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Discussione: Scuola di Chicago

  1. #1
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    Predefinito Scuola di Chicago

    Mi sapete dire cosa si intende precisamente con Scuola di Chicago? Io pensavo fosse la corrente più liberista degli economisti USA. Mi sbaglio vero?
    Grazie

  2. #2
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    Predefinito Re: Scuola di Chicago

    Originally posted by Alberich
    Mi sapete dire cosa si intende precisamente con Scuola di Chicago? Io pensavo fosse la corrente più liberista degli economisti USA. Mi sbaglio vero?
    Grazie
    No, perchè?

    Ci sarebbe da scriverne per chilometri, però se vuoi un sito piuttosto carino, eccolo:

    http://cepa.newschool.edu/het/schools/chicago.htm

  3. #3
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    Perchè ho letto che Armen (o Armin?) Alchian appartiene alla scuola di Chicago e non mi sembra uno sporco libertario come voi

  4. #4
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    Ah, grazie del sito!

  5. #5
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    Nonostante esistano libertari d'impostazione neoclassica, la prospettiva maggiormente coerente da cui sostenere un liberalismo integrale è senz'altro quella austriaca.
    Sulle differenze tra le due visioni dell'economia, c'è un'ottimo libro interamente scaricabile online: si tratta di "La Scuola Austriaca - Mercato e creatività imprenditoriale", e si trova sul sito dell'autore, www.jesushuertadesoto.com

  6. #6
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    Originally posted by Alberich
    Perchè ho letto che Armen (o Armin?) Alchian appartiene alla scuola di Chicago e non mi sembra uno sporco libertario come voi
    Armen Alchian mi pare sia della Ucla o comunque non proprio riferibile a Chicago. Ad ogni modo ci si riferisce a lui anche per la scuola 'Law and Economics', che può avere connessioni con Chicago.

    Quanto alla sua visione non ne so quasi nulla.

  7. #7
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    ringrazie tutti, appena ho tempo leggerò un po' di vostra roba

  8. #8
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    La scuola austriaca è decisamente più vicina alle idee libertarie della scuola di Chicago, ad esempio sulla politica monetaria, i diritti di proprietà, l'antitrust e altro ancora. Inoltre vi sono alcune differenze metodologiche, perché la prima adotta un metodo logico-deduttivo, la seconda un sistema empirico-induttivo.

    E' uscito di recente un bel libro di Mark Skousen (in inglese) che illustra in maniera precisa i punti di contatto e le differenze tra queste due importanti scuole economiche liberali:

    http://web.venet.net/libridelponte/det-libro.asp?ID=464

  9. #9
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    Originally posted by rothbardino
    La scuola austriaca è decisamente più vicina alle idee libertarie della scuola di Chicago, ad esempio sulla politica monetaria, i diritti di proprietà, l'antitrust e altro ancora. Inoltre vi sono alcune differenze metodologiche, perché la prima adotta un metodo logico-deduttivo, la seconda un sistema empirico-induttivo.

    E' uscito di recente un bel libro di Mark Skousen (in inglese) che illustra in maniera precisa i punti di contatto e le differenze tra queste due importanti scuole economiche liberali:

    http://web.venet.net/libridelponte/det-libro.asp?ID=464
    Un nuovo arrivo?
    benvenuto!

  10. #10
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    ROTHBARD, ECONOMISTA ALLA DESTRA DI FRIEDMAN

    Feroce critica del teorico del monetarismo: E’ un Keynes riveduto e corretto


    di Alberto Mingardi

    II Premio Nobel per l'Economia Milton Friedman è considerato, unanimemente nel mondo, un simbolo e un'avanguardia del liberalismo classico. “In tutto il mondo”, ha scritto Antonio Martino, “la forza delle sue idee gli ha garantito una popolarità che mai nessun economista aveva raggiunto prima .Il suo nome è puntualmente associato a politiche liberiste: ad alcuni suoi discepoli (i cosiddetti "ChicagoBoys") si deve il risanamento economico di intere nazioni, per esempio il Cile degli anni Settanta.
    Può sembrare paradossale sostenere, che il liberalismo di Milton Friedman sia poco più che un mito –e sarebbe senz’altro esagerato. Tuttavia, la lettura dell'ultimo numero del
    “Journal of libertarian Studies" rivista-libro diretta da Hans-Hermann Hoppe, avvicina ad una tesi non dissimile: con ottimi argomenti.
    In particolare, alla demolizione di Friedman è consacrato un saggio di Murray Newton Rothbard, datato 1971 {Rothbard è prematuramente scomparso nel 1995), ma ancora attualissimo. L’attacco di Rothbard a Friedman avviene su più fronti: anzitutto, viene ricordato come Friedman abbia contribuito in maniera decisiva a migliorare l'efficienza della tassazione sul reddito negli Stati Uniti, un intervento, questo, che i contribuenti hanno pagato a caro prezzo.
    È stato Friedman, in particolare, ad avere l’idea di utilizzare i datori di lavoro come esattori delle imposte (neppure pagati per questo sporco mestiere, tra parentesi), con il sistema delle "trattenute" in busta paga.
    Senza questa sofisticazione, sottolinea Rothbard, diffìcilmente sarebbe stato possibile un progressivo innalzamento delle aliquote fiscali.
    In secondo luogo, illuminante è la parte dello scritto che Rothbard dedica alla demolizione teorica del cosiddetto "monetarismo": se - egli ammette - Friedman è stato importante “per ricordare alla professione economica l'importanza del denaro e dell'offerta di denaro nei cicli economici”, l'approccio "monetarista" è agli antipodi rispetto a quello liberale, mutuato dalla scuola austriaca dell'economia.
    Ciò è evidente usando come cartina di tornasole la crisi del '29: sia Friedman che Rothbard (autore del miglior libro sull'argomento, “America's Great Depression”, di prossima pubblicazione in Italia per Rubbettino) hanno sottolineato le ragioni monetarie del patatrac di Wall Street, esorcizzando cosi lo spettro di un “inevitabile” naufragio del capitalismo.
    Ma se Rothbard rintraccia il motivo della crisi in un' espansione incontrollata del credito, Friedman, seguendo Irving Fisher, crede semplicemente che il governo avrebbe dovuto far gemere le stampatrici di carta moneta a getto continuo, per manipolare a suo vantaggio la “danza del dollaro”. Per Rothbard, Fisher era un “keynesiano prima di Keynes”, e Friedman è poco più che unKeynes riveduto e corretto.
    Nello stesso fascicolo, Walter Block esamina l'eredità di Henry Simons.
    Thomas J. Di Lorenzo mette sulla graticola George Stigler. Gary North si pone domande importanti circa la concezione dei diritti di proprietà in Ronald Coase e Gary Becker, mentre a Joseph Stromberg si deve un dotto saggio sul "determinismo" di Douglass North.

 

 

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