| Lunedi 26 Settembre 2005 - 127 | Marzio Paolo Rotondò |
L’ipocrita appello statunitense alla collaborazione internazionale per fare fronte all’emergenza ‘Katrina’ continua ad avere deplorevoli riscontri. Gli appelli di Bush si sono soffermati in particolar modo sulla questione energetica, tanto da provocare una suddita risposta dell’Unione europea e dall’Agenzia internazionale per l’energia per rifornire il maggior consumatore, ma soprattutto gestore, di idrocarburi. I sudditi hanno perciò deciso di regalare con venerazione buona parte delle loro risorse strategiche al loro signore sprezzando la propria dignità e calpestando i propri interessi nazionali. E’ stato così permesso il dislocamento per un mese di due milioni di barili di greggio al giorno verso il mercato nord americano. Come se il banchiere ordinasse al cittadino di regalargli i suoi miseri risparmi. Un paradosso.
Ma il peggio lo vediamo oggi. Il rilascio delle risorse strategiche ha provocato lo sforamento delle riserve minime imposte dall’ Unione europea. Questa soglia è fissata a novanta giorni di autonomia, limite massimo concesso dall’Ue agli Stati membri per far fronte ad eventuali emergenze. Otto Paesi europei, tra cui l’Italia, chiedono ora a Bruxelles di rendere flessibile tale soglia. Ovviamente al ribasso.
L’esecutivo Ue, la cui politica filoamericana inaugurata a suo tempo da Prodi ed oggi perseguita dalla Commissione Barroso, non ha fatto attendere molto concedendo al fine tale ribasso. A questo aggiungiamo che l’Ue ha deciso che parteciperà alla ‘gara di solidarietà democratica’ con ben 17 milioni di barili pari a 29,7% delle riserve utilizzate dall’Aie. Grandi numeri per una grande sudditanza.