farsi trascinare dove vorrebbero Varsavia, Riga e Tallin.

    Così si può concludere, sul primo fattore, dicendo che George Bush si è creato con le sue stesse mani, mettendolo con le spalle al muro, un antagonista sempre più riottoso. Tanto più riottoso perché non avrebbe voluto farlo. Per lo meno, non in tempi così ravvicinati.

    E qui veniamo al secondo fattore. Putin ha fatto i suoi conti. Quelli energetici innanzitutto. La Russia è la seconda grande potenza energetica del mondo. La prima se si esamina il combinato composto di gas e petrolio. Gli altri grandi erogatori di energia sono sotto i governi arabi amici degli Stati Uniti, o sotto il dominio americano, se si eccettuano l'Iran e il Venezuela, che l'America non controlla. Ma la Russia è indispensabile all'Europa e sta diventando indispensabile alla Cina, la cui voracità energetica non ha al momento confini.

    Questa posizione cruciale è ancora più decisiva se si tiene conto che siamo ormai nel “picco” del petrolio, il famoso momento in cui il suo prezzo, a causa della scarsezza crescente della merce, non discenderà più in base alle oscillazioni del mercato, ma continuerà a crescere fino a che non sarà sostituibile (ma quando e se non lo sa nessuno) da altre fonti, alternative e rinnovabili.

    Così Putin si trova adesso a poter usare due piccioni con una sola fava: usare le immense risorse monetarie che sta accumulando per armarsi, ma anche per tornare a esercitare la sua influenza politica anche più lontano dai suoi attuali confini. Ovvio che questa linea va in rotta di collisione con quella dell'Impero, sia per ragioni geo-politiche che economiche. Una Russia di questo tipo non solo è pericolosissima dal punto di vista militare, ma lo è anche perché la sua azione indipendente può risolvere i problemi di altri partners mondiali. Vedi Europa, e soprattutto Cina. Quest'ultimo è un protagonista che agisce in completa autonomia rispetto all'Impero. L'Europa potrebbe diventare un altro giocatore assai più indipendente di quanto lo sia stato e lo sia oggi.

    Brutte nuove per Washington che, a sua volta, ha tempi stretti per prendere decisioni, in una situazione in cui il suo debito estero è per quasi il 10% nelle mani della Banca di Stato cinese, mentre il deficit del suo budget sta toccando il tetto vertiginoso dei 9 trilioni di dollari.

    Solo una bella guerra (contro l'Iran), con un bombardamento a tappeto delle strutture atomiche e delle infrastrutture industriali e con gli effetti dirompenti sugli equilibri mondiali, può rinviare la resa dei conti economici del maggior debitore mondiale. Ma per fare questa guerra bisognerebbe avere qualche alleato in più, oltre a Israele e al Botswana.

    Putin ha ormai messo a punto la sua strategia e lo si vede. Non solo in Europa. L'Iran, sotto tiro di Washington, ha già avuto da Mosca missili cruise di nuova generazione, in grado di affondare tutte le petroliere che escono dal Golfo Persico. Il che significa che l'Europa si troverebbe senza benzina nel corso delle due settimane dopo l'inizio dei bombardamenti americani. Una prospettiva assai poco gradita a Bruxelles, sempre che abbiano fatto i loro calcoli. Sul piano diplomatico, Russia e Cina non permetteranno al Consiglio di Sicurezza di dare il via libera ad alcuna azione militare di Washington. Il che riprodurrà, nel momento in cui Washington deciderà l'offensiva, la stessa situazione di completa illegalità (oltre che di isolamento politico) che caratterizzò l'inizio della guerra irachena.

    Il leader russo, che ha ormai sistemato a dovere i suoi oligarchi, trasformandoli da agenti dell'occidente in miti boiari che prosperano sotto la protezione dello zar, ha impedito con grande souplesse il rovesciamento di Lukashenko in Bielorussia e ha ricevuto al Cremino i nuovi governanti del popolo palestinese, eletti a furor di popolo nelle ultime elezioni di gennaio. Mosca torna a svolger un ruolo decisivo nella crisi medio-orientale. E bisognerà tenere conto dei suoi voleri, e dei suoi consigli.

    E, sul fronte più orientale, oleodotti e gasdotti russo-cinesi stanno già attraversando le immense distese delle steppe siberiane, da ovest a est e da nord a sud. Aveva ragione Zbignew Brzezinski, nel 1987, quando scrisse, nella “Grande scacchiera”, che la supremazia dell'America sul mondo avrebbe dovuto passare, inesorabilmente, attraverso la demolizione della Russia (non dell'Unione Sovietica soltanto). E' accaduto però che, nonostante tutti gli sforzi messi insieme da tre presidenti americani, Bush padre, Clinton, e Bush figlio, la Russia non è stata demolita. Il che significa che la supremazia dell'America sul mondo non è stata raggiunta. Brzezinski pensava che, liquidata la Russia , trasformata in una federazione “leggera” di tre stati – Russia Europea senza il Caucaso, Siberia occidentale, Estremo oriente – gli Stati Uniti avrebbero potuto omologare abbastanza agevolmente la Cina , inserendola nel sistema di dominio del “consenso washingtoniano”. Diciannove anni dopo la Russia è di nuovo un giocatore mondiale e la Cina è un gigante al di fuori del controllo di chiunque.


    Giulietto Chiesa

    da Galatea

    megachip

  2. #2
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    Predefinito La risposta invisibile. Aerei russi entrano nello spazio aereo USA.

    «Aerei militari russi hanno attraversato in volo, inosservati, lo spazio aereo USA dell’Artico verso il Canada nel corso di una recente esercitazione militare»: così la Novosti (1).
    Che cita il generale Igor Khvorov, comandante dei bombardieri strategici a largo raggio: «La Us Air Force sta investigando per capire perché non è riuscita a scoprire i bombardieri russi. Non sono riusciti a identificare gli aerei né a vista, né col radar».
    I bombardieri non visti sono il TU-160 (Blackjack nel codice USA) e il TU-95 (Bear), che hanno eseguito «con successo» quattro lanci missilistici.
    L’esercitazione di bombardamento ha usato invece i TU-22 (Blinder).
    Il TU-160, progettato negli anni ‘80, è entrato in servizio nel 2000, e si ritiene che la Russia ne abbia oggi 14.
    Il generale Khorov ha annunciato che altri due raggiungeranno la flotta di bombardamento strategico: con «molti migl ioramenti rispetto al modello sovietico».
    Fra cui il generale cita la guida satellitare.
    Ma fra i miglioramenti è possibile ci sia la tecnologia «stealth» sviluppata dai russi, che si basa su un principio radicalmente diverso da quello americano.



    Gli aerei invisibili USA (F-117 e B-2) si basano su superfici che riflettono e disperdono le onde radar, il che pregiudica le attitudini al volo e le capacità combattive degli aerei, il cui assetto deve essere corretto costantemente da computer; i russi hanno caricato su aerei di forma normalissima, e persino su vecchi apparecchi, un generatore di plasma, che produce una «nube» ionizzata che assorbe le onde radar e che avvolge l’aereo in volo.
    Ancora una volta, gli scienziati russi hanno messo a profitto un fenomeno «indesiderato» notato nelle navette spaziali: al rientro, sul muso delle navette si forma spontaneamente uno schermo ionizzato che le fa scomparire temporaneamente dai radar.
    Allo stesso modo, la Russia ha sfruttato un effetto collaterale indesiderato nella marineria - la supercavitazione - per mettere a punto siluri che corrono dentro una bolla d’aria a 500 chilometri all’ora.
    Grazie allo schermo al plasma, la sezio ne frontale degli aerei russi appare sui radar cento volte più piccola del reale.
    Con costi infinitamente inferiori agli «stealth» americani.
    Il generatore è piccolo e leggero (sui cento chili), e trova facilmente posto in un bombardiere.
    Può anche essere applicato su un automezzo terrestre, anche in un’auto, ma la sua efficacia è maggiore in quota.



    Anatoly Koroteyev, capo del centro di ricerca Keddish che ha sviluppato la tecnologia, sostenne tempo fa di aver superato i problemi della nuova tecnologia: la nube di plasma ionizzato disturbava i sistemi elettronici di bordo (specie il radar di tiro diventava cieco) e impediva le comunicazioni radio.
    Che la tecnologia messa a punto da Mosca fosse credibile e affidabile lo ammetteva già un articolo di Jane’s, la più autorevole rivista militare del mondo, nel ‘99 (2).
    L’articolo diceva anche che i russi contavano di offrire il loro generatore d’invisibilità «per l’esportazione».
    Non pare più il caso.
    Il rincaro del petrolio provocato dall’avventurismo USA ha riempito le casse di Putin di dollari ed oro, a livello record: 227 miliardi di dollari ad aprile, il che fa salire la Russia al quarto posto fra i detentori di valuta e oro, dopo Cina (876 miliardi), Giappone (852) e Taiwan (275), superando la Corea.
    Non c’ è più bisogno di vendere una tecnologia così preziosa.
    Tanto più che la tecnologia al plasma ha probabilmente raggiunto lo stadio di terza generazione, con l’uso di energia elettrostatica per creare lo schermo che avvolge l’aereo, quasi certamente allo scopo di ridurre il dispendio energetico del generatore.



    E’ quasi di sicuro questa tecnologia ad aver reso invisibili ai radar americani i grandi Tupolev in esercitazione sull’Alaska: una dimostrazione dal vero delle loro capacità, e una ripresa del gioco del gatto col topo che la vecchia URSS ha condotto per mezzo secolo tra i ghiacci e i cieli dell’Artico.
    E’ ancora in edicola il numero di Foreign Affairs, la rivista del Council on Foreign Relations, che calcolava che gli USA sono in grado di annientare la Russia con la loro superiorità nucleare, senza che questa possa reagire; una provocazione e una minaccia, in pieno stile guerra fredda.
    La risposta di Putin non ha tardato ad arrivare.

    Invisibile.






    --------------------------------------------------------------------------------
    Note
    1) «Russian bombers flew undetected across Arctic - AF commander», RIA Novosti, 22 aprile 2006.
    2) «Russians offer radical stealth device for export», Jane’s Defence Weekly, 17 marzo 1999.


    Derzava - Rodina - Rus'

  3. #3
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    Russia Risorga!

  4. #4
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    ahhaahah e se applichiamo il plasma ai Topol-M cosasuccede?

    probabilmente gli usa non avranno il tempo di raggiungere quella tecnologia.

  5. #5
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    Citazione Originariamente Scritto da .SOVIET.
    ahhaahah e se applichiamo il plasma ai Topol-M cosasuccede?

    probabilmente gli usa non avranno il tempo di raggiungere quella tecnologia.
    Eh eh eh! Grande Soviet!

    "La minaccia fantasma"....

  6. #6
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    In prospettiva sarebbe ora che si sviluppassero nei paesi europei occidentali dei circoli di elaborazione metapolitica volti ad avviare delle riflessioni approfondite e valide sulla necessità di un "ri-orientamento" strategico e geopolitico del vecchio continente.
    Non Washington, ma Mosca dovrà essere il polo di attrazione attorno al quale lanciare una prospettiva di alternativa all'unipolarismo statunitense.
    Ovvio che serve un sistema di idee, un collante ideologico insomma, atto a configurare questa ipotesi di stabile alleanza/integrazione economica, politica e militare, come momento di un processo volto a costruire una struttura societaria eretta su una rinnovata concezione egualitarista, democratica, almeno social-democratica ( possibilmente neosocialista ) e confederale.

    Insomma una "Europa + Federazione Russa e spazio ex-sovietico", intesa necessariamente come federazione di stati (socialisti) caratterizzati da nuove dinamiche per ciò che attiene al modo di produzione ed alla partecipazione alla vita della cosa pubblica.
    Sotto questo punto di vista, da Chavez a Lukashenko, gli esempi non mancano.

    derzava

  7. #7
    Redskin
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    Citazione Originariamente Scritto da Capitano Nemo
    In prospettiva sarebbe ora che si sviluppassero nei paesi europei occidentali dei circoli di elaborazione metapolitica volti ad avviare delle riflessioni approfondite e valide sulla necessità di un "ri-orientamento" strategico e geopolitico del vecchio continente.
    Non Washington, ma Mosca dovrà essere il polo di attrazione attorno al quale lanciare una prospettiva di alternativa all'unipolarismo statunitense.
    Ovvio che serve un sistema di idee, un collante ideologico insomma, atto a configurare questa ipotesi di stabile alleanza/integrazione economica, politica e militare, come momento di un processo volto a costruire una struttura societaria eretta su una rinnovata concezione egualitarista, democratica, almeno social-democratica ( possibilmente neosocialista ) e confederale.

    Insomma una "Europa + Federazione Russa e spazio ex-sovietico", intesa necessariamente come federazione di stati (socialisti) caratterizzati da nuove dinamiche per ciò che attiene al modo di produzione ed alla partecipazione alla vita della cosa pubblica.
    Sotto questo punto di vista, da Chavez a Lukashenko, gli esempi non mancano.

    derzava
    Concordo.

    Asse Europa-Mosca, politica socialista e nazionalitaria, contrapposizione agli U$A ma anche alla Cina ormai capitalista.

  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da Capitano Nemo
    In prospettiva sarebbe ora che si sviluppassero nei paesi europei occidentali dei circoli di elaborazione metapolitica volti ad avviare delle riflessioni approfondite e valide sulla necessità di un "ri-orientamento" strategico e geopolitico del vecchio continente.
    Non Washington, ma Mosca dovrà essere il polo di attrazione attorno al quale lanciare una prospettiva di alternativa all'unipolarismo statunitense.
    Ovvio che serve un sistema di idee, un collante ideologico insomma, atto a configurare questa ipotesi di stabile alleanza/integrazione economica, politica e militare, come momento di un processo volto a costruire una struttura societaria eretta su una rinnovata concezione egualitarista, democratica, almeno social-democratica ( possibilmente neosocialista ) e confederale.

    Insomma una "Europa + Federazione Russa e spazio ex-sovietico", intesa necessariamente come federazione di stati (socialisti) caratterizzati da nuove dinamiche per ciò che attiene al modo di produzione ed alla partecipazione alla vita della cosa pubblica.
    Sotto questo punto di vista, da Chavez a Lukashenko, gli esempi non mancano.

    derzava
    Quoto

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da Capitano Nemo
    In prospettiva sarebbe ora che si sviluppassero nei paesi europei occidentali dei circoli di elaborazione metapolitica volti ad avviare delle riflessioni approfondite e valide sulla necessità di un "ri-orientamento" strategico e geopolitico del vecchio continente.
    Non Washington, ma Mosca dovrà essere il polo di attrazione attorno al quale lanciare una prospettiva di alternativa all'unipolarismo statunitense.
    Ovvio che serve un sistema di idee, un collante ideologico insomma, atto a configurare questa ipotesi di stabile alleanza/integrazione economica, politica e militare, come momento di un processo volto a costruire una struttura societaria eretta su una rinnovata concezione egualitarista, democratica, almeno social-democratica ( possibilmente neosocialista ) e confederale.

    Insomma una "Europa + Federazione Russa e spazio ex-sovietico", intesa necessariamente come federazione di stati (socialisti) caratterizzati da nuove dinamiche per ciò che attiene al modo di produzione ed alla partecipazione alla vita della cosa pubblica.
    Sotto questo punto di vista, da Chavez a Lukashenko, gli esempi non mancano.

    derzava
    certo il progetto Eurasia,

    guardiamo la futuro!

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da .SOVIET.
    certo il progetto Eurasia,

    guardiamo la futuro!
    Non ho usato quel termine perchè la questione "eurasiatica" è ad oggi ancora poco chiara, ed è importante insistere sul portato di una integrazione politica e federale, incentrata sullo sviluppo di un modello rinnovato di democrazia socialista ( o effettivamente social-democratica ).
    Non si tratta di un "blocco", o di un "super-stato", ma di una unione federale fondata sull'autogoverno dei popoli che la compongono, pur se nella condivisione di un comune destino.
    In questo senso mi mantengo molto vicino alle tesi leniniane.
    E comunque, questo sì, è un urgenza cominciare ad orientare il dibattito su una necessaria integrazione tra Europa occidentale e Federazione Russa ( + spazio ex-sovietico ).

    Le sole ribellioni che vincono sono quelle dei popoli che si fanno potenza.

 

 
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