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    Predefinito Il problema di "Via Craxi". Ovvero: la storia della luna e del dito

    Paolo Franceschetti: Il problema di "Via Craxi". Ovvero: la storia della luna e del dito

    Premessa.

    In questi giorni infuoca la polemica sulla opportunità o meno di dedicare una via a Craxi, nella città di Milano. Di Pietro e Grillo hanno organizzato una manifestazione per protestare contro questa proposta.
    Travaglio ricorda che Craxi è stato un delinquente, latitante, che ha portato allo sfascio l’Italia.
    Qualcuno fa paralleli ironici e afferma “se dedichiamo una via a Craxi, allora perché non una a Riina e a Pacciani?”.
    Altri ricordano che non bisogna dedicare una via a Craxi perché non ne esiste una dedicata a Ciaccio Montalto e a tanti altri magistrati che hanno perso la vita per la lotta alla mafia.

    Sul Corriere della Sera leggo: “Il PD (ma non compatto, si precisa) dice no”.

    Io invece vorrei ricordare alcune cose che Grillo, Travaglio e Di Pietro, e in generale tutto il PD, nella loro ansia di legalità, dimenticano, spiegando perché nell’attuale polemica molti di coloro che protestano contro una via dedicata a Craxi sono palesemente in malafede.

    Cominciamo da un dato di fatto. Alcuni comuni italiani hanno già dedicato vie o piazze a Craxi e in un comune (Aulla) addirittura una statua.
    Mentre per la città di Roma ci ha già pensato Veltroni a fare una proposta del genere. Proprio quel Veltroni che ha addirittura detto che Craxi, come statista, è superiore a Berlinguer.
    Veltroni su Craxi: «Innovò più di Berlinguer» - Corriere della Sera

    Quindi dire che il PD è contrario, sia pure con la precisazione che il no non è compatto, è un falso.

    Anzitutto alcuni personaggi del PD hanno fatto di peggio che intitolare una via Craxi. Quando andarono al governo hanno nominato sottosegretario alla Camera D’Elia, ovverosia uno che aveva ammazzato a sangue freddo un poliziotto. Bertinotti disse che D’Elia era un uomo che in fondo aveva pagato il suo debito.
    Vorrei ricordare inoltre che nel PD hanno candidato, e fatto eleggere, persone colluse con la mafia, la camorra, la ’ndrangheta.
    Vorrei ricordare che Marco Pannella, leader della Rosa nel pugno, voleva candidare nelle sue liste anni fa nientemeno che Licio Gelli. Sì, avete letto bene. Licio Gelli.
    Vorrei ricordare che molte persone che erano vicinissime a Craxi, oggi sono nel PD, come Del Turco, Intini, Benvenuto e Pillitteri e tanti altri; addirittura il figlio è nell’attuale sinistra che, a dire del Corriere della Sera, si è schierato per il “no” a Via Craxi.

    Allora sorgono spontanee due domande.
    Prima domanda.
    Perché tutto questo can can da parte delle sinistra? Cosa vogliono realmente? Si sono dimenticati delle porcate fatte da loro nel passato e nel presente, oppure c’è dell’altro?

    Seconda domanda.
    Come mai qualcuno, nonostante il nome di Craxi sia ormai indissolubilmente legato a Tangentopoli, vuole dedicargli una via? Se infatti la protesta del PD suona molto come la storia del bue che dice cornuto all'asino, va detto che anche l'idea di dedicare una via a un personaggio come Craxi è il chiaro sintomo del marcio che esiste nel sistema politico nel suo complesso.

    Proviamo a dare una spiegazione e a raccontarvi la storia di Craxi, vista da una diversa prospettiva. Una storia diversa dalla tesi innocentista ma diversa soprattutto dalla prospettiva forcaiola di Di Pietro, Grillo e Travaglio, che puzza molto di malafede e di gioco delle parti.


    La storia di Craxi.

    Craxi era un uomo del "sistema". Ne faceva parte e lo conosceva bene, e lui era una delle personalità più potenti di esso, quindi era informato bene dei suoi meccanismi, fino in fondo. Questo "sistema" era stato una manna fino a quel giorno per Craxi, Andreotti, Veltroni, D’Alema, Pannella, e tutti gli altri. Comandavano impuniti, ammazzavano magistrati, quando non potevano li trasferivano, ingrassavano alle spalle del contribuente e si sentivano dei piccoli re.

    Ad esempio, quando Carlo Palermo indagò, a Brescia, proprio su alcuni traffici di armi ricollegabili al partito socialista e a Craxi, fu trasferito a Catania, e da lì a qualche mese subì un attentato in cui morirono tre persone, mentre il magistrato si salvò per miracolo.
    Insomma, era una bella vita.

    Purtroppo però le persone più potenti del sistema non sono a conoscenza di tutto. Loro, come tutti, conoscono solo alcune parti del gioco complessivo, potendone intuire altre, ma ignorandone completamente altre ancora.

    E possono muovere alcuni fili, ma non tutti. E loro stessi sono mossi da altri fili, cui non si possono sottrarre.

    In segreto, le persone realmente al potere, preparavano l’operazione Tangentopoli, che a sua volta avrebbe dovuto aprire la strada al sistema bipartitico, che a sua volta avrebbe dovuto portare all’ascesa di Berlusconi, e infine alla dittatura di destra post–berlusconiana (cioè l’ultima fase, quella che sta per arrivare).
    In segreto, per far partire l’operazione Tangentopoli, viene scelto come bersaglio Craxi; vuoi per punirlo di alcune sue prese di posizione antiamericane (Craxi infatti spesso era stato sostenitore di una politica di emancipazione dall’influenza USA, non gradita ovviamente alla massoneria di vertice); vuoi perché assunse delle posizioni a favore dei Palestinesi e contro Israele, il che nel nostro sistema politico mondiale significa essere rovinati senza pietà; vuoi perché era comunque uno dei simboli del sistema partitico; vuoi, forse, per altre ragioni a noi sconosciute.

    Arriva quel fatidico 19 febbraio 1992. I magistrati arrestano Mario Chiesa e sta per partire l’immensa macchina di Tangentopoli, ma Craxi ancora non lo sa. Pensa che sia un caso, che sia uno di quegli avvenimenti, che ogni tanto capitano, in cui si silura un personaggio scomodo, magari perché qualche persona seria prova a giocare al magistrato onesto finché non intervengono loro a raddrizzargli la schiena.

    Quindi Craxi prende le distanze da Chiesa e lo definisce un “mariuolo” sostenendo al contempo che il partito socialista è il partito dalle mani pulite e facendo un’affermazione che, letta tanti anni dopo, suona quasi comica: “il partito socialista non ha mai avuto un amministratore condannato per reati contro la Pubblica amministrazione”.
    Pensa in tal modo di recitare la parte dell’onesto, come da anni succede in ogni parte d’Italia quando si becca un politico con le mani nella marmellata.

    Ma passano poche settimane e Bettino si rende conto che qualcosa non va. Gli arresti proseguono, le polemiche non si placano, e inizia un’operazione mediatica senza precedenti fino a che non viene indagato anche lui.

    Bettino riceve decine di avvisi di garanzia e capisce che non può più controllare la cosa; se l'indagine è una sola la si argina, si trasferisce il magistrato, si fanno sparire i fascicoli. Ma venti indagini no. Venti indagini significa che qualcuno vuole fregarlo, che la cosa è più grossa di quel che pensava all’inizio.
    Quindi in parlamento, tenta un’ultima, disperata carta. E’ il 3 luglio del 1992; in un discorso che verrà mandato in onda in tutte le televisioni, Craxi afferma che tutto il sistema è corrotto; afferma che è vero, il partito socialista si è macchiato di diverse colpe, ma se è colpevole lui allora lo è tutto il parlamento.
    “Capii che il sistema era corrotto fin da quando portavo i pantaloni alla zuava” affermò Craxi poco tempo dopo.
    Si tratta di affermazioni corrette, che in teoria dovrebbero aprire un cataclisma e dibattiti a non finire.
    Ma i media, ben addomesticati a puntare l’attenzione solo su ciò che serve al piano prestabilito, puntano per poco l’attenzione su questo fatto; passa qualche giorno e i giornali e le tv iniziano nuovamente ad accanirsi nell’accusare singole persone.
    Dal canto loro i politici rimangono zitti e commentano poco questa uscita di Craxi in parlamento. Sono silenziosi, perché da una parte non possono parlare a meno di non scoprirsi veramente, e poi perché in quel clima molti sanno che potrebbero fare la stessa fine di Craxi senza saperlo.
    E quasi tutti sanno che, ad alzare troppo la voce, a sentirsi troppo potenti, a ribellarsi ai diktat imposti dai burattinai, si finisce suicidati, o magari si muore di un malore improvviso.


    Il gioco si fa duro, iniziano arresti eccellenti ovunque, e l’operazione di pulizia invade tutta l’Italia. Craxi viene raggiunto da una ventina di avvisi di garanzia, e più in avanti verrà condannato a diversi anni di galera per vari reati, dalla corruzione.

    Il 29 aprile 1993 il parlamento nega l’autorizzazione a procedere richiesta dalla procura, creando un pandemonio.

    Tra aprile e maggio in tutta Italia si svolgono manifestazioni contro Craxi, fino ad arrivare alla famosa vicenda del lancio delle monetine quando lui uscì dall’Hotel Raphael, a Roma.
    Una scena deprimente, squallida, specie tenendo conto che ci sono altri politici, tanti, che avevano le mani sporche come lui, la cui storia gronda del sangue di innocenti, magistrati, giornalisti, cittadini, poliziotti, testimoni di processi, nonché popolazioni invase senza motivo, dall’Iraq all’Afghanistan.
    Ma questi politici facevano e fanno i moralisti in parlamento.

    Le vicende giudiziarie in tutta Italia peraltro dimostreranno che Craxi aveva ragione. Il sistema era corrotto ovunque, ed era un meccanismo perfetto come un orologio, oliato alla perfezione, e coinvolgeva tutti, nessuno escluso. Ma a quell’epoca non avevamo gli strumenti per capire quello che diceva Craxi. Io stesso, che all’epoca avevo una ventina di anni, presi le parole di Craxi per un patetico tentativo di salvare la faccia, infangando gli altri. Invece a risentire oggi quelle parole, mi accorgo che sono lucide, precise, ed è uno dei rari momenti in cui un politico stava dicendo la verità.
    Ma i mass media, come un esercito il cui compito era sbaragliare l’opinione pubblica, invece di affrontare il problema della corruzione diffusa, invece di indagare le ragioni di tutto questo marcio, che fanno?
    Puntano il dito sulle singole persone, e scatenano la polemica sulla magistratura rossa che abusa del suo potere.
    Parte la campagna antimagistrati.
    Si comincia a dire che il problema è che la sinistra vuole vincere le elezioni per via giudiziaria e che i magistrati sono tutti rossi.
    E comincia il solito caos mediatico in cui nessuno ci capisce più nulla.
    Soprattutto, il problema non diventa più che siamo governati da una classe politica corrotta. No. Diventano i magistrati.

    Ai primi di maggio Craxi si rifugia ad Hammamet. Fa appena in tempo a partire, perché il 12 dello stesso mese gli viene ritirato il passaporto e di lì a poco sarebbe stato arrestato. Evidentemente capisce in tempo che oramai è giunto il suo momento, che il sistema lo ha scaricato, e che sarebbe un errore combattere dall’Italia. Certo, sa bene che per questo la sua immagine pagherà un prezzo molto alto; diranno che perde la faccia, diranno che è un latitante, i suoi avversati lo attaccheranno con maggior forza, ma provenendo tale giudizio da gente con la coscienza anche più sporca di lui, non potrebbe fregargliene di meno. Lui sa quanto conta il giudizio dei politici: zero.
    Mentre del giudizio dell’opinione pubblica se ne frega; sa bene che l’opinione pubblica non conta nulla, perché non è in grado di capire il sistema e qualsiasi giudizio proveniente dalla massa è falso, perché si basa su dati falsi.

    Dirà infatti Craxi a Pillitteri che parlava di un futuro in cui tutto il caos sarebbe finito: “Paolo, vuoi capire che è finita per sempre?”. Perché in fondo lui era sempre un uomo di sistema, e alla fine aveva capito.
    Aveva capito il piano in cui era stato coinvolto, e infatti ironicamente mandava rose rosse ai funerali delle persone coinvolte in Tangentopoli, perché si rendeva conto che non era lui l’unica vittima del sistema; l’operazione Tangentopoli ha fatto una vera e propria strage, anche fisicamente, di persone che prima con quel sistema avevano mangiato a quattro palmenti e che ora si rivoltava contro di loro.

    Conclusioni.

    Ecco quindi perché molti politici vogliono intitolare una via a Craxi. Perché tutti sanno che Craxi non era né migliore né peggiore di altri; era uno come gli altri, che forse aveva più meriti di altri. In effetti, la statura perlomeno intellettuale di Craxi è da gigante rispetto ai politici di adesso che sembrano completamente incompetenti su tutto.
    E francamente, a sentire adesso alcune sue idee politiche, occorre dire che oggi il parlamento è composto solo da nani.

    Il cittadino non riesce a capire quindi il motivo della volontà di intitolare una via a Craxi, ma se guardiamo la cosa dal punto di vista politico questa richiesta è perfettamente legittima. I politici sanno perfettamente che Craxi ha solo pagato per tutti, ed è stato l’agnello sacrificale di un sistema che oggi è uguale a ieri.
    Quindi, dal loro punto di vista, è perfettamente normale dedicare una via a Craxi, come un giorno la dedicheranno ad Andreotti, Dell'Utri, Berlusconi, Previti, ecc...

    Ci sarà anche una via Pannella, probabilmente, e nessuno scriverà sulla targa "Marco Pannella, candidò Licio Gelli, e fondò la Rosa nel Pugno perché probabilmente era uno dei vertici della Rosa Rossa".

    Al contrario, molte delle proteste sono in malafede, fatte apposta per creare un gioco delle parti che svii ancora una volta dal reale problema.

    Il problema di Tangentopoli non è se dedicare o meno una via a Craxi. Il problema di Tangentopoli è che era stato svelato e portato alla luce un sistema che coinvolgeva, tutti, tutti, tutti, nessuno escluso, e che è ancora vivo e vegeto. Il dibattito dovrebbe essere su questo, cioè sul perché tale sistema continua a vivere più forte che mai.
    Ma si sa… se all’imbecille mostri la luna con il dito, quello guarderà il dito, e non la luna.
    E Craxi era il dito. Tangentopoli la luna.
    E oggi si ripete la stessa storia di allora. Ancora una volta, il problema è Craxi, e se intitolare o meno una via a Craxi.
    Ma il problema di via Craxi è il dito. La luna è costituita dal Trattato di Lisbona, dalla crisi finanziaria che si abbatterà ancora peggiore su tutta Europa, dalle leggi dittatoriali che piano piano stanno introducendo in tutti i paesi per togliere le libertà democratiche.
    Craxi, dal canto mio, possiamo pure riabilitarlo. Anche perché, sia pure tardivamente, e sia pure perché colpito da 20 avvisi di garanzia, aveva detto molte cose giuste, e per alcune di esse ha pagato un prezzo molto alto, troppo, rispetto agli altri.

    E quando ascolto i discorsi di Borghezio, Schifani, Bossi, Prestigiacomo, Maroni, Gelmini, D'Elia, Berlusconi, Rutelli, quasi quasi dico a me stesso "ridateci Craxi, e lunga vita ad Andreotti".
    Ogni uomo scambia i limiti della sua prospettiva con i limiti del mondo intero. A. Schopenhauer

  2. #2
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    Predefinito Rif: Il problema di "Via Craxi". Ovvero: la storia della luna e del dito

    Citazione Originariamente Scritto da Antitesi Visualizza Messaggio
    Paolo Franceschetti: Il problema di "Via Craxi". Ovvero: la storia della luna e del dito

    Premessa.

    In questi giorni infuoca la polemica sulla opportunità o meno di dedicare una via a Craxi, nella città di Milano. Di Pietro e Grillo hanno organizzato una manifestazione per protestare contro questa proposta.
    Travaglio ricorda che Craxi è stato un delinquente, latitante, che ha portato allo sfascio l’Italia.
    Qualcuno fa paralleli ironici e afferma “se dedichiamo una via a Craxi, allora perché non una a Riina e a Pacciani?”.
    Altri ricordano che non bisogna dedicare una via a Craxi perché non ne esiste una dedicata a Ciaccio Montalto e a tanti altri magistrati che hanno perso la vita per la lotta alla mafia.

    Sul Corriere della Sera leggo: “Il PD (ma non compatto, si precisa) dice no”.

    Io invece vorrei ricordare alcune cose che Grillo, Travaglio e Di Pietro, e in generale tutto il PD, nella loro ansia di legalità, dimenticano, spiegando perché nell’attuale polemica molti di coloro che protestano contro una via dedicata a Craxi sono palesemente in malafede.

    Cominciamo da un dato di fatto. Alcuni comuni italiani hanno già dedicato vie o piazze a Craxi e in un comune (Aulla) addirittura una statua.
    Mentre per la città di Roma ci ha già pensato Veltroni a fare una proposta del genere. Proprio quel Veltroni che ha addirittura detto che Craxi, come statista, è superiore a Berlinguer.
    Veltroni su Craxi: «Innovò più di Berlinguer» - Corriere della Sera

    Quindi dire che il PD è contrario, sia pure con la precisazione che il no non è compatto, è un falso.

    Anzitutto alcuni personaggi del PD hanno fatto di peggio che intitolare una via Craxi. Quando andarono al governo hanno nominato sottosegretario alla Camera D’Elia, ovverosia uno che aveva ammazzato a sangue freddo un poliziotto. Bertinotti disse che D’Elia era un uomo che in fondo aveva pagato il suo debito.
    Vorrei ricordare inoltre che nel PD hanno candidato, e fatto eleggere, persone colluse con la mafia, la camorra, la ’ndrangheta.
    Vorrei ricordare che Marco Pannella, leader della Rosa nel pugno, voleva candidare nelle sue liste anni fa nientemeno che Licio Gelli. Sì, avete letto bene. Licio Gelli.
    Vorrei ricordare che molte persone che erano vicinissime a Craxi, oggi sono nel PD, come Del Turco, Intini, Benvenuto e Pillitteri e tanti altri; addirittura il figlio è nell’attuale sinistra che, a dire del Corriere della Sera, si è schierato per il “no” a Via Craxi.

    Allora sorgono spontanee due domande.
    Prima domanda.
    Perché tutto questo can can da parte delle sinistra? Cosa vogliono realmente? Si sono dimenticati delle porcate fatte da loro nel passato e nel presente, oppure c’è dell’altro?

    Seconda domanda.
    Come mai qualcuno, nonostante il nome di Craxi sia ormai indissolubilmente legato a Tangentopoli, vuole dedicargli una via? Se infatti la protesta del PD suona molto come la storia del bue che dice cornuto all'asino, va detto che anche l'idea di dedicare una via a un personaggio come Craxi è il chiaro sintomo del marcio che esiste nel sistema politico nel suo complesso.

    Proviamo a dare una spiegazione e a raccontarvi la storia di Craxi, vista da una diversa prospettiva. Una storia diversa dalla tesi innocentista ma diversa soprattutto dalla prospettiva forcaiola di Di Pietro, Grillo e Travaglio, che puzza molto di malafede e di gioco delle parti.


    La storia di Craxi.

    Craxi era un uomo del "sistema". Ne faceva parte e lo conosceva bene, e lui era una delle personalità più potenti di esso, quindi era informato bene dei suoi meccanismi, fino in fondo. Questo "sistema" era stato una manna fino a quel giorno per Craxi, Andreotti, Veltroni, D’Alema, Pannella, e tutti gli altri. Comandavano impuniti, ammazzavano magistrati, quando non potevano li trasferivano, ingrassavano alle spalle del contribuente e si sentivano dei piccoli re.

    Ad esempio, quando Carlo Palermo indagò, a Brescia, proprio su alcuni traffici di armi ricollegabili al partito socialista e a Craxi, fu trasferito a Catania, e da lì a qualche mese subì un attentato in cui morirono tre persone, mentre il magistrato si salvò per miracolo.
    Insomma, era una bella vita.

    Purtroppo però le persone più potenti del sistema non sono a conoscenza di tutto. Loro, come tutti, conoscono solo alcune parti del gioco complessivo, potendone intuire altre, ma ignorandone completamente altre ancora.

    E possono muovere alcuni fili, ma non tutti. E loro stessi sono mossi da altri fili, cui non si possono sottrarre.

    In segreto, le persone realmente al potere, preparavano l’operazione Tangentopoli, che a sua volta avrebbe dovuto aprire la strada al sistema bipartitico, che a sua volta avrebbe dovuto portare all’ascesa di Berlusconi, e infine alla dittatura di destra post–berlusconiana (cioè l’ultima fase, quella che sta per arrivare).
    In segreto, per far partire l’operazione Tangentopoli, viene scelto come bersaglio Craxi; vuoi per punirlo di alcune sue prese di posizione antiamericane (Craxi infatti spesso era stato sostenitore di una politica di emancipazione dall’influenza USA, non gradita ovviamente alla massoneria di vertice); vuoi perché assunse delle posizioni a favore dei Palestinesi e contro Israele, il che nel nostro sistema politico mondiale significa essere rovinati senza pietà; vuoi perché era comunque uno dei simboli del sistema partitico; vuoi, forse, per altre ragioni a noi sconosciute.

    Arriva quel fatidico 19 febbraio 1992. I magistrati arrestano Mario Chiesa e sta per partire l’immensa macchina di Tangentopoli, ma Craxi ancora non lo sa. Pensa che sia un caso, che sia uno di quegli avvenimenti, che ogni tanto capitano, in cui si silura un personaggio scomodo, magari perché qualche persona seria prova a giocare al magistrato onesto finché non intervengono loro a raddrizzargli la schiena.

    Quindi Craxi prende le distanze da Chiesa e lo definisce un “mariuolo” sostenendo al contempo che il partito socialista è il partito dalle mani pulite e facendo un’affermazione che, letta tanti anni dopo, suona quasi comica: “il partito socialista non ha mai avuto un amministratore condannato per reati contro la Pubblica amministrazione”.
    Pensa in tal modo di recitare la parte dell’onesto, come da anni succede in ogni parte d’Italia quando si becca un politico con le mani nella marmellata.

    Ma passano poche settimane e Bettino si rende conto che qualcosa non va. Gli arresti proseguono, le polemiche non si placano, e inizia un’operazione mediatica senza precedenti fino a che non viene indagato anche lui.

    Bettino riceve decine di avvisi di garanzia e capisce che non può più controllare la cosa; se l'indagine è una sola la si argina, si trasferisce il magistrato, si fanno sparire i fascicoli. Ma venti indagini no. Venti indagini significa che qualcuno vuole fregarlo, che la cosa è più grossa di quel che pensava all’inizio.
    Quindi in parlamento, tenta un’ultima, disperata carta. E’ il 3 luglio del 1992; in un discorso che verrà mandato in onda in tutte le televisioni, Craxi afferma che tutto il sistema è corrotto; afferma che è vero, il partito socialista si è macchiato di diverse colpe, ma se è colpevole lui allora lo è tutto il parlamento.
    “Capii che il sistema era corrotto fin da quando portavo i pantaloni alla zuava” affermò Craxi poco tempo dopo.
    Si tratta di affermazioni corrette, che in teoria dovrebbero aprire un cataclisma e dibattiti a non finire.
    Ma i media, ben addomesticati a puntare l’attenzione solo su ciò che serve al piano prestabilito, puntano per poco l’attenzione su questo fatto; passa qualche giorno e i giornali e le tv iniziano nuovamente ad accanirsi nell’accusare singole persone.
    Dal canto loro i politici rimangono zitti e commentano poco questa uscita di Craxi in parlamento. Sono silenziosi, perché da una parte non possono parlare a meno di non scoprirsi veramente, e poi perché in quel clima molti sanno che potrebbero fare la stessa fine di Craxi senza saperlo.
    E quasi tutti sanno che, ad alzare troppo la voce, a sentirsi troppo potenti, a ribellarsi ai diktat imposti dai burattinai, si finisce suicidati, o magari si muore di un malore improvviso.


    Il gioco si fa duro, iniziano arresti eccellenti ovunque, e l’operazione di pulizia invade tutta l’Italia. Craxi viene raggiunto da una ventina di avvisi di garanzia, e più in avanti verrà condannato a diversi anni di galera per vari reati, dalla corruzione.

    Il 29 aprile 1993 il parlamento nega l’autorizzazione a procedere richiesta dalla procura, creando un pandemonio.

    Tra aprile e maggio in tutta Italia si svolgono manifestazioni contro Craxi, fino ad arrivare alla famosa vicenda del lancio delle monetine quando lui uscì dall’Hotel Raphael, a Roma.
    Una scena deprimente, squallida, specie tenendo conto che ci sono altri politici, tanti, che avevano le mani sporche come lui, la cui storia gronda del sangue di innocenti, magistrati, giornalisti, cittadini, poliziotti, testimoni di processi, nonché popolazioni invase senza motivo, dall’Iraq all’Afghanistan.
    Ma questi politici facevano e fanno i moralisti in parlamento.

    Le vicende giudiziarie in tutta Italia peraltro dimostreranno che Craxi aveva ragione. Il sistema era corrotto ovunque, ed era un meccanismo perfetto come un orologio, oliato alla perfezione, e coinvolgeva tutti, nessuno escluso. Ma a quell’epoca non avevamo gli strumenti per capire quello che diceva Craxi. Io stesso, che all’epoca avevo una ventina di anni, presi le parole di Craxi per un patetico tentativo di salvare la faccia, infangando gli altri. Invece a risentire oggi quelle parole, mi accorgo che sono lucide, precise, ed è uno dei rari momenti in cui un politico stava dicendo la verità.
    Ma i mass media, come un esercito il cui compito era sbaragliare l’opinione pubblica, invece di affrontare il problema della corruzione diffusa, invece di indagare le ragioni di tutto questo marcio, che fanno?
    Puntano il dito sulle singole persone, e scatenano la polemica sulla magistratura rossa che abusa del suo potere.
    Parte la campagna antimagistrati.
    Si comincia a dire che il problema è che la sinistra vuole vincere le elezioni per via giudiziaria e che i magistrati sono tutti rossi.
    E comincia il solito caos mediatico in cui nessuno ci capisce più nulla.
    Soprattutto, il problema non diventa più che siamo governati da una classe politica corrotta. No. Diventano i magistrati.

    Ai primi di maggio Craxi si rifugia ad Hammamet. Fa appena in tempo a partire, perché il 12 dello stesso mese gli viene ritirato il passaporto e di lì a poco sarebbe stato arrestato. Evidentemente capisce in tempo che oramai è giunto il suo momento, che il sistema lo ha scaricato, e che sarebbe un errore combattere dall’Italia. Certo, sa bene che per questo la sua immagine pagherà un prezzo molto alto; diranno che perde la faccia, diranno che è un latitante, i suoi avversati lo attaccheranno con maggior forza, ma provenendo tale giudizio da gente con la coscienza anche più sporca di lui, non potrebbe fregargliene di meno. Lui sa quanto conta il giudizio dei politici: zero.
    Mentre del giudizio dell’opinione pubblica se ne frega; sa bene che l’opinione pubblica non conta nulla, perché non è in grado di capire il sistema e qualsiasi giudizio proveniente dalla massa è falso, perché si basa su dati falsi.

    Dirà infatti Craxi a Pillitteri che parlava di un futuro in cui tutto il caos sarebbe finito: “Paolo, vuoi capire che è finita per sempre?”. Perché in fondo lui era sempre un uomo di sistema, e alla fine aveva capito.
    Aveva capito il piano in cui era stato coinvolto, e infatti ironicamente mandava rose rosse ai funerali delle persone coinvolte in Tangentopoli, perché si rendeva conto che non era lui l’unica vittima del sistema; l’operazione Tangentopoli ha fatto una vera e propria strage, anche fisicamente, di persone che prima con quel sistema avevano mangiato a quattro palmenti e che ora si rivoltava contro di loro.

    Conclusioni.

    Ecco quindi perché molti politici vogliono intitolare una via a Craxi. Perché tutti sanno che Craxi non era né migliore né peggiore di altri; era uno come gli altri, che forse aveva più meriti di altri. In effetti, la statura perlomeno intellettuale di Craxi è da gigante rispetto ai politici di adesso che sembrano completamente incompetenti su tutto.
    E francamente, a sentire adesso alcune sue idee politiche, occorre dire che oggi il parlamento è composto solo da nani.

    Il cittadino non riesce a capire quindi il motivo della volontà di intitolare una via a Craxi, ma se guardiamo la cosa dal punto di vista politico questa richiesta è perfettamente legittima. I politici sanno perfettamente che Craxi ha solo pagato per tutti, ed è stato l’agnello sacrificale di un sistema che oggi è uguale a ieri.
    Quindi, dal loro punto di vista, è perfettamente normale dedicare una via a Craxi, come un giorno la dedicheranno ad Andreotti, Dell'Utri, Berlusconi, Previti, ecc...

    Ci sarà anche una via Pannella, probabilmente, e nessuno scriverà sulla targa "Marco Pannella, candidò Licio Gelli, e fondò la Rosa nel Pugno perché probabilmente era uno dei vertici della Rosa Rossa".

    Al contrario, molte delle proteste sono in malafede, fatte apposta per creare un gioco delle parti che svii ancora una volta dal reale problema.

    Il problema di Tangentopoli non è se dedicare o meno una via a Craxi. Il problema di Tangentopoli è che era stato svelato e portato alla luce un sistema che coinvolgeva, tutti, tutti, tutti, nessuno escluso, e che è ancora vivo e vegeto. Il dibattito dovrebbe essere su questo, cioè sul perché tale sistema continua a vivere più forte che mai.
    Ma si sa… se all’imbecille mostri la luna con il dito, quello guarderà il dito, e non la luna.
    E Craxi era il dito. Tangentopoli la luna.
    E oggi si ripete la stessa storia di allora. Ancora una volta, il problema è Craxi, e se intitolare o meno una via a Craxi.
    Ma il problema di via Craxi è il dito. La luna è costituita dal Trattato di Lisbona, dalla crisi finanziaria che si abbatterà ancora peggiore su tutta Europa, dalle leggi dittatoriali che piano piano stanno introducendo in tutti i paesi per togliere le libertà democratiche.
    Craxi, dal canto mio, possiamo pure riabilitarlo. Anche perché, sia pure tardivamente, e sia pure perché colpito da 20 avvisi di garanzia, aveva detto molte cose giuste, e per alcune di esse ha pagato un prezzo molto alto, troppo, rispetto agli altri.

    E quando ascolto i discorsi di Borghezio, Schifani, Bossi, Prestigiacomo, Maroni, Gelmini, D'Elia, Berlusconi, Rutelli, quasi quasi dico a me stesso "ridateci Craxi, e lunga vita ad Andreotti".
    compagno antitesi, io sono favorevole a via craxi iaociao:

  3. #3
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    Predefinito Rif: Il problema di "Via Craxi". Ovvero: la storia della luna e del dito

    A me non me ne potrebbe fregare di meno di via Craxi... che poi era la tesi di fondo dell'articolo postato...

    Il punto importante era questo: Craxi, come ogni altro politico era solo un burattino. Forse meno burattino degli altri vista la fine che gli han fatto fare.
    Ogni uomo scambia i limiti della sua prospettiva con i limiti del mondo intero. A. Schopenhauer

  4. #4
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    Predefinito Rif: Il problema di "Via Craxi". Ovvero: la storia della luna e del dito

    Citazione Originariamente Scritto da davide75 Visualizza Messaggio
    compagno antitesi, io sono favorevole a via craxi iaociao:

    Per "PAR CONDICIO" io sarei favorevole ad una via di milano intitolata a dipietro, spero che la moratti la dedichi presto e che l'on dipietro si metta in condizioni tali che si possa dedicargliela.
    Eppoi uno dice che la gente pensa male.

  5. #5
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    Predefinito Rif: Il problema di "Via Craxi". Ovvero: la storia della luna e del dito

    Vorrei precisare che col mio post precedente non auguravo la morte di nessuno; il tono era scherzoso non cattivo.
    Una cosiderazione che sembra sfuggire a qualcuno dovrebbe essere il motivo dell'opposizione a tale progetto.

    Intitolare una via bettino craxi non é soltanto un onore postumo che lo stato elargisce ad un politico importante cui dovrebbe essere grato ma.

    Ma viene a deligittimare la sentenza ed i giudici che la redassero con tanto impegno.
    Sarebbe come dire che sbagliarono,che non seppero fare giustizia o almeno che la fecero soltanto contro certi ,non contro tutti.

    La giustizia non deve forse essere uguale per tutti? Come spiegare che ,in quei tempi, fosse meglio salvare un parte politica onde evitare il caos?

    Come spiegate la teoria messa in pratica dal pool dell'agnello sacrificale?

    Meglio (almeno per qualcuno) fermare le ricerche storiche e godersi in pace il frutto del lavoro compiuto in quegli anni.

  6. #6
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    Predefinito Rif: Il problema di "Via Craxi". Ovvero: la storia della luna e del dito

    Citazione Originariamente Scritto da yure22 Visualizza Messaggio
    Per "PAR CONDICIO" io sarei favorevole ad una via di milano intitolata a dipietro, spero che la moratti la dedichi presto e che l'on dipietro si metta in condizioni tali che si possa dedicargliela.
    Eppoi uno dice che la gente pensa male.
    compagno yure22, non sono favorevole a via di pietro iaociao:

 

 

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