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    Predefinito Teologia della Liberazione

    La stessa Congregazione dell'Evangelizzazione dei popoli, sulla questione specifica nell'America Latina (e CA) e specialmente in Brasile, sostiene che ci vorranno ancora almeno dieci anni per RIPARARE I DANNI APPORTATI DALLA TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE......ma i dati SONO OTTIMISTI.......
    Mi spiegate quali danni avrebbe causato la Teologia della Liberazione??
    Mi pare che fu la corretta risposta ai problemi che attraversamano l'America Latina tra gli anni '60 e '70...
    La Chiesa giustamente prese e parti degli ultimi... o avreste preferito una commistione con i regimi dittatoriali di Chile, Argentina, brasile etc etc?

  2. #2
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    Predefinito

    Come dice padre Alex Zanotelli, se davvero si vivesse il Vangelosenza annacquarlo non ci sarebbe bisogno di teologia della liberazione, perchè il Vangelo E' liberazione infatti il nostro Dio è un Dio di parte che ha deciso di schierarsi dalla parte dei poveri e degli ultimi.

  3. #3
    INNAMORARSI DELLA CHIESA
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    Predefinito

    ...è stata definitivamente condannata da Giovanni Paolo II negli anni '80

    Riporto la testimonianza di un amico (trasmessa in un altro forum nel quale ci si poneva la stessa osservazione)......il quale ha vissuto in prima persona sia la Teologia della Liberazione, sia la sua conversione.....ergo non sparate su di me....che trasmetto solo quel che ritengo interessante ad un confronto sereno

    *********
    Scusate,
    visto che sembra esserci molta incomprensione sui danni della Teologia della Liberazione, che è sostenuta in chiave di compendio dalla sinistra moderata italiana, vorrei schematizzare che cosa è.
    Quando è stata teorizzata per la prima volta la Teologia della Liberazione ?

    Il primo a farlo, è stato Gustavo Gutierrez (domenicano), un peruviano che venne in Brasile alla fine degli anni '60 per studiare i movimenti di base. I movimenti di base, all'inizio sostenuti dalla gerarchia cattolica del luogo, si muovevano contro lo strapotere dei ricchi e degli sfruttatori. Da questa inchiesta arricchita dalla conoscenza che aveva della realtà dell'America Latina, è nata la sua opera che è ormai un classico, Teologia della Liberazione. Fu pubblicata nel 1970 e dedicata a un prete brasiliano che lavorava con i giovani ed era stato assassinato dai militari. Il suo nome era Antonio Pereira Neto. Ma già nei primi anni '70 lo stesso Paolo VI iniziava a sottolineare alcune incongruenze di questa Teologia con la Dottrina Sociale della Chiesa. Fin anche il vescovo del Salvador, assassinato mentre diceva la Messa, monsignor Oscar Arnulfo Romero, all'inizio favorevole a questa Teologia, la condannò aspramente quando si rese conto che questa, in nome di una uguaglianza ideologicamente marxisista, andava minando la base fondamentale del Vangelo, privandola del Cristo quale veramente Dio ed usando il Messia esclusivamente come un uomo, quasi fosse un mercenario venuto per combattere in modo umano le ingiustizie sociali. Romero stesso scriverà che questa Teologia spingeva i fedeli più semplici ad avere una falsa idea di Gesù, come i Giudei che si aspettavano da Cristo la liberazione dell'oppressore romano!


    Poi, questa strada è stata percorsa da molti altri, ingannati in buona fede. Fra i più importanti c'è Leonardo Boff. Ma ci sono anche altre testimonianze importanti, comprese quelle di molte donne, sposate con figli, che, attratte da questa interpretazione della religione, sono diventate dottori di una teologia che, purtroppo, non è quella della predicazione apostolica. È un fenomeno che in Brasile e in America Latina si sta espandendo e i risultati non sono dei migliori, l'altro giorno il Brasile ha avanzato una legge molto grave: legittimare gli aborti in tutte le fasce e abolire l'obiezione di coscienza dei medici i quali, se rifiuteranno di fa r abortire, verranno condannati!

    Questa Teologia sostiene che: " la mentalità, la cultura marxista è indiscutibilmente positivista ". Vi è poi in questa Teologia la tendenza ad un sicrentismo delle religioni a causa del concetto di uguaglianza del progetto marxista. Altro aspetto poco noto è il diritto della proprietà sempre combattuto dal marxisismo ed invece difeso dalla Dottrina Sociale della Chiesa, la Teologia della Liberazione sostiene che: " il socialismo dovrebbe amministrare invece gli interessi della classe 'maggioritaria' della maggior parte della gente, insomma, abolire la proprietà privata, la quale dovrebbe essere amministrata dallo Stato. Questa classe sociale dovrebbe essere autonoma, dovrebbe essere un soggetto politico dominante."

    Questa è utopia!
    E' il cavallo di battaglia di Bertinotti verso le cui idee sembra che lo stesso Rutelli si sia dissociato del resto lui stesso è proprietario di diversi appartamenti e non credo avanzerebbe mai con una idea del genere.
    Scrive Gianni Minà:

    " Il capitalismo ha avuto la saggezza di privatizzare i beni materiali e socializzare i sogni. Io sono un povero, vivo in una piccola casa, in una favela, però nella mia televisione posso vedere Hollywood, sognare la possibilità di vincere alla lotteria, per sorte o per trucco, o aiutato magari dalla magia... Posso insomma fruire di certe meraviglie. Il socialismo ha fatto il contrario: ha socializzato i beni materiali e privatizzato i beni simbolici. Nessuno ha diritto di sognare, solo il partito ha il diritto di farlo. Ma spesso erano sogni pericolosi. Quando la gente sogna, bisogna invece calarsi nella sua realtà e cercare alternative per le sue speranze".

    Il vero problema è che la base della Teologia della Liberazione andava bene agli inizi in una terra di difficile gestione come è l'America Latina, tanto è vero che essa trovò consensi nelle gerarchie ecclesiastiche che permisero il dilagare di questa forma eretica dell'evangelizzazione. Tutti gli anni '70 furono dominati da questa espansione anti-cristiana che trasmetteva, dove attecchiva, una nuova teologia cristiana, ben lontana dalla verità.
    Paolo VI, intuendone il pericolo, scrisse la: Lettera Enciclica di Paolo VI «Populorum progressio» dove scrive:

    11. In questo stato di marasma si fa più violenta la tentazione di lasciarsi pericolosamente trascinare verso messianismi carichi di promesse, ma fabbricatori di illusioni. Chi non vede i pericoli che ne derivano, di reazioni popolari violente, di agitazioni insurrezionali, e di scivolamenti verso le ideologie totalitarie? Questi sono i dati del problema, la cui gravità non può sfuggire a nessuno.

    A modelli proposti dalla Teologia della Liberazione, Paolo VI ne propone di veri:

    12. Fedele all'insegnamento e all'esempio del suo divino Fondatore, che poneva «l'annuncio della buona novella ai poveri» (cf. Lc 7,22) quale segno della sua missione, la chiesa non ha mai trascurato di promuovere l'elevazione umana dei popoli ai quali portava la fede nel Cristo. I suoi missionari hanno costruito, assieme a chiese, centri di assistenza e ospedali, anche scuole e università. Insegnando agli indigeni il modo onde trarre miglior profitto dalle loro risorse naturali, li hanno spesso protetti dall'avidità degli stranieri. Senza dubbio la loro opera, per quel che v'è in essa di umano, non fu perfetta, e poté capitare che taluni mischiassero all'annuncio dell'autentico messaggio evangelico molti modi di pensare e di vivere propri del loro paese d'origine. Ma seppero anche coltivare le istituzioni locali e promuoverle. In parecchie regioni, essi sono stati i pionieri del progresso materiale come dello sviluppo culturale. Basti ricordare l'esempio del padre Carlo de Foucauld, che fu giudicato degno d'esse chiamato, per la sua carità, il «fratello universale», e al quale si deve la compilazione di un prezioso dizionario della lingua tuareg. È Nostro dovere rendere omaggio a questi precursori troppo spesso ignorati, uomini sospinti dalla carità di Cristo, così come ai loro emuli e successori che continuano ad essere, anche oggi, al servizio di coloro che evangelizzano.


    Paolo VI condanna senza mezzi termini quell'ideologia di un socialismo dominante che abolisce le proprietà private, uguagliando ogni nucleo della società scrivendo:


    Visione cristiana dello sviluppo

    14. Lo sviluppo non si riduce alla semplice crescita economica. Per essere sviluppo autentico, dev'essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l'uomo. Com'è stato giustamente sottolineato da un eminente esperto: «noi non accettiamo di separare l'economico dall'umano, lo sviluppo dalla civiltà dove si inserisce. Ciò che conta per noi è l'uomo, ogni uomo, ogni gruppo d'uomini, fino a comprendere l'umanità intera».

    La destinazione universale dei beni

    22. «Riempite la terra e assoggettatela» (Gn 1,28): la Bibbia, fin dalla prima pagina, ci insegna che la creazione intera è per l'uomo, cui è demandato il compito d'applicare il suo sforzo intelligente nel metterla in valore e, col suo lavoro, portarla a compimento, per così dire, sottomettendola al suo servizio. Se la terra è fatta per fornire a ciascuno i mezzi della sua sussistenza e gli strumenti del suo progresso, ogni uomo ha dunque il diritto di trovarvi ciò che gli è necessario. Il recente concilio l'ha ricordato: «Dio ha destinato la terra e tutto ciò che contiene all'uso di tutti gli uomini e di tutti i popoli, dimodoché i beni della creazione devono equamente affluire nelle mani di tutti, secondo la regola della giustizia, ch'è inseparabile dalla carità».(17) Tutti gli altri diritti, di qualunque genere, ivi compresi quelli della proprietà e del libero commercio, sono subordinati ad essa: non devono quindi intralciarne, bensì, al contrario, facilitarne la realizzazione, ed è un dovere sociale grave e urgente restituirli alla loro finalità originaria.

    La proprietà

    23. «Se qualcuno, in possesso delle ricchezze che offre il mondo, vede il suo fratello nella necessità e chiude a lui le sue viscere, come potrebbe l'amore di Dio abitare in lui?» (1Gv 3,17). Si sa con quale fermezza i padri della chiesa hanno precisato quale debba essere l'atteggiamento di coloro che posseggono nei confronti di coloro che sono nel bisogno: «Non è del tuo avere, afferma sant'Ambrogio, che tu fai dono al povero; tu non fai che rendergli ciò che gli appartiene. Poiché è quel che è dato in comune per l'uso di tutti, ciò che tu ti annetti. La terra è data a tutti, e non solamente ai ricchi».(18) È come dire che la proprietà privata non costituisce per alcuno un diritto incondizionato e assoluto. Nessuno è autorizzato a riservare a suo uso esclusivo ciò che supera il suo bisogno, quando gli altri mancano del necessario. In una parola, «il diritto di proprietà non deve mai esercitarsi a detrimento dell'utilità comune, secondo la dottrina tradizionale dei padri della chiesa e dei grandi teologi». Ove intervenga un conflitto «tra diritti privati acquisiti ed esigenze comunitarie primordiali», spetta ai poteri pubblici «adoperarsi a risolverlo, con l'attiva partecipazione delle persone e dei gruppi sociali».(19)

    L'uso dei redditi

    24. Il bene comune esige dunque talvolta l'espropriazione se, per via della loro estensione, del loro sfruttamento esiguo o nullo, della miseria che ne deriva per le popolazioni, del danno considerevole arrecato agli interessi del paese, certi possedimenti sono di ostacolo alla prosperità collettiva. Affermandolo in maniera inequivocabile,(20) il concilio ha anche ricordato non meno chiaramente che il reddito disponibile non è lasciato al libero capriccio degli uomini, e che le speculazioni egoiste devono essere bandite. Non è di conseguenza ammissibile che dei cittadini provvisti di redditi abbondanti, provenienti dalle risorse e dall'attività nazionale, ne trasferiscano una parte considerevole all'estero, a esclusivo vantaggio personale, senza alcuna considerazione del torto evidente ch'essi infliggono con ciò alla loro patria.(21)



    Il marxismo per il papa Giovanni Paolo II e il relativismo per il papa Benedetto XVI, hanno nella Teologia della Liberazione un'unica matrice adattabile ad ogni situazione, da qui il pericolo di questa teologia e la sua condanna: se infatti il marxismo è stato sempre considerato dai vertici della Chiesa il fondamento della TdL, il relativismo, in particolare quello religioso, chiama in causa ancora una volta la Teologia della Liberazione, la cui ultima frontiera di ricerca è rappresentata proprio dal pluralismo religioso.

    Come dire: se lo conosci, lo eviti!

    by, Luca


    ***********
    Fraternamente Caterina
    Laica Domenicana

  4. #4
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    “Quando il tuo battello
    ancorato da molto tempo nel porto
    ti lascerà l’impressione ingannatrice
    di essere una casa.
    Quando il tuo battello
    comincerà a mettere radici
    nell’immobilità del molo
    prendi il largo.
    E’ necessario salvare a qualunque prezzo
    l’anima viaggiatrice del tuo battello
    e la tua anima di pellegrino”

    H. Camara

    Camara è un vescovo brasiliano sostenitore della TdL. Mi è sempre piaciuta questa lirica... mi ricorda GPII e il brano evangelico Duc in altum!

  5. #5
    INNAMORARSI DELLA CHIESA
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    Scriveva Giovanni Paolo II il 15 maggio, del 1980 ai vescovi in Germania.....

    Il programma del Concilio Vaticano II è coraggioso; perciò, richiede nella sua attuazione un particolare affidamento allo Spirito che ha parlato (cf. Ap 2,7) ed esige una fondamentale fiducia nella forza di Cristo. Questo affidamento e questa fiducia, a misura del nostro tempo, debbono essere grandi come erano quelli degli apostoli, i quali dopo l’ascensione di Gesù, “erano assidui e concordi nella preghiera... con Maria” (At 1,14) nel cenacolo di Gerusalemme.

    Indubbiamente, tale fiducia nella forza di Cristo richiede anche l’opera ecumenica dell’unione dei cristiani, intrapresa dal Concilio Vaticano II, se la intendiamo così come è stata presentata dal Concilio nel decreto “Unitatis Redintegratio”. È significativo che questo documento non parla di “compromesso”, ma di incontro in una ancor più matura pienezza della verità cristiana: “Il modo e il metodo di enunziare la fede cattolica non deve in alcun modo essere di ostacolo al dialogo con i fratelli. Bisogna assolutamente esporre con chiarezza tutta intera la dottrina. Niente è più alieno dall’ecumenismo quanto quel falso irenismo, dal quale ne viene a soffrire la purezza della dottrina cattolica e ne viene oscurato il suo senso genuino e preciso” (Unitatis Redintegratio, 11; cf. anche 4), e nulla di più falso e pericoloso è quell'imbastire una qualsivoglia teologia moderna che si innalzi al di sopra del Concilio stesso.

    Così, dunque, dal punto di vista ecumenico dell’unione dei cristiani, non si può in alcun modo pretendere che la Chiesa rinunci a certe verità da essa professate. Ciò sarebbe in contrasto con la via, che il Concilio ha indicato. Se lo stesso Concilio, per raggiungere tale fine, afferma che “la fede cattolica deve essere spiegata con più profondità e esattezza”, indica qui anche il compito dei teologi. Molto significativo è quel testo del decreto “Unitatis Redintegratio”, in cui, trattando direttamente dei teologi cattolici, sottolinea che “nell’investigare con i fratelli separati i divini misteri”, essi debbono restare “fedeli alla dottrina della Chiesa” (Unitatis Redintegratio, 11). In precedenza, ho già accennato alla “gerarchia” o all’ordine delle verità della dottrina cattolica, di cui debbono ricordarsi i teologi, in particolare, “nel mettere a confronto le dottrine”. Il Concilio evoca tale gerarchia, dato che è diverso “il loro (delle verità) nesso col fondamento della fede cristiana” (Unitatis Redintegratio, 11).

    In tal modo l’ecumenismo, questa grande eredità del Concilio, può diventare una realtà sempre più matura, cioè soltanto sulla via di un grande impegno della Chiesa, ispirato dalla certezza della fede e da una fiducia nella forza di Cristo, nelle quali, fin dal principio, si sono distinti i pionieri di questa opera.




    e inserisco quanto segue:

    La nascita del movimento della liberazione risale alla conferenza episcopale latinoamericana svoltasi nel 1968 a Medellín, ma la teologia della liberazione si presenta al mondo dopo la pubblicazione del saggio del sacerdote peruviano Gustavo Gutiérrez, Teologia della liberazione (1971). In sostanza viene stretto un patto tra il pensiero rivoluzionario marxista e quelle parti di mondo cattolico che più sono vicine alla sorte degli oppressi. In Nicaragua molti sacerdoti si unirono ai rivoluzionari nella lotta armata, provocando la condanna chiara e precisa di Paolo VI e di Giovanni Paolo II dopo.
    Questa estremizzazione, anche militare, della lotta di classe non poté essere accettata dal Vaticano, che opera una continua lotta di arginamento verso queste tendenze eccessivamente adiacenti al marxismo rivoluzionario che tendono ad offuscare il fondamento della fede cattolica dove il protagonista della liberazione non è l'uomo o un movimento, ma è Cristo, il Figlio di Dio.
    Encicliche come la Popolorum Progressio, esprime chiaramente non solo il pensiero ma anche la posizione corretta della Chiesa volta ad inegnare il valore stesso della povertà e della condizione sociale, negata invece dalla TdL. senza per questo escludere una lotta adeguata verso le ingiustizie che compongono le gravi e diverse difficoltà alle quali interi popoli vi sono costrette.
    Non dimentichiamo che la TdL è favorevole sia all'aborto quanto al CONTROLLO DELLE NASCITE........dunque è in netto contrasto con la Dottrina della Chiesa....

    Nel 1968 un'intera generazione rifiutò la Chiesa come «istituzione» e per la sua morale. Oggi proprio quella generazione sembra ritrovarla ammirando l'Istituzione bimillenaria e come bussola morale nel buio del nichilismo.

    Ma il cristianesimo è molto di più. Sul blog che l'ottimo Sandro Magister tiene sul sito dell'Espresso ieri si commentava la conferenza a Pordenone del filosofo nichilista Peter Singer mirata a spiegare «perché uccidere un infante non è sempre sbagliato». Magister protestava perché «la conferenza si è svolta nel Convento di San Francesco» e «gli esponenti cattolici della città pur sollecitati a prendere posizione, hanno detto o fatto alcunché».

    È dovere della Chiesa testimoniare la verità anche sulle terribili conseguenze del nichilismo, come ha fatto nel recente referendum. Ed è il mondo stesso che chiede luce alla Chiesa. Ma la luce non è una cultura o un'etica. È un Uomo, Dio fatto uomo. E la Chiesa sa che per impedire che l'umanità si autodistrugga non basta un'etica, serve la potenza di Dio. Così come Gesù - pur avendo orrore di tutte le bestialità che si compivano al suo tempo - non bandì crociate contro lo schiavismo, le guerre o le condanne a morte, ma «venne tra noi» con potenza. Scrive Charles Péguy: «C'era la cattiveria dei tempi anche sotto Roma.
    Ma Gesù venne. Egli non perse i suoi anni a gemere e interpellare la cattiveria dei tempi. Egli tagliò corto. In un modo molto semplice. Facendo il cristianesimo, fondando la Chiesa. Egli non si mise a incriminare, ad accusare qualcuno. Egli salvò. Non incriminò il mondo. Egli salvò il mondo».

    *****************************
    Fraternamente Caterina
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  6. #6
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    Teologia della liberazione

    La teologia della liberazione ritiene, in modo più o meno esplicito, che l'uomo sia capace di edificare il paradiso sulla terra attraverso una ortoprassi vissuta come ortodossia. La redenzione, da fatto eminentemente spirituale, diviene una dinamica al cui sviluppo il marxismo offre le direttive essenziali.

    La stella polare della vita cristiana cambia collocazione: non più l'ascolto e la ricezione della parola divina ma l'azione contestataria, posta al contempo come atto e legittimazione di se stessa.

  7. #7
    INNAMORARSI DELLA CHIESA
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    Predefinito Re: Teologia della liberazione

    Originally posted by argyle_83
    La teologia della liberazione ritiene, in modo più o meno esplicito, che l'uomo sia capace di edificare il paradiso sulla terra attraverso una ortoprassi vissuta come ortodossia. La redenzione, da fatto eminentemente spirituale, diviene una dinamica al cui sviluppo il marxismo offre le direttive essenziali.

    La stella polare della vita cristiana cambia collocazione: non più l'ascolto e la ricezione della parola divina ma l'azione contestataria, posta al contempo come atto e legittimazione di se stessa.
    sono sempre grata a chi....con due righe sa dire meglio di me la Verità.........


    ....grazie........
    Fraternamente Caterina
    Laica Domenicana

  8. #8
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    Predefinito Re: Teologia della liberazione

    Originally posted by argyle_83
    La teologia della liberazione ritiene, in modo più o meno esplicito, che l'uomo sia capace di edificare il paradiso sulla terra attraverso una ortoprassi vissuta come ortodossia. La redenzione, da fatto eminentemente spirituale, diviene una dinamica al cui sviluppo il marxismo offre le direttive essenziali.

    La stella polare della vita cristiana cambia collocazione: non più l'ascolto e la ricezione della parola divina ma l'azione contestataria, posta al contempo come atto e legittimazione di se stessa.
    Credo di aver capito... sì è partiti da un'intuizione giusta (la Chiesa accanto agli ultimi), ma poi si è presa una deriva "eccessiva".

  9. #9
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    Predefinito

    Le ideologie hanno sempre un bene e un male terrestre. I propri feticci, insomma. (l'America, gli ebrei, i musulmani, il popolo, etc).

  10. #10
    INNAMORARSI DELLA CHIESA
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    Predefinito Re: Re: Teologia della liberazione

    Originally posted by CTALIMC
    Credo di aver capito... sì è partiti da un'intuizione giusta (la Chiesa accanto agli ultimi), ma poi si è presa una deriva "eccessiva".
    infatti............


    Giovanni Paolo II, tra le «priorità per la Chiesa all’inizio del nuovo millennio», nel contesto di «una situazione che si fa sempre più varia e impegnativa», ribadiva «l’appello della nuova evangelizzazione», indicando «che occorre riaccendere in noi lo slancio delle origini, lasciandoci pervadere dall’ardore della predicazione apostolica seguita alla Pentecoste» (NMI 40/1). L’evangelizzazione impegna tutti i fedeli della Chiesa, ma non c’è dubbio che un posto di rilievo vi occupa la predicazione dei sacerdoti. Intendo la predicazione in senso proprio, cioè l’annuncio e l’esposizione in pubblico a viva voce della dottrina della fede e della morale cristiana.....

    La Lumen gentium che enuncia il principio di base del ministero sacerdotale della predicazione, dice anche chiaramente quale è il compito di un sacerdote, dice: «I presbiteri […] in virtù del sacramento dell’ordine, a immagine di Cristo, sommo ed eterno sacerdote, sono consacrati per predicare il vangelo», e aggiunge una preziosa indicazione: «Partecipando, secondo il grado proprio del loro ministero, alla funzione dell’unico mediatore Cristo, essi annunziano a tutti la divina parola» (LG 28/1). «A tutti» dunque, e qui già ci troviamo con una sfida di primo ordine che nulla ha da imparare dal marxisismo semmai è il contrario.

    Ma anche il decreto Presbyterorum Ordinis ribadisce questa ampiezza di destinatari della predicazione: «Verso tutti, pertanto, sono debitori i presbiteri, nel senso che a tutti devono comunicare la verità del vangelo la quale posseggono nel Signore» (PO 4/1), e poi elenca le due maggiori categorie di destinatari: da una parte, «nelle regioni o negli ambienti non cristiani», perché «per mezzo del messaggio evangelico gli uomini vengono attratti alla fede e ai sacramenti della salvezza»; e d’altra parte, «nella stessa comunità dei cristiani», ma tra questi il decreto conciliare segnala una categoria nei cui confronti la predicazione diventa in modo particolare una sfida, cioè «coloro che mostrano di non capire o non credere abbastanza ciò che praticano» (PO 4/2). Mentre con la Teologia della Liberazione è avvenuto il contrario.......
    Fraternamente Caterina
    Laica Domenicana

 

 
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