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Risultati da 1 a 3 di 3
  1. #1
    torquemada
    Ospite

    Predefinito Commissione di studi sulla Liturgia, il latino e la Musica Sacra "Card. Enrico Dante"

    Cari amici di Libertà Cristiana,
    apro i lavori della Commissione di studi sulla Liturgia, il latino e la Musica Sacra "Card. Enrico Dante".

    Ricordo che ne fanno parte di fatto, e senza necessità di iscrizione, tutti coloro che vi partecipano col loro contributo.

    Per distinguere gli interventi, come suggerito dal nostro Presidente, bisogna titolare i post con un prefisso secondo la sintassi: LITURGIA:nomepost; MUSICA:nomepost; LATINO:nomepost.

    Evitiamo di utilizzare il 3d della Commissione per dialoghi O.T. tra forumisti. Chiunque è invitato a produrre dei documenti da sottoporre alla Commissione, che potranno, se ritenuti validi e conformi allo spirito del Partito dal Preside, essere soggetti a emendamenti e integrazioni da parte di tutti i partecipanti.

    Torquemada, Presidente

  2. #2
    torquemada
    Ospite

    Predefinito LATINO: latino nella liturgia

    ANGELUS Domini nuntiavit Mariae,
    R. Et concepit de Spiritu Sancto.

    Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum; benedicta tu in mulieribus, et benedictus fructus ventris tui, Iesus. Sancta Maria, Mater Dei, ora pro nobis peccatoribus, nunc et in hora mortis nostrae. Amen.

    V. Ecce ancilla Domini,
    R. Fiat mihi secundum verbum tuum.

    Ave Maria...

    V. Et Verbum caro factum est.
    R. Et habitavit in nobis.

    Ave Maria...

    V. Ora pro nobis, sancta Dei Genitrix.
    R. Ut digni efficiamur promissionibus Christi.

    Oremus.
    Gratiam tuam, quaesumus, Domine, mentibus nostris infunde; ut, qui, angelo nuntiante, Christi Filii tui incarnationem cognovimus, per passionem ejus et crucem, ad resurrectionis gloriam perducamur. Per eundem Christum Dominum nostrum.
    R. Amen.

    -------------------------------------------------------------

    LATINO NELLA LITURGIA.

    Ogni buon cristiano cattolico rispetta il magistero della Chiesa Cattolica Apostolica Romana.
    Pio XII ha posto le basi per la riforma liturgica con la revisione dei riti della Settimana Santa; Giovanni XXIII ha indetto il Concilio Vaticano II, che ha elaborato la Costituzione “Sacrosanctum Concilium” sulla sacra liturgia, documento che dettò le direttive per la revisione dei libri liturgici; sotto Paolo VI si è giunti alla promulgazione del nuovo Missale Romanum, giunto alla terza edizione.
    Senza entrare nella vexata quaestio se questo Messale abroghi il precedente (promulgato nel 1962 da Giovanni XXIII) – visto che anche in seno ad autorevoli esponenti della Curia Vaticana vi sono idee contrastanti, dico che esistono per le persone affezionate al latino, fedeli a Roma, due possibilità:

    1. frequentare le Messe secondo il Missale Romanum in vigore nel 1962, celebrate con l’autorizzazione del Vescovo, come prescrive l’indulto del 1984 di Papa Giovanni Paolo II;
    2. frequentare le Messe secondo l’Ordo Missae vigente, celebrate in latino

    Tutte le altre Messe sono “vitande”, soprattutto quelle in cui, nel Canone, non si menzioni il nome del Papa, abuso deplorevole e pernicioso di chi, rinnegandone l’autorità, si comporta come se la Sede Apostolica fosse vacante (in forza di una tesi che non trova appoggio in nessun documento di Magistero Pontificio); questi disobbedienti dimenticano che per il diritto canonico la Sede è vacante solo in caso di decesso del Pontefice (se vogliono cambiare le regole, si candidino a successori di Benedetto XVI e modifichino il Codice di diritto canonico).
    Per di più, non paghi di ciò, arrivano a negare la validità dell’Ordo Missae vigente (dicendo che non vi sia transustanziazione) e deplorano l’uso delle lingue nazionali.

    Fa d'uopo rispettare chi preferisce assistere alla celebrazione in italiano, purchè questa non sia a pregiudizio di quanti anelano al latino.

    L’uso del latino è una tradizione romana.
    Il latino non nasce come lingua sacra. Era il volgare che si parlava a Roma. All’epoca della predicazione dei Santi Pietro e Paolo il prototipo della messa era in greco; per facilitare una “actuosa participatio” ante litteram, si abrogò la lingua greca in favore del latino (così come Paolo VI ha voluto il passaggio dal latino all’italiano; se Paolo VI ha sbagliato, dovrà sedersi sul banco degli imputati con San Pietro). Per conseguenza, la tradizione del latino come lingua della Chiesa di Roma non è un dono della provvidenza ma una decisione pastorale.
    La stessa traduzione latina della Bibbia, la Vulgata di San Girolamo, tradisce nella sua etimologia la derivazione da “vulgus”.

    Sta alla saggezza dei Vescovi di rispettare il legittimo desiderio di chi preferisce la liturgia officiata in latino, col canto gregoriano o la polifonia classica, la comunione in ginocchio e sulla bocca, tutte cose che, mi piace sottolinearlo, il Missale Romanum in vigore non esclude.

    Torquemada, Presidente

  3. #3
    torquemada
    Ospite

    Predefinito LATINO: i seminari diocesani

    Cari amici,
    vorrei sottolineare in questo breve intervento come il latino non abbia più quella giusta venerazione ribadita da San Pio X ("Inter sollicitudines"), dal venerabile Pio XII ("Mediator Dei") e dal Beato Giovanni XXIII ("Veterum Sapientia").
    Circa la priorità del latino sulle lingue nazionali (che si possono ammettere prudentemente), si espresse quella magnifica Costituzione che ha nome "Sacrosanctum Concilium".
    Vi faccio notare che nei seminari diocesani non solo è diminuito lo studio del latino ma la recita dell'Ufficio Divino e la celebrazione eucaristica si svolgono in italiano. Parlo con cognizione per quanto rigurda la realtà sarda.
    Purtroppo c'è un disamore per il latino e i superiori non sono un buon esempio per i futuri sacerdoti.
    La stessa animazione liturgica all'interno degli Istituti non rispetta i modelli additati dal Concilio Vaticano II (il canto gregoriano, l'organo e la polifonia classica).
    La situazione è disastrosa. Confidiamo nell'elezione del Card. Joseph Ratzinger a successore di Pietro.
    Sotto Benedetto XVI si intravede un cambio di rotta (conformismo di alcuni sacerdoti? ripensamento?).
    Speriamo bene.
    Mi fa piacere notare che molti seminaristi e giovani sacerdoti sottoscriverebbero il mio pensiero.
    E farebbero diversamente, se non venissero tacciati immediatamente di conservatorismo.

 

 

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