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    Predefinito SOLENNITÀ - 15 agosto, Assunzione della Beata Vergine Maria



    ASSVMPTA EST MARIA IN CAELVM
    GAVDENT ANGELI COLLAVDANTES
    BENEDICVNT DOMINVM ALLELVIA

    Giacinto Brandi, Il transito della Vergine, sec. XVII, Museo Nazionale d'Abruzzo, L'Aquila

    Hugo van der Goes, Il transito della Vergine, 1480 circa, Groeninge Museum, Bruges

    Caravaggio, Morte della Vergine, 1605-06, Musée du Louvre, Parigi

    Petrus Christus, Morte della Vergine, 1457-67, Timken Art Gallery, San Diego

    Andrea Mantegna, Morte della Vergine, 1461 circa, Museo del Prado, Madrid
    Ultima modifica di emv; 02-06-20 alle 16:57 Motivo: Rititolazione a scopo classificazione argomenti

  2. #2
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    Predefinito



    Maria compare per l'ultima volta negli scritti del Nuovo Testamento nel primo capitolo degli Atti: Ella è in mezzo agli apostoli, in orazione nel cenacolo, in attesa della discesa dello Spirito Santo. Alla concisione dei testi ispirati, fa riscontro l'abbondanza di notizie sulla Madonna negli scritti apocrifi, soprattutto il Protovangelo di Giacomo e la Narrazione di S. Giovanni il teologo sulla dormizione della santa Madre di Dio. Il termine "dormizione" è il più antico che si riferisca alla conclusione della vita terrena di Maria. Questa celebrazione venne decretata per l'Oriente nel VII secolo con un decreto dell'imperatore bizantino Maurizio. Nello stesso secolo la festa della Dormizione viene introdotta anche a Roma da un papa orientale, Sergio I. Ma trascorse un altro secolo prima che il termine "dormizione" cedesse il posto a quello più esplicito di "assunzione".
    La definizione dogmatica, pronunciata da Pio XII nel 1950, dichiarando che Maria non dovette attendere, al pari delle altre creature, la fine dei tempi per fruire anche della redenzione corporea, ha voluto mettere in rilievo il carattere unico della sua santificazione personale, poiché il peccato non ha mai offuscato, neppure per un solo istante, la limpidezza della sua anima. L'unione definitiva, spirituale e corporea, dell'uomo con il Cristo glorioso, è la fase finale ed eterna della redenzione. Così i beati, che già godono della visione beatifica, sono in certo senso in attesa del compimento della redenzione, che in Maria era già avvenuta con la singolare grazia della preservazione dal peccato.
    Alla luce di questa dottrina, che ha il suo fondamento nella Sacra Scrittura, nel cosiddetto "Protoevangelo", contenente il primo annunzio della salvezza messianica dato da Dio ai nostri progenitori dopo la colpa, Maria viene presentata come nuova Eva, strettamente unita al nuovo Adamo, Gesù. Gesù e Maria sono infatti associati nel dolore e nell'amore per riparare la colpa dei nostri progenitori. Maria è dunque non solo madre del Redentore, ma anche sua cooperatrice, a lui strettamente unita nella lotta e nella decisiva vittoria. Quest'intima unione richiede che anche Maria trionfi, al pari di Gesù, non soltanto sul peccato, ma anche sulla morte, i due nemici del genere umano. E come la redenzione di Cristo ha la sua conclusione con la risurrezione del corpo, anche la vittoria di Maria sul peccato, con la Immacolata Concezione, doveva essere completa con la vittoria sulla morte mediante la glorificazione del corpo, con l'assunzione, poiché la pienezza della salvezza cristiana è la partecipazione del corpo alla gloria celeste.

    Joos van Cleve, Morte della Vergine, Wallraf-Richartz Museum, Colonia

    Joos van Cleve, Morte della Vergine, 1520, Alte Pinakothek, Monaco

    Duccio di Buoninsegna, Morte della Vergine, 1308-11, Museo dell'Opera del Duomo, Siena

  3. #3
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    Predefinito La definizione dogmatica



    COSTITUZIONE APOSTOLICA DI PIO XII

    "MUNIFICENTISSIMUS DEUS"

    LA GLORIFICAZIONE DI MARIA
    CON L'ASSUNZIONE AL CIELO
    IN ANIMA E CORPO

    1° novembre 1950(1)

    PIO VESCOVO
    servo dei servi di Dio
    a perenne memoria

    Il munificentissimo Dio, che tutto può e le cui disposizioni di provvidenza sono fatte di sapienza e d'amore, nei suoi imperscrutabili disegni contempera nella vita dei popoli e in quella dei singoli uomini dolori e gioie, affinché per vie diverse e in diverse maniere tutto cooperi in bene per coloro che lo amano (cf. Rm 8,28).

    Il Nostro pontificato, come anche l'età presente, è assillato da tante cure, preoccupazioni e angosce, per le presenti gravissime calamità e l'aberrazione di molti dalla verità e dalla virtù; ma Ci è di grande conforto vedere che, mentre la fede cattolica si manifesta pubblicamente più attiva, si accende ogni giorno più la devozione verso la vergine Madre di Dio, e quasi dovunque è stimolo e auspicio di una vita migliore e più santa. Per cui, mentre la santissima Vergine compie amorosissimamente l'ufficio di madre verso i redenti dal sangue di Cristo, la mente e il cuore dei figli sono stimolati con maggiore impegno a una più amorosa contemplazione dei suoi privilegi.

    Dio, infatti, che da tutta l'eternità guarda Maria vergine, con particolare pienissima compiacenza, «quando venne la pienezza del tempo» (Gal 4,4), attuò il disegno della sua provvidenza in tal modo che risplendessero in perfetta armonia i privilegi e le prerogative che con somma liberalità ha riversato su di lei. Che se questa somma liberalità e piena armonia di grazie dalla chiesa furono sempre riconosciute e sempre meglio penetrate nel corso dei secoli, nel nostro tempo è stato posto senza dubbio in maggior luce il privilegio della corporea assunzione al cielo della vergine Madre di Dio Maria.

    Questo privilegio risplendette di nuovo fulgore fin da quando il nostro predecessore Pio IX, d'immortale memoria, definì solennemente il dogma dell'immacolata concezione dell'augusta Madre di Dio. Questi due privilegi infatti sono strettamente connessi tra loro. Cristo con la sua morte ha vinto il peccato e la morte, e sull'uno e sull'altra riporta vittoria in virtù di Cristo chi è stato rigenerato soprannaturalmente col battesimo. Ma per legge generale Dio non vuole concedere ai giusti il pieno effetto di questa vittoria sulla morte se non quando sarà giunta la fine dei tempi. Perciò anche i corpi dei giusti dopo la morte si dissolvono, e soltanto nell'ultimo giorno si ricongiungeranno ciascuno con la propria anima gloriosa.

    Ma da questa legge generale Dio volle esente la beata vergine Maria. Ella per privilegio del tutto singolare ha vinto il peccato con la sua concezione immacolata; perciò non fu soggetta alla legge di restare nella corruzione del sepolcro, né dovette attendere la redenzione del suo corpo solo alla fine del mondo.

    Plebiscito unanime

    Per questo, quando fu solennemente definito che la vergine Madre di Dio Maria fu immune della macchia ereditaria fin dalla sua concezione, i fedeli furono pervasi da una più viva speranza che quanto prima sarebbe stato definito dal supremo magistero della chiesa anche il dogma della corporea assunzione al cielo di Maria vergine.

    Infatti si videro non solo singoli fedeli, ma anche rappresentanti di nazioni o di province ecclesiastiche e anzi non pochi padri del concilio Vaticano chiedere con vive istanze all'apostolica sede questa definizione.

    In seguito queste petizioni e voti non solo non diminuirono, ma aumentarono di giorno in giorno per numero ed insistenza. Infatti per questo scopo furono promosse crociate di preghiere; molti ed esimi teologi intensificarono i loro studi su questo soggetto, sia in privato, sia nei pubblici atenei ecclesiastici e nelle altre scuole destinate all'insegnamento delle sacre discipline; in molte parti dell'orbe cattolico furono tenuti congressi mariani sia nazionali sia internazionali. Tutti questi studi e ricerche posero in maggiore luce che nel deposito della fede affidato alla chiesa era contenuto anche il dogma dell'assunzione di Maria vergine al cielo; e generalmente ne seguirono petizioni con cui si chiedeva instantemente a questa sede apostolica che questa verità fosse solennemente definita.

    In questa pia gara i fedeli furono mirabilmente uniti coi loro pastori, i quali in numero veramente imponente rivolsero simili petizioni a questa Cattedra di S. Pietro. Perciò quando fummo elevati al trono del sommo pontificato erano state già presentate a questa sede apostolica molte migliaia di tali suppliche da ogni parte della terra e da ogni classe di persone: dai nostri diletti figli cardinali del sacro collegio, dai venerabili fratelli arcivescovi e vescovi, dalle diocesi e dalle parrocchie.

    Per la qual cosa, mentre elevavamo a Dio ardenti preghiere perché infondesse nella Nostra mente la luce dello Spirito Santo per decidere di una causa così importante, impartimmo speciali ordini perché si fondessero insieme le forze e venissero iniziati studi più rigorosi su questo soggetto, e intanto si raccogliessero e si ponderassero accuratamente tutte le petizioni che dal tempo del Nostro predecessore Pio IX, di felice memoria, fino ai nostri tempi erano state inviate a questa sede apostolica circa l'assunzione della beatissima vergine Maria al cielo.(2)

    Il magistero della chiesa

    Ma poiché si trattava di cosa di tanta importanza e gravità, ritenemmo opportuno chiedere direttamente e in forma ufficiale a tutti i venerabili fratelli nell'episcopato che Ci esprimessero apertamente il loro pensiero. Perciò il 1° maggio 1946 indirizzammo loro la lettera [enciclica Deiparae Virginis Mariae, in cui chiedevamo: «Se voi, venerabili fratelli, nella vostra esimia sapienza e prudenza ritenete che l'assunzione corporea della beatissima Vergine si possa proporre e definire come dogma di fede, e se col vostro clero e il vostro popolo lo desiderate».

    E coloro che «lo Spirito Santo ha costituito vescovi per pascere la chiesa di Dio» (At 20,28) hanno dato all'una e all'altra domanda una risposta pressoché unanimemente affermativa. Questo «singolare consenso, dell'episcopato cattolico e dei fedeli»,(3) nel ritenere definibile, come dogma di fede, l'assunzione corporea al cielo della Madre di Dio, presentandoci il concorde insegnamento del magistero ordinario della chiesa e la fede concorde del popolo cristiano, da esso sostenuta e diretta, da se stesso manifesta in modo certo e infallibile che tale privilegio è verità rivelata da Dio e contenuta in quel divino deposito che Cristo affidò alla sua Sposa, perché lo custodisse fedelmente e infallibilmente lo dichiarasse.(4) Il magistero della chiesa, non certo per industria puramente umana, ma per l'assistenza dello Spirito di verità (cf. Gv 14,26), e perciò infallibilmente, adempie il suo mandato di conservare perennemente pure e integre le verità rivelate, e le trasmette senza contaminazione, senza aggiunte, senza diminuzioni. «Infatti, come insegna il concilio Vaticano, ai successori di Pietro non fu promesso lo Spirito Santo, perché, per sua rivelazione, manifestassero una nuova dottrina, ma perché, per la sua assistenza, custodissero inviolabilmente ed esponessero con fedeltà la rivelazione trasmessa dagli apostoli, ossia il deposito della fede».(5) Pertanto dal consenso universale di un magistero ordinario della chiesa si trae un argomento certo e sicuro per affermare che l'assunzione corporea della beata vergine Maria al cielo, - la quale, quanto alla celeste glorificazione del corpo virgineo dell'augusta Madre di Dio, non poteva essere conosciuta da nessuna facoltà umana con le sole sue forze naturali è verità da Dio rivelata, e perciò tutti i figli della chiesa debbono crederla con fermezza e fedeltà. Poiché, come insegna lo stesso concilio Vaticano, «debbono essere credute per fede divina e cattolica tutte quelle cose che sono contenute nella parola di Dio scritta o trasmessa oralmente o col suo ordinario e universale magistero, propone a credere come rivelate da Dio».(6)

    Di questa fede comune della chiesa si ebbero fin dall'antichità lungo il corso dei secoli varie testimonianze, indizi e vestigia; anzi tale fede si andò manifestando sempre più chiaramente.

    I fedeli, guidati e istruiti dai loro pastori, appresero bensì dalla s. Scrittura che la vergine Maria, durante il suo terreno pellegrinaggio, menò una vita piena di preoccupazioni, angustie e dolori; inoltre che si avverò ciò che il santo vecchio Simeone aveva predetto, perché un'acutissima spada le trapassò il cuore ai piedi della croce del suo divino Figlio, nostro Redentore. Parimenti non trovarono difficoltà nell'ammettere che Maria sia morta, come già il suo Unigenito. Ma ciò non impedì loro di credere e professare apertamente che non fu soggetto alla corruzione del sepolcro il suo sacro corpo e che non fu ridotto in putredine e in cenere l'augusto tabernacolo del Verbo divino. Anzi, illuminati dalla divina grazia e spinti dall'amore verso colei che è Madre di Dio e Madre nostra dolcissima, hanno contemplato in luce sempre più chiara l'armonia meravigliosa dei privilegi che il provvidentissimo Iddio ha elargito all'alma Socia del nostro Redentore, e che hanno raggiunto un tale altissimo vertice, quale da nessun essere creato, eccettuata la natura umana di Cristo, è stato mai raggiunto.

    L'omaggio dei fedeli

    Questa stessa fede attestano chiaramente quegli innumerevoli templi dedicati a Dio in onore di Maria vergine assunta al cielo, e le sacre immagini ivi esposte alla venerazione dei fedeli, le quali pongono dinanzi agli occhi di tutti questo singolare trionfo della beata Vergine. Inoltre città, diocesi e regioni furono poste sotto la speciale tutela e patrocinio della Vergine assunta in cielo; parimenti con l'approvazione della chiesa sono sorti Istituti religiosi che prendono nome da tale privilegio. Né va dimenticato che nel rosario mariano, la cui recita è tanto raccomandata da questa sede apostolica, viene proposto alla pia meditazione un mistero che, come tutti sanno, tratta dell'assunzione della beatissima Vergine.

    La liturgia delle chiese d'oriente e d'occidente

    Ma in modo più splendido e universale questa fede dei sacri Pastori e dei fedeli cristiani è manifestata dal fatto che fin dall'antichità si celebra in Oriente e in Occidente una solenne festa liturgica: di qui infatti i santi padri e i dottori della chiesa non mancarono mai di attingere luce, poiché, come è ben noto, la sacra liturgia, «essendo anche una professione delle celesti verità, sottoposta al supremo magistero della chiesa, può offrire argomenti e testimonianze di non piccolo rilievo, per determinare qualche punto particolare della dottrina cristiana».(7)

    Nei libri liturgici, che riportano la festa sia della Dormizione sia dell'Assunzione di santa Maria, si hanno espressioni in qualche modo concordanti nel dire che quando la vergine Madre di Dio salì al cielo da questo esilio, al suo sacro corpo, per disposizione della divina Provvidenza, accaddero cose consentanee alla sua dignità di Madre del Verbo incarnato e agli altri privilegi a lei elargiti. Ciò è asserito, per portarne un esempio insigne, in quel Sacramentario che il Nostro predecessore Adriano I, d'immortale memoria, mandò all'imperatore Carlo Magno. In esso infatti si legge: «Degna di venerazione è per noi, o Signore, la festività di questo giorno, in cui la santa Madre di Dio subì la morte temporale, ma non poté essere umiliata dai vincoli della morte colei che generò il tuo Figlio, nostro Signore, incarnato da lei».(8)

    Ciò che qui è indicato con la sobrietà consueta della Liturgia romana, nei libri delle altre antiche liturgie, sia orientali, sia occidentali, è espressa più diffusamente e con maggior chiarezza. Il Sacramentario gallicano, per esempio, definisce questo privilegio di Maria «inspiegabile mistero, tanto più ammirabile, quanto più è singolare tra gli uomini». E nella liturgia bizantina viene ripetutamente collegata l'assunzione corporea di Maria non solo con la sua dignità di Madre di Dio, ma anche con altri suoi privilegi, specialmente con la sua maternità verginale, prestabilita da un disegno singolare della Provvidenza divina: «A te Dio, re dell'universo, concesse cose che sono al disopra della natura; poiché come nel parto ti conservò vergine, così nel sepolcro conservò incorrotto il tuo corpo, e con la divina traslazione lo conglorificò».(9)

    La festa dell'Assunta

    Il fatto poi che la sede apostolica, erede dell'ufficio affidato al Principe degli apostoli di confermare nella fede i fratelli (cf. Lc 22,32), con la sua autorità rese sempre più solenne questa festa, stimolò efficacemente i fedeli ad apprezzare sempre più la grandezza di questo mistero. Così la festa dell'Assunzione dal posto onorevole che ebbe fin dall'inizio tra le altre celebrazioni mariane, fu portata in seguito fra le più solenni di tutto il ciclo liturgico. Il Nostro predecessore s. Sergio I, prescrivendo la litania o processione stazionale per le quattro feste mariane, enumera insieme la Natività, l'Annunciazione, la Purificazione e la Dormizione di Maria.(10) In seguito s. Leone IV volle aggiungere alla festa, che già si celebrava sotto il titolo dell'Assunzione della beata Genitrice di Dio, una maggiore solennità, prescrivendone la vigilia e l'ottava; e in tale circostanza volle partecipare personalmente alla celebrazione in mezzo a una grande moltitudine di fedeli.(11) Inoltre che già anticamente questa festa fosse preceduta dall'obbligo del digiuno appare chiaro da ciò che attesta il Nostro predecessore s. Niccolò I, ove parla dei principali digiuni «che la santa chiesa romana ricevette dall'antichità ed osserva tuttora».(12)

    Ma poiché la liturgia della chiesa non crea la fede cattolica, ma la suppone, e da questa derivano, come frutti dall'albero, le pratiche del culto, i santi padri e i grandi dottori nelle omelie e nei discorsi rivolti al popolo in occasione di questa festa non vi attinsero come da prima sorgente la dottrina; ma parlarono di questa come di cosa nota e ammessa dai fedeli; la chiarirono meglio; ne precisarono e approfondirono il senso e l'oggetto, dichiarando specialmente ciò che spesso i libri liturgici avevano soltanto fugacemente accennato: cioè che oggetto della festa non era soltanto l'incorruzione del corpo esanime della beata vergine Maria, ma anche il suo trionfo sulla morte e la sua celeste «glorificazione», a somiglianza del suo unigenito Gesù Cristo.

    La voce dei santi padri

    Così s. Giovanni Damasceno, che si distingue tra tutti come teste esimio di questa tradizione, considerando l'assunzione corporea dell'alma Madre di Dio nella luce degli altri suoi privilegi, esclama con vigorosa eloquenza: «Era necessario che colei, che nel parto aveva conservato illesa la sua verginità, conservasse anche senza alcuna corruzione il suo corpo dopo la morte. Era necessario che colei, che aveva portato nel suo seno il Creatore fatto bambino, abitasse nei tabernacoli divini. Era necessario che la sposa del Padre abitasse nei talami celesti. Era necessario che colei che aveva visto il suo Figlio sulla croce, ricevendo nel cuore quella spada di dolore dalla quale era stata immune nel darlo alla luce, lo contemplasse sedente alla destra del Padre. Era necessario che la Madre di Dio possedesse ciò che appartiene al Figlio e da tutte le creature fosse onorata come Madre e Ancella di Dio».(13)

    Queste espressioni di s. Giovanni Damasceno corrispondono fedelmente a quelle di altri, affermanti la stessa dottrina. Infatti parole non meno chiare e precise si trovano nei discorsi che in occasione della festa tennero altri Padri anteriori o coevi. Così, per citare altri esempi, s. Germano di Costantinopoli trovava consentanea l'incorruzione e l'assunzione al cielo del corpo della Vergine Madre di Dio, non solo alla sua divina maternità, ma anche alla speciale santità del suo stesso corpo verginale: «Tu, come fu scritto, apparisci "in bellezza", e il tuo corpo verginale è tutto santo, tutto casto, tutto domicilio di Dio; cosicché anche per questo sia poi immune dalla risoluzione in polvere; trasformato bensì, in quanto umano, nell'eccelsa vita della incorruttibilità; ma lo stesso vivo, gloriosissimo, incolume e dotato della pienezza della vita».(14) E un altro antico scrittore dice: «Come gloriosissima Madre di Cristo, nostro Salvatore e Dio, donatore della vita e dell'immortalità, è da lui vivificata, rivestita di corpo in un'eterna incorruttibilità con lui, che la risuscitò dal sepolcro e la assunse a sé, in modo conosciuto da lui solo».(15)

    Con l'estendersi e l'affermarsi della festa liturgica, i pastori della chiesa e i sacri oratori, in numero sempre maggiore, si fecero un dovere di precisare apertamente e con chiarezza il mistero che è oggetto della festa e la sua strettissima connessione con le altre verità rivelate.

    L'insegnamento dei teologi

    Tra i teologi scolastici non mancarono di quelli che, volendo penetrare più addentro nelle verità rivelate e mostrare l'accordo tra la ragione teologica e la fede cattolica, fecero rilevare che questo privilegio dell'assunzione di Maria vergine concorda mirabilmente con le verità che ci sono insegnate dalla sacra Scrittura.

    Partendo da questo presupposto, presentarono per illustrare questo privilegio mariano diverse ragioni, contenute quasi in germe in questo: che Gesù ha voluto l'assunzione di Maria al cielo per la sua pietà filiale verso di lei. Ritenevano quindi che la forza di tali argomenti riposa sulla dignità incomparabile della maternità divina e su tutte quelle doti che ne conseguono: la sua insigne santità, superiore a quella di tutti gli uomini e di tutti gli angeli; l'intima unione di Maria col suo Figlio; e quell'amore sommo che il Figlio portava alla sua degnissima Madre.

    Frequentemente poi s'incontrano teologi e sacri oratori che, sulle orme dei santi padri,(16) per illustrare la loro fede nell'assunzione si servono, con una certa libertà, di fatti e detti della s. Scrittura. Così per citare soltanto alcuni testi fra i più usati, vi sono di quelli che riportano le parole del Salmista: «Vieni o Signore, nel tuo riposo; tu e l'Arca della tua santificazione» (Sal 131,8), e vedono nell'Arca dell'Alleanza fatta di legno incorruttibile e posta nel tempio del Signore, quasi una immagine del corpo purissimo di Maria vergine, preservato da ogni corruzione del sepolcro ed elevato a tanta gloria nel cielo. Allo stesso scopo descrivono la Regina che entra trionfalmente nella reggia celeste e si asside alla destra del divino Redentore (Sal 44,10.14-16), nonché la Sposa del Cantico dei cantici «che sale dal deserto, come una colonna di fumo dagli aromi di mirra e d'incenso» per essere incoronata (Ct 3,6; cf. 4,8; 6,9). L'una e l'altra vengono proposte come figure di quella Regina e Sposa celeste, che, insieme col divino Sposo, è innalzata alla reggia dei cieli.

    Inoltre i dottori scolastici videro adombrata l'assunzione della vergine Madre di Dio, non solo in varie figure dell'Antico Testamento, ma anche in quella Donna vestita di sole, che l'apostolo Giovanni contemplò nell'isola di Patmos (Ap 12,1s). Così pure, fra i detti del Nuovo Testamento, considerarono con particolare interesse le parole «Ave, o piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu fra le donne» (Lc 1,28), poiché vedevano nel mistero dell'assunzione un complemento della pienezza di grazia elargita alla beatissima Vergine, e una benedizione singolare in opposizione alla maledizione di Eva.

    Perciò sul principio della teologia scolastica il pio Amedeo, vescovo di Losanna, afferma che la carne di Maria vergine rimase incorrotta; - non si può credere infatti che il suo corpo vide la corruzione, - perché realmente fu riunito alla sua anima e insieme con essa fu circonfuso di altissima gloria nella corte celeste. «Era infatti piena di grazia e benedetta fra le donne (Lc 1,28). Lei sola meritò di concepire Dio vero da Dio vero, che partorì vergine, vergine allattò, stringendolo al seno, ed al quale prestò in tutto i suoi santi servigi e omaggi».(17)

    Tra i sacri scrittori poi che in questo tempo, servendosi di testi scritturistici o di similitudini ed analogie, illustrarono e confermarono la pia sentenza dell'assunzione, occupa un posto speciale il dottore evangelico, s. Antonio da Padova. Nella festa dell'Assunzione, commentando le parole d'Isaia: «Glorificherò il luogo dove posano i miei piedi» (Is 60,13), affermò con sicurezza che il divino Redentore ha glorificato in modo eccelso la sua Madre dilettissima, dalla quale aveva preso umana carne. «Con ciò si ha chiaramente - dice - che la beata Vergine è stata assunta col corpo, in cui fu il luogo dei piedi del Signore». Perciò scrive il Salmista: «Vieni, o Signore, nel tuo riposo, tu e l'Arca della tua santificazione». Come Gesù Cristo, dice il santo, risorse dalla sconfitta morte e salì alla destra del Padre suo, così «risorse anche dall'Arca della sua santificazione, poiché in questo giorno la Vergine Madre fu assunta al talamo celeste».(18)

    La dottrina di s. Alberto Magno e di s. Tommaso d'Aquino

    Quando nel medio evo la teologia scolastica raggiunse il suo massimo splendore, s. Alberto Magno, dopo aver raccolti, per provare questa verità, vari argomenti, fondati sulla s. Scrittura, la tradizione, la liturgia e la ragione teologica, conclude: «Da queste ragioni e autorità e da molte altre è chiaro che la beatissima Madre di Dio è stata assunta in corpo ed anima al disopra dei cori degli angeli. E ciò crediamo assolutamente vero».(19) E in un discorso tenuto il giorno dell'Annunciazione di Maria, spiegando queste parole del saluto dell'angelo: «Ave, o piena di grazia ...», il dottore universale paragona la santissima Vergine con Eva e dice espressamente che fu immune dalla quadruplice maledizione alla quale Eva fu soggetta.(20)

    Il dottore angelico, seguendo le vestigia del suo insigne Maestro, benché non abbia mai trattato espressamente la questione, tuttavia ogni volta che occasionalmente ne parla, ritiene costantemente con la chiesa cattolica che insieme all'anima è stato assunto al cielo anche il corpo di Maria.(21)

    L'interpretazione di s. Bonaventura

    Dello stesso parere è, fra molti altri, il dottore serafico, il quale ritiene assolutamente certo che, come Dio preservò Maria santissima dalla violazione del pudore e dell'integrità verginale nella concezione e nel parto, così non ha permesso che il suo corpo si disfacesse in putredine e cenere.(22) Interpretando poi e applicando in senso accomodatizio alla beata Vergine queste parole della s. Scrittura: «Chi è costei che sale dal deserto, ricolma di delizie, appoggiata al suo diletto?» (Ct 8,5), così ragiona: «E di qui può constare che è ivi (nella città celeste) corporalmente. ... Poiché infatti ... la beatitudine non sarebbe piena, se non vi fosse personalmente; e poiché la persona non è l'anima, ma il composto, è chiaro che vi è secondo il composto, cioè il corpo e l'anima, altrimenti non avrebbe una piena fruizione».(23)

    Il pensiero della Scolastica nel secolo XV

    Nella tarda scolastica, ossia nel secolo XV, s. Bernardino da Siena, riassumendo e di nuovo trattando con diligenza tutto ciò che i teologi del medioevo avevano detto e discusso a tal proposito, non si restrinse a riportare le principali considerazioni già proposte dai dottori precedenti, ma ne aggiunse delle altre. La somiglianza cioè della divina Madre col Figlio divino, quanto alla nobiltà e dignità dell'anima e del corpo - per cui non si può pensare che la celeste Regina sia separata dal Re dei cieli - esige apertamente che «Maria non debba essere se non dov'è Cristo»;(24) inoltre è ragionevole e conveniente che si trovino già glorificati in cielo l'anima e il corpo, come dell'uomo, così anche della donna; infine il fatto che la chiesa non ha mai cercato e proposto alla venerazione dei fedeli le reliquie corporee della beata Vergine, fornisce un argomento che si può dire «quasi una riprova sensibile».(25)

    La conferma dei più recenti scrittori sacri

    In tempi più recenti i pareri surriferiti dei santi Padri e dei Dottori furono di uso comune. Aderendo al consenso dei cristiani, trasmesso dai secoli passati, s. Roberto Bellarmino esclama: «E chi, prego, potrebbe credere che l'arca della santità, il domicilio del Verbo il tempio dello Spirito Santo sia caduto? Aborrisce il mio animo dal solo pensare che quella carne verginale che generò Dio, lo partorì, l'alimentò, lo portò, o sia stata ridotta in cenere o sia stata data in pasto ai vermi».(26)

    Parimenti s. Francesco di Sales, dopo avere asserito che non é lecito dubitare che Gesù Cristo abbia seguito nel modo più perfetto il divino mandato, col quale ai figli s'impone di onorare i propri genitori, si pone questa domanda: «Chi è quel figlio che, se potesse, non richiamerebbe alla vita la propria madre e non la porterebbe dopo morte con sé in paradiso ?».(27)

    E s. Alfonso scrive: «Gesù preservò il corpo di Maria dalla corruzione, perché ridondava in suo disonore che fosse guasta dalla putredine quella carne verginale, di cui egli si era già vestito».(28)

    Chiarito però ormai il mistero che è oggetto di questa festa, non mancarono dottori i quali piuttosto che occuparsi delle ragioni teologiche, dalle quali si dimostra la somma convenienza dell'assunzione corporea della beata Vergine Maria in cielo, rivolsero la loro attenzione alla fede della chiesa, mistica Sposa di Cristo, non avente né macchia, né grinza (cf. Ef 5,27), la quale è detta dall'apostolo «colonna e fondamento della verità» (1Tm 3,15) e appoggiati a questa fede comune ritennero temeraria per non dire eretica, la sentenza contraria. Infatti s. Pietro Canisio, fra non pochi altri, dopo avere dichiarato che il termine assunzione significa la glorificazione non solo dell'anima, ma anche del corpo e dopo aver rilevato che la chiesa già da molti secoli venera e celebra solennemente questo mistero mariano dell'assunzione, dice: «Questa sentenza è ammessa già da alcuni secoli ed è issata talmente nell'anima dei pii fedeli e così accetta a tutta la chiesa, che coloro che negano che il corpo di Maria sia stato assunto in cielo, non vanno neppure ascoltati con pazienza, ma fischiati come troppo pertinaci, o del tutto temerari e animati da spirito non già cattolico, ma eretico».(29)

    Contemporaneamente il dottore esimio, posta come norma della mariologia che «i misteri della grazia, che Dio ha operato nella Vergine, non vanno misurati secondo le leggi ordinarie, ma secondo l'onnipotenza di Dio, supposta la convenienza della cosa in se stessa, ed esclusa ogni contraddizione o ripugnanza da parte della s. Scrittura»(30) fondandosi sulla fede della chiesa tutta, circa il mistero dell'assunzione, poteva concludere che questo mistero doveva credersi con la stessa fermezza d'animo, con cui doveva credersi l'immacolata concezione della beata Vergine; e già allora riteneva che queste due verità potessero essere definite.

    Tutte queste ragioni e considerazioni dei santi padri e dei teologi hanno come ultimo fondamento la s. Scrittura, la quale ci presenta l'alma Madre di Dio unita strettamente al suo Figlio divino e sempre partecipe della sua sorte. Per cui sembra quasi impossibile figurarsi che, dopo questa vita, possa essere separata da Cristo - non diciamo, con l'anima, ma neppure col corpo - colei che lo concepì, lo diede alla luce, lo nutrì col suo latte, lo portò fra le braccia e lo strinse al petto. Dal momento che il nostro Redentore è Figlio di Maria, non poteva, come osservatore perfettissimo della divina legge, non onorare oltre l'eterno Padre anche la Madre diletta. Potendo quindi dare alla Madre tanto onore, preservandola immune dalla corruzione del sepolcro, si deve credere che lo abbia realmente fatto.

    Maria è la nuova Eva

    Ma in particolare va ricordato che, fin dal secolo II, Maria Vergine viene presentata dai santi padri come nuova Eva, strettamente unita al nuovo Adamo, sebbene a lui soggetta, in quella lotta contro il nemico infernale, che, com'è stato preannunziato dal protovangelo (Gn 3,15), si sarebbe conclusa con la pienissima vittoria sul peccato e sulla morte, sempre congiunti negli scritti dell'apostolo delle genti (cf. Rm cc. 5 e 6; 1Cor 15,21-26.54-57). Per la qual cosa, come la gloriosa risurrezione di Cristo fu parte essenziale e segno finale di questa vittoria, così anche per Maria la lotta che ha in comune col Figlio suo si doveva concludere con la glorificazione del suo corpo verginale: perché, come dice lo stesso apostolo, «quando... questo corpo mortale sarà rivestito dell'immortalità, allora sarà adempiuta la parola che sta scritta: è stata assorbita la morte nella vittoria» (1Cor 15,54).

    In tal modo l'augusta Madre di Dio, arcanamente unita a Gesù Cristo fin da tutta l'eternità «con uno stesso decreto»(31) di predestinazione, immacolata nella sua concezione, Vergine illibata nella sua divina maternità, generosa Socia del divino Redentore, che ha riportato un pieno trionfo sul peccato e sulle sue conseguenze, alla fine, come supremo coronamento dei suoi privilegi, ottenne di essere preservata dalla corruzione del sepolcro, e, vinta la morte, come già il suo Figlio, di essere innalzata in anima e corpo alla gloria del cielo, dove risplende Regina alla destra del Figlio suo, Re immortale dei secoli (cf. 1Tm 1,17).

    Le ragioni del nuovo dogma

    Poiché la chiesa universale nella quale vive lo Spirito di verità e la conduce infallibilmente alla conoscenza delle verità rivelate, nel corso dei secoli ha manifestato in molti modi la sua fede, e poiché tutti i vescovi dell'orbe cattolico con quasi unanime consenso chiedono che sia definita come dogma di fede divina e cattolica la verità dell'assunzione corporea della beatissima vergine Maria al cielo - verità fondata sulla s. Scrittura, insita profondamente nell'animo dei fedeli, confermata dal culto ecclesiastico fin dai tempi remotissimi, sommamente consona con altre verità rivelate, splendidamente illustrata e spiegata dallo studio della scienza e sapienza dei teologi - riteniamo giunto il momento prestabilito dalla provvidenza di Dio per proclamare solennemente questo privilegio di Maria vergine.

    Noi, che abbiamo posto il Nostro pontificato sotto lo speciale patrocinio della santissima Vergine, alla quale Ci siamo rivolti in tante tristissime contingenze, Noi, che con pubblico rito abbiamo consacrato tutto il genere umano al suo Cuore immacolato, e abbiamo ripetutamente sperimentato la sua validissima protezione, abbiamo ferma fiducia che questa solenne proclamazione e definizione dell'assunzione sarà di grande vantaggio all'umanità intera, perché renderà gloria alla santissima Trinità, alla quale la Vergine Madre di Dio è legata da vincoli singolari. Vi è da sperare infatti che tutti i cristiani siano stimolati da una maggiore devozione verso la Madre celeste, e che il cuore di tutti coloro che si gloriano del nome cristiano sia mosso a desiderare l'unione col corpo mistico di Gesù Cristo e l'aumento del proprio amore verso colei che ha viscere materne verso tutti i membri di quel Corpo augusto. Vi è da sperare inoltre che tutti coloro che mediteranno i gloriosi esempi di Maria abbiano a persuadersi sempre meglio del valore della vita umana, se è dedita totalmente all'esercizio della volontà del Padre celeste e al bene degli altri; che, mentre il materialismo e la corruzione dei costumi da esso derivata minacciano di sommergere ogni virtù e di fare scempio di vite umane, suscitando guerre, sia posto dinanzi agli occhi di tutti in modo luminosissimo a quale eccelso fine le anime e i corpi siano destinati; che infine la fede nella corporea assunzione di Maria al cielo renda più ferma e più operosa la fede nella nostra risurrezione.

    La coincidenza provvidenziale poi di questo solenne evento con l'Anno santo che si sta svolgendo, Ci è particolarmente gradita; ciò infatti Ci permette di ornare la fronte della vergine Madre di Dio di questa fulgida gemma, mentre si celebra il massimo giubileo, e di lasciare un monumento perenne della nostra ardente pietà verso la Regina del cielo.

    La solenne definizione

    «Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la chiesa, per l'autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l'immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo».

    Perciò, se alcuno, che Dio non voglia, osasse negare o porre in dubbio volontariamente ciò che da Noi è stato definito, sappia che è venuto meno alla fede divina e cattolica.

    Affinché poi questa Nostra definizione dell'assunzione corporea di Maria vergine al cielo sia portata a conoscenza della chiesa universale, abbiamo voluto che stesse a perpetua memoria questa Nostra lettera apostolica; comandando che alle sue copie o esemplari anche stampati, sottoscritti dalla mano di qualche pubblico notaio e muniti del sigillo di qualche persona costituita in dignità ecclesiastica, si presti assolutamente da tutti la stessa fede; che si presterebbe alla presente, se fosse esibita o mostrata.

    A nessuno dunque sia lecito infrangere questa Nostra dichiarazione, proclamazione e definizione, o ad essa opporsi e contravvenire. Se alcuno invece ardisse di tentarlo, sappia che incorrerà nell'indignazione di Dio onnipotente e dei suoi beati apostoli Pietro e Paolo.

    Dato a Roma, presso S. Pietro, nell'anno del massimo giubileo 1950, 1° novembre, festa di tutti i santi, nell'anno dodicesimo del Nostro pontificato.

    Noi PIO, vescovo della chiesa cattolica,
    così definendo abbiamo sottoscritto

    -------------------------------------------------------------------------------

    (1) PIUS PP. XII, Const. apost. Munificentissimus Deus qua fidei dogma definitur Deiparam Virginem Mariam corpore et anima fuisse ad caelestem gloriam assumptam, 1 novembris 1950: AAS 42(1950), pp. 753-771.

    La glorificazione di Maria nella sua corporea assunzione è verità radicata profondamente nel senso religioso dei cristiani, come dimostrano lungo il corso dei secoli innumerevoli forme di specifica devozione, ma soprattutto il linguaggio della liturgia dell'Oriente e dell'Occidente. I santi padri e i dottori della chiesa, facendosi eco della liturgia, nelle feste dell'Assunta parlano chiaramente della risurrezione e glorificazione del corpo della Vergine, come di verità conosciuta e accettata da tutti i fedeli. I teologi, trattando di questo argomento, dimostrano l'armonia tra la fede e la ragione teologica e la convenienza di questo privilegio, servendosi di fatti, parole, figure, analogie contenuti nella sacra Scrittura. Accertata così la fede della chiesa universale, il papa ritiene giunto il momento di ratificarla con la sua suprema autorità.

    (2) Petitiones de Assumptione corporea B. Virginis Mariae in Caelum definienda ad S. Sedem delatae, 2 voll., Typis Polyglottis Vaticanis, 1942.

    (3) Bulla Ineffabilis Deus: Acta Pii IX, pars I, vol. 1, p. 615; EE 2/app.

    (4) Cf. CONC. VAT. I, Const. dogm. Dei Filius de fide catholica, c. 4: COD 808-809.

    (5) CONC. VAT. I, Const. dogm. Pastor aeternus de Ecclesia Christi, c. 4: COD 816.

    (6) CONC. VAT. I, Const. dogm. Dei Filius de fide catholica, c. 3: COD 807.

    (7) Litt. enc. Mediator Dei: AAS 39(1947), p. 541; EE 6/475.

    (8) Sacramentarium Gregorianum.

    (9) Menaei totius anni.

    (10) Liber Pontificalis.

    (11) Ibidem.

    (12) Responsa Nicolai Papae I ad consulta Bulgarorum, 13 nov. 866.

    (13) S. IOANNES DAMASCENUS, Encomium in Dormitionem Dei Genetricis semperque Virginis Mariae, hom. II, 14; cf. etiam ibid., n. 3.

    (14) S. GERMANUS CONST., In sanctae Dei Genetricis Dormitionem, sermo I.

    (15) Encomium in Dormitionem sanctissimae Dominae nostrae Deiparae semperque Virginis Mariae (S. Modesto Hierosol. attributum), n. 14.

    (16) Cf. S. IOANNES DAMASCENUS, Encomium in Dormitionem Dei Genetricis semperque Virginis Mariae, hom. II, 2, 11; Encomium in Dormitionem... (S. Modesto Hierosol. attributum).

    (17) AMEDEUS LAUSANNENSIS, De Beatae Virginis obitu, Assumptione in Caelum, exaltatione ad Filii dexteram.

    (18) S. ANTONIUS PATAV., Sermones dominicales et in solemnitatibus. In Assumptione S. Mariae Virginis sermo.

    (19) S. ALBERTUS MAGNUS, Mariale sive quaestiones super Evang. "Missus est", q. 132.

    (20) S. ALBERTUS MAGNUS, Sermones de sanctis, sermo XV: In Annuntiatione B. Mariae; cf. etiam: Mariale, q. 132. ,

    (21) Cf. Summa theol., III, q. 27, a. 1 c.; ibid., q. 83, a. 5 ad 8; Expositio salutationis angelicae; In symb. Apostolorum expositio, art. 5; In IV Sent., D. 12, q. 1, art. 3, sol. 3; D. 43, q. 1, art. 3, sol. 1 et 2.

    (22) Cf. S. BONAVENTURA, De Nativitate B. Mariae Virginis, sermo 5.

    (23) S BONAVENTURA, De Assumptione B. Mariae Virginis, sermo 1.

    (24) S. BERNARDINUS SENENSIS, In Assumptione B.M. Virginis, sermo 2.

    (25) IDEM, l.c.

    (26) S. ROBERTUS BELLARMINUS, Conciones habitae Lovanii, concio 40: De Assumptione B. Mariae Virginis.

    (27) Oeuvres de St François de Sales, Sermon autographe pour la fete de l'Assomption.

    (28) S. ALFONSO MARIA DE' LIGUORI, Le glorie di Maria, parte II, disc. 1.

    (29) S. PETRUS CANISIUS, De Maria Virgine.

    (30) SUAREZ F., In tertiam panem D. Thomae, quaest. 27, art. 2, disp. 3, sec. 5, n. 31.

    (31) Bulla Ineffabilis Deus: l. c., p. 599; EE 2/app.

  4. #4
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    Predefinito PREGHIERA DI PIO XII A MARIA SS. ASSUNTA



    O Vergine Immacolata, Madre di Dio e Madre degli uomini!

    1. Noi crediamo con tutto il fervore della nostra fede nella vostra assunzione trionfale in anima e corpo al cielo, ove siete acclamata Regina da tutti i cori degli Angeli e da tutte le schiere dei Santi;

    e noi ad essi ci uniamo per lodare e benedire il Signore, che vi ha esaltata sopra tutte le altre pure creature, e per offrirvi l'anelito della nostra devozione e del nostro amore.

    2. Noi sappiamo che il vostro sguardo, che maternamente accarezzava l'umanità umile e sofferente di Gesù in terra, si sazia in cielo alla vista della umanità gloriosa della Sapienza increata, e per la letizia dell'anima vostra nel contemplare faccia a faccia l'adorabile Trinità fa sussultare il vostro cuore di beatificante tenerezza;

    e noi, poveri peccatori, noi a cui il corpo appesantisce il volo dell'anima, vi supplichiamo di purificare i nostri sensi, affinché apprendiamo fin da quaggiù a gustare Iddio, Iddio solo, nell'incanto delle creature.

    3. Noi confidiamo che le vostre pupille misericordiose si abbassino sulle nostre miserie e sulle nostre angosce, sulle nostre lotte e sulle nostre debolezze; che le vostre labbra sorridano alle nostre gioie e alle nostre vittorie; che Voi sentiate la voce di Gesù dirvi di ognuno di noi, come già del suo discepolo amato: Ecco il tuo figlio;

    e noi, che vi invochiamo nostra Madre, noi vi prendiamo come Giovanni, per guida, forza e consolazione della nostra vita mortale.

    4. Noi abbiamo la vivificante certezza che i vostri occhi, i quali hanno pianto sulla terra irrigata dal sangue di Gesù, si volgano ancora verso questo mondo in preda alle guerre, alle persecuzioni, alla oppressione dei giusti e dei deboli;

    e noi, fra le tenebre di questa valle di lacrime, attendiamo dal vostro celeste lume e dalla vostra dolce pietà sollievo alle pene dei nostri cuori, alle prove della Chiesa e della nostra patria.

    5. Noi crediamo infine che nella gloria, ove Voi regnate, vestita di sole e coronata di stelle, Voi siete, dopo Gesù, la gioia e la letizia di tutti gli Angeli e di tutti i Santi;

    e noi, da questa terra, ove passiamo pellegrini, confortati dalla fede nella futura risurrezione, guardiamo verso di Voi, nostra vita, nostra dolcezza, nostra speranza; attraeteci con la soavità della vostra voce, per mostrarci un giorno, dopo il nostro esilio, Gesù, frutto benedetto del vostro seno, o clemente, o pia o dolce Vergine Maria.

    Pio PP. XII


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    Predefinito Le parole del Papa all'Angelus

    Alle ore 12 di oggi, Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, il Santo Padre Giovanni Paolo II recita l’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti nel Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo.

    Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:

    1. Nel cuore del mese di agosto, per molti tempo di riposo e ferie estive, la liturgia celebra con solennità l’Assunzione della Beata Vergine in Cielo. E’ un giorno, questo, di speranza e di luce, perché a tutti gli uomini, pellegrini sulla terra, viene fatto intravedere, in Maria, "il destino di gloria" che li attende.

    Quest’oggi, contempliamo la Serva del Signore circondata di regale fulgore nel Paradiso, dove ci ha preceduti anche col suo corpo glorificato. A Lei guardiamo come a segno di sicura speranza. In Maria, infatti, si compiono le promesse di Dio agli umili e ai giusti: il male e la morte non avranno l’ultima parola.

    2. Carissimi Fratelli e Sorelle, per quanto oscure possano essere le ombre che talora si addensano all’orizzonte, e incomprensibili risultino taluni eventi della vicenda umana, non perdiamo mai la fiducia e la pace. La festa di oggi ci invita affidarci all’Immacolata che dall’Alto, come fulgida stella, ci orienta nel quotidiano cammino dell’esistenza terrena.

    La Vergine infatti, innalzata alla Gerusalemme del cielo, "continua la sua opera accanto al Re della gloria, come nostra avvocata e ministra di salvezza" (Prefazio Messa Maria Vergine della Mercede). Maria aiuta a comprendere che solo nel suo divin Figlio può trovare pieno senso e valore la nostra vita. Alimenta così in noi "la speranza della meta escatologica", verso cui siamo "incamminati come membri del Popolo di Dio pellegrinante nella storia" (Lett. ap. Rosarium Virginis Mariae, 23).

    3. Vergine Madre di Cristo, veglia sulla Chiesa! Fa’ che un giorno anche noi possiamo condividere la tua stessa gloria in Paradiso, dove "oggi sei stata assunta sopra i cori degli Angeli e trionfi con Cristo in eterno" (Ant. d’inizio della Messa vespertina nella vigilia).

  6. #6
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    Predefinito 15 agosto - Assunzione in anima e corpo della Beata Vergine Maria

    Dal sito SANTI E BEATI con alcune modifiche:

    Assunzione della Beata Vergine Maria

    15 agosto - Solennità

    Maria compare per l'ultima volta negli scritti del Nuovo Testamento nel primo capitolo degli Atti: Ella è in mezzo agli apostoli, in orazione nel cenacolo, in attesa della discesa dello Spirito Santo. Alla concisione dei testi ispirati, fa riscontro l'abbondanza di notizie sulla Madonna negli scritti apocrifi, soprattutto il Protovangelo di Giacomo e la Narrazione di S. Giovanni il teologo sulla dormizione della santa Madre di Dio. Il termine "dormizione" è il più antico che si riferisca alla conclusione della vita terrena di Maria. Questa celebrazione venne decretata per l'Oriente nel VII secolo con un decreto dell'imperatore bizantino Maurizio. Nello stesso secolo la festa della Dormizione viene introdotta anche a Roma da un papa orientale, Sergio I. Ma trascorse un altro secolo prima che il termine "dormizione" cedesse il posto a quello più esplicito di "assunzione". La definizione dogmatica, dichiarando che Maria non dovette attendere, al pari delle altre creature, la fine dei tempi per fruire anche della redenzione corporea, ha voluto mettere in rilievo il carattere unico della sua santificazione personale, poiché il peccato non ha mai offuscato, neppure per un solo istante, la limpidezza della sua anima.
    L'Immacolata Vergine, preservata immune da ogni colpa originale, finito il corso della sua vita, fu assunta alla celeste gloria in anima e corpo e dal Signore esaltata quale regina dell'universo, perché fosse più pienamente conforme al Figlio suo, Signore dei dominanti e vincitore del peccato e della morte'. (Conc. Vat. II, Lumen gentium, 59). L'Assunta è primizia della Chiesa celeste e segno di consolazione e di sicura speranza per la chiesa pellegrina. La 'dormitio Virginis' e l'assunzione, in Oriente e in Occidente, sono fra le più antiche feste mariane. Questa antica testimonianza liturgica fu esplicitata e solennemente proclamata, appunto, con la definizione dommatica di Pio XII il 1° novembre 1950. (Mess. Rom.)

    Maria compare per l'ultima volta negli scritti del Nuovo Testamento nel primo capitolo degli Atti: Ella è in mezzo agli apostoli, in orazione nel cenacolo, in attesa della discesa dello Spirito Santo. Alla concisione dei testi ispirati, fa riscontro l'abbondanza di notizie sulla Madonna negli scritti apocrifi, soprattutto il Protovangelo di Giacomo e la Narrazione di S. Giovanni il teologo sulla dormizione della santa Madre di Dio. Il termine "dormizione" è il più antico che si riferisca alla conclusione della vita terrena di Maria. Questa celebrazione venne decretata per l'Oriente nel VII secolo con un decreto dell'imperatore bizantino Maurizio. Nello stesso secolo la festa della Dormizione viene introdotta anche a Roma da un papa orientale, Sergio I. Ma trascorse un altro secolo prima che il termine "dormizione" cedesse il posto a quello più esplicito di "assunzione".
    La definizione dogmatica, pronunciata da Pio XII nel 1950, dichiarando che Maria non dovette attendere, al pari delle altre creature, la fine dei tempi per fruire anche della redenzione corporea, ha voluto mettere in rilievo il carattere unico della sua santificazione personale, poiché il peccato non ha mai offuscato, neppure per un solo istante, la limpidezza della sua anima. L'unione definitiva, spirituale e corporea, dell'uomo con il Cristo glorioso, è la fase finale ed eterna della redenzione. Così i beati, che già godono della visione beatifica, sono in certo senso in attesa del compimento della redenzione, che in Maria era già avvenuta con la singolare grazia della preservazione dal peccato.
    Alla luce di questa dottrina, che ha il suo fondamento nella Sacra Scrittura, nel cosiddetto "Protoevangelo", contenente il primo annunzio della salvezza messianica dato da Dio ai nostri progenitori dopo la colpa, Maria viene presentata come nuova Eva, strettamente unita al nuovo Adamo, Gesù. Gesù e Maria sono infatti associati nel dolore e nell'amore per riparare la colpa dei nostri progenitori. Maria è dunque non solo madre del Redentore, ma anche sua cooperatrice, a lui strettamente unita nella lotta e nella decisiva vittoria. Quest'intima unione richiede che anche Maria trionfi, al pari di Gesù, non soltanto sul peccato, ma anche sulla morte, i due nemici del genere umano. E come la redenzione di Cristo ha la sua conclusione con la risurrezione del corpo, anche la vittoria di Maria sul peccato, con la Immacolata Concezione, doveva essere completa con la vittoria sulla morte mediante la glorificazione del corpo, con l'assunzione, poiché la pienezza della salvezza cristiana è la partecipazione del corpo alla gloria celeste.

    Autore: Piero Bargellini


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    Predefinito Dalle Omelie di san Giovanni Damasceno.

    In Dormitione Mariæ , I, 8. 10-12. SC 80, 100-102. 106-114.

    Ecco che tutte le generazioni ti chiamano beata, come tu hai detto, o Maria. Le figlie di Gerusalemme, cioè della Chiesa, ti hanno visto e ti hanno proclamata beata; le regine, ossia le anime dei giusti, ti loderanno nei secoli (Cf Ct 6,9 e Prov 31,28).

    Tu sei il trono regale, presso cui si erano disposti gli angeli, contemplando il loro Signore e Creatore seduto su quel trono (Cf Dn 6.9 e Prov 31,28).

    Tu hai assunto il ruolo di Eden spirituale, più sacro e più divino di quello antico: mentre in quello abitava l'Adamo tratto dalla terra, in te il Signore che viene dal cielo (1 Cor 15,47).

    L'arca ti ha prefigurato, quado salvò il seme della nuova creazione; tu hai generato Cristo, salvezza del mondo, che ha sommerso il peccato e placato i suoi flutti.

    Il roveto ti ha prefigurato, le tavole scritte da Dio ti hanno predeterminato, l'arca della legge ti ha preannunciato; chiaramente ti hanno prefigurata l'urna d'oro, il candelabro, la tavola e la verga di Aronne che era fiorita.

    Come mai colei che nel parto ha oltrepassato i limiti della natura ora si piega alle sue leggi e il corpo immacolato è sottomesso alla morte? È necessario, infatti, deporre ciò che è mortale per rivestire l'incorruttibilità, poiché il Signore della natura non si è sottratto all'esperienza della morte.

    In che modo, o Maria, chiameremo il mistero che ti coinvolge? Morte? Ma anche se, come richiede la natura, la tua anima tutta santa e beata è separata dal tuo corpo beatissimo e immacolato e se il corpo è consegnato alla tomba seguendo la legge comune, tuttavia non rimane nella morte e non è distrutto dalla corruzione. Il corpo di colei la cui verginità rimase intatta durante il parto, dopo la morte fu custodito intatto e trasportato in una dimora migliore e più divina, non colpita dalla morte e destinata a durare per i secoli infiniti.

    Non sei salita al cielo come Elia (Cf 2 Re 2,11), né come Paolo sei stata trasportata al terzo cielo (2 Cor 12,2), ma sei giunta fino al trono regale di tuo Figlio, dove contempli con i tuoi stessi occhi e stai alla sua presenza nella gioia, con grande e indicibile confidenza.

    Per gli angeli e per tutte le potenze sovracosmiche sei giubilo indicibile, per i patriarchi letizia senza fine, per i giusti gioia inesprimibile, per i profeti motivo di incessante esultanza.

    Benedici il mondo, santifichi l'universo, sei sollievo per chi patisce, consolazione per chi piange, guarigione per chi è malato; sei porto nelle tempeste, perdono dei peccati, benevolo conforto per chi è afflitto. Tu sei pronto aiuto per tutti quelli che ti invocano.

    Quando dichiariamo beata la morte dei servi di Dio, soltanto la conclusione della loro vita dà la sicurezza definitiva di essere graditi al Signore; per questo la loro morte è proclamata beata, perché sigilla la loro perfezione e ne manifesta la beatitudine, donando la solidità della virtù, come afferma la Scrittura: Prima della fine non chiamare nessuno beato (Sir 11,28).

    Ma non a te, o Maria, riferiremo ciò. La tua beatitudine non deriva dalla morte e il trapasso non è stato un perfezionamento. Non è neppure il tuo emigrare da questa vita a confermarti nella grazia. Il principio, il mezzo e la fine di tutti i tuoi incomprensibili privilegi, la loro stabilità e l'autentica conferma furono il concepimento verginale, l'inabitazione divina e il prato rimanendo integra. Perciò, l'hai detto con verità, non dalla morte, ma fin dal concepimento stesso sei chiamata beata da tutte le generazioni. Non la morte ti ha beatificata, ma tu stessa hai glorificato la morte, liberandola dalla tristezza e facendola apparire una gioia.

  8. #8
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    Predefinito Dalle Lettere di Adamo di Perseigne.

    Epist. II, 12-15, ad Andrea di Tours. SC 66, 62-66.

    La Madre di Dio, all’udire Elisabetta che le predice l’avvenire, ripensa all’annuncio dell’angelo da parte del Signore. Considera la purità della sua coscienza esente da ogni macchia, per cui si vede portata in alto per opera divina, ben sopra il mondo e ogni creatura, per la prerogativa di una grazia singolare corrisposta con la vita. Allora nel giubilo di una gioia immensa canta al Signore un cantico nuovo, esclamando: L’anima mia magnifica il Signore.

    L’anima di Maria magnifica il Signore, perché prima è stata magnificata da lui. Senza l’iniziativa divina che l’ha preceduta, Maria non avrebbe potuto magnificare a sua volta il Signore. Maria magnifica dunque colui dal quale è stata magnificata. E non solo con la lode della bocca lo magnifica, non solo con l’integrità del corpo, ma per il carattere unico del suo amore.

    Molti lodano con le labbra, ma si smentiscono con la vita. Il loro cuore orgoglioso li rende autori di scelleratezza, invece che capaci di adorazione. Di costoro sta scritto: Dichiarano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti (Tt 1,16). Questa razza di gente non esalta Dio, al contrario minimizza il nome del Signore, per quanto è in suo potere. A costoro si riferisce l’Apostolo affermando: Il nome di Dio è bestemmiato per causa vostra tra i pagani (Rm 2,24). In Maria, invece, magnifica il Signore la lingua, la vita, l’anima: la lingua, che loda la meravigliosa santità della divina gloria; la vita, che merita con le opere la gloria stessa; l’anima, che ama in modo singolare, raggiungendolo sulle ali della contemplazione, mentre lo spirito e il seno ne contengono l’incomprensibile magnificenza.

    L’anima mia — ella dice — magnifica il Signore.Come lo magnifichi? Puoi forse rendere più grande la grandezza infinita? Grande è il Signore - dice il salmista - e degno di ogni lode (Sal 144,3). E’ tanto grande che la sua grandezza non si può paragonare né misurare. Come dunque lo magnifichi se non lo rendi da piccolo grande, né da grande più grande? Eppure lo magnifichi perché gli dài lode.

    Tu magnifichi il Signore, o Maria, perché fra le tenebre di questo mondo, tu più luminosa del sole, tu più bella della luna, tu più fragrante della rosa, tu più candida della neve, lo fai conoscere irradiandone lo splendore. Lo magnifichi, dunque, non aumentando la sua grandezza infinita, ma portando fra le tenebre di questo mondo la luce sconosciuta della vera Divinità.

    Il Signore, come non viene mai meno essendo eterno, così non può progredire essendo perfetto; è eterno, perché non ha inizio né fine, è perfetto perché nulla manca alla sua pienezza. E tuttavia tu lo magnifichi, quando per l’eccellenza dei tuoi meriti t’innalzi fino a ricevere la pienezza della grazia. Infatti lo Spirito Santo, che sopravviene in te pur lasciandoti vergine intatta, ti rende Madre di Dio, perché al mondo perduto tu generi il Salvatore.

    Quali le cause di tali prodigi? Ciò proviene dal motivo che il Signore è con te, lui che ha fatto dei suoi doni i tuoi meriti; ecco perché affermo che tanto più tu magnifichi il Signore, quanto maggiormente in lui e da lui sei magnificata.

    Che significa che l’anima tua magnifica il Signore, se non che tu stessa sei da lui talmente elevata da ricevere tutta la pienezza della grazia? Le tue gloriose e singolari virtù ti dilatano sino a raggiungere la magnificenza di una gloria senza pari. Ti dilatano, dico, perché tutta rorida dalla rugiada dello Spirito Santo, tutta impregnata dall’unione celeste, la tua anima si dilata col desiderio dell’amore come una pelle intrisa d’olio, fino a raggiungere lo stesso Verbo di Dio.

    Tu sei il cestello di Mosè, tu il ricettacolo del Verbo, tu la cella del vino nuovo che inebria la sobrietà dei credenti. Tu sei la Madre di Dio.


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    Predefinito Dalle Omelie di Papa Paolo VI.

    Omelia del 15 agosto 1969, in "Insegnamenti di Paolo VI", ed. Poliglotta vaticana, Roma, 1970, t. VII, 1292-1297.

    Allorché celebriamo le feste della Madonna, notiamo come le pagine del vangelo ci fanno vedere e sentire Maria più vicina a noi. Si tratta di incontri familiari: ad esempio l'annunciazione, la nascita del Signore, la visita a Elisabetta, che rendono facile la nostra conversazione con la Madre di Dio, una conversazione che si svolge con linguaggio umano. Ne è conferma l'Ave Maria, poiché ella è nostra, nostra sorella nell'umanità.

    I vari misteri della Madonna, anche quelli dolorosi, sono quadri di vita, ai quali ci è facile accedere almeno in parte, pure rimanendo noi sempre attoniti di fronte alla loro grandezza e sublimità.

    Ma il ricordo degli ultimi punti del santo rosario: l'assunzione e la gloria di Maria, invece, ce la portano lontano. La Madonna esce dalla sfera della nostra vita umana; sale, scompare, entra in quell'aldilà che conosciamo solo per fede e anche per una certa intuizione in fondo al nostro spirito, predisposto a tale avvenire meraviglioso.

    Noi intuiamo qualche cosa di questo aldilà, ma ci manca ogni esperienza. Allora bisogna affidarsi alla immaginazione; bisogna rendere superlativi e assoluti i termini da noi usati nel linguaggio terreno, temporale, per figurarci in piccola dimensione l'eterno.

    Oggi noi celebriamo proprio l'aldilà di Maria, e possiamo considerarlo in due momenti: l'istante della sua risurrezione e quello della sua "entrata" e dimora nel Paradiso, che durerà per tutti i secoli nella gloria del Signore.

    Che cosa stiamo guardando? L'epilogo della storia di Maria. Ci sarebbe più facile trovarne le ragioni che dirne l'essenza: Maria era senza macchia di peccato. Il peccato è la causa della morte e quindi è chiaro che la Madonna non doveva subire la pena della morte anche se ella ne ha subito la sorte, la dormitio Virginis, come si dice nell'antica liturgia, specie quella orientale.

    Appena addormentate, quelle membra santissime, innocenti, si sono rianimate; hanno ripreso una vita nuova, leggera, trasparente, trasfigurante. Maria è passata da questo nostro piano di vita temporale, terrena, a quell'altro per cui restiamo senza parole.

    Guardiamo, però, e restiamo abbagliati, come quando si guarda il sole e si vede che è sorgente di luce e vince la forza della nostra capacità visiva. Restiamo confusi a tanta luce e allora avviene il fatto comune di quando si guarda la luce. Si accende un lume: il primo sguardo è al lume, il secondo alle cose circostanti che ne sono illuminate.

    Cosi avviene nel mistero dell'assunzione: vediamo Maria diventare una stella del cielo: la stella più bella; diventare, dice sempre la Scrittura, adattata alla figura della Vergine, bella come la luna, fulgida come il sole (Ct 6,10) cioè un astro che illumina l'universo, il nostro panorama terreno.

    Quale luce ci da in modo speciale questo mistero odierno di Maria? Ce ne da molte, di luci. Ma quella che ci sembra specifica, essenziale, caratteristica, è che ci ricorda che la sorte di Maria sarà la nostra: anche noi siamo dei futuri risorti, siamo vite che il Signore cosi ha creato da rendere immortali, da destinare a una vita che trapassa i confini del tempo e gli anni trascorsi quaggiù, cosi labili, cosi fugaci, cosi logoranti, per darci invece, una vita piena, perfetta, santa e soprattutto, fuori del tempo. Essa non ha orologio, limiti, non ha calendario, non si esaurisce nella sua durata, ma resta assorbita nella sempre fresca, viva, nuova visione di Dio; è la vita eterna.

    Maria ha avuto il privilegio di anticipare questa sorte e di goderla in una pienezza, in una perfezione che noi non raggiungeremo, sia pure se noi avremo la stessa sorte, cioè di riprendere dopo la lunga stagione del nostro sonno nel sepolcro questa nostra stessa carne, queste stesse nostre membra, la nostra stessa persona fisica nel tempo.

    Vorremmo domandare alla luce di tali verità, che il Credo ci fa ripetere ogni giorno, se siamo veramente convinti che sarà cosi; se siamo sicuri, se crediamo e avvertiamo la meraviglia stupenda che tale verità colloca nella nostra maniera di valutare l'esistenza presente. Essa ha si una importanza grandissima ma è fugace, effimera, destinata all'altra esistenza, quella garantita dalla parola del Signore e della quale, nell'odierna festa, abbiamo splendida conferma.

    Vogliamo domandarci, oggi, se tale realtà è presente sia per la indicibile consolazione che offre, sia per la dignità altissima e l'importanza senza paragone che essa imprime all'esistenza umana. Per siffatta realtà la Chiesa è cosi gelosa nella difesa della vita che nasce, della vita sofferente, della vita che muore.

    Tutto concorre ad un atto che Iddio compie per l'eternità, e perciò la dignità della vita umana diviene qualificata con statura incommensurabile, bellissima, grandissima. E' la sorte di beatitudine che esige da tutti vicendevole amore.

    Una seconda domanda, più pratica ma non meno importante: che rapporto c'è tra la vita presente e quella futura? Le cose avvengono automaticamente? Si nasce, cioè, si muore e un giorno si risorgerà tranquillamente, siccome fatti naturali, insopprimibili?

    No. Esistono condizioni precise. La risurrezione esige il presupposto, da parte nostra, di essere buoni, veri cristiani, di conoscere la sorte d'essere veramente inseriti nella sorgente della vita che è Cristo, di essere sin d'ora attratti e compaginati nella sua misteriosa esistenza. Cristo è la vita: non vi sono su ciò dubbi o riserve. Noi dobbiamo essere cristiani, dobbiamo essere uniti a Cristo, giacché se vogliamo davvero che il prodigio della sua vita risorta sia pure nostro, dobbiamo agire in modo da credere e operare secondo l'unione indispensabile con lui.

    E' la cosa più importante del nostro tempo presente: o cristiani, o falliti; e il fallimento sarebbe di una portata incalcolabile, Dio mio, perché eterno.

    Con la sua assunzione al cielo Maria ci garantisce la possibilità di ascendere anche noi, se siamo, come lei, uniti a Cristo. Con tanta madre, la distanza fra noi e Cristo è abbreviata, annullata; e il Signore ci viene incontro e ci ripete: “Mangia di questo pane e vivrai in eterno” (Gv 6,58).

    In tal modo si raggiunge l'immortalità, cioè l'inserimento della vita nuova nella nostra povera giornata terrena, che da se sarebbe enigmatica e forse tormentata e inghiottita dal dubbio.

    Siamo esseri mortali, che devono rinunziare al grande sogno della vita perfetta e della vita eterna? No, di certo. Il Signore ci dice: "Io ti prometto, se tu credi, se rimani unito a me, se accetti di vivere cosi, che la tua vita sarà un giorno come quella di Maria".

    Cosi nell'unione eterna con Cristo formeremo con lui quella luminosa società e unità del Corpo mistico che è il segreto dell'intera creazione e di ogni opera di bontà del genio cristiano.

    Celebriamo, perciò, l'odierna festa nella fede della vita eterna, cercando di raggiungere le supreme conseguenze di tale fede.

    La Vergine Maria, dall'alto del suo seggio di gloria, ci tende le braccia perché sentiamo ancora meglio l'invito e la certezza della sua protezione, l'esempio e il flusso della sua intercessione. Ella viene sempre in nostro soccorso.

    E' bello vivere, con questa agilità e levitazione spirituale, la vita presente: i dolori, le fatiche, le delusioni, i pesi, le responsabilità cambiano di gravità; e invece di essere ostacoli diventano i gradini per raggiungere il traguardo, la vetta a cui siamo indirizzati.

    Che Maria ci aiuti: confidiamo in lei. La visione, la realtà del suo mistero illumini la nostra vita di speranza, di gaudio anticipato, di forza morale, di gioia cristiana; e ripetiamo cosi con lei: Quanto è grande il Signore! L'anima mia magnifica il Signore (Lc 1,46).

    Si, egli ha fatto cose grandi a Maria, e anche a noi che siamo, per divina adozione, fratelli di Cristo e fratelli, nella umanità, di Maria santissima.

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    Predefinito Dalle Meditazioni di Guigo II, certosino.

    Meditatio VIII. SC 163,164-170.

    O casa d'avorio, palazzo reale, costruito con tavole di cedro e rivolto verso spazi infiniti, o Maria, quante ricchezze sono in te racchiuse! Tu sei veramente il grande trono d'avorio di Salomone, opera tale che non ne esistettero di simili in nessun regno; sei rivestita con l'oro purissimo della sapienza, i tuoi fianchi hanno la perfezione dell'intatta verginità. Tu sei ascesa per i sei gradini dell'azione, e ora innalzi sul settimo il seggio della quiete contemplativa.

    E' il seggio del re di pace: di qua e di la, da una parte e dall'altra, si ergono sui gradini dodici leoni, i profeti e gli apostoli, i padri più grandi dei due testamenti, sostenuti dai tuoi meriti, quali fanciullini ricolmi di stupefatta meraviglia innanzi alla tua elevazione. Chi è costei essi dicono che sorge come l'aurora, bella come la luna, fulgida come il sole, terribile come schiere a vessilli spiegati? (Ct 6, 10).

    Tutta la corte celeste s'innalza nello stupore di fronte a te e ammira in te l'opera delle dita di Dio. O piena di grazia, che è ciò che porti nel tuo seno? E' il Signore, Sono la serva del Signore. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente (Lc 1,38.49). Cose da guardarsi con meraviglia, perché sono grandi,e chi ha fatto in me queste cose grandi è il potente. Egli è il Signore, io sono la serva; egli è la rugiada, io la terra,e da questo viene il frumento.Egli è la manna, io il vaso,e da questo viene il verme, poiché è detto:lo sono verme, non uomo (Sal 21,7). L'uomo è come l'erba, ma quest'Uomo è frumento (Sal 102,15). Dalla rugiada del cielo e dalla terra vergine è spuntato il frumento. Sono grandi cose colui che le ha fatte è il potente. Un sol chicco di frumento nasce da me, e della grande abbondanza di questo frumento vien detto: Se muore, produce molto frutto (Gv 12,24). E' vero: morendo egli ha versato una grande abbondanza di vino; risorgendo e ascendendo ha effuso olio, e l'ha effuso su di noi abbondantemente, come dice l'Apostolo (Tt 3,6). Ecco l'abbondanza di frumento, di vino e di olio con rugiada del cielo e terre grasse.

    Dio ha fatto di te, o Maria, una terra fertile. Ti ha colmato di grazia e separata dalla massa peccatrice, come il grasso nel sacrificio è separato dalla carne. Tu sei piena di grazia, piena di frumento, piena di vino, piena di olio, piena e debordante di tutti i doni dello Spirito Santo.

    Il Signore è con te (Lc 1.28): con te nell'intimità del cuore, con te nel talamo del seno; con te egli dimora, con te rimane, mai si allontana da te.

    Il Signore è con te. Che significa "con te"? Il Signore è con te una sola natura destinata ad essere innalzata ben sopra gli angeli. Dio abita in mezzo agli angeli, ma non con gli angeli; invece abita in mezzo a te e anche con te. Dio siede sopra gli angeli, siede sul trono, siede sui cherubini e i serafini, siede e regna sopra tutti costoro. Ma in nessun regno esiste opera alcuna simile a questo grande trono d'avorio.

    Benedetta tu fra le donne (Lc 1.42).

    La pienezza della grazia che è in te si riversa sulla terra e la disseta moltiplicandone i frutti;sotto questo stillicidio essa germinerà nella gioia, e tutte le generazioni ti chiameranno beata. Benedetta tu fra le donne. Sarebbe poco per te essere benedetta sopra gli uomini; le donne partoriscono con dolore, gli uomini con il sudore del volto mangiano il loro pane. Tu invece partorisci senza dolore, mangi senza fatica. Sarebbe poco per te anche essere benedetta sopra gli angeli: gli angeli sono nutriti da Dio, non vien detto che nutrano essi Dio. Tu invece, o benedetta, nutri colui che nutre sia te che gli angeli.

    E benedetto il frutto del tuo grembo (Lc 1.42): il frutto per il quale le donne, gli uomini e gli angeli sono benedetti e tu sei benedetta sopra di tutti: perché molte figlie hanno radunato ricchezze, ma tu le hai superate tutte.

    Dio ha consacrato il frutto del tuo grembo con olio di letizia a preferenza dei suoi compagni,e dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto:ma tu hai ricevuto con più abbondanza di tutti.

 

 
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